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Autore: Black_Sun    21/08/2012    2 recensioni
Una tomba... un destino in bilico,un presagio e solo poche parole... E tu? Conosci l'inferno?
Genere: Azione, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I pensieri sono scritti in grassetto detto ciò buona lettura :)
 
E  tu? Conosci l’inferno?
Erano queste le parole che tormentavano la mente di Soul da qualche tempo. Un pensiero martellante che si  manifestava come il ticchettio ritmico della pioggia: lento,incessante e riecheggiante. Tutto era cominciato da un sogno o per meglio dire una visione. Una radura deserta circondata dalle montagne, il vento che spirava come un sibilo muovendo l’erba che cresceva solitaria,quasi come ad essere l’unica entità capace di vivere lì e una tomba. Una tomba di una persona, chi fosse non lo sapeva,ma era lì a guardare quella tomba e incise solo queste parole: “E tu? Conosci l’inferno?” Poi il nulla. Come ogni notte si svegliava e ripensava a ciò che aveva visto, ma non riusciva mai a dare un filo logico a quello che viveva ogni volta …
Anche quel giorno aveva sognato la stessa cosa di sempre. Si alzò assonnato. Maledizione chissà per quanto dovrà andare avanti questa storia. Si vestì in fretta e scese in cucina. Un biglietto.  “Ciao Soul sono Maka  sono andata già alla Shibusen per questioni urgenti. Ti ho lasciato la colazione sul tavolo a dopo.”
Ultimamente le cose tra di loro non andavano bene. Con il fatto delle visioni Soul risultava sempre più distratto e Maka  era preoccupata. Tuttavia il distacco dell’albino dalla realtà li portava spesso a litigare e ha causato l’allontanamento della ragazza fino al punto che cercava di  stare il meno possibile con lui. Una nuova scusa per starmi lontano a quanto pare  sorrise amaro. Non poteva dirle quello che gli stava succedendo perché se fosse stato qualcosa che l’avrebbe messo in pericolo Maka non doveva esserci. La amava, la amava da tanto tempo,ma non lo aveva mai confessato a lei. Ho la forza di sopportare la sua lontananza ,ma non ho la forza di dirle quello che provo. Che buffo. Quella mattinata esordiva all’insegna dei pensieri come molte altre del resto. Fatta colazione uscì di casa e si avviò verso la scuola a passo sostenuto. Le case,le viuzze anguste e scure lo facevano sentire a casa. Già la sua casa … Quella reale non era cosi accogliente. Soul non era di Death City si era trasferito dopo l’incendio che rase al suolo tutti i suoi possedimenti lasciandolo senza un luogo in cui tornare. Ma non fu una grave perdita per lui. Da una parte si sentì sollevato poiché i rapporti con la famiglia erano pessimi : veniva maltrattato e deriso. Solo sua madre era comprensiva con lui. Non aveva amici tranne due : il suo pianoforte e la sua musica. Ricordava ancora la sua prima composizione. Era cosi felice quando finì di crearla proprio come un bimbo che finiva la sua costruzione di carte. La aveva ancora, le fiamme l’avevano risparmiata e così lui la prese con se e la portò fino a qui. Non seppe più nulla della famiglia, la sorte dei suoi “cari” gli era ignota. Non provava nulla. Spesso  pensò  di essere un mostro  eppure non provava dolore. Eccezion fatta ovviamente per la madre: non sapere se fosse viva o morta lo straziava. L’antro dei suoi ricordi più tristi era crollato divorato dalle fiamme che spesso lui amava paragonare alla sua disperazione,ma con quel luogo triste era crollata anche la sua unica luce che era la madre. Si ripromise che non avrebbe messo più piede in quel luogo e così si trasferì qui a Death City. Destatosi dal flusso dei pensieri si accorse di essere arrivato a destinazione. Guardò l’ora, era tardi.Ho già fatto tardi che senso ha correre a questo punto? Annuendo con se stesso prese a fare l’imponente scalinata non accennando a voler accelerare. L’ammonizione l’avrebbe ricevuta lo stesso per cui di sbrigarsi non se ne parlava. Arrivò in cima,attraversò l’imponente portone e dirigendosi verso la sua classe si apprestò a bussare. Due colpi sordi sul legno e subito la risposta. << Avanti >> disse una voce maschile. Soul aprì la porta:  << Scusi per il ritardo prof. Stein mi sono svegliato tardi. >>  Il professore si avvicinò fulmineo verso di lui e fermandosi a pochi centimetri dal suo viso esordì: << Soul sono cinque volte che hai fatto ritardo alla prossima verrai punito . >> Il ragazzo senza fare una piega si mise a sedere. << Non accadrà più mi scusi >> si limitò a dire.  Maka lo guardò pensierosa. << Mi spieghi perché continui a fare sempre ritardo? >> bisbigliò. << Come ho già detto al professore mi sono svegliato tardi.>> La ragazza non era soddisfatta della risposta che aveva ricevuto. Le sembrava quasi che le fosse stata propinata una scusa per farla smettere di parlare. Indispettita fece per controbattere ma notò di nuovo quello sguardo. Quello sguardo che odiava tanto. Pieno di preoccupazione,pensieri,malinconia e lei era estraniata da quel mondo. Gli occhi di Soul erano così spenti che i rubini brillanti incastonati nel suo viso si erano trasformati in gemme grezze e lei li aveva visti appassire senza potere fare nulla. Non le permetteva di guardare dentro e scoprire ciò che lo affliggeva. Si sentiva inutile, come se Soul non volesse condividere più niente con lei. Le mancavano i vecchi tempi quando ridevano e scherzavano, quando quegli occhi erano come due soli che brillavano impetuosi. Ma ora non più, il loro rapporto si era concretizzato in giornate dettate dal silenzio e dai litigi. Ma Maka non sapeva, non sapeva che Soul si era ridotto al silenzio per lei, perché la amava. Non poteva saperlo per cui non poteva comprendere. Si alzò di scatto e disse: << Professore potrei andare un momento in infermeria? >> Il professore rispose: << Certamente signorina Albarn se non si sente bene vada subito. >> Soul la guardò preoccupato,ma lei evitò il suo sguardo ed uscì dall’aula. Si sentiva male è vero, ma nel cuore. Qualcosa che non si può curare con i farmaci … Qualcosa che fa più male di ogni ferita. Si diresse sul terrazzo della Shibusen ad ammirare il paesaggio e a ritrovare la calma interiore. Guardava l’orizzonte perdendosi nella miriade di colori che si stagliavano sullo sfondo. Uno spettacolo mozzafiato, cosi diceva sempre a Soul. Già lui … Passava tanto tempo lì a guardare il paesaggio, ma i paesaggi migliori li aveva visti con la sua fedele buki. Quanto vorrei tornasse tutto come prima. Sospirò e si avviò verso l’aula tuttavia … << Maka? >>  << Si sono io, ma tu chi sei? >>  << Dobbiamo parlare Maka,è importante >>
 
 
QUESTA E’ L’INTRODUZIONE AL RACCONTO. SPERO VI SIA PIACIUTA. MOLTI SVILUPPI SARANNO IN PROGRAMMA SIA IN QUESTIONI DI CUORE ,SIA SULLA VISIONE. CHISSA’ PERCHE’ CONTINUA A SOGNARE QUEL LUOGO CHI LO SA XD. NON TEMETE ANDANDO AVANTI COMPARIRANNO TUTTI I PERSONAGGI E SCOPRIRETE MOLTE COSE. SE VI E’ PIACIUTA L’INTRO E VOLETE CONTINUARE A SEGUIRE LA STORIA SARO’ BEN LIETO DI INTRATTENERVI. SE VOLETE LASCIARE DEI COMMENTI  FA SEMPRE PIACERE LEGGERLI E SAPERE SE LA STORIA PIACE O MENO. I CAPITOLI SARANNO MOLTO PIU LUNGHI OVVIAMENTE QUESTA ERA SOLO UN INTRO PER ISPIRARVI ALLA CURIOSITA’. AD UN PROSSIMO AGGIORNAMENTO
Black_Sun
 
 
 
 
  
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