CAPITOLO QUATTRO.

Trascino il mio culo piatto verso il tavolo meno esposto della mensa. Passo tra i tavoli dei sportivi, delle cheerlider, e poi i nerd.

Penso a come ho lasciato Joe in classe, un piccolo ghigno mi appare sul viso. Ancora non è nemmeno arrivato in mensa.

Prendo posto e d'impegno taglio la mela a metà. Metà la mangio e metà la tengo per cena. La mordo ed è fresca, un piacere per il palato.

Vorrei restare concentrata su quel sapore divino, ma i miei occhi cadono su un tizio che cammina disorientato per la mensa, i capelli castano chiari e

gli occhi marroni che si guardano attorno, cercando un posto libero. I miei sensi mi mettono subito all'allerta, se non ci sono altri posti prenderà posto vicino a me. 

Guarda dalla mia parte ed in quel momento sono fottuta, si avvicina cautamente e prende posto a due sedie di distanza da me. Do un altro morso alla mela osservandolo.

« Sei nuovo? » domando con la bocca ancora piena. Alza lo sguardo solo per un secondo, e torna al suo piatto facendo un cenno di assenso con la testa.

«Come ti chiami? » chiedo insistente. Odio le persone a cui devi tirar fuori le informazioni dalla bocca con un cavatappi elettrico stile motosega.

Il suo sguardo mi fa capire che forse non sono molto desiderata nella sua conversazione tra lui ed il suo piatto di pasta da ospedale, ma in fin dei conti

è lui che si è seduto al mio tavolo.

« Andrew. Andrew. » dice facendo una smorfia con il naso.

« Allora, Andrew Andrew, a che anno stai? » domando incartando attentamente la metà di mela che non mi spetta per pranzo.

Lui prende un sorso d'acqua dalla bottiglietta e poi prende un respiro profondo: « il secondo. Tu? »

« l'ultimo anno. » annuisco alzandomi « benvenuto alla Silver High School, Andrew. » gli sorrido e infilo la mela rimasta nella mia tracolla.

 

Cammino decisa verso l'aula professori, dove sicuramente Joseph sta pranzando da solo. Entro e lo trovo seduto di spalle alla porta, con il suo

porta pranzo ben sistemato sul tavolo. Sembra uno sfigato, ha perfino il tovagliolo intorno al colletto della camicia.

« Professor Jonas! » dico con tono squillante, lui sobbalza e mi fulmina con lo sguardo. 

« Alex! Non mi devi urlare alle spalle in questo modo!» ancora mi guarda male, non riesco a non ridere e lui se ne accorge.

Sono divertita « Scusi Prof, mi dimentico sempre che lei non ha più l'età per queste cose, non vorrei mai farla morire di crepa cuore. » sono sarcastica.

Lui cerca di rimanere serio, ma sul viso gli spunta l'ombra di un sorriso fantastico.

Mi siedo accanto a lui che ancora rido tra me e me, e gli sistemo il fazzoletto di carta che ha nella camicia meglio.

« Dopo quello che hai fatto prima, hai il coraggio di imbucarti in sala professori, sola con me? » domanda con la voce roca.

BEM! BEM! BEM! BEM! Ecco che manda la sua eroticità alle stelle, con poche parole. Lo stomaco fa un triplo salto mortale nella mia pancia prima

di tornare al suo posto.

« Mi piace sfidare la sorte Professor Jonas.. » gli rispondo. 

Sono decisamente troppo vicina a lui. Sento il respiro caldo, sfiorarmi le guance, con quel gesto è capace di stimolare tutto il mio corpo.

Lui si sposta e mi lascia a bocca asciutta. « Oh Alex, sei molto coraggiosa. Ma… » la sua voce è sensuale.

« Ma…? » domando. Ma l'aria mi viene a mancare, perché la mia mente vaga.

« Ma, siccome qualcuno prima mi tirava tantissimo Alex, in bagno mi sono dato una sistemata. » un sorriso gli spunta sul viso. Scherza, credo..

« Ti sei masturbato quando io stavo a 5 passi da te?! » gli chiedo alzando il tono della voce. Lui scoppia in una risata fragorosa che mi inonda le orecchie,

vorrei ridere con lui, se solo non fosse che il mio cervello sta proiettando la scena nella mia testa.

Lui, con le mani lì, che si masturba pensando a me, o almeno spero!

Son sicura che sta cogliendo i miei pensieri, perché smette di ridere e torna a quella sua espressione da maniaco sessuale/dio del sesso/porno attore.

« Per te potrei fare uno strappo, e sforzarmi un po'. » dice tutto insieme, chiudendo a chiave la porta dell'aula professori.

Non ho nemmeno la forza di rispondergli, gli getto le braccia al collo assaporandolo, respirandolo.

In fondo è qui che è iniziato tutto, su uno squallido tavolo di una squallida e scarna aula professori, ma le cose dall'ultima volta son cambiate, perché

quel giorno io ero ancora frigida, perfino nei suoi confronti, ed ora mi scoppia il cuore solo a toccarlo. 

Lo faccio mio, o forse lui mi fa sua. Per quelle poche decine di minuti, io non sono di nessun altro, e lui non è di nessun'altra, solo mio, e delle mi braccia.

« Oh Alex! » ansima nel mio orecchio. Sto prendendo parte della scrivania da quanto mi sta addosso, ma non cambierei nulla di questo momento. 

Quello che si sta consumando su una scrivania della Silver High School è al quanto immorale e fuori luogo, e a noi piace così.