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Autore: n u m b    28/08/2012    0 recensioni
“Lui mi guardò indignato e per tutta risposta mi mandò un’occhiataccia e raccolse il suo soprabito.
- Allora? - dissi io battendo il piede scalza con le braccia conserte.
- Holden - bofonchiò lui tra i denti, - Holden Caulfield - rincarò la dose intento a raccogliere portafogli e Dio solo sa cos’altro.”

Avete mai letto “The Catcher in the Rye” (o in italiano, “Il giovane Holden”) di Jerome David Salinger? Questo sorta di storia ha come protagonisti Holden appunto, un adolescente sedicenne abbastanza sensibile che non sopporta il conformismo e le idee del tempo in cui è vissuto, ergo il 20° secolo e Nancie, una quindicenne ribelle e sconsiderata. Che succederebbe se questi due s’incontrassero, magari di notte, in giro per le strade di una New York gelida e illuminata dalle luci di Natale? Grazie per l’attenzione. Se vi è piaciuta la storia gradirei un commento, anche perché non sono sicura di volerla pubblicare tutta ~
PS. Scusate ma per svariati problemi ho dovuto ri-pubblicarla.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ebbene sì, questo è il secondo capitolo. Ho deciso di metterlo per vedere un po' come va. Se vedo che la mia storia è apprezzata, pubblicherò anche il terzo (che devo riscrivere per colpa di word che non mi ha salvato nulla *disperata*), se invece non piace a molti non vale la pena. Grazie per l'attenzione, e recensite recensite recensite!

n u m b 

Rimasi lì imperterrita a guardarlo un altro po’ mentre si rassettava: si abbottonò la camicia, si aggiustò la cintura e si strinse la cravatta. Dopodiché si appoggiò il soprabito al gomito e, con un sopracciglio inarcato, mi domandò: - Adesso sono più presentabile? Soddisfo maggiormente i suoi gusti? - evidentemente si stava riferendo a quando poco prima gli avevo detto che sembrava appena uscito dalla casa di una prostituta.
Schioccò la lingua e mi riscossi da quella sorta di trance, durante la quale ero rimasta a fissarlo imbambolata.
Era un individuo buffo nei suoi modi di fare. Era alto più o meno un metro e ottantacinque, capelli biondi tagliati a spazzola, che in quel momento erano tutti arruffati e pareva non vedessero un pettine da un bel po’ di tempo. Era mingherlino, tant’è che la camicia gli stava un po’ larga. Aveva gli occhi marroni, che però viravano al verde; un naso greco e ben proporzionato, bocca piccola. Quello che mi colpì però, furono senz’altro le mani e la voce. Aveva mani grandi con dita lunghe e affusolate che si muovevano freneticamente nell’aria, come a sottolineare ciò che diceva. Aveva una voce non troppo bassa, suadente e un poco arrochita dal fumo.
In ogni caso, appena mi riscossi dalla trance e via discorrendo, gli risposi: - Se non altro adesso non sembra aver passato la notte  con una sgualdrina.
Lui grugnì e si girò camminandomi avanti. Io non so bene perché lo feci ma mi affrettai e lo raggiunsi, mi portai davanti a lui proclamando: - Ad ogni modo, io mi chiamo Nancie.
Lui parve sorpreso di vedere che io gli porgevo la mano e mi pentii subito di averlo fatto; Cristo santo, che cosa mi era venuto in mente, di mettermi a fare conoscenza con degli sciagurati che si aggirano la notte verso Central Park?
Dopo un po’ mi strinse la mano e restammo lì a fissarci non so per che motivo e lui bofonchiò: - Non sono solo io quello strano qui, comunque, perché nemmeno lei è nelle migliori condizioni, dato che ha i collant o vattelapesca come si chiamano quella sorta di reti che le fasciano le gambe strappati, cammina scalza, ho una tale quantità di roba impiastricciata sul viso e con questo freddo, lei va in giro con quel pezzo di stoffa che non le copre nemmeno le spalle e a malapena le arriva alle ginocchia.
Io mi riguardai con un’espressione sul viso che era a metà tra l’arrabbiata e lo stupita e dovrò essergli sembrata totalmente ridicola in quel momento, Cristo santo; a disagio mi tirai giù il vestito e prontamente gli gridai di rimando: - Se proprio vuole saperlo, non sono fatti suoi i motivi per i quali sono in queste condizioni. E’ solo un pervertito che, per giunta, mi si è anche buttato addosso! Bel modo di fare conoscenza eh! Complimenti!
La mia voce riecheggiava per la strada e appena lui ebbe compreso ciò che avevo detto, mi puntò un dito accusatorio contro e, sempre gridando, rispose: - Beh mi scusi tanto se lei è così ubriaca o insonnolita o Dio sa cos’altro che non ha manco provato a scansarmi!
-Oh andiamo, la finisca! Dica semplicemente che voleva finirmi addosso per placare i suoi schifo di istinti da pervertito!
Sorrisi con aria compiaciuta per poi passarmi una mano tra i capelli. Era a pochi metri di distanza da me, vedevo chiaramente come stava cominciando ad odiarmi: lo vedevo dai suoi occhi che guizzavano da una parte all’altra. Si avvicinò a me, sempre con quel dito puntatomi contro. Era così alto che per riuscire a guardarlo negli occhi dovevo alzare la testa come se stessi guardando le stelle. Notai che gli occhi gli si schiarivano notevolmente quando si arrabbiava: gli erano diventati quasi verde chiaro intorno alle iridi.
Devo ammettere che ci trovavo un sadico piacere a stuzzicarlo, e avevo un sorriso serafico stampato sulle labbra e negli occhi una luce quasi malefica.
Holden balbettava furioso senza riuscire ad articolare mezza parola schifa, allora io gli misi una mano sulla spalla e con tono di falsa consolazione puntualizzai: - Sarò molto franca: a guardarlo sembra pazzo e a giudicare dal rossore che le dipinge la faccia dà l’idea di essere sul punto di ammalarsi. Le consiglio di andare nel suo alloggio e mettersi subito al letto, provvisto di coperte pesanti, dopo aver preso due o tre aspirine. Ah, e se devo proprio dirle la verità sembra più ubriaco io che… - non mi lasciò nemmeno finire che si scrollò velocemente le mie mani dalle spalle ed esplose urlando come un dannato dapprima suoni inarticolati, poi farneticò che non potevo permettermi di parlargli così eccetera eccetera. Io rimasi lì ad ascoltarlo con pazienza, e quando ebbe finito la sua tiritera di parole senza senso, aveva il fiatone.
Dopodiché, sempre con quel tono serafico, aggiunsi: - Oh suvvia si calmi adesso, non si dovrebbe vergognare di ammettere la verità! Mi dica l’indirizzo del suo alloggio e io lo accompagnerò, va bene? - detto questo lo presi sottobraccio come se fossimo amici per la pelle. Probabilmente era solo un pazzo che aveva bisogno d’assistenza.
Lui mi intimò di starmi zitta altrimenti mi avrebbe strangolata e, all’apice del furore, mi spinse all’indietro facendomi cadere un’altra volta, solo che io poco prima di toccare terra avevo afferrato la sua cravatta, cos’ che mi ero trascinata dietro nella mia caduta anche lui. Io finii distesa supina, con la testa di Holden  nell’incavo del mio collo e il suo corpo schifo sopra il mio.
- Ecco, glielo dicevo io che era un pervertito! Si levi di dosso! - tuonai abbastanza furiosa scansandolo energicamente e buttandolo accanto a me. Mi rialzai di scatto indignata, portando istintivamente le mani a coprirmi il petto. - Devo chiamare la polizia per molestie sessuali? - urlai un’altra ennesima volta.
Iniziai a pensare che forse era veramente un pervertito e mi allontanai di qualche passo.
Lui si mise a sedere, con un’espressione imbarazzata in faccia.
- Senta, chiariamo le cose<. È lei che si è aggrappata alla mia cravatta e io non sono riuscito a rimanere in piedi e quindi mi è stato impossibile non finirle addosso! Non ho affatto intenzione di violentarla né niente e non sono un maniaco sessuale!
Si rialzò. Si rimise il soprabito che gli era di nuovo caduto e aggiunse: - E non ho idea del perché siamo finiti in questa situazione, quindi la saluto.
Detto questo si avviò a passo svelto davanti a me dandomi le spalle. Io non volevo che andasse via; maniaco sessuale o no, uno, avevo bisogno di compagnia, due, mi divertivo troppo a stuzzicarlo.
Mi misi a corrergli dietro e mormorai affannata: - Non ha…paura…che mi possa succedere qualcosa?
Holden si fermò un attimo e mi guardò con aria sbieca mentre riprendevo fiato.
- E che cosa le dovrebbe succedere? E io come potrei impedirlo in ogni caso?! Se ne torni a casa e non le accadrà nulla!
Mi misi una mano su un fianco.
- Uno, non ho affatto intenzione di tornarmene a casa, preferirei essere squartata viva; due, lei è un uomo e io una donna, sicuramente riuscirebbe a proteggermi un minimo in più di quanto potrei fare io da sola!
- Dimentica che io non ho il dovere di proteggerla.
Sorrisi con aria di sfida.
- Cos’ha intenzione di fare allora? Lasciarmi qui?
Il ragazzo mi guardò confuso.
A dire la verità non sapevo nemmeno io che cosa avevo intenzione di fare. Certe volte cerco compagnia dovunque e se sono sola mi sento come un pesce fuor d’acqua. Altre invece odio anche solo se qualcuno prova a parlarmi. Non riesco a capirmi nemmeno io, probabilmente sono malata nella testa o giù di lì.
In ogni caso, me ne stavo su qame="title" If a body catch ael ragazzo che aveva detto di chiamarsi Holden e via discorrendo.
-  Beh mi spieghi lei cos’altro dovrei fare! Portarla con me? Portarla con un maniaco sessuale, come dice lei?!
- Senta un po’. Lo sa che se lei mi lascia qui da sola e questa notte mi accadesse qualcosa e io rimanessi ancora viva per raccontare ciò che è successo metterei la polizia sulle sue tracce dicendo che non mi ha protetto?
Holden si grattò la testa e grugnì a disagio.
- Quindi? Che fa, viene con me?
E io, come se me l’avesse proposto, anche se sapevo benissimo che non mi aveva invitato a rimanere, risposi: - Accetto con piacere la sua proposta.
Ci incamminammo lungo il marciapiede in silenzio.
Ammetto che si stava rivelando un individuo abbastanza simpatico, anche se non ho idea di come pensassi che fosse simpatico, visto che fino ad allora non ci eravamo nemmeno scambiati cinque parole di fila senza litigare. Tuttavia, avere compagnia mi aveva messo di buon umore, e già quella era un grande cosa.
Dunque, stavamo camminando sul marciapiede, faceva un freddo cane ed erano quasi le cinque di mattina.
- Comunque, dato che staremo insieme per un po’ di tempo, mi sembra ridicolo continuare a darci del lei. Non sono una vecchia bacucca.
- Il carattere è quello - mormorò lui di rimando.
Io lo spinsi di lato guardandolo di traverso.
- Si può sapere dove stiamo andando? Io voglio andare a Central Park!

  
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