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Autore: Weeping Angel    27/08/2012    0 recensioni
Come avrebbe descritto, lei stessa, la precaria e caotica situazione nella quale il Paradiso tutto era sprofondato, da quando il Salvatore era ritornato a vivere la vita di un comune essere umano, nell'Assiah? Nessun controllo. Nessuna direzione. Sguardi accesi di rivalità, risse, assassinii, attacchi sconsiderati di Demoni...e la povertà di sempre, la miseria assoluta che caratterizzava i livelli più bassi del Paradiso. I nemici erano quelli che premevano saltuariamente al di là delle linee di confine, o quelli che si muovevano all'interno di esse, come comuni Angeli, cittadini, persino amici? Djibril non lo sapeva, e il pensiero la fece rabbrividire. Dopotutto, il Salvatore li aveva liberati da un Dio fittizio e fraudolento, ma cos'altro aveva lasciato in eredità alla stirpe alata? Null'altro che fragilità ed incertezza. Caos...
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cry, Djibril, Michael, nuovo personaggio, un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
 
...We're part of a story, part of a tale
Sometimes beautiful and sometimes insane
No one remembers how it began.
 
 
Il corridoio sembrava risplendere di luce propria mentre Djibril lo attraversava, diretta all'aula del tribunale dove si sarebbe tenuta la riunione dei Quattro Grandi Angeli. Gli sguardi di tutti i presenti erano inevitabilmente puntati su di lei, mentre avanzava, il passo lento e l'aria solenne. I garbati lineamenti del viso della fanciulla non sembravano turbati da alcun pensiero: l'Arcangelo dell'Acqua appariva semplicemente come uno specchio di inscalfibile impeccabilità, come sempre, agli occhi di tutti. Un diamante. Una splendida statua di ghiaccio. Peccato che, dentro di sé, Djibril sentisse crescere un fuoco, un fuoco che si faceva sempre più intenso e bruciante man mano che si avvicinava alla meta. Di cosa avrebbero discusso, in dettaglio? Come avrebbe descritto, lei stessa, la precaria e caotica situazione nella quale il Paradiso tutto era sprofondato, da quando il Salvatore era ritornato a vivere la vita di un comune essere umano, nell'Assiah? Nessun controllo. Nessuna direzione. Sguardi accesi di rivalità, risse, assassinii, attacchi sconsiderati di Demoni...e la povertà di sempre, la miseria assoluta che caratterizzava i livelli più bassi del Paradiso. I nemici erano quelli che premevano saltuariamente al di là delle linee di confine, o quelli che si muovevano all'interno di esse, come comuni Angeli, cittadini, persino amici? Djibril non lo sapeva, e il pensiero la fece rabbrividire. Dopotutto, il Salvatore li aveva liberati da un Dio fittizio e fraudolento, ma cos'altro aveva lasciato in eredità alla stirpe alata? Null'altro che fragilità ed incertezza. Caos. L'Arcangelo abbassò lo sguardo ai piedi, mentre si avvicinava ad un gruppetto di Angeli femminili intenti a riempirsi la bocca di pettegolezzi dell'ultima ora. L'argomento del giorno? L'Arcangelo del fuoco Mikael, la sua violenza lievitata nell'ultimo periodo, il suo sguardo acceso di una ferocia mai vista prima. Il modo in cui scuoiava i Demoni e gioiva nel farlo, i suoi “trofei di guerra” aumentati esponenzialmente, le sue mani sempre sporche di sangue, e il suo corpo sempre segnato da nuove ferite. -E' un Demone travestito da Angelo...- soffiò una giovane bionda, suscitando consenso nelle sue interlocutrici. I suoi occhi violetti incontrarono quelli di Djibril quando l'Arcangelo fu abbastanza vicino da essere notato....e corsero disperatamente al pavimento, come alla ricerca di una protezione impossibile. A Djibril non rimase altro da fare che scoccare un'occhiata sprezzante alle tre, prima di superarle. Bravissime a parlare, e a nascondersi.rifletté, arricciando le labbra con stizza. Già, nascondersi. Un po' come sembrava aver fatto Mikael qualche giorno prima, quando l'aveva indubbiamente scorta in un androne e aveva deliberatamente fatto finta di nulla, dileguandosi il più rapidamente impossibile, imboccando un corridoietto laterale per evitare di incrociarla. Incredibilmente...deludente. Ecco come era apparsa la cosa a Djibril. E, ora che ci ripensava, il fastidio sordo che aveva provato quel giorno, era ancora vivido sotto la pelle.
 
 
Sehaliah percorse quello stesso corridoio, di gran carriera, circa venti minuti più tardi. Inutile menzionare quanto fosse agitata: il cuore le martellava nel petto ad un ritmo tale che, se fosse stata umana, avrebbe temuto sinceramente di poter avere un infarto di lì a poco, se non si fosse tranquillizzata almeno un po'. Ed altrettanto inutile è forse ricordare il fatto che l'Angelo fosse del tutto in orario. Lo stesso gruppetto di Angeli chiacchieroni incrociato precedentemente da Djibril sostava ancora presso l'ultima svolta che il corridoio compiva prima di morire nella parete che abbracciava la porta d'accesso all'aula, e al suo passaggio occhi violetti, ambrati e color antracite si posarono su di lei colmi di incredulità. Chi era questo rozzo Angelo che avanzava sgraziatamente verso l'aula del tribunale, apparentemente diretto ad un incontro di Arcangeli? Sehaliah riuscì perfettamente ad udire i loro discorsi, che verterono immediatamente su altri lidi quando una delle tre galline riuscì finalmente a riconoscerla come Sehaliah, sostituta dell'Arcangelo dell'Aria Raphael, cosa che fece scoppiare le altre due in una sonora risata di scherno. -Ho sentito che è una completa novellina....- stava dicendo, un sorriso sornione sulle labbra sottili -è stata scelta per questo ruolo, tra moltissimi altri suoi colleghi con maggiore esperienza, perchè “incorrotta”- e calcò quella parola quasi fosse un difetto, prima di tornare a ridacchiare apertamente con le sue degne compari. -Raphael non se l'è mai portata a letto, ecco. Probabilmente è l'unica tra le Virtù ad aver mantenuto una certa....dignità.- aggiunse subito dopo, prima di sibilare un maligno: -chissà perchè...- che fece letteralmente crollare gli argini imposti dalla decenza negli altri due Angeli, così che questi si abbandonarono a risa sganasciate. Dopo aver udito tutto ciò, Sehaliah si mantenne forzatamente calma e distaccata, e si impose di passare oltre senza rivolgere neppure un'altra occhiata alle tre. Perchè quelle chiacchiere, quelle voci di corridoio, le facevano assurdamente male. Non che non fossero vere. Raphael non l'aveva mai sfiorata neppure con un dito, ma Sehaliah aveva sempre imputato la cosa a mero rispetto nei suoi confronti da parte del suo superiore. Certo, doveva ammetterlo, Raphael non era certo un santo, anzi...ma lei era senza alcun dubbio -sebbene fosse abbastanza goffa e soffrisse di ansie la maggior parte delle volte ingiustificate- il membro del Coro delle Virtù più responsabile in assoluto, e Raphael doveva averlo notato, sebbene si fossero incontrati rarissime volte. Non c'era niente -niente- di tanto importante, per lei, quanto il lavoro e la fede nel proprio capo. Era e sarebbe sempre stata la dipendente perfetta, capace di annullarsi completamente, se necessario, per arrivare ad anteporre senza difficoltà l'ambito lavorativo alla sfera privata. Raphael questo lo sapeva.....forse. Sehaliah non aveva mai neppure minimamente sospettato che l'inesistente attrazione fisica dell'Arcangelo nei suoi confronti potesse essere imputata al suo blando aspetto esteriore. Dopotutto, lei si era sempre reputata decente...non era alta, vero, e mancava di abbandonanti curve femminili, vero anche questo, ma le sembrava di avere un viso grazioso e un bel sorriso aperto e sincero. Forse erano tutte favole che si raccontava davanti allo specchio. Forse nessun Angelo avrebbe mai potuto trovarla anche solo lontanamente passabile. Forse...forse nulla si disse, imponendosi di restare concentrata, mentre faceva il suo ingresso nell'aula di tribunale. E forse avrebbe dovuto mantenere una concentrazione ancora maggiore, perchè il saluto educato di Djibril -già seduta su uno degli scranni posti attorno ad un imponente tavolo di quercia sistemato poco lontano dall'ingresso- la fece letteralmente trasalire, e i fogli che recava sotto il braccio si sparpagliarono irrimediabilmente sul pavimento, quasi urlando la sua incapacità. -Mi...mi dispiace- si affrettò a mormorare Sehaliah, sebbene non avesse nulla di cui scusarsi. Djibril le lanciò un'occhiata carica di indulgenza mista ad un lieve scetticismo. Quella ragazza appariva così nervosa da farle tenerezza, sarebbe stata in grado di assolvere nel modo migliore il compito che le gravava sulle spalle? Fare le veci di un Arcangelo non era certo una cosa semplice. -Non hai nulla di cui scusarti- la rassicurò con fare spiccio, forse per liberarla dall'imbarazzo che, tuttavia, perdurò, alimentato dal silenzio sepolcrale che si venne a creare tra le due dopo quel breve scambio di battute, quando Sehaliah si sedette a sua volta e fece di tutto per non incrociare più lo sguardo dell'altra. E così rimasero Angelo ed Arcangelo, almeno fino a quando l'Arcangelo della Terra, Uriel, fece il suo ingresso nell'aula, scusandosi di un ritardo illusorio dato che era in perfetto orario. La sua voce profonda, tuttavia, spezzò il monotono silenzio solo per qualche attimo; silenzio che si ripresentò immediatamente, avvolgendo i tre come un sudario, quando Uriel prese posto tra di loro, e non aprì più bocca. I minuti passarono, molti minuti...Djibril cominciava decisamente ad indispettirsi, o almeno questo diceva la sua espressione: Sehaliah dal canto suo non aveva neppure notato la cosa, intenta com'era a guardarsi le scarpe, ma Uriel valutò che se l'Arcangelo disperso, Mikael, non avesse fatto la sua comparsa nel giro di cinque secondi al massimo, Djibril sarebbe letteralmente esplosa come un vulcano. Il suo sguardo verde intenso cercò ripetutamente quello dell'Arcangelo dell'Acqua, rassicurante, ma tutto ciò che Uriel ricevette in cambio furono occhiate irritate. Fortunatamente, quel calvario non durò ancora per molto: qualche secondo dopo l'ennesima occhiataccia scoccata da Djibril all'innocente Uriel, forse la peggiore, la porta si spalancò, e Mikael fece il suo ingresso nell'aula del tribunale, il passo leggermente claudicante, e l'aria di chi ha ben altre cose da fare ed è stato letteralmente costretto ad abbandonarle per presenziare alla più futile e noiosa delle assemblee. -Allora? Non avete ancora finito?- berciò, quasi si trovasse in un'osteria e non ad un consiglio di alte cariche del Paradiso. Djibril si armò di estrema pazienza, a questo punto, costringendosi ad indirizzargli soltanto il peggiore degli sguardi assasini del proprio repertorio, cosa che fece allungare le labbra di Uriel in un sorrisetto dilettato. Sehaliah, nonostante avesse finalmente captato l'ostilità di Djibril nei confronti del rosso, cercò tuttavia di apparire il più educata possibile, salutando l'Arcangelo con un timido sorriso. Arcangelo che, per tutta risposta, la ignorò completamente, così come ignorò il cenno del capo che Uriel gli rivolse. Imbronciato, il lungo spolverino grigio che indossava macchiato e strappato in più punti, l'elsa dell'enorme spadone a due mani che portava sulla schiena in bella vista, il braccio sinistro fasciato, Mikael non era proprio un bello spettacolo, quel giorno. O quantomeno, non uno spettacolo rassicurante, perchè un certo fascino quel nanerottolo incattivito lo emanava, un fascino leggermente sinistro, diverso, peculiare, un fascino che sapeva di sangue e terra bruciata....o almeno così parve a Sehaliah, che non l'aveva mai visto prima. Djibril, dal canto suo, sembrò semplicemente trovare pietoso quello spettacolo, perchè non commentò, e mentre Mikael prendeva posto davanti a lei, iniziò semplicemente a parlare, con estrema noncuranza, degli argomenti di cui avrebbero dovuto dibattere durante la riunione. -Mi aspetto massima serietà da tutti voi- stava dicendo, le braccia rilassate, le mani giunte all'altezza del ventre, quando un fragoroso clangore metallico spezzò l'idilliaca tranquillità del momento, facendo sobbalzare Sehaliah sullo sgabello. Subito dopo, la fanciulla si ritrovò a trattenere il respiro, mentre Djibril si accaniva con parole di fuoco su Mikael, che aveva ben deciso di irritarla ulteriormente sganciando l'enorme spada dal fodero sulla schiena, beandosi poi del fragore impressionante che aveva seguito questo suo gesto deliberato. Il ghigno dipinto sul volto dell'apparente ragazzetto non era descrivibile a parole, un malizioso misto di ripicca e divertimento, mentre il viso dell'Arcangelo dell'Acqua era letteralmente trasfigurato dal disprezzo. Sehaliah avrebbe quasi voluto tapparsi le orecchie per non sentirla sbraitare. -Arrivi in ritardo pazzesco, lurido come un cane randagio, portandoti dietro quella spada maledetta e.....- Djibril si fermò a riprendere fiato, brevemente, il viso arrossato dalla collera -...e ti permetti anche di comportarti in questo modo indegno!!!!!!!!! MIKAEL!- sbottò, e nel pronunciare il nome dell'Arcangelo il suo tono raggiunse un livello di tale furore da lasciare Sehaliah sbalordita. Anche Uriel si accigliò, a quel punto, distogliendo freddamente lo sguardo dai due contendenti. Mikael, ben lungi dal rimanere impressionato dal livore di Djibril, incrociò le braccia sul petto minuto e si esibì in uno “tsé” tipico della sua persona. Facendosi minuscola sullo scranno, Sehaliah desiderò ardentemente trovarsi ancora nel suo studio ingombro di scartoffie.
  
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