Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Kikari_    25/08/2012    9 recensioni
Londra, 1834.
Una rivolta. Ma non una rivolta convenzionale. È una rivolta silenziosa.
I giovani si ribellano alle etichette.
Si ribellano ai matrimoni combinati, alle differenze tra grandi e piccoli, tra ricchi e poveri, tra nobili e schiavi.
Ognuno, nel proprio piccolo, si ribella contro i genitori, contro “il mondo dei grandi”, contro le regole e contro l'Inghilterra stessa.
Accompagnati e sostenuti fino all'ultimo dai loro compagni Pokémon, questi adolescenti troveranno la forza di reagire di fronte a tali limiti?
Tanti ragazzi, un solo e inconsapevole obbiettivo in comune:
La libertà.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, N, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
srhrdn



Disclaimer - che avrei dovuto mettere all'inizio ma io sono alternativa (?): I personaggi di questa fic - escludendo quelli originali - appartengono a Satoshi Tajiri, creatore della serie di videogiochi "Pokémon".
Gli OC appartengono solo e soltanto agli autori che li hanno creati. Nelle note finali chiarirò questo punto.
Fatti e personaggi presenti in questa storia non sono reali e i riferimenti alla realtà sono puramente casuali.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
 


d
  Chapter 3: Cell.  c





«Miss Lucinda, potrebbe cortesemente uscire dalla toilette?»
La frase della Governante echeggiava nell'immenso e silente corridoio dal quale era stata pronunciata. Sembrava, però, che la fanciulla non avesse udito quell'educata richiesta.
«Miss Lucinda, non può continuare a nascondersi da se stessa. Deve accettarsi per come è.»
Una cascata di lisci capelli blu sbucò dallo stipite della porta e, lentamente, il volto della ragazza si rivelò alla Cameriera.
«Cosa state farneticando?» Lucinda la fissava confusa mentre, tramite il piccolo spiraglio, si poteva scorgere, appoggiata sul lavabo, una spazzola.
«Non... Non vi state mascherando per uscire domani?» In quel momento, si sentiva la donna di servizio più stupida di Londra.
«No, sto pettinando i miei capelli appena lavati per dormire, non ho intenzione di nascondermi dietro una travestimento» il tono era leggermente offeso e la ragazza, mentre pronunciava quelle parole, gonfiò il petto d'orgoglio per la sua bellezza.
E, in effetti, non aveva tutti i torti.
La carnagione pallida, degna di una Aristocratica; la pelle morbida e vellutata; i lunghi e setosi capelli blu che incorniciavano il suo viso dai lineamenti delicati, addolciti dalle labbra rosee e illuminati da due grandi e profondi occhi blu oltremare.
Se c'era una cosa di cui Lucinda non aveva paura era di mostrarsi in tutta la sua bellezza, anzi.
Lucinda non desiderava altro.
«Mi... Mi perdoni, sono stata eccessivamente impulsiva. Imparerò dal mio errore, Miss» la Governante chinò il capo, desolata.
La ragazza la fissò con superbia, per poi chiuderle la porta in faccia.
«Proprio non sopporto le novelline» ringhiò alla sua immagine riflessa per poi sciogliere quel cipiglio che le increspava il viso e tornare ad accarezzare i suoi capelli, intonando una dolce melodia.

«Così, finalmente, anche lui cadrà ai miei piedi.»



~





Gary sorrise vittorioso mentre fissava la bellissima giovane che dormiva al suo fianco – l'ennesima giovane.
«Il grande Oak non sbaglia mai un colpo» si complimentò con se stesso per il “premio” appena vinto: un'altra ragazza conquistata.
Le scostò una ciocca di capelli dal viso: quella volta il trofeo era proprio carino.
I capelli castani le cadevano dolcemente sul volto e coprivano i suoi occhi chiusi e le sue guance tinte di un rosa caramella; la bocca era leggermente aperta e si poteva sentire il suo calmo e ritmato respiro; il suo corpo fiorente era coperto dal leggero lenzuolo azzurro che lasciava scoperta solo una lunga e candida gamba.
Il ragazzo si stava quasi dimenticando che la pepata fanciulla coi dolci codini di qualche ora prima fosse la stessa che, in quel momento, era stesa sul suo letto.
I suoi codini si erano sciolti come il suo comportamento estremamente superbo non appena lui le aveva rivolto la parola e l'aveva portata nelle sue camere.
Il castano fece per alzarsi quando un mugolio sfuggì dalle labbra rosse della ragazza e, lentamente, le sue palpebre si alzarono e rivelarono due grandi iridi color nocciola.
«Mh, è già mattina?» brontolò lei stropicciandosi gli occhi pigramente.
«No, Milady, ma giunta l'ora che lei vada via, o il mio Tutore si arrabbierà sul serio» sussurrò con voce sensuale il ragazzo all'orecchio stanco di lei.
La giovane si portò a sedere con fatica, reggendo il lenzuolo per coprirsi da occhi indiscreti – o , più semplicemente, dal castano stesso.
«Io non conosco ancora il vostro nome.»
Lei diede semplicemente voce ai suoi pensieri, ma questo sembrò urtare il ragazzo tanto da farlo sobbalzare: aveva passato veramente qualche ora con una donna senza essersi rivelato? Un'azione veramente poco cavalleresca.
«Io sono conosciuto come Gary Oak, e lei?»
Si sentiva il Nobile più idiota del Regno: chiedere alla fine di una notte di fuoco il nome alla compagna, la prima cosa da domandare.
«Mia nonna ha deciso di chiamarmi Kotone, perciò io sono Kotone Leaf» gli sorrise la ragazza, mostrando un'abbagliante dentatura.
L'ottimismo di Kotone era veramente contagioso, tanto che al Conte sfuggì un piccolo sorriso.
«Ma, un momento, tu sei il famoso Gentleman Gary Oak?» esplose lei mutando la sua espressione da serena a sorpresa.
Il ragazzo si gonfiò di orgoglio e mostrò un sorriso beffardo.
«Così mi chiamano.»
Dapprima gli occhi di Kotone si illuminarono poi, così come il luccichio era arrivato, quel bagliore si affievolì e comparve una sfumatura di malinconia che rattristì il suo volto.
«Quindi io, da adesso, sono una delle tante “conquiste”, non è così?»
Aveva pronunciato quella frase con rassegnazione e gli occhi umidi; a quella vista Gary si addolcì.
«No. Ti assicuro che ci sarà sempre un piccolo spazio nel mio cuore per uno splendore come te.»
Quante volte aveva ripetuto quelle parole messe una dietro l'altra, senza credere veramente nel loro significato?
Kotone sembrò rasserenarsi ma, anche se sorrideva, il ragazzo capì che non si era veramente rincuorata: forse doveva smettere di sottovalutare le ragazze con cui aveva degli “incontri ravvicinati”.
Le passò una mano tra i capelli e subito dopo li scompigliò birichinamente con un sorriso dipinto sulle labbra.
Si ripromise che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe illuso una ragazza in quel modo.

Se lo ripromise per l'ennesima volta.



~




Touya entrò in camera sua sbattendo la porta, dopo aver sentito la Sorella fare la stessa cosa; ma, a differenza di Belle, Komor si voltò senza perdere il suo portamento e la sua espressione composta.
«Io... Io non so più cosa fare con lei» sospirò buttandosi sul letto e svegliando l'Emboar che sonnecchiava lì vicino.
«Scommetto che lei pensi che io esista solo per rovinarle la vita» i suoi occhi iniziarono ad appannarsi. «Mi odia» concluse mentre una lacrima minacciava di fuggire, cancellata prima che attraversasse la guancia.
«Meglio essere temuti e rispettati che amati e oltraggiati» lo rincuorò con tono estremamente distaccato il suo Maggiordomo mentre, con passo felpato, usciva dall'oscurità.
«Questo vale per tutte le persone eccetto che per tua sorella» commentò con sarcasmo il castano prendendo ad accarezzare il suo fedele e imponente amico.
«Può darsi, intanto l'etichetta imposta da sua madre prevede questo, perciò siamo impotenti, Signorino» concluse il Maggiordomo.
«Ma... Komor!» si lamentò lui alzandosi a sedere.
«È tutto quello che sono tenuto a dirle, ora sono costretto a congedarla, Signorino» si inchinò il ventitreenne dai capelli neri sparendo oltre la porta.
Touya continuò a fissare la porta per un numero indefinito di secondi, tanto che il suo Emboar emise più volte dei versi per farlo rinsavire.
Scosse la testa, lasciandosi cadere all'indietro e facendosi abbracciare dalle lenzuola profumate di pulito.

«Touko non verrà mai a sapere quello che provo io e continuerà a odiarmi, lo so.»


~




Il vento, quella sera, era particolarmente freddo, e questo Penelope lo aveva capito.
La giovane si strinse nel suo caldo – e costoso – mantello nero, accoccolandosi sul dondolo del suo immenso giardino.
Quello prese a cigolare, facendo così sbuffare la ragazza che creò una piccola nuvola di condensa.
«Per quanto ancora questo glaciale Novembre disturberà i miei momenti di solitudine?» borbottò lei, imbronciandosi.
Con grande leziosaggine, un felino di buona famiglia si avvicinò alla sua padrona, sedendole accanto sul dondolo e facendolo scricchiolare ulteriormente.
«Persian! Dov'è finita la tua grazia?» lo rimbrottò lei, temendo che quell'aggeggio infernale potesse veramente spezzarsi.
Il gatto mugugnò qualcosa per poi acciambellarsi comodamente e iniziare a farsi coccolare dalla sua padrona.
Lei roteò gli occhi, facendoli poi cadere su un gruppo di ragazzi che correva per le strade deserte e silenti della periferia.
Certe volte rimpiangeva la sua piccola ma appartata villetta in centro, nella quale sarebbe volentieri ritornata, lasciando immediatamente quella sontuosa villa al limite del sobborgo.
Li scrutò mentre quelli si divertivano a scappare dal loro amico biondo che continuava a minacciarli di spedirli in prigione, appoggiato da qualche verso del suo Empoleon.
Incrociò lo sguardo di uno di loro, intrecciando i suoi occhi verdi con quelli nocciola del ragazzo; per un attimo si sentì completamente svuotata, come se quelle iridi avessero rivelato ogni suo segreto.
Il corvino continuò a correre, facendo finta di niente, lasciandola parecchio scossa.
Fissava quel biondino, così turbolento da svegliare tutte le persone che lo circondavano, mentre sul suo volto comparve un sorrisetto di scherno.
Ridacchiò, burlandosi della loro semplicità e libertà, facendosi sfuggire però un singhiozzo.
Un singhiozzo di invidia.
Immediatamente, si portò le mani alla bocca come per impedire agli altri singulti di fuggire.
Il suo Persian aprì una palpebra, miagolando qualche parola di rimprovero.
Lei sospirò, irrigidendosi in una posa composta, come stabilito dal “Protocollo”.
Riacquistò il suo tono superbo, giustificando con parole acide quel piccolo segno di debolezza.


«Non ti preoccupare, Persian. La loro povertà mi fa solo ridere.»


~




Barry fece correre per l'ennesima volta lo sguardo su e giù per le strade sterrate della periferia, convinto di aver sentito qualcuno.
Ash, dal canto suo, continuava a giocherellare con il suo Pikachu come se niente fosse; il biondo, allora, si alzò in piedi e affermò con fermezza:
«Ehi, fa' silenzio. C'è qualcuno» accompagnò quest'ordine con uno sguardo fiero.
«Mh?» il corvino bofonchiò, terminando all'istante il suo momento di svago.
Barry portò un dito alla bocca per dirgli di far silenzio mentre, con passo felpato e muto, si avvicinava a due casse, impilate una sopra l'altra.
Con un balzo le superò e, sempre mantenendo quel tono orgoglioso, puntò il dito contro gli esseri che si nascondevano dietro gli scatoloni.
«Sapevo che c'era qualcun...» la sua voce altezzosa andò scemando, realizzando che le due figure rannicchiate non erano altro che Empoleon e Pikachu.
«...Naturalmente sapevo che erano loro.» si salvò all'ultimo voltandosi verso Ash che, però, guardava con confusione i due Pokémon dietro il biondo.
«Che c'è?»
Il corvino indicò con un dito il suo Pikachu, beatamente rannicchiato tra le proprie braccia, e l'Empoleon del biondo che stava guardando la scena esterrefatto.
Barry si voltò tremante.
«Ma... quindi... voi di chi sareste?»
Il piccolo Pikachu piegò la testa di lato, non proferendo verso; il grosso pinguino, invece, se la rise sotto i baffi.
Barry era sempre più confuso, tanto che continuava ad alternare la visuale dal suo Pokémon a quello davanti a sé, per poi farla scivolare sul Pikachu del corvino che, nel frattempo, si stava avvicinando ai due nuovi amici.
Chiese qualcosa al suo sosia, sfoggiando un bellissimo sorriso; il suo entusiasmo mise di buon umore l'altro topino che squittì qualche parola con un tono estremamente... femminile?
Ash fissò sconcertato i due Pokémon gialli scambiarsi pareri e risposte, talvolta ridacchiando.
Pikachu fece per tornare dal suo padrone – avendo scoperto ormai la situazione – quando un particolare lo bloccò: l'Empoleon che continuava a ridacchiare balzò in aria, arrotolandosi su se stesso e ricadendo a terra sotto forma di una piccola volpe grigio fumo sghignazzante.
Barry ebbe appena il tempo di rendersi conto della situazione che un urlo squarciò la calma e fredda quiete di quella notte.
«ARRIVO!»
Una slanciata figura si buttò giù dal tetto di una casa, atterrando perfettamente in piedi; la piccola volpe si avvicinò alla sua padrona e le saltò in groppa.
Barry e Ash, che si era alzato, si ritrovarono a boccheggiare, sconvolti.
Nel frattempo, un'altra figura si avvicinò a loro, poggiando le mani sui fianchi.
«Aria, quante volte ti devo dire che questa tua “entrata a effetto” finirà per nuocerti?»
«Lo so, Julia, ma è troppo divertente!» svicolò la ramanzina allargando un gran sorriso sul volto.
I due ragazzi si ripresero, riconoscendo le loro due amiche, e corsero verso quelle.
«Sapevo che quella Pikachu era tua, Julia» chiarì con fierezza il biondo, incrociando le braccia al petto.
«Oh sì, Barry; ne sono sicura» rise lei sarcasticamente, accogliendo poi in braccio la sua affettuosa compagna.
La piccola volpe saltò in testa al bugiardo, scompigliandogli i capelli.
«Zorua! Lasciami stare!» si lamentò lui cercando di staccarsi il piccolo e dispettoso amico.
Gli altri tre risero, divertiti dalla buffa scena.
«E Drew?» chiese Aria, convinta di aver sentito la voce del verdolino poco prima di effettuare “l'imboscata”.
«Doveva andare via; domani sera ha una cena importante» gli fece il verso il biondo, ricevendo uno scappellotto da Julia.
«Idiota» commentò quella.
«Allora, cosa vi va di fare ragazze?» si intromise Ash, esibendo uno smagliante sorriso.  
La castana sbadigliò, seguita a ruota dal suo Zorua.
«Credo che qualcuno abbia sonno» commentò la bruna con il sorriso.
Aria rise imbarazzata, grattandosi la testa.
«Beh, direi che è tutto rimandato a domani» concluse Ash salutando i suoi amici.
«A domani, ragazze! Magari riusciamo a riunire tutta la banda!» salutò con un ampio gesto della mano il biondo, mentre le due amiche si allontanavano raggianti.
Dopo qualche minuto, al corvino sorse un dubbio.
«Chissà perché sono venute a trovarci. Siamo stati insieme poco più di cinque minuti.»
Barry mosse la mano vagamente, senza perdere il sorriso.
«Evidentemente sono venute a salutarci; mancavo loro troppo.»
Poco distante, uno Zorua stava correndo freneticamente verso la sua padrona mentre teneva tra le zanne un cappello.
Aria ghignò, seguita poi da Julia.

«Questo Barry lo rivedrà tra un po' di tempo.»


~




Elizabeth sospirò per l'ennesima volta, ripresa prontamente dalla sorella.
«Beth! Hai intenzione di andare avanti così per molto? Devi rimanere concentrata se vuoi preparare un dolce commestibile!»
Il tono terribilmente accusatorio ferì la Hamm che, accusando il colpo, sussurrò un «Mi dispiace» e riprese a mescolare l'impasto della crema frangipane.
Charlotte sapeva essere veramente prepotente, talvolta.
In fondo, stavano preparando una semplice Bakewell Tart, niente di eccessivamente complicato, ma la propensione della giovane nell'impegnarsi a fondo in ogni attività era ormai nota.
In più a complicare la situazione era la tarda ora che ormai era giunta: preparare dolci intorno alle undici di sera creava seriamente dei problemi di concentrazione.
«Beth, vai a prendere le mandorle» ordinò la castana alla gemella che, sobbalzando, obbedì.
L'insegnate osservava orgogliosa la scena: le sue allieve si rivelavano veramente esperte.
La preparazione della torta proseguiva e ormai era stata infilata nel forno; circa quaranta minuti dopo era pronta per essere decorata, la parte preferita di Elizabeth.
«Lascio a te questo delicato lavoro. Sono sfinita» si lamentò Charlotte massaggiandosi le mani.
La gemella annuì e tirò fuori dallo scaffale lo zucchero a velo con il quale ricoprì la parte superiore della torta, fino a farla quasi brillare.
Aggiunse poi qualche scaglia di mandorla per completare l'opera: si occupava di quel lavoro con la stessa dedizione che si ha quando ci si prende cura di un neonato.
La capacità delle due gemelle di completarsi a vicenda è a dir poco strabiliante, pensò la donna che osservava la scena.
«Cha, ho finito!» annunciò piena di entusiasmo Elizabeth mentre preparava tre piatti e tre forchette.
Charlotte la raggiunse nel giro di pochi secondi, affamata e curiosa come era; tagliarono tre fette, porgendone una anche all'insegnante.
Cha portò il dolce alla bocca, assaporando il delizioso sapore dell'impasto alle mandorle e gustandosi il sottile ma succoso velo della confettura di ciliegie.
L'insegnante si complimentò con entrambe, facendo sorridere Charlotte e imbarazzare Beth.
La prima, appena la pasticcera fu uscita dalla cucina, sbuffò sonoramente e si lasciò cadere sulla sedia, ricordandosi che quei compiti da Cameriera non erano affatto per lei.
Elizabeth sorrise nel vedere la sorella cambiare così d'umore solo per arruffianarsi la maestra.
Charlotte applaudì due volte, assumendo un tono serio e facendo sbiancare la gemella.

«Bene, la Governante è fuori, dunque... chi lava i piatti?»


~




Vera si stiracchiò allungando le braccia in aria e poggiando con delicatezza la piuma nel calamaio.
«Signorina, la cena è servita» una Cameriera dai corti capelli castani tenuti ordinati da un cerchietto in pizzo era comparsa dalla porta.
Il suo comportamento era composto e rigido, come ogni Governante che si rispetti.
«Sì, arrivo subito, Marina» sorrise la ragazza dagli occhi azzurri: erano anni che le due si conoscevano e, nonostante tutto, la dipendente continuava ad avere, con lei, un atteggiamento lievemente distaccato.
Marina si chinò elegantemente, socchiudendo la porta.
Vera sospirò profondamente e si lasciò cadere sul letto, disturbando il riposo della sua Blaziken che mugugnò qualche verso di rimprovero.
Ridacchiò, divertita.
«Scusami, ma dobbiamo andare» la intimò teneramente.
La Pokémon si rigirò su se stessa, decisa a voler dormire; la ragazza sbuffò, intuendo la situazione.
«Ho capito. Come al solito ti porterò la cena in camera, Miss» la schernì rassegnata mentre quella annuiva.
Non appena poggiò il palmo sulla maniglia della porta una grande felicità la pervase.




D'altronde, i pasti erano l'unica scusa per uscire dalla sua “cella”.







~ Angolo di Kikari.


Uiiiiii
~ ♪ *Gira per casa urlando*

Finalmente sono riuscita a inserire qualche Personaggio Originale! :D
Come potete notare non sono tutti, anche perché avrebbe significato o un capitolo eccessivamente lungo o meno spazio per ogni OC, e mi sembrava ingiusto degnare solo di qualche riga questi meravigliosi caratteri. *-* #innamorata degli OC.
Beh, ne sono comparsi un po', e posso assicurarvi che nel prossimo ci saranno tutti i restanti; dopodiché la storia comincerà a evolversi.
Ah, un piccolo consiglio: tenete d'occhio il famoso cappello di Barry perché, come avete potuto constatare, è parecchio ricorrente in questa storia. *Si complimenta con Aria e Julia per l'idea di fregarglielo*
Okay, adesso ampliamo i Disclaimer iniziali. uù

Aria Mirror appartiene a Yume Kourine

Julia Evans appartiene a Juls_
Charlotte e Elizabeth Hamm appartengono a Calciatrice_2000
Marina Miyazaki appartiene a Gwen Kurosawa
E, infine, Penelope Lennox appartiene a una mia amica che mi ha concesso di utilizzarla.

Sappiate che non mi sono dimenticata degli altri OC; anzi, il prossimo capitolo è già pronto - beh, più o meno - e sono già tutti entrati in scena. :3
Purtroppo dal 29 Agosto al... 9 Settembre (non lo so nemmeno io D:) sono in vacanza - vado in Corsicaaaa 8) -, perciò probabilmente non aggiornerò prima di quella data.
Mi scuso con tutti gli autori che si aspettavano di vedere il proprio OC in azione, davvero. çuç
Comunque ora posso affermare con sicurezza che il termine per iscrivere il proprio OC è scaduto. Non accetterò più nessun OC.
Bene. c:
Ringrazio tutte le fantastiche persone che seguono/preferiscono e recensiscono assiduamente questa folle idea. Vi voglio bene ~ ♥
Ora vi lascio a una piccola curiosità sul capitolo; ho deciso che ce ne sarà una per ognuno. :3
Grazie ancora a tutti per la pazienza, davvero. çoç



~ Lecchan





Curiosità sul capitolo tre: la scena delle due gemelle intente a preparare un tipico dolce inglese e uscita fuori dal nulla. Probabilmente sono stata influenzata dall'Anime che ho finito da poco, Yumeiro Pâtissière
che, come avrete capito, parla di tanti... tanti dolci!



  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Kikari_