Eccomi di nuovo qui...in ritardissimo. Mi dispiace, ma non avevo davvero ispirazione O.O Questo capitolo era nato come l'ultimo in assoluto, ma dopo una chiacchierata con la Lollo ho deciso di scrivere almeno un corto epilogo XDD Quindi a meno che non abbia un'illuminazione improvvisa (cosa molto poco probabile XD) il prossimo sarà l'ultimo capitolo ^^.
CAPITOLO DECIMO
Facevo girare la matita fra le dita, mentre guardavo con
aria perplessa il foglio che avevo sotto gli occhi. Ecco, questa è
sicuramente giusta...questa non sono così sicura...ma chi se ne importa, tutto
il resto va bene. Perfetto, pensai.
L'esame era andato meglio di quello
che pensassi. Sicuramente a casa, ripensandoci, avrei trovato qualche errore
quando sarebbe stato troppo tardi, ma ero abbastanza soddisfatta di me stessa.
La laurea è ad un passo, Granger.
Sorrisi, alzando il polso per
riuscire a leggere l'ora. Notai che anche gli altri ragazzi cominciavano ad
agitarsi per il tempo che stava per finire, e decisi di prevedere tutti,
alzandomi e consegnando i fogli all'accigliato professore che ci stava
controllando.
Gli sorrisi, più per il ridicolo farfallino che portava che per
educazione, e abbandonai l'aula con un preoccupazione decisamente grande
in meno sullo stomaco.
---------------------------------------------------------------------------------------------
-
Non dirmelo. E' andata malissimo...forse hai fatto addirittura un paio di
errori - disse Ginny dopo essere corsa alla porta verso di me, probabilmente per
la mia espressione tranquilla.
- No, ma quasi - le risposi - forse ne ho
fatto uno -.
- Aaah, l'ho sempre detto che la mia migliore amica è un mito! -
esclamò lei saltandomi addosso e baciandomi la guancia con affetto.
Non ebbi
neanche il tempo di ringraziarla che mi allontanò bruscamente, tenendomi solo
per le spalle.
- A proposito, lui ha chiamato - mi disse, seria.
- Lui
chi? - finsi di essere perplessa, anche se le guance troppo rosate mi
tradirono.
Ginny alzò le sopracciglia, lanciandomi il suo classico sguardo
non-provare-a-prenderti-gioco-di-me. - Molto divertente. -
- Okay, forse
non ero credibile. Che ha detto? - le chiesi, smettendo di rinchiudere dentro di
me la mia contentezza.
- Ha detto che avrebbe voluto sentirti per
festeggiare...o per consolarti - rise all'ultima affermazione.
Mi spostai da lei senza dire una parola e mi gettai sul
divano.
- Oddio, non posso rivederlo - dissi io a bassa voce dopo qualche
secondo, fissando il soffitto.
- E perchè no? - mi chiese Ginny mentre si
sedeva accanto a me.
Io la guardai con un'espressione colpevole. - Ehm... -
mi bloccai.
- Dài, prima o poi dovrai dirmelo - continuò lei con l'aria di
chi la sapeva lunga.
Le scoccai uno sguardo fusioso: - Tu sai -
-
Sì, in effetti sì - rispose, guardandosi le unghie - a cosa ti riferisci
esattamente, però? -
- Lo sai - continuai io imperterrita, senza
addolcire lo sguardo.
Senza il mio stupore, Ginny scoppiò a ridere. - Mi
stavo chiedendo quando me l'avresti detto...ci sono rimasta male, credevo di
essere la tua migliore amica -.
Io scattai in piedi, senza toglierle gli
occhi di dosso. - Tu ci hai visti e non hai neanche il buon senso di dirmelo?!
-
- Be', neanche tu hai avuto il buon senso di dirmi che ti aveva baciata! -
continuò, affatto spaventata dalla mia reazione.
Fissai il suo sguardo deciso
per qualche secondo, poi sospirai e mi ributtai sul divano con un
puff.
- Okay, lasciamo perdere. E' una giornata troppo bella per
rovinarla discutendo - sbuffai, cercando di calmarmi.
- Certo, anche perchè
non parleremo molto per il resto della giornata, visto che adesso vai da lui.
Ah, tranne quando tornerai, a qualsiasi ora, perchè ovviamente voglio sapere
tutto. -
La guardai, esasperata: - Da lui? Ma dove? -
- Non lo so e non mi
importa. Esci, cercalo, trovalo e poi fate quello che vi pare, basta che stiate
insieme. Aaah, lo sento, manca poco all'inizio, ormai! -
- Se lo dici
tu...- dissi, senza convinzione. Poi alzai la testa di scatto, facendo
sobbalzare Ginny. - Anzi, sai cosa? Hai ragione, adesso esco - e senza darmi
neanche il tempo di cambiare idea mi alzai e afferrai il cappoto, senza
metterlo. Mentre aprivo la porta sentivo Ginny ridere a crepapelle.
Mi
bloccai immediatamente non appena vidi un paio di piedi accanto allo zerbino,
sobbalzando indietro dallo spavento. Alzai lo sguardo per scroprire chi ne fosse
il proprietario, e lo stupore sul mio volto si trasformò in un
sorriso.
- Andiamo, credevi sul serio che non sarei venuto? - mi
chiese Ron alzando le sopracciglia, cercando di nascondere l'aria
divertita.
- In effetti me lo sarei dovuto aspettare - dissi semplicemente,
avvicinandomi a lui per abbracciarlo. Come al solito, era capace di farmi
passare l'imbarazzo per qualsiasi cosa, nonostante tutto. Un bacio, in
quell'occasione.
- E' andata bene, non è vero? - mi chiese lui avvolgendomi
le spalle con un braccio e spingendomi a camminare. Prima di rispondergli chiusi
la porta dietro di me senza salutare Ginny, dato che aveva stranamente
finto di non essere presente.
- Sì...sì - risposi, mentre la mia
convinzione andava man mano sfumando. Intanto il mio cuore cominciò a galoppare
a causa della sua mano sulla mia spalla, me lui non sembrò
accorgersene.
- Bene! Ne ero sicuro...- sembrava felice davvero, ma
avevo come l'impressione che la tristezza si nascondesse dietro i suo occhi
sorridenti. - e dato che dobbiamo festeggiare, adesso ti porterò ovunque tu
voglia! Magari evita mete troppo lontane però, ci facciamo un piacere entrambi
-
Io scoppiai a ridere. - Al negozio. Voglio andare a lavorare! -
Lui mi
lasciò le spalle e si mise davanti a me, stupito. - Cioè, in un giorno come
questo tu vuoi andare a fare la commessa? -
- Esatto! Mi piace stare lì,
sento di farne parte in qualche modo...e in questi giorni mi siete mancati... -
dissi, rimettendo un boccolo al suo posto.
Lui sorrise con aria ancora
perplessa, prima di dare il suo ok.
---------------------------------------------------------------------------------------------
Ne avevo davvero sentito la mancanza durante quegli
interminabili giorni in cui non facevo altro che studiare. Incredibilmente,
avevo sentito la mancanza del lavoro. O almeno era quello che
pensavo...mentre ridevo di nuovo alle battute di Ron sul mio modo di rimettere a
posto le maglie, mi resi conto che in fondo era solo lui quello che mi
era mancato. Il lavoro per me era solo l'occasione per stare con lui, quindi
stare bene.
Negli attimi di silenzio mi ritrovavo sempre a pensare
all'esame con ansia. Ma non ansia di aver sbagliato, di aver fatto anche quel
minimo errore con cui sarei stata buttata fuori. Ero davvero ansiosa di essere andata bene?
Diedi la
schiena a Ron, occupato in non so che modo con la cassa, mentre i miei occhi si
riempivano di lacrime.
Stava finendo. Il tempo a nostra disposizione
stava davvero finendo.
Una lacrima cadde sul maglione che tenevo in mano,
ricordandomi dove fossi e cosa stessi facendo. Mi passai una mano sulle guance,
cercando in ogni modo di non singhiozzare. Rendendomi conto che mi sarei fatta
scoprire, mi avviai velocemente verso un camerino dall'altra parte del negozio e
continuai a piangere pur cercando di smettere.
Lo specchio mi restituiva il
riflesso. Avevo gli occhi rossi e il viso tutto bagnato. Dio, sono
orribile.
Chiusi gli occhi fortemente, illudendo che questo avrebbe
impedito alle lacrime di scendere, quando sentii una mano sulla mia spalla,
di nuovo.
- E' inutile darmi le spalle per non farti vedere quando hai
uno specchio davanti - mi sussurrò Ron con la voce dolce, mentre riaprivo gli
occhi per lo stupore e cominciavo a piangere più forte. Non dissi niente, e lui
mi abbracciò da dietro, poggiando il mento sulla mia spalla.
Vedevo il suo
sorriso attraverso lo specchio.
- Vedrai che andrà tutto bene - mi disse.
- E' proprio
quello che mi fa paura - riuscii a dire, balbettando per il pianto.
- Vedrai
che andrà tutto bene - ripetè lui, lanciandomi uno sguardo.
Io feci una
risatina - Ok - risposi semplicemente.
- E' per il mio fascino, vero? Non
puoi più staccarti da me -. Sentivo il suo respiro sul mio collo.
Continuai a
ridere, mentre le lacrime cadevano sempre meno abbondantemente. E' sempre
lui, daltronde.
- Lo so che adesso dovrei fare una battutina acida, ma è
proprio per questo, sì - fui sincera, lasciandolo apparentamente senza
parole.
- Non vuoi andare - disse. Non era una domanda.
- Non voglio
andare. Ma devo - risposi, mordendomi un labbro per cercare di non ricominciare
a piangere.
Lui si staccò da me senza rispondere, prendendomi per le spalle e
obbligandomi a girarmi, con un movimento veloce. Mi guardò per un attimo negli
occhi e poi mi baciò, tenendomi una mano dietro al collo.
Non era lo
stesso bacio del giorno prima, quello a fior di labbra, quello casto; stavolta
ci aveva messo tutta la passione che probabilmente aveva sempre represso, e io
gli risposi con altrettanta. Mi alzai in punta di piedi e incrociai le mie mani
fra i suoi capelli, mentre il cuore stava per esplodermi e le lacrime si
asciugavano.
Credo che se non fosse stato per quell'uomo non ci saremmo
fermati mai.
- Ehi, c'è nessuno? - sentii dopo circa un minuto, ed era
probabilmente la voce di un ometto che non sembrava particolarmente allegro. Ron
mi prese il viso fra le mani e allontanò le nostre labbra, per poi fare due
passi indietro senza smettere di guardarmi e sorridere.
- Pensaci - mi disse
solamente, sparendo dalla mia vista per andare a fare il suo lavoro.
Spero in qualche recensioncina, ormai si sa XD A presto!
Jejje