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Autore: Marticci    21/08/2012    1 recensioni
Cosa succede se la proposta di realizzare il tuo sogno ti si porge all'improvviso? Questa è la storia di Phoebe. Realizzerà il suo sogno?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come tutte le mattine, mi svegliai per andare a scuola. Dopo essermi fatta la doccia, asciugai i miei capelli castani e dopo essermi vestita, scesi giù.
Presi al volo un cornetto, la borsa e uscii per salire sullo scuola bus. Mi sedetti, come sempre, vicino alla mia amica Shelby.
«Ehi, Phoebe»
«Ciao!»
«Studiato per il test d’italiano?»
La guardai come per dire “stai scherzando??”
«Shel, lo sai che non è ho bisogno!! Ti ricordo che in Italia ci ho vissuto sette anni!»
«Ah, hai ragione!», disse iniziando a ridere come una scema.
In realtà, non mi sono mai stabilita in un posto, per il momento sono ancora a Londra, già da cinque anni.
Sono nata a Doncaster, ho vissuto lì i miei primi anni, insieme a mia mamma e mio padre. Amavo quel posto, è il mio preferito in assoluto. Lì feci amicizia con il bambino che abitava nella casa a fianco e anche se era più grande di me di tre anni, diventammo subito migliori amici. Fin da piccola, andavo molto spesso a casa sua, poiché i miei genitori erano molto impegnati a lavoro. Non ricordo il suo nome, ma rammento quello di sua madre, Jay. Mi ricordo che la chiamavo sempre “zia Jay”. Qualche anno dopo, nacque anche una bambina e da lì capii che non me ne sarei andata per nulla al mondo.
All’età di sei anni, i miei divorziarono e mia madre decise di ritornarsene in Italia dai suoi genitori e ovviamente portò anche me. Fu difficile salutare i nostri amici, ormai facevano parte della famiglia, ma mia madre non cambiò mai idea.
Ci trasferimmo a Napoli e per la prima volta, incontrai i miei nonni materni che furono molto felici di accoglierci in casa loro. Io li adoro, sono molto affettuosi e disponibili. Sentivo molto la mancanza del mio papà, tanto che piangevo quasi tutte le notti. Quando iniziai ad andare a scuola, non ci pensavo molto, ma a volte il ricordo tornava. Alle elementari, per me fu molto difficile fare amicizia, ma incontrai una bambina molto simpatica, Luna. I primi giorni, entrambe eravamo molto timide, ma pian piano iniziammo a fare amicizia. Scoprimmo che eravamo molto simili e così diventammo inseparabili. Mi ricordava in un certo senso, l’amicizia che avevo con il bambino di Doncaster e sperai che nessuno mi portasse via da lei. Dopo le elementari, andammo alle medie, nella stessa classe e da lì iniziammo a fare dei progetti per il nostro futuro. Saremmo state insieme per sempre. Ero tredicenne,
quando un giorno, rientrando a casa, mia madre mi diede una notizia: ci saremmo trasferiti a Londra. Sconvolta, la sera fuggii di casa. Non volevo assolutamente lasciare i miei nonni e Luna. Mi rifugiai a casa di quest’ultima ma mia madre mi rintracciò con l’aiuto della polizia. Una settimana dopo, fui costretta a partire. I primi giorni piangevo spesso e non volevo andare a scuola. Dopo un mese, ripresi la mia vita e mia madre aprì uno studio privato, dove poteva visitare i suoi pazienti, essendo lei un medico. Cercai di farmi pochi amici, avevo già sofferto abbastanza. Gli anni passarono in fretta, fino ad arrivare all’ultimo anno di scuola, con il pensiero che avrei frequentato l’università.
Ritornando all’inizio, passai la mattinata a scuola, pranzai nella mensa e verso le due uscii.
«Phoebe, perché qualche pomeriggio non passi da me?? Sono anni che ci conosciamo e non sei mai potuta venire!»
«Lo so, Shel, ma non posso. Lo sai che i giorni dispari vado nello studio di mia madre e quelli pari ho il coro con la scuola»
«Non puoi fare un’eccezione?»
«Mi dispiace!»
«Fa nulla! Ci vediamo lunedì»
Passai per Nando’s, comprai il pranzo a mia madre e la raggiunsi nello studio, che si trova a quindici minuti da casa nostra.
«Ehi, mamma sono io!»
«Ciao, piccola!», disse dandomi un bacio sulla guancia e prese il suo pasto.
Indossai il camice e mi misi al computer.
«Qualche paziente oggi?»
«Si, e di quelli importanti, quindi voglio che tu faccia bella figura!», disse leccandosi le dita.
«Io??»
«Zitta e lavora!», disse e mi misi a ridere.
Verso le cinque, arrivò un uomo con un ragazzo tra i 18\19 anni.
Non sembravano padre e figlio, bah.
«Ciao, Paul!», lo salutò mia madre.
«Salve, Mary! Puoi dare un’occhiata alla gola del ragazzo?»
«Certo! Fallo sedere qui!»
Con un bastoncino di legno e una luce, arrivò alla conclusione.
«Ahia, ha una brutta infiammazione!»
«Cosa? E tra quanto guarirà??»
«Ci vorrà del tempo, il massimo che si può fare e fargli prendere uno sciroppo che lo farà guarire entro una settimana», disse scrivendo qualcosa su un blocchetto.
«Una settimana??», disse portandosi una mano alla fronte.
«Ma io non posso…»
«Non parlare, ragazzo! Non devi sforzare la voce! Phoebe, trovami questo sciroppo!», disse consegnandomi i suoi appunti.
«Mary, ci deve essere una soluzione, lunedì inizieremo un tour e abbiamo bisogno di lui!!», disse appoggiandosi alla scrivania.
Tour?? È per caso un cantante?
«Mi dispiace Paul! Sono un medico, non un mago!»
Andai alla ricerca del medicinale e non continuai ad ascoltare la conversazione.
Dopo cinque minuti, ritornai e tutti si girarono a fissarmi.
«Phoebe, giusto??», mi chiese il tizio.
«Si!»
«Vorresti collaborare con noi?»
Cosa?? Dove?? Quando?? Perché??
«Ovviamente, hai tempo per pensarci, avremo bisogno di una tua conferma entro stasera. Poi ti spiegheremo il tutto! Adesso andiamo e Mary, tu ha il mio numero!»
Andarono via e guardai mia madre.
«Che cosa hai fatto??»


Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto :) Vorrei tanto sapere anche come vi è sembrato, per poter continuare :D Al prossimo capitolo <3                                         Marti.
  
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