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Autore: Dave637    28/08/2012    4 recensioni
Le urla lo svegliarono di soprassalto.
Maledì quel momento con tutte le proprie forze.
Odiava essere svegliato di colpo.
Si sedette sul letto.
La testa gli pulsava, sembrava che qualcuno lo stesse colpendo con un maglio da fabbro.
Non lo definirei un horror, lo definirei più d'azione. Ma chiunque cerchi un racconto sugli zombie, cercherà nella sezione horror, quindi lo posterò qui.
Genere: Azione, Horror, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le urla lo svegliarono di soprassalto.
Maledì quel momento con tutte le proprie forze.
Odiava essere svegliato di colpo.
Si sedette sul letto.
La testa gli pulsava, sembrava che qualcuno lo stesse colpendo con un maglio da fabbro.
Guardò la sveglia massaggiandosi le tempie per cercare di far passare quelle fastidiosissime fitte.
Le nove... Era andato a dormire nemmeno tre ore prima...

Grazie al cazzo che non mi è ancora passata

Si stropicciò gli occhi e stirò i muscoli. Si alzò. Lo sbalzo di pressione gli fece venire un capogiro, tanto che si dovette appoggiare allo stipite della porta per non cadere.

Ok, da oggi basta con i sabati-cocktail

Era una stronzata, e lui lo sapeva benissimo. Ormai era praticamente una tradizione, il sabato sera si usciva e dopo si andava a bere qualcosa.
Al piano inferiore continuavano a fare un casino infernale.

Ma guarda te 'sti stronzi, di domenica mattina alle nove devono fare tutto 'sto bordello?

Si trascinò non senza difficoltà verso il bagno. Arrivato, si buttò sul lavandino, nel tentativo di darsi una rinfrescata al viso. Tentativo che si rivelò completamente fallimentare. Tutto quello che ottenne fu un respiro mancato quando l'acqua gelida gli toccò il volto e null'altro. Il mal di testa continuava a incalzarlo.
Tornò in stanza, buttandosi sul letto. Si prese la testa tra le mani
Alzò lo sguardo, fissando la foto appesa al muro di quando era militare. Ormai erano passati quasi due anni.
Il rumore e gli schiamazzi continuavano incessantemente.

Mi hanno proprio rotto i coglioni...

Si alzò di scatto, infilò una maglietta e un paio di pantaloni corti e si diresse a passo deciso verso il balcone. Aprì la porta a vetri e spalancò le imposte. Un riflesso piuttosto fastidioso lo sorprese, costringendolo a strizzare gli occhi mentre le pupille si adattavano a questa nuova luce. Dopo qualche istante guardò il cielo. A dire il vero non c'era molto sole, anzi, era quasi tutto coperto da fitte nuvole di un grigio bluastro piuttosto scuro, quasi tendente al viola. Non aveva mai visto un colore del genere. Si distingueva malapena qualche isolato raggio luminoso dietro una coltre scura, ma, a quanto pareva, era sufficientemente forte da dare fastidio.
Abbandonò quei pensieri meteorologici per concentrarsi sullo scopo primario per il quale era andato in terrazza: urlare contro quegli infami che lo avevano sbrandato di prima mattina.
Prima mattina... beh, non esattamente, ma per lui lo era.
Davide si reputava una persona molto tranquilla e pacifica se non veniva provocato. Ma svegliarlo di colpo era una provocazione deliberata. Nella maggior parte dei casi anche l'unica. Non era esattamente piccolo, dati il suo quasi metro e novanta e i suoi novanta chili, quindi di solito la gente si guardava bene dal dargli fastidio.
Guardò verso il giardino sottostante e vide il suo “amato” vicino giocare con suo figlio facendo schiamazzi quasi inumani. Stavano facendo a una sottospecie di tiro alla fune con quello che sembrava un manicotto, o un asciugamano arrotolato.

- ALLORA! LA SMETTIAMO DI FARE TUTTO QUESTO CASINO!? QUI C'È QUALCUNO CHE DI NOTTE LAVORA... -

Grande balla, ma non lo poteva sapere.

- E AL MATTINO GRADIREBBE RIPOSARE! SMETTETELA DI FARE TUTTA 'STA CONFUSIONE E ANDATE A GIOCARE IN CASA CON QUEL... con quel... -

Osservò con attenzione l'oggetto in questione.

- … braccio? - la parola venne quasi sussurrata con un tono più incredulo che altro.

No, no poteva essere un braccio... no, era assurdo dai. Scrutò con maggiore attenzione.
Ora, va bene che era ancora rincoglionito dal sonno, va bene che era ancora in preda ai postumi di una sbronza...

- … ma quello è un braccio, cazzo... -

Era proprio un braccio, non si stava sbagliando. Era un arto che una volta apparteneva a qualcuno e che ora rappresentava il balocco di due psicopatici che se lo contendevano.

- MA TI SEI DROGATO E HAI DROGATO PURE TUO FIGLIO!? MALEDETTO PSICOPATA, ORA CHIAMO LA POLIZIA! -

Il vicino e il ragazzino si voltarono per la prima volta verso l'alto.

- Oh, cazzo... -

I due lo stavano fissando. O almeno Davide credeva che lo stessero facendo. Lo credeva perché il ragazzino era completamente privo di bulbi oculari, mentre il padre aveva le pupille e le iridi completamente bianche. Ma quello non era il dettaglio più raccapricciante. Osservandoli con maggiore attenzione si accorse che erano praticamente dei cadaveri che camminavano, con grandi ferite su tutto il corpo, un colorito cadaverico e chiazze di sangue pressoché ovunque.
Emisero una sorta di ruggito straziante, lasciando cadere a terra il braccio e protendendo gli arti verso l'alto, come per raggiungerlo.

- Oh, cazzo... - Ripeté Davide.

Si voltò, rientrò in casa e si chiuse la finestra alle spalle.
Si grattò la testa, mentre si dirigeva con calma verso la camera da letto. Si stiracchiò nuovamente.

Cocktails del cavolo... non devo più mescolare, guarda che sogni del cazzo che mi fanno fare.

Si distese a letto e si coprì con le coperte. Fortunatamente si era reso conto si trattava solamente di un sogno, odiava svegliarsi di colpo dopo un incubo.
Prese a girarsi nel letto per circa un quarto d'ora.
E ti pareva? Non riusciva a prendere di nuovo sonno.

Aspetta..

Non era normale sognare di non riuscire ad addormentarsi...
Udì dei colpi al portone. Non era qualcuno che bussava, era come se qualcuno stesse sbattendo continuamente contro la porta.

- Oh cazzo... -

Sembrava non riuscire a dire altro, ma probabilmente nessuno nella sua situazione avrebbe saputo farlo.
Si fiondò giù dalle scale, rischiando quasi di cadere. Al piano terra dell'appartamento, che comunque era al primo piano del condominio, ebbe la conferma: qualcuno stava sbattendo contro la porta. Si avvicinò all'ingresso molto lentamente, cercando di fare il minor rumore possibile. I colpi continuavano incessantemente.
Davide osservò lo spioncino. Doveva guardare fuori, ma non voleva.

Dai, non fare il coglione, prima hai visto male e questo... boh, sarà un cane, o qualcuno che ha bisogno d'aiuto. Devi guardare.

Si stava mentendo da solo. E lo sapeva. Non aveva visto male, se c'era una cosa che lo aveva sempre contraddistinto anche quando era militare, era il suo colpo d'occhio e la sua capacità di valutazione. Non poteva essersi sbagliato, ma doveva trovare il coraggio per guardare. Non era un codardo, ma una situazione del genere avrebbe messo alla prova il coraggio di chiunque.
Fece un profondo respiro e si affacciò allo spioncino. Vide quello che temeva: i volti sfigurati dei suoi vicini di casa che cercavano di entrare. E il loro scopo era ben poco misterioso.

Dio benedica chi ha inventato i portoni blindati.

Per sicurezza diede le ultime due mandate alla serratura.
Si strofinò il naso e si passò la mano tra i capelli nervoso

E adesso?

Era al sicuro, quello era certo. Quella porta blindata non sarebbe venuta giù per nulla al mondo. E tra l'altro abitava al primo piano. Ma come quei cosi non potevano entrare, lui non poteva uscire. Avrebbe trovato una soluzione con calma... se fosse riuscito a calmarsi.
Si buttò sul divano e accese il televisore. Voleva scoprire cosa diavolo stesse succedendo e se “la situazione” fosse contenuta o meno. Voleva rifiutarsi di credere che si trattasse realmente di quello che stava pensando.
Cominciò a scorrere i canali.
Stessa situazione su tutti. Un sibilo prolungato e un “Ci scusiamo per il disagio, i programmi riprenderanno appena possibile”.

Non è un buon segno.

I colpi stavano continuando, quelle... cose non sembravano aver nessuna intenzione di andarsene.
Forse la radio sarebbe stata di maggior aiuto. Davide salì in camera sua e tirò fuori dal fondo di un cassetto una vecchia radio. La collegò alla corrente e, canale dopo canale, cercò di scoprire come stessero realmente le cose.
Ormai aveva scorso più di metà dei canali e stava cominciando a perdere la speranza, quando finalmente gli parve di sentire qualcosa di comprensibile. Smanettò un po' con la rotella e alzò lievemente il volume.

“...re calmi. Le autorità stanno cercando di tenere sotto controllo la situazione. Siete pertanto invitati a restare nelle vostre case e a non uscire, i soccorsi arriveranno quanto prima, esponete lenzuola bianche alle finestre e sui tetti e sarete aiutati. Vi invitiamo a stare calmi. Le autorità stanno cercando di tenere sotto controllo la situazione. Siete pertanto invitati a restare nelle vostre case e a non uscire, i soccorsi arrivera...”

Spense la radio. Un messaggio preregistrato. Per quello che ne sapeva poteva essere in onda da ore, e nel frattempo avrebbe potuto succedere di tutto senza che nessuno lo togliesse.

Merda

Andò a sedersi sul letto e si prese la testa tra le mani. Ora le fitte erano passate. Aveva troppi pensieri per avere ancora mal di testa. Doveva decidere cosa fare.
E doveva decidere rapidamente.

  
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