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Autore: sheeranscheeks    27/08/2012    12 recensioni
------SOSPESA-----
"Sapete che succede quando non si è più abituati a ricevere amore?
Succede che non ti fidi più, che preferisci stare solo.
Succede che quando qualcuno ti dice ''Ti voglio bene'' rispondi con un sorriso e pensi ''Come no''.
Succede questo, non sei amato per molto tempo e, quando trovi qualcuno che ti ama davvero, muori di paura."
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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“Non bisognerebbe affliggersi per ciò che è stato
ed è senza rimedio.”

William Shakespeare.

 
 
Eveleen immerse la felpa che si era  sfilata frettolosamente, nel lavello colmo di acqua torbida posizionato sotto uno specchio.
Le piastrelle di forma quadrata bianche ricoprivano le pareti, ed erano occupate da scritte fatte con dei pennarelli che catturavano l’attenzione della mora, o da macchie di sangue; un brivido le percorse la colonna vertebrale, costringendola a chiudere gli occhi in memoria dell’incidente.
Ripescò la felpa che era finita sul fondo, strizzandola e piegandola in quattro: «Pulisciti con questa mentre vado a cercare del disinfettante e del cotone» disse agitata, poggiando l’indumento tra le mani grandi del ragazzo.
Sorrise, cercando di placare la paura che intravedeva negli occhi scuri e che cercava di cancellare dal volto sforzandosi di stare calma: «Tranquilla, non ne ho bisogno» rispose rifiutando la felpa che lasciava colare l’acqua dalle maniche.
Due gocce di sangue attraversarono le tempie del ragazzo, facendo sussultare Eveleen: «Non fare l’uomo, ne hai bisogno» ribattè inarcando le sopracciglia e prendendo quello che le stava porgendo.
Si avvicinò al volto insanguinato, respirando sul collo del rosso, che gemeva mentre le sfiorava le ferite aperte: «Rovinerai la felpa» disse stringendo un asciugamano tra i denti, cercando di non urlare per non sembrare debole agli occhi della sconosciuta.
Dalla finestra aperta entrarono dei versi provenire da due gatti in lotta, come stessero disputando per chi dovesse avere il controllo sul territorio; un urlo infranse la notte, susseguito da uno di risposta più acuto e vicino.
«Non m’importa» rispose mostrando un sorriso tirato, sforzato, fin troppo finto, dietro il quale si nascondevano paura e sgomento «Come ti chiami?» continuò, poi, temendo che avrebbe potuto perdere conoscenza.
Gli sfiorò i capelli arruffati, tamponando su una ferita all’altezza dell’osso temporale, provocandogli un dolore che lo fece irrigidire sulla sedia: «Edward Sheeran» disse dopo aver dato sfogo ad un urlo «Ma gli amici mi chiamano Ed. Tu devi essere la novellina» sussurrò.
La mora annuì quasi impercettibilmente, sospirando ed evitando il voltastomaco che si faceva strada in lei: «Come mai qui?» le chiese socchiudendo gli occhi, sputando l’asciugamano che teneva tra le labbra.
Eveleen si bloccò. Si sentì colpita, e quella domanda la colse alla sprovvista mentre tossiva quasi soffocata dalla stessa aria che stava respirando: «Lunga storia» tagliò corto, poggiando una mano sulla schiena di Ed ed accompagnandolo vicino a una doccia.
Lui si chinò verso essa, chiudendo gli occhi prendendo un respiro profondo.
Eveleen sfiorava i capelli ricoperti di sangue, mentre il ragazzo si lasciva scappare qualche “fanculo” getto puntava nelle ferite.
«Mi spiace» disse la mora aprendo la valigia ed estraendo un asciugamano bianco e avvolgendolo , poi, intorno alla testa di Edward.
La guardava dallo specchio, sorridendole quando i loro sguardi si incrociavano nella luce fievole della lampadina che penzolava dal soffitto: «La mia chitarra?» chiese fremendo per un secondo.
«Sta bene, se l’è cavata con qualche graffio» rispose lei, aprendo un kit medico appeso sul muro alle sue spalle; il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata, contagiando la sedicenne che lo stava bendando con attenzione:  «La ringrazio infermiera, sono contento stia bene» disse sfumando la risata, in un sorriso.
«Sta fermo, o ti faccio male» esclamò lei indietreggiando per non procurargli dolore, con un’espressione allegra.
Dopo alcuni minuti, Eveleen, si trovò a richiudere la valigia rossa e ad uscire dal bagno seguita dal ragazzo: «Domani mattina facciamo colazione insieme, un piccolo modo per sdebitarmi» disse indicando le bende che gli avvolgevano la chioma.
«Tranquillo, non ce n’è bisogno - rispose poggiando la valigia a terra, e strofinando le mani sui jeans chiari, lasciando evidenti tracce di sangue - ora penseranno che ho ucciso qualcuno» continuò fissando la sua immagine che, stanca, si rifletteva su una finestra che si affacciava su un prato, causando la risata del ragazzo.
Prese la valigia, e si incamminò per le scale, guadagnandosi un’occhiata perplessa da parte della mora: «Quale hai detto che è la tua stanza?» le chiese dopo aver percorso la prima rampa.
 

*  *  *

 
«Allora, domani mattina alle sette fatti trovare pronta» disse dopo averla finalmente convinta.
Si scambiarono gli ultimi sguardi divertiti davanti alla porta della stanza 51, prima che lei annuisse oramai arresa: «Va bene» rispose con un sorriso.
«Ti troverai bene in questa stanza, vedrai» disse, come stesse leggendo i pensieri preoccupati di Eveleen «Sono miei amici, e sono le persone migliori che ti potessero capitare in questo Inferno.
La mora si sentì quasi sollevata, ma allo stesso tempo spiazzata dal modo in cui aveva colto le sue paure.
Fu travolta dalla forza del ragazzo, che ora la stava avvolgendo in un abbraccio, e dal profumo di cocco che la felpa verde insanguinata emanava: «A domani» disse scompigliandole i capelli e staccandosi dall’abbraccio.
Gli occhi scuri di Eveleen incontrarono quelli chiari di Ed, e sorrisero nuovamente: «Buonanotte» rispose lei, stringendo nella mano destra la maniglia della valigia. Si allontanò, sotto lo sguardo divertito della mora, , prima di voltare l’angolo si voltò: «Per qualsiasi cosa puoi trovarmi alla stanza 83, secondo corridoio a sinistra» disse sovrastando il verso di una civetta, aggiustando la chitarra sulle spalle. Annuì ridendo, prima di veder la sua figura scomparire nel buio degli alloggi.
Girò lo sguardo verso la porta, e sospirò rumorosamente, prima di bussare tre volte.
«Arrivo» urlò una voce che tratteneva una risata, spegnendo quello che ad Eveleen parve un televisiore.
Le chiavi entrarono nella serratura,  percorrendo due giri verso sinistra, permettendo alla porta di aprirsi: «Sei arrivata, finalmente» disse un ragazzo dai capelli color miele che contornavano un viso vispo.
Le fece segno di entrare e rilassarsi; aveva le labbra tirate in un sorriso luminoso e gli occhi ridotti a due fessure: «Louis, sbrigati» urlò sbilanciandosi indietro, in direzione del bagno.
La nuova coinquilina non riuscì a trattenere una risata, sperando che il colore roseo delle guance che sentiva accaldate, non si notasse.
«Sono Liam James Payne, piacere» disse allungando la mano verso di lei.
Fece per stringerla, ma una figura nel buio la fece sussultare: «Non le importa il tuo nome per intero» s’intromise la voce, avvicinandosi a loro e mostrando un paio di occhi azzurri come il cielo «Io sono Louis» continuò, poi, spingendo via il ragazzo e porgendole la mano.
Eveleen la strinse, rispondendo: «Piacere, Eveleen» accettando un bicchiere d’acqua che Liam le stava porgendo mentre fulminava con lo sguardo l’amico.
 
Il ragazzo si allontanò, abbandonando un asciugamano che aveva al collo dopo essersi asciugato i capelli bagnati, tuffandosi su un letto vicino alla finestra che mostrava l’infinità delle campagne circostanti.
La mora sedette su un letto dalle lenzuola azzurre, poggiando il bicchiere a terra; si abbandonò al silenzio che per alcuni secondi incombe nella stanza, facendole fischiare le orecchie.
Si sentiva emotivamente e fisicamente stanca, e, nonostante sorridesse, sentiva un groppo in gola e le lacrime pronte ad attraversarle il volto pallido.
«Comunque, è un piacere conoscerti. Io sono Liam» disse il ragazzo dai capelli color miele, chinandosi per raccogliere il bicchiere, riportandola alla realtà.
Lei porse la mano, annuendo distratta, e il moro la strinse per portarla alla bocca e scoccarle un bacio.
«Ehi, principe azzurro» lo richiamò l’amico «cerchi di guadagnare punti per scopartela?» chiese tenendo gli occhi chiusi, e portando le mani dietro la nuca.
Eveleen avvampò sotto gli occhi imbarazzati di Liam: «Sto solo cercando di avere una buona condotta e uscire da questo manicomio al più presto» urlò alzando le mani al cielo.
«Certo, e io sono Babbo Natale» ribattè in tono serio, voltando lo sguardo sul corpo dell’amico che si stava sdraiando nel letto centrale.
«Domani mattina, colazione alle sette alla mensa, alle otto ci si ritrova all’ingresso degli alloggi che ti mostriamo questa schifezza» sbuffò Liam in tono autoritario chiudendo gli occhi, mentre Eveleen ascoltava cercando di prender nota mentalmente.
Si sdraiò, vestita com’era, sul terzo letto, quello più vicino all’entrata, e rimase in silenzio per alcuni minuti.
Ripensò a quello che era successo nell’ultima ora, a come la sua vita era appena stata sconvolta, e al suo migliore amico che credeva non avrebbe più rivisto perché non i sarebbe potuto pagare il viaggio per farle visita.
Per come spendeva soldi, e con la scuola da pagarsi, era sicura non l’avrebbe rivisto sino al compimento dei diciotto anni.
Sospirò, prima di tirarsi su con i gomiti: «Genio» disse puntando lo sguardo sul letto centrale «non ci so arrivare alla mensa» disse con tono ovvio, e aggrottando le sopracciglia, facendo colmare il silenzio con le risate dei ragazzi.


 

spazio yo.
Mi sono fatta antipatia da sola rileggendo lo spazio autrice precedente.
Lo so, posso esser sembrata troppo seria e antipatica,
ma volevo far bella figura e non mostrare la mia pazzia e nemmeno farvi sapere che vivo in
un manicomio.
Ops, l'ho detto.
Coooomunque, io direi di ballare una bella conga tutti insieme. uu
Ma vi siete viste?
Recensita da dieci, preferita da una, ricordata da tre e seguita da due fjaghja
Quanto vi posso amare?*u*
Per non parlare delle sessantatre visualizzazioni e persino il 'mi piace' al capitolo.
Vi amo, fuck yeah.
Ringrazio infinitamente tutte voi, zi zi. cc:
Vado a preparare un party hard per questa notte alle due insieme ai ragazzi, non prendete impegni che vi soffoco nelle tette della Minaj.
Ancora grazie, spero che il capitolo sia di vostro gradimento,
Star Collision.

   
 
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