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Autore: Nicolessa    01/09/2012    1 recensioni
I fratelli Winchester e la ribelle Jo Harvelle si ritrovano a dover lavorare ad un caso insieme. Riusciranno a concluderlo senza volersi sbranare a vicenda?
- «Stai flirtando con me, Jo?» rise. Rise davvero divertito e anche molto soddisfatto di quella situazione mentre lei cercava di rigirare la frittata in modo da far credere al cacciatore che avesse frainteso.
Entrambi aspettavano soltanto che qualcuno dicesse qualcosa di più del solito e, quel qualcuno, era stata Jo. Praticamente aveva salvato la dignità del cacciatore.
«Non sperarci troppo, Winchester! Sei troppo convinto di quello che pensi» gli disse lei, mentre tentava sicuramente e disperatamente di ritornare in sé e lasciare il comando alla mente.
«Non mi pare che tu mi stia allontanando» aggiunse Dean.
Beh, erano quasi arrivati a pochi centimetri di distanza, ma stranamente nessuno dei due spingeva l'altro per liberarsi da quell'imbarazzante situazione, anzi uno dei due, Dean, la aggravava, la alimentava; un po' per divertimento, e uno po' per capire come funzionassero quei maledetti complessi meccanismi che si trovavano al centro del suo petto. -
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Jo, Sam Winchester
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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7 Capitolo 7 - Una Joanna di troppo.

Lasciatisi quell'episodio alle spalle, proseguirono la loro missione mentre percorrevano quel corridoio desolato che l'avrebbe portati davanti all'archivio. Il fatto che non ci fosse nessuno l'allarmò.
«Possibile che abbiano tutti paura di aggirarsi da queste parti solo per il rischio di essere espulsi? Dove sono i ragazzi ribelli di una volta?» si lamentò nella testa mentre Dean rispondeva a voce alta alla sua mentale domanda.
«Sono tutti a pranzo, fantastico».
Giusto. Questo non l'aveva considerato.
«Noi invece mangeremo acari, non sei contento?» ironizzò lei fermandosi di fronte ad una porta in acciaio.
Ecco un'altra differenza rispetto alle altre in legno. Ci tenevano davvero tanto a tenere segreta l'identità degli studenti!

Era decisamente meglio così. Dean non era bravo a fare il romanticone, non lo era mai stato. Perciò, in un certo senso, quella chiamata di Sam fu come un miraggio e uscire da quella porta un sollievo. A quelle sue battute, dette in tono i
mbarazzato, non rispose ma semplicemente sorrise in modo forzato, sentendosi anche lui nello stesso stato di Jo. 
«Procediamo?». Se fosse stato per lui, avrebbe proceduto in un altro modo, ma il lavoro li chiamava e non era affatto il caso, non con lei almeno. 
«Procediamo!».
Una volta fuori la stanza Dean si chiuse la porta alle spalle e cominciò a camminare, seguito subito dopo da Jo che lo affiancava. Ogni tanto le lanciava delle occhiate, sperando che lei non se ne accorgesse. 
Non sapeva perché la guardava, ma non ci pensava nemmeno prima di farlo. Spostava lo sguardo su di lei, come se fosse del tutto normale, qualcosa che avrebbe dovuto fare sempre. E invece no, caro Dean! Che cosa stava facendo? Che stesse perdendo quei pochi neuroni che aveva nel cervello?
« Sono tutti a pranzo, fantastico!» commentò quando notò che i corridoi erano deserti. 
Questa poteva essere una cosa positiva da un lato ma dall'altro un po' meno. Se ci fossero state guardie a gironzolare da quelle parti non ci avrebbero messo molto a focalizzare i loro visi e sarebbero stati beccati subito. Ma senza studenti in giro per la scuola avevano la possibilità di muoversi più in fretta. 
D'un tratto, proprio quando svoltarono l'angolo, Dean si bloccò improvvisamente nel sentire delle voci e vedere delle ombre, in fondo al corridoio, diventare sempre più ampie.
Qualcuno si stava avvicinando.
Afferrò Jo per un braccio e la trascinò con sé dietro un muro, mettendo l'altra mano sulla sua bocca, in modo che non parlasse. 
« Ssssh. C'è qualcuno, chiudi il becco» sussurrò per farsi sentire soltanto da lei, riferendosi alla sua ultima battuta riguardo alla loro missione. Se solo l'avesse detta a voce alta, sarebbe stata la fine. 
«Com'è potuto succedere?!» una voce abbastanza alta e dal tono arrabbiato, si sentiva perfettamente dalla loro postazione. 
«Mi dispiace signore. Non so davvero come sc...»  
«Mi dispiace un corno! Un altro studente è morto proprio come mio figlio! Che cosa sta succedendo Murphy?»  
«Le telecamere non hanno rilevato nessuno strano moviment...»  
«D'accordo, d'accordo! Niente panico. Non divulgare ancora la notizia tra gli studenti, non vorrei perdere quelli che sono rimasti».
Poi udirono dei passi avvicinarsi ancora e sempre di più.
Dean su costretto ad indietreggiare tenendo Jo stretta a sé e a nascondersi nella prima porta aperta che trovarono; lo stanzino.
Tra scope, stracci appesi e quant'altro attesero che l'uomo avesse svoltato l'angolo per proseguire per la sua strada. 
« Era il preside e una delle sue guardie» sussurrò, rendendosi conto solo dopo che la stava quasi per soffocare. 
«Oh... mi dispiace!» disse falsamente dispiaciuto, ridacchiando tra sé e sé, per poi lasciarla libera. 
Beh, non le dispiaceva affatto tenerla addosso, o abbracciarla ed averla a pochi centimetri di distanza.

Che qualcuno lassù la stesse mettendo alla prova era ormai una cosa appurata. Forse voleva divertirsi nel vedere Jo mentre, con tutta la volontà che possedeva, tentava di concludere quel caso senza ricadere in sconvenienti episodi che l'avrebbero portata alla rovina.. una rovina che non avrebbe certamente disprezzato.
Stava quasi iniziando a meditarci su mentre i suoi polmoni richiedevano inutilmente ossigeno, senza ricevere nessun segno d'ascolto.
Chiusi in uno stanzino stretto e in penombra, erano vicini.. e forse lo erano fin troppo considerato il contatto fisico precedentemente "sperimentato" e di cui avevano quasi fatto l'abitudine, nonostante non ci fosse nulla di normale in tutto ciò.
Non ricordava nemmeno come c'era arrivata lì dentro, aveva solo una vago ricordo di Dean che le chiedeva di rimanere in silenzio.. questo era un segno chiaro ed esplicito: non si stava concentrando abbastanza. E certamente non era un bene.
Nonostante si sentisse al sicuro in quel frangente -solo perchè era con Dean ovviamente, poverella- non stava a significare che poteva crogiolarsi in quella sensazione ogni volta che le capitava di rimanere a contatto con il ragazzo.
Era ora di attivare il cervello. 

La conversazione dei due uomini nel corridoio aveva portato Jo a delle supposizioni non del tutto campate in aria.
«Le telecamere non hanno rilevato niente di strano..» ripeté tra sé e sé in tono quasi impercettibile, proprio per evitare di violare qual comando/consiglio che Dean le aveva imposto/consigliato.
In risposta il ragazzo la stese a guardare con i lineamenti del viso corrugati tra il deluso e il confuso. 
Perchè fosse confuso dalle parole di Jo era del tutto normale ma il dispiaciuto.. beh, a quello la biondina non sapeva darsi una spiegazione.
"Non credo sia importante pensarci adesso!" la rimproverò il suo buon senso riportandola sulla retta via.
« E se ad entrare nelle stanze fosse stato qualcuno che non abbia dato nell'occhio? Qualcuno che ne ha l'autorizzazione, per esempio?» cercò di spiegare all'ombra che aveva di fronte, riuscendo ad intravederne appena gli occhi e le labbra... come se non fossero già abbastanza per mandarla fuori dai binari.
'Io sono nuova quanto te, dolcezza'.
Ecco la frase che caricò Jo di un certo entusiasmo, come se avesse praticamente concluso il caso.
«La donna delle pulizie!» esclamò il ragazzo spalancando i suoi occhioni sotto il mirino di Jo, avendo capito a cosa si stesse riferendo.
Nah, era del tutto esagerato definirla complicità!
«Sta' zitto!» lo ammonì preoccupata mentre gli tirava una gentile gomitata in un fianco, non con lo scopo di fargli provocare altro rumore sospetto ovviamente.
« L'avevo detto che quella donna non mi piaceva! E tu che invece te la lavoravi per bene! Ma bravo, dialoga con delle streghe psicopatiche!» lo riprese puntandogli un dito all'altezza del petto, inarcando un sopracciglio come per accentuare quanto fosse contrariata.
No, non poteva essere considerata una scenata di gelosia che aveva astutamente evitato prima in presenza della donna.
No.
No nel modo più assoluto.
Non era questo quello che voleva far vedere almeno.

D'accordo. Le telecamere non avevano rivelato nulla ed era una cosa alquanto strana, perché ciò che cercavano non era un essere sovrannaturale, ma era umano, corporeo. E se una maledetta strega se ne andava in giro per i corridoi le telecamere avrebbero dovuto segnalarla, o almeno filmare i suoi strani movimenti.
A questo punto, però, le cose non quadravano. Se i filmati non avevano le prove che incastrassero la vittima, allora chi diavolo era a provocare quelle morti.
Beh, anche lui ci aveva pensato inizialmente, ma sembrava troppo "innocente" per essere una strega. Non innocente dal punto di vista sessuale però. 
«La donna delle pulizie!» lo disse quasi in tono sorpreso, anche se infondo sospettava anche lui di quella strana donna assatanata. 
Era una travestimento perfetto.
Le sarebbe stato facile entrare ed uscire dalle stanze di tutti gli studenti, senza che nessuno sospettasse di lei.
Metteva il sacchetto maledetto nascosto da qualche parte e poi andava via, e magari dopo tante ore si ritrovava il corpo morto di un nuovo idiota irlandese. 
«Ma certo, è un'ottima copertura. E' la donna delle pulizie, chi può sospettare di una che mette in ordine le stanze?» chiese retorico facendo una smorfia stizzito, un po' preso dalla rabbia. 
Perché non aveva espresso il suo pensiero prima? Se solo l'avesse preso in considerazione, magari avrebbero potuto salvare il ragazzo. Ma era troppo presto per arrivare a conclusioni affrettate. 
Poi la sfuriata di Jo, lo intimorì quasi.
La guardò scioccato, con le sopracciglia inarcate e la bocca socchiusa. Il tono di voce della ragazza non era esattamente basso, perciò le tappò di nuovo la bocca con una mano per metterla a tacere. 
«Ssssh. Ci sentiranno!»
Il suo indice ancora puntato contro, ancora in modo minaccioso e il suo sguardo nervoso che gli diceva ''toglimi le mani di dosso o ti ammazzo!".
Dean abbozzò un sorriso sghembo e restò lì a guardarla per un po', godendosi quella scena divertente.
Era molto più bella quando si arrabbiava.
D'un tratto, proprio come prima, il telefono di Dean nella sua tasca cominciò a vibrare e lui fu costretto ad interrompere ancora una volta quel momento.
Sospirò e la lasciò libera, per la seconda volta, rispondendo alla chiamata ovviamente di Sam. E chi poteva essere il guasta feste se non lui? 
« Sammy». 
«Dean, è morto un altro ragazzo!» mormorò il fratello dall'altro capo del telefono. 
«Già e il preside non ha intenzione di celebrarne il funerale». 
«Ascolta! Ho guardato il video della telecamera che riprende tutta l'ala est. Un'ora prima che il ragazzo morisse, è entrata una donna nella sua stanza». 
«Questa donna ha un bel lato B, i capelli neri e gli occhi azzurri?».
«Ahm.. ha dei capelli neri» disse Sam senza sbilanciarsi troppo sui dettagli. «Suppongo sia la donna delle pulizie. Dean... ho controllato tutti i video della sorveglianza che riguardano le stanze delle vittime, è lei». 
« D'accordo, ahm... tienimi aggiornato!» e poi riattaccò.

La conversazione tra i due fratelli aveva praticamente messo fine alle ricerche: ora per Jo arrivava il momento di scaldare i muscoli e prepararsi all'azione.
Basta giocare a nascondino o alla buona universitaria mancata, adesso di giocav
a con armi e insulti gratuiti verso il mostro di turno.. anche se in quel caso il "mostro" era proprio un umano dalla divisa scollata e dalla bellezza invidiabile.
«Maledette streghe!» mormorò stizzita ruotando gli occhi sul soffitto di quello stanzino che iniziava a diventare più stretto e scomodo. «Dove la troviamo adesso?» domandò al ragazzo che probabilmente si stava ponendo la stessa domanda.
Ok, non dovevano più cercare tra delle polverose scartoffie ma rimanere lì era uno spreco di tempo oltre che un pericolo per altri studenti del tutto ignari della situazione.
«E comunque dovresti darmi ascolto più spesso»! lo ammonì ritrovando quel sorrisetto diabolico che aveva abbandonato da un po' per far spazio alla sua ira del momento.
Un'altra frecciatina che non avrebbe ferito nessuno!
«Oh andiamo, sei molto più carina quanto te ne stai zitta» risposte con una certa ironia che lo metteva sulla difensiva.
Che la pensasse così o meno in quel caso a Jo non importava poi molto: non sarebbe mai riuscita a starsene zitta per più di dieci minuti filati, magari nemmeno cinque!
«Beh, d'altronde se fossi bella dentro come lo sono fuori sarei l'ottava bellezza del mondo. Devo pur avere qualcosa che giochi a mio sfavore, vero Dean?» lo istigò senza ritegno mentre inclinava il capo da un lato, come se si sentisse già in vantaggio sul ragazzo.
Era quasi inquietante la precisione con cui ricordava ogni sua parola.
Forse anche per questo Dean accusò il colpo e sorrise: ed ecco che in un qualche modo era di nuovo in vantaggio.
Odiava quel sorrisetto quando riusciva a metterla a tacere solo così.. peccato che lo adorasse per tutto il resto delle occasioni in cui lo sfoggiava.
«E togliti quel sorriso dalla faccia, sembri troppo contento oggi!» disse tra le risate mettendogli una mano sulla faccia.
Rideva proprio di gusto. Maledetto Winchester!

«Ragazzi, cosa ci fate chiusi qui dentro?».
"Merda." 
Mentre se ne stavano lì a ridere come degli stupidi ragazzini, qualcuno aveva aperto la porta dello stanzino e gli aveva beccati in pieno.
In pieno di cosa non si sapeva ma si, l'aveva sgamati alla grande.
«Oh, capisco!» disse la voce femminile in tono infastidito mentre riconosceva la fisionomia dei loro volti.
Si domandavano come trovarla? Beh, era stata lei a trovare loro: tanto di guadagnato.
Non appena Jo si voltò verso quella voce sorrise, sorrise radiosa e per niente imbarazzata, come se volesse sbattere in faccia alla seducente donna delle pulizie la sua soddisfazione nel vedere la sua espressione delusa sul viso.
«Esistono le stanze per questo» sentenziò facendogli segno di uscire da lì «non dirò niente a nessuno, forza. Muovetevi!» li incitò innervosita.

In fin dei conti, per Dean andare a caccia con Jo era divertente.
Aveva sempre la battuta pronta, anche nei momenti meno opportuni, proprio come lui d'altronde. Forse era per questo che rideva dalla prima volta che erano usciti insieme da quella 
stanza e, se non rideva, sorrideva.
In un certo senso la ragazza gli faceva bene e, anche se era piuttosto imbarazzante ammetterlo, perché mentire o nasconderlo?
Stava bene con lei, troppo bene.
Non gli fece affatto piacere se quel momento venne interrotto d'improvviso, proprio da lei poi.
Almeno non dovevano cercarla per tutta la scuola, doveva prendere la cosa dal lato positivo. 
Gettò un'occhiata verso Jo e poi si tolse "quel sorrisetto" dalla faccia che ancora aveva voglia di restare tra le labbra di Dean.
«Ahm... non stavamo facendo nulla di male, signorina...» abbassò gli occhi sull'etichetta che aveva attaccata sul lato sinistro della camicetta azzurra e poi abbozzò un sorriso, continuando «...Joanna» annuì storcendo le labbra in una smorfia compiaciuta e troppo divertita. 
L'espressione di Jo si contorse in una specie di paresi facciale, probabilmente avrebbe voluto tanto torturarla con le sue stesse mani e staccarle un capello alla volta.
«Ce ne stavamo andando!». Si passò una mano sulla faccia, per mascherare ancora quel sorriso che, prima o poi, sarebbe di nuovo balzato fuori, poi qualcosa attirò la sua attenzione.
Infatti spostò lo sguardo dall'etichetta al suo collo, doveva appesa c'era una collana con uno strano ed enorme ciondolo.
Sembrava più una specie di strano simbolo, racchiuso in un grande cerchio.
«Bella medaglietta» disse il cacciatore con un finto accenno di fascino. 
Sicuramente era da lì che ne ricavava potere. 
Lei abbassò gli occhi sulla collana e prese tra le dita il ciondolo con possessività, tornando poi a guardare Dean accigliata.
Non lo ringraziò nemmeno, ma si scostò su un lato per permettere ad entrambi di uscire da quello sgabuzzino. Il cacciatore superò la soglia e gettò un lungo sguardo verso la strega, come a volerle dire ''ti tengo d'occhio''.
Ovviamente lei, essendo all'oscuro di tutto, avrebbe interpretato quello sguardo come qualcosa di ambiguo, e a solo sfondo sessuale. Ma non ne aveva dubbi. 
«E' quell'affare, è da lì che ne trae potere. Chissà con quale strano demone figlio di un'antica puttana abbiamo a che fare!» mormorò a Jo sulla strada di ritorno verso la sua stanza.
Non potevano attaccare disarmati, sarebbe stato un attacco vano.
D'un tratto però, puntuale proprio come prima, squillò il telefono. Era Sam. Dean rispose.
« Sammy!».
«Dean! Ha messo un sacchetto nell'ufficio del preside! Credo sia l'ultimo della sua lista!».
« D'accordo, niente panico! Trova quel sacchetto, Sam. Noi ci occupiamo di quella stronza!».

Tutta quell'intera e singolare giornata non era altro che una barzelletta.
Jo iniziava sul serio a pensare che nei piani alti ci fosse qualcuno pronto a pagare il biglietto per vedere quella sua caccia fin troppo fuori dagli schemi.

Per lo meno avevano fatto dei progressi con il caso.
Certo non potevano aggredire la streghetta di turno senza aver le spalle coperte da almeno un paio di armi ciascuno.
Ok, lei poteva anche essere umana ma il demone che controllava con la sua medaglietta non era altrettanto innocente.
«Per fortuna non sono irlandese!» ironizzò una volta lontani, sapendo perfettamente che la sua antipatia fosse reciproca. Lo si capiva dallo sguardo omicida che le lanciava alle spalle, convinta che Jo non se ne fosse accorta.
"Perchè mi fanno tutti idiota a tal punto??" si domandò con la speranza che qualcosa cambiasse, anche se la vedeva davvero difficile.

La chiamata di Sam però disintegrò quella calma apparente in cui si era volontariamente immersa fino ad allora: il tono che il ragazzo lasciava trasparire anche dall'apparecchio telefonico era a dir poco.. negativamente esaltato, di un preoccupato aggressivo.
«D'accordo, niente panico!» lo incitò suo fratello per telefono.
Esatto, era panico.
Lo era anche quello che si arrampicava sul torace di Jo infondo, solo che lei era molto più brava nel gestirlo, mascherarlo o addirittura a respingerlo.
Il fatto che ogni tanto le fosse scappata una stupidissima lacrimuccia durante un caso in cui si ritrovava pienamente coinvolta quasi a rischiare la propria vita e a tenerla stretta a sé per un soffio.. era irrilevante, diciamo meglio umano.
Il ragazzo riattaccò e tutto le fu chiaro: il piano da effettuare era semplice e allo stesso tempo fin troppo generico per una precisina come lei.
"Armarsi e distruggere"... manco fossero le parole di un robot con i circuiti da pazzo omicida.
Beh, che poi loro dovessero diventarlo nei confronti dei mostri era un'altro paio di maniche: più diventavi insensibile e disumano, meglio riuscivi nel tuo lavoro.
Inutile precisare quanto questo infastidisse la ragazza, non assolutamente pronta ad un cambiamento radicale come quello.
«Anche se non dovesse schiodare quelle stramaledettissime mani da quella stramaledettissima medaglietta noi non la uccideremo, chiaro?».
Il suo tono autorevole non era certo un messaggio per diventare "il cacciatore Alpha" della situazione.
La sua espressione lottava contro quel robot che avrebbe voluto prendere il suo posto con prepotenza, come se gli spettasse di diritto.
E parlare di imposizioni a Jo era come parlare di alcool e droga in diretta su Radio Maria.

------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Innauguriamo il 1° di settembre con un nuovo capitolo, giusto per iniziare bene!
Il caso dei cacciatori pian piano si risolve e l'intromissione di Sam è sempre più snervante... ma ad ogni modo lo amiamo lo stesso! :)
Ora vi saluto perchè mia sorella mi impedisce di scrivere cinque righe in santa pace -.-''
Alla prossima! ;)


  
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