Every piece of your heart
Whatever it takes, it’s fine.
Quando
arrivai a casa, entrando nel salotto, ero ancora più nervosa di prima, per
quanto ciò fosse possibile.
Avevo
provato a chiamare Rossella almeno una decina di volte, ovviamente non
ricevendo alcuna risposta.
“Mamma, sono
a casa!”, urlai sbattendo senza molta cura il portone principale alle mie
spalle.
Non mi
giunse alcuna risposta, così mi spostai in sala.
Spalancai
gli occhi per la sorpresa quando vidi Rossella intenta a bere del tè al limone
con mia madre e Ludovica al seguito.
“E tu cosa
ci fai qui?”, le domandai lasciando cadere pesantemente la borsa a terra.
Ero davvero
esausta.
“Grazie per
gli auguri, eh!”, mi canzonò lei, ma era evidente che non fosse arrabbiata.
Sul suo viso
era disegnato un sorriso che definire a trentadue denti sarebbe stato davvero
riduttivo.
Era talmente
di buon umore che in quel momento pensai si fosse completamente dimenticata di
quel dannatissimo concerto che tanto mi stava facendo penare.
Le sorrisi a
mo’di scusa e mi avvicinai a lei, aprendo le braccia. Ross si alzò per venirmi
in contro, così da poterci abbracciare.
“Mi dispiace
per i biglietti Ross!”, sussurrai tra i suoi capelli.
La sentii
annuire comprensiva e rilassata sulla mia spalla.
Le era passata prima del previsto, almeno!
“E comunque
auguri, diciottenne!”, aggiunsi subito dopo, stampandole un sonoro bacio sulla
guancia.
“Grazie! Ora
manchi solo tu, diciassettenne!”, mi prese in giro tornando a sedersi sul
divano accanto a Ludo.
Mia madre
era sparita dalla circolazione, ma non mi preoccupai di cercarla.
“Com’è che
oggi non sei venuta a scuola?”, mi chiese Ludovica dopo che ci fummo salutate
adeguatamente.
Sorrisi
istintivamente immaginando la reazione che le mie amiche avrebbero avuto,
soprattutto la festeggiata, tra pochi, pochssimi minuti.
“Diciamo che
sono stata impegnata.”, dichiarai rimanendo sul vago, cercando di suscitare il
loro interesse.
Le vidi
annuire, ma evidentemente le mie parole non sortirono su di loro l’effetto
desiderato.
Per un
istante si voltarono, guardandosi negli occhi, quasi potessero comunicare con
uno sguardo. Rimasi spiazzata per quel gesto di complicità che non potei
condividere.
Rossella
aveva preso a battere le mani freneticamente, mentre Ludovica rideva a metà tra
l’isterico e l’eccitato.
Cosa stava succedendo?
“Dobbiamo
dirti una cosa!”, annunciò trionfante Rossella sporgendosi verso di me che mi
ero appena appollaiata sulla poltrona.
La guardai
con fare scettico e preoccupato. Il suo tono di voce non prometteva nulla di
buono.
“Dite,
allora!”, le incitai visto che continuavano a rimanere in silenzio.
“Abbiamo i
biglietti!”, urlarono in contemporanea saltando all’in piedi, per poi gongolare
dalla felicità.
Sgranai gli
occhi.
Cosa? Come? Ed io che come una stupida avevo
pure perso una giornata di scuola!
Cercai di
sembrare entusiasta, del resto era il minimo che potessi fare dopo il casino
che avevo combinato.
Mi alzai e
mi avvicinai a loro per abbracciarle, visto che ancora non sembravano calmarsi.
“E come
avete fatto?”, chiesi palesemente sorpresa.
Loro
continuavano a fare piccoli saltelli, lasciandosi scappare di tanto in tanto
delle urla di gioia, unite a parole sconnesse che procuravano solo altre
risate. Cercai di sorridere anche io.
Bene, tanta fatica per nulla!
Finalmente
dopo qualche minuto parvero accorgersi di me, così Ross mi puntò lo sguardo
addosso.
“Mio padre
sapeva che ci tenevo troppo al concerto dei One Direction, così ha fatto carte
false per quei biglietti! Pensa, abbiamo persino i pass per il backstage! Del
resto questo è l’ultimo concerto prima di Natale, l’ultimo anche del tour! L’unico
in Italia e per giunta proprio qui a Roma! Non potevo assolutamente
perdermelo!”, urlò stordendomi un timpano.
“Evviva!”,
urlacchiai anch’io, senza convincere nessuno però.
Quasi mi
sentii una stupida per quello stupido regalo che avrei voluto farle, al
confronto non era nulla.
Sentivo una
sensazione di disagio mista ad imbarazzo avvolgermi completamente dalla testa
ai piedi.
La guardai
bene. Aveva il volto disteso, le labbra piegate in una risata euforica e
travolgente.
Gli occhi le
luccicavano al solo pensiero di poter andare a quel concerto.
Senza
rendermene neppure conto mi trovai a ridere con lei.
Non mi
interessava delle ore sprecate, di quanto odiosa fosse stata quella mattinata e
non mi interessava neppure del fatto che il giorno successivo li avrebbe
incontrati di persona, anzi. Ero davvero contenta per lei, per loro.
“Ross, so
che ora non ha molto senso visto gli ultimi sviluppi”, iniziai attirando la sua
attenzione.
Lei si voltò
verso di me, rimanendo in silenzio mentre mi fissava curiosa con quegli occhi
azzurri come il cielo.
Anche Ludo
parve bloccarsi all’istante, richiamata dal suono incerto della mia voce.
Con calma,
quasi per creare la suspense di cui quel moneto necessitava, recuperai la borsa
ed estrassi il cd da essa. Loro avevano lo sguardo fisso sulle mie mani.
Per un
istante mi concentrai sui loro visi e, sì, erano davvero tanto buffi che non
riuscii a trattenere una risata. Pendevano dalle mie labbra, come se da esse
dipendesse vita o morte di entrambe.
Intuii che
avevano capito cosa stringevo tra le mani quando vidi Ludovica portarsi le mani
al cuore, mentre Rossella si copriva gli occhi incredula.
“Buon
compleanno!”, le dissi allegra consegnandole la custodia del cd.
Lei per un
istante esitò, quasi avesse paura di afferrarlo.
Possibile che cinque marmocchi giocassero
certi brutti scherzi sulle persone? Sì, su Rossella si.
Lo prese con
delicatezza, come se potesse rompersi da un momento all’altro. Se lo rigirò
delicatamente tra le mani, senza aprirlo.
Scorreva
lenta con le dita sui volti dei cinque ragazzi raffigurati sulla copertina.
Lu si
avvicinò di poco, per poter meglio vedere il prezioso relitto che la nostra amica
stringeva tra le mani.
Erano assurde! Neanche fosse stato un cd dei
Beatles!
“Non dirmi
che è quello che credo che sia.”, balbettò fermandosi più volte sulla pronuncia
delle varie parole, come se avesse perso la capacità di parlare di punto in
bianco.
“Dai, non
fare tante mosse e aprilo!”, la incitai, ormai al limite della tolleranza.
Era davvero odiosa quando faceva così!
Lo scrutò
ancora un po’, poi si decise a seguire il mio consiglio.
“Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh”,
fu la reazione di entrambe quando videro delle scritte sul retro.
Mia madre
accorse veloce dalla cucina, preoccupata, arrestandosi solo sulla soglia
dell’arco che dava sul salotto.
“Che succede
qui?”, ci chiese tremante come una foglia, palesemente spaventata.
“Nulla, ho
dato a Rossella il suo regalo di compleanno.”, riuscii a dire prima di essere
travolta letteralmente da un uragano, per finire scaraventata sul divano.
“Grazie,
grazie, grazie, grazie, grazie.”, continuava a dirmi abbracciandomi e
baciandomi sulle guance.
Intravidi
Ludovica contemplare la copertina del cd tra le sue esili mani.
E da quando era fan anche lei? A saperlo ne
prendevo due!
“Sei la
migliore amica del mondo!”, continuò Ross ancora su di me.
Mi misi a
ridere, contenta della sua reazione.
“Wow!”,
esclamò poi Lu, avvicinandosi a noi.
“Stronzetta,
a saperlo venivo con te!”, mi canzonò giocosamente.
“Veramente è
stato un colpo di fortuna! Fino all’ultimo secondo non sapevo se alla fine ce
l’avrei fatta! Non vi ho detto nulla perché non volevo deludervi nel caso in
cui non ci avessero fatte entrare!”, spiegai tornando a sedermi.
Loro mi
sorrisero, ma quel momento di complicità tra di noi durò poco, davvero troppo
poco.
“Che c’è?”,
chiesi dopo che entrambe ebbero puntato uno sguardo minaccioso sopra la mia
testa.
Cosa avevo fatto questa volta?
“Non
crederai mica che ora tu sia esonerata dal concerto, vero?”, mi domandò retorica
Lu pesando bene le parole, come per suggerirmi la risposta giusta.
In effetti, pensandoci, magari ora… insomma,
a me quei tipi non piacevano neppure!
I loro
sguardi, tuttavia, furono sufficientemente eloquenti.
L’idea di
rimanere a casa la sera successiva se ne andò via dalla mia testa tanto
velocemente quanto era arrivata. No, non avevo
scampo.
Sospirai, in
segno di resa.
“E va bene,
vengo con voi.”, concessi, ma prima che potessero esultare nuovamente mi trovai
ad alzare l’indice in direzione dei loro volti, quasi con fare intimidatorio.
“Ma basta
con queste urla o giuro che faccio sparire anche questi biglietti!”, le intimai.
Loro mi
sorrisero, per nulla spaventate dalle mie parole, e mi abbracciarono
trionfanti, come delle bambine a cui la mamma aveva appena comprato dello
zucchero filato al luna park.
Sì, bastava davvero poco a renderle felici!
E con quel poco, ovviamente, s’intendeva una band formata da cinque mocciosetti.
Sorrisi, del
resto un concerto non aveva mai ucciso nessuno.
Angolo Autrice
Salve a tutte(i)!!! Allora, ecco il secondo capitolo...
Sì, è un po' più corto del primo, ma mi farò perdonare con i prossimi!;)
Per prima cosa devo chiarire un punto che avevo dimenticato di menzionare l'altra volta:
per ovvie esigenze di copione (?), Harry parlerà italiano, altrimenti sarebbe stato un casiono farli comunicare!xD
Passando, invece, alle cose importanti, voglio ringraziare quelle meravigliose che hanno semplicemente letto,
ma ancora di più Smiler_4_Ever e valedirectionerforever per aver inserito la storia tra l preferite, grazie!
*me fare gli occhioni dolci*
Ringrazio poi anche Lenis che invece ha inserito la storia tra le seguite.
*me fare ancora gli occhioni dolci*
Che altro dire, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Però, ecco... se siete arrivate fin qui... insomma, qualche recensione farebbe comunque molto piacere!
Al prossimo capitolo! :*
Astrea_