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Autore: Fefy_07    26/08/2012    4 recensioni
Ambientazione post 3 stagione. Damon, per il patto stretto con Stefan, ha lasciato Mystic Falls. Dopo 4 anni ritorna, stanco di dover stare lontano dall'unico posto che riesce a chiamare casa. Capisce subito che qualcosa è andato tremendamente storto quando è andato via, e i suoi sospetti non fanno altro che accrescersi, trovando casa sua perfettamente vuota. Dove sono Elena e Stefan? Cos'è successo dopo la sua partenza? Avrà presto una risposta ai suoi dubbi e sarà costretto ad una nuova, grande battaglia, per salvare suo fratello.
Prima long-fic, spero di avervi incuriositi e che leggerete!
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Klaus, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che libertà è cercare di fuggire il più lontano possibile dall’unico posto in cui saresti voluto rimanere?



POV Damon

Un lampo, poi un tuono. Nuvoloni grigi si addensavano nel cielo. Si preparava un bel temporale, a Mystic Falls.
Rispecchia il mio stato d’animo mi ritrovai a pensare, amaro, mentre camminavo sul marciapiede, barcollando un po’ per il troppo alcol che avevo in corpo. Avevo fatto fuori almeno due bottiglie diverse a casa, prima di uscire per l’ultima volta nelle vie di quella squallida cittadina, che da troppo tempo, ormai, chiamavo casa.
Non avrei voluto arrivare ubriaco da lei, ma ero consapevole che, da sobrio, non avrei potuto reggere il peso di quello che dovevo fare e, ancor meno, di quello che era successo. Anche tra i fumi dell’alcol, la cosa era stata più difficile di quanto avessi previsto.

Quando era entrata nella stanza, il primo istinto era stato di preoccupazione. L’avevo visto nei suoi occhi, l’avevo sentito nel respiro che si era mozzato per un secondo, nell’immobilità improvvisa, seppur brevissima, di tutti i muscoli.
L’ultima volta che ti ha trovato seduto sul suo letto, ubriaco, l’hai baciata a tradimento e poi le hai ucciso il fratello, che reazione ti aspettavi? mi aveva sussurrato ironicamente una vocina nella testa, e dovetti ammettere che aveva ragione.
“Devo dirti una cosa!” avevo esordito, quando lei si fu ripresa dalla sorpresa di trovarmi lì.
“Dimmi, Damon..” esitante, ancora tesa. Era giusto. In fondo, non portavo belle notizie, o forse si. Non ero sicuro di come lei l’avrebbe presa, ma era una cosa che andava fatta.
“Sto partendo, vado via.” Ecco, l’avevo detto. Ora dovevo solo alzarmi e andarmene per sempre. Ma non ci riuscivo, non subito.
“In che senso vai via? E quando tornerai?” Sembrava sinceramente confusa. Fantastico, Stefan non gliel’aveva detto. Doveva sempre rendermi le cose tremendamente difficili.
“Non tornerò Elena, mai più” cominciai, non certissimo su come andare avanti, ma determinato a farlo “è giusto che io me ne vada, devo onorare un patto e poi tu starai meglio senza la mia presenza qui. Devi ancora abituarti a tutto questo, alla trasformazione, e avere me tra i piedi non ti aiuta. Me ne rendo conto e sono pronto a farmi da parte, così tu e Stefan potrete vivere la vostra vita insieme, senza dovervi preoccupare di me.” Ecco, ora era stato detto tutto. D’un fiato, senza interruzioni. Niente ripensamenti o esitazione. Andava fatto, punto.
Da quando ero lì, non avevo ancora avuto il coraggio di guardarla negli occhi, però. Mi spaventava quello che avrei potuto leggervi. Dolore, rabbia, abbandono. O, peggio ancora, sollievo. La sentii respirare pesantemente e poi dire solo “Sei ubriaco, Damon.” No Elena, stavolta non è così semplice. Non si riconduce sempre tutto all’alcol.
“Si, è vero, ma solo perché così non avrò ripensamenti. L’alcol serve a rendermi meno consapevole del fatto che non ti rivedrò più. Devo accorgermene solo una volta abbastanza lontano da pensare che non vale la pena tornare indietro.” Dovevo spiegarmi, farle capire perché lo stavo facendo. Convincerla che era la cosa migliore e farle accettare la verità che lei fingeva di non vedere. Sarebbero stati tutti meglio, una volta che fossi andato via.
“Damon, io..” la voce le si era spezzata, il silenzio improvviso come una coltre su di noi, interrompendo quel pensiero che forse Elena non aveva il coraggio per esprimere. Poteva essere un “Damon, io non voglio che tu te ne vada” ma anche un “Damon, io non credevo trovassi mai il coraggio per fare la scelta migliore”. Perché era quella la scelta migliore, anche per me stesso.
Passarono degli attimi, che potevano benissimo essere ore, di perfetta immobilità. Io guardavo il pavimento, Elena guardava me. Sentivo il suo sguardo penetrante addosso, mentre cercava le parole adatte. Alla fine se ne uscì con un “ho bisogno di te”.
“Andiamo, Elena, non mentirmi!” finalmente alzai gli occhi sul suo volto, fissandola un tantino irritato “Non hai mai avuto bisogno di me, quando c’era il tuo Stefan. E adesso è tornato. Hai tutti i tuoi amici e la tua famiglia. Puoi andare avanti benissimo!” Poi mi alzai, mi avvicinai a lei, che cercava di convincermi a rimanere, con frasi sconnesse che non mi preoccupai nemmeno di ascoltare.
 La situazione stava diventando pesante, era ora di metterle fine. Arrivai a pochi centimetri e incatenai il suo sguardo al mio. Lei ammutolì, cercando qualcosa nei miei occhi, che però trasmettevano, almeno sperai, convinzione, serietà e nemmeno un barlume di esitazione. Forse non trovò quello che cercava, perché abbassò lo sguardo, fissandolo sul pavimento. “Addio, Elena” sussurrai allora, certo che mi avrebbe sentito lo stesso, posandole un ultimo casto bacio sulla fronte.
Feci per andare verso la finestra, quando un suono appena udibile mi fece interrompere. “Ti prego, Damon..” il suo lamento fu simile a un singhiozzo. Mi voltai di poco, gettandole un'occhiata da sopra la spalla e la trovai in lacrime, che guardava nella mia direzione terrorizzata. Forse solo in quel momento aveva capito davvero che non mi avrebbe più rivisto.
Ma perché allora quelle lacrime? Le concessi un ultimo sorriso fugace, mentre lacrime amare e traditrici mi salirono agli occhi, poi, ignorando il bisogno quasi fisico di tornare indietro, stringerla tra le braccia e confortarla, mi costrinsi a voltarmi verso la finestra e uscire, tuffandomi nell’abbraccio vellutato e confortante della notte.

Dio, ripensarci ancora adesso mi mandava in confusione. Perché stava piangendo? Ci teneva a me come amico. Ovvio. Lo sapevo già. Ma perché sembrava così spaventata all’idea di non rivedermi? Erano domande inutili, tant’è che nessuno poteva darmi una risposta. Ma era giusto così, anche se avrei solo asciugarle le lacrime in quel momento. Il suo dolore sarà passeggero, ci penserà mio fratello a farglielo passare il più presto possibile.
Ho impressi nella mente e nel cuore gli ultimi attimi passati con lei, mi serviranno nei secoli a venire, per sopportare il peso di un’esistenza vuota e senza le uniche persone con cui ho ancora qualche legame.
Forse riuscirò a cancellarla davvero un giorno, magari non in questa vita. Sarà allora che potrò tornare, da uomo nuovo, e rivedere lei e Stefan. A lui non ho detto addio, ma non ce n’è bisogno, mi conosce da sempre e sa benissimo quali sono le mie intenzioni.
Con lei sono stato più debole invece, ho voluto rivederla per un’ultima volta. E tu dovresti riuscire a cancellarla si fece sentire la mia vocina interiore, e dovetti concederle di nuovo ragione. Mi salì un sorriso ironico alle labbra, mentre riflettevo sul fatto che mi era passata per la mente la possibilità di dimenticarla. Certo, io dimenticare lei. Quant’era stupido solo pensarlo? Non potevo dimenticarla, forse neanche se mi avessero soggiogato a farlo ci sarei riuscito.
Un altro tuono risuonò fragoroso sulla mia testa, ridestandomi da quei pensieri. Forse è ora di andare riflettei, tra me e me.
 Già, in fondo non avevo più vincoli con quella cittadina, potevo andarmene dove volevo, a fare quello che mi andava. Potevo essere libero. Una risata fredda e totalmente priva di gioia, così vuota da far quasi male, proruppe dalle mie labbra, senza che potessi frenarla in alcun modo. Sul serio? Libertà? Ma per favore! Quella non sarebbe mai stata libertà, anzi, poteva benissimo essere prigionia imposta.
Mi sfuggì un sospiro. Devo muovermi, o mi si scaricherà addosso tutta l’acqua del mondo. Con quell’ultimo pensiero scivolai tra le ombre e cominciai a correre.
Corsi, corsi, corsi finché non mi lasciai dietro il temporale, i pensieri e tutto il resto. E restammo io e la corsa, io e il vento, io e l’oscurità. Come era sempre stato. Avevo lasciato Mystic Falls. Avevo lasciato Stefan e quelle poche persone che potevo considerare quasi mie amiche. Ma soprattutto, avevo lasciato lei.

Angolino dell'autrice :)

Salve a tutti!! Allora, comincio col dire che è la mia prima long-fic e che, secondo il prospetto che mi sono fatta, sarà veramente long :O Ma deciderò di continuarla solo se dopo i primi, diciamo, 5 capitoli ci sarà qualcuno che la sta seguendo e che è interessato a vedere come si svolge la storia :3 Ok, allora, non c'è molto da spiegare, questo è semplicemente il prologo della storia, quando Damon parte e lascia Elena e Stefan alla loro vita insieme. Ipoteticamente è ambientato pochi giorni dopo la trasformazione di Elena. La storia vera e propria comincerà col suo ritorno, nel prossimo capitolo, e con quelli a seguire, quando verrà a sapere tutti i casini successi da quando lui è andato via. Sarà una fic un pò differente rispetto alla storia originale, vedremo collaborare delle persone che normalmente non lo farebbero e rivedremo presto Klaus, ma con un carattere un pò diverso. Ok, non voglio anticipare più niente, quindi vi lascio chiedendovi qualche piccola recensione, se vi va, che mi farebbe davvero tanto piacere e mi invoglierebbe a continuare :) Non sono sicura di essere tagliata per le long, ma prima o poi un tentativo dovevo farlo u.u A presto e grazie mille a chi lo farà!! ^^

  
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