Anime & Manga > BeyBlade
Segui la storia  |       
Autore: Kaede    08/06/2004    0 recensioni
E' una KeiXYuriy non yaoi...è solo shounen ai...che la forza sia con voi!
Genere: Malinconico, Poesia, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Yuriy Ivanov non reggeva davvero più quella situazione

Yuriy Ivanov non reggeva davvero più quella situazione. Il rancore verso le altre persone che vivevano assieme a lui nel monastero, l’odio verso le persone che di lui avevano fatto la loro bambola…lo disintegrava. Yuriy si stava lentamente frantumando. Un pezzetto alla volta, lui stava sparendo. Stava morendo anche esteriormente…sì, perché la sua anima era morta da tanto tempo. Era stato quello, infondo, l’esperimento della Borg meglio riuscito: liberarlo dall’anima, dai sentimenti d’amore e amicizia. Yuriy era, in questo modo, diventato una macchina fredda, distaccata e calcolatrice. Un cyborg. Un automa crudele e bellissimo.

La cosa peggiore, era sicuramente l’autoconvinzione di Yuriy: Yuriy era sicuro di non saper amare. Lui credeva che quello che provava nei confronti di Kei fosse…amore, certo. Ma un amore diverso. Era come se glielo “dovesse”, se così si può dire. Lo sognava tutte le notti,  bramava a lui più della mezza pagnotta della quale si cibava. Viveva per lui. Ma non si rendeva conto che quel sentimento era davvero l’amore che sognava. Eppure di lui, gli era rimasta solo quella piccola, stropicciata e stupida foto. C’era Kei, in quella foto. Avrà avuto si e no otto anni. Era in piedi, aveva il viso, già tatuato, sereno.

Tuttavia, quando Yuriy l’aveva visto per la seconda volta, ai Mondiali di Beyblade, Kei gli era sembrato completamente diverso. Era cambiato. Prima era un dolcissimo angioletto. Ora si era evoluto, era diventato un dio. Era stupendo, in una parola. Il fisico perfetto, quegli occhi così profondi, così belli…

E Yuriy l’aveva amato, senza sapere che quel sentimento non era “gratitudine”. Sapeva bene di usare il verbo “amare” solo quando pensava a Kei. Sapeva bene che le persone spregevoli che gli giravano attorno, volevano unicamente il suo corpo o la sua forza. Sapeva che loro non lo “amavano”. Ma l’avrebbe capito. Prima o poi avrebbe compreso che anche lui sapeva amare. Che quell’emozione era tutt’altro che morta, in lui. Che le sue paure erano infondate.

 

Quella mattina, Yuriy, si era svegliato di soprassalto, perché aveva sentito un gran fracasso, in quel luogo solitamente silenzioso. Sentiva dei passi fuori dalla sua stanza. Gente che correva su e giù. Mobili che venivano spostati, nella camera di fronte alla sua. Così, s’era alzato ed era andato a farsi la doccia. Poi aveva indossato una maglia e un paio di pantaloni ed era uscito a controllare. C’erano i monaci in delirio. Correvano portando avanti e indietro secchi d’acqua e scope, da quella camera, che da sempre era disabitata. Una volta c’era Kei, in quella stanza. Yuriy ebbe come un presentimento e una lieve scossa gli percorse tutto il corpo, eccitandolo. Poi si era convinto che fosse frutto della sua immaginazione.

Nessuno si accorse di niente quando lui sgattaiolò lontano dalla sua stanza e entrò, dopo aver bussato, nell’ufficio di Hito Hiwatari.

-ti aspettavo, Yuriy…- gli aveva detto l’altro, con un sorriso vizioso.

-chi si trasferisce, nella camera davanti alla mia?- aveva risposto con una domanda, Yuriy.

-arriverà questa sera verso le sei e si fermerà con noi…per sempre, mi auguro…ma sai meglio di me, com’è mio nipote. So che farai del tuo meglio per farlo sentire a suo agio…- l’aveva detto con una nota maliziosa, con l’aria di qualcuno che sa. Ma Yuriy non lo ascoltava più. Kei era tornato! Kei, il suo Kei! -…se esageri, Yuriy, lo dovrò spostare…no, anzi, questa volta agirò su di te. Già. Se non vuoi finire di nuovo a fare la puttana per qualche mio ricco amico, dovrai stare tranquillo e non dovrai infastidire mio nipote.- lo stava minacciando. Una volta lo aveva costretto a prestare servigi di quel genere ad alcuni nobili russi. Era stato un inferno e Hito lo sapeva bene. Si trovava davanti ad un bivio, ora: poteva scegliere di fregarsene di Hito e dei suoi amici e di mostrare a Kei tutto il suo amore. Oppure poteva scegliere ciò che era meglio per lui, cioè starsene buono e guardare Kei da lontano, mantenendo tuttavia questa maschera di freddezza.

 

Se avesse potuto, avrebbe scelto la seconda. Ma quando vide Kei, si rese conto che la seconda strada era bloccata da un enorme masso, su cui lampeggiava una scritta scorrevole: DESIDERIO - PASSIONE - AMORE. E poi di nuovo DESIDERIO. In pratica, quel masso era invalicabile. Non poteva passare oltre.

Aveva passato tutto il pomeriggio cercando di autoconvincersi che Kei era un ragazzo come tanti, che era brutto e stupido, che stava con Rei. Non c’era riuscito, ma almeno si era costruito una maschera di puro ghiaccio e l’aveva indossata, quando aveva sentito che qualcuno apriva la porta davanti alla sua stanza.

Poi era uscito e l’aveva visto. Era solo, aveva già congedato i monaci e stava cercando di aprire la porta con il masso di chiavi che gli avevano dato. Addosso aveva una maglietta senza maniche, blu e un paio di pantaloni larghi e azzurri. Yuriy credeva che il leggero suono che sentiva, fosse il suo cuore che protestava perché non riusciva più a battere. Invece era il lettore CD che Kei aveva appeso ai pantaloni e che usava per ascoltare musica ad un livello troppo alto, attraverso le piccole cuffiette.

Lui non riusciva davvero a respirare. Si sentiva stupido, con i pantaloni neri e la maglia nera che indossava. E si sentiva ancora più stupido, mentre allungava una mano, toccando la spalla di Kei. Il ragazzo sussultò e si girò, vedendolo.

-chi sei? Ah no, aspetta, ti ho visto al torneo…sei quello che ha combattuto contro Takao. Ti chiami…Yuriy, ecco.- il cuore di Yuriy, che nel frattempo aveva ripreso a battere, perse un colpo. Si ricordava a malapena il suo nome, nonostante fossero stati a letto assieme…! E lui che nel pomeriggio non faceva che provare ad autoconvincersi che Kei non lo meritava e cose simili solo per non pensare a che sapore avevano le sue labbra e a cosa gli avrebbe detto quando si sarebbero visti.

-sì…tu invece sei Kei Hiwatari, vero?- aveva chiesto, rimanendo freddo. Era difficile, dannazione. Era maledettamente difficile, rimanere freddo davanti a quel viso stupendo, davanti a quel corpo degno d’un dio.

-sì, sono io. E pare che da oggi abiteremo di fronte…- l’aveva detto giusto per dire. Si vedeva, non era per portare avanti la discussione. Ma Yuriy ne fu in un certo qual modo felice. Voleva chiudersi in camera e piangere, piangere disperatamente, piangere per ore. Non poteva essere vero, non poteva essersi dimenticato di lui…

-già…- e si era girato, pronto ad entrare in camera…ma una mano diafana, s’era appoggiata alla sua spalla, fermandolo…

-tu hai quasi battuto Takao ai Mondiali. Ti sfido. Dopo cena, ti aspetto fuori dalla mensa.- e detto questo, Kei entrò in camera. Yuriy invece rimase a fissare la porta della sua stessa stanza (perché ricordiamo, era girato di spalle) per alcuni minuti…

Quello…era un appuntamento? No, di sicuro stava fraintendendo tutto. Quello era una semplice sfida a beyblade. Già, una sfida che aveva accettato senza apparente entusiasmo. In realtà era ebbro di felicità. Sarebbe stato per chissà quante ore, da solo, a lanciare trottoline con Kei! E si sa che le trottoline stimolano l’appetito sessuale.

 

Nonostante ormai fosse pienamente convinto che quella era una semplice sfida a beyblade, non era riuscito ad evitare di vestirsi in modo sensuale. Camicia rosso-sangue, quasi totalmente aperta, pantaloni neri, aderenti e stivali neri. Certo, non era comodissimo, ma di sicuro faceva un’ottima figura. Non che di solito facesse schifo, anzi…

Aveva mangiato in fretta e furia ed ora se ne stava fuori dalla mensa, in piedi, stringendo ossessivamente Wolborg…aveva paura che Kei si fosse scordato della loro sfida. O forse aveva paura che non si fosse dimenticato. Prima, infatti, aveva passato diverse ore a pensare a cosa gli avrebbe detto…a come avrebbe fatto a nascondere il desiderio. Ma non gli era venuto in mente nulla. Kei era il suo sogno, la sua vita…come poteva riuscire a celarlo? Certo, lui era stato abituato ad essere freddo ma…non fino a quel punto!

Era semplice essere freddi quando si uccideva qualcuno…

Ma esserlo con Kei…era impossibile.

Si era messo a fissare un punto indefinito davanti a se, quando qualcuno gli si era piazzato davanti. Lui guardava senza vedere e ne scorgeva solo i colori…temeva fosse Borkov. L’avevano di nuovo scoperto. Era spacciato. Nel dolore, s’era accorto che gli occhi gli bruciavano, a forza di tenerli aperti. Così, chiuse gi occhi, per poi riaprirli…e si rese conto che quello che aveva davanti era Kei, non Borkov. Non Hito. Non un monaco. Non era stato scoperto. Quello era Kei. Era davanti a lui e lo guardava sorpreso, forse per la sua espressione.

-ciao…- aveva detto Yuriy, guardandogli gli occhi…erano così incredibilmente belli, gli occhi di Kei. Li avrebbe guardati per ore, per giorni, per anni…

-muoviamoci.- chiaro e coinciso. Forse un po’ troppo. Ma cosa s’era aspettato? Pensava forse che l’avrebbe salutato in gran stile? Che gli avrebbe chiesto come stava? Sì, povero illuso. L’aveva sperato. E in un luogo dove la speranza era l’unica cosa che ti permetteva di vivere, quel suo angusto, indiscreto sogno era tutto. Tuttavia, l’aveva seguito, senza parlare. Erano usciti dal monastero ed erano andati nella dependance riservata ai combattimenti. Era lugubre e scuro, quel posto. Solo la bellezza di Kei, pensava Yuriy, lo rischiarava un poco.

Il ragazzo dai capelli argentati s’era messo di fronte a lui e a separarli c’era il beyblade stadium. Avevano preso i caricatori e i rispettivi beyblade…ed avevano lanciato.

La sfida era stata lunga, nonostante ci fosse un solo match. Yuriy si era imposto di non pensare a niente. Kei invece voleva solo vincere. Eppure finì pari. I beyblade, ad un certo punto, s’erano allontanati dallo stadio come se non volessero più combattere, tornando in mano ai rispettivi blader. Kei e Yuriy erano rimasti a bocca aperta.

-cosa diavolo significa?- aveva chiesto Kei. Ma nessuno sapeva, neanche lui, se l’aveva chiesto a Dranzer, a Yuriy o a se stesso. Yuriy aveva scosso la testa, ancora stupito.

Kei dopo un po’ s’era riscosso e aveva voltato le spalle a Yuriy, andando verso la porta.

-buonanotte- aveva mormorato. Yuriy aveva risposto “buonanotte” ed era rimasto lì. Kei invece, se n’era andato.

Perché Wolborg e Dranzer s’erano rifiutati di combattere, dopo un po’? Sembrava quasi che fossero dotati di forza propria.

Alla fine, anche Yuriy era uscito da quel luogo, anche se era ancora un po’ sconvolto e pensieroso. Ma fuori dalla porta, ad aspettarlo, aveva trovato l’ultima persona che avrebbe voluto vedere: Boris.

Yuriy e Boris avevano una relazione, da quando Kei aveva abbandonato i Demolition Boys, tornando dai Bladebrakers. Forse stavano assieme ma in verità, Yuriy non faceva altro che sanare l’appetito sessuale di Boris.  Anche perché Ivanov non stava bene con Huznestov…spesso, infatti, si perdeva nel ricordo del ragazzo dalle gote tatuate e trascurava Boris. L’altro invece, voleva Yuriy. Lo voleva davvero…lo amava. Ufficialmente, comprendeva che l’altro non avrebbe mai potuto ricambiarlo, se non altro perché, come dicevano tutti, lì dentro, Yuriy non era capace di amare. In realtà non ci credeva affatto. Boris aveva capito molto bene che il ragazzo provava qualcosa di profondo verso Kei e questo non gli andava giù. S’innervosiva soprattutto quando Yuriy si serviva della scusa “io non so amare” per togliersi dalle situazioni “imbarazzanti”, come quando andavano a letto assieme e Boris gli sussurrava parole dolci. Non esigeva questo atteggiamento, da parte del ragazzo dagli occhi di ghiaccio. Quindi lo picchiava. Yuriy si lasciava picchiare. E questo mandava Boris in bestia, più di quanto già non fosse, se questo fosse stato possibile. Non sopportava il fatto che Yuriy si fosse indebolito fino a quel punto. Lui aveva iniziato a desiderarlo per via del suo carattere, più che per l’infinita bellezza. Questo indebolimento portava Boris a comportarsi in modo freddo e cattivo, con Yuriy. Voleva che tornasse quello di una volta.

 

Dall’espressione che aveva, Boris doveva aver capito che Kei era tornato. Yuriy aveva deciso di andare avanti dritto e di ignorare Boris. Così fece. O, almeno, ci provò.

-fermati.- la voce profonda. Era arrabbiato. Yuriy si fermò…normalmente non l’avrebbe fatto, ma era troppo debole per mantenere la sua maschera di marmo e proseguire per la sua strada. Avrebbe fatto la puttana con Boris, quella notte, visto che gli riusciva così bene. Ormai lo era a tutti gli effetti. Boris se non altro era giovane. Pensare questo, lo fece sorridere malinconicamente. -sei stato con lui fino ad adesso. Cosa c’hai fatto?- aveva cominciato a nevicare e i fiocchi gli cadevano sui capelli, imprigionandosi fra quei fili di seta scarlatta. Aveva freddo…s’era vestito troppo poco.

-mi ha sfidato a beyblade, io ho accettato e ci siamo fronteggiati.- aveva spiegato tutto, infondo. Aveva detto quello che avrebbe detto Kei. Non poteva di certo esprimere il suo pensiero. Eppure Boris non c’aveva creduto. Non si era mai fidato di lui. S’era avvicinato di fretta, l’aveva preso per un braccio e l’aveva girato, in modo da guardarlo in faccia. Poi gli aveva dato una sberla. Lo Yuriy capo dei Demolition Boys avrebbe certamente risposto a quella sberla con un pugno in pancia. Ma lui non era più quel genere di persona. Non era più quello Yuriy. Ora era uno Yuriy appena nato, uno Yuriy piccolo e sprovveduto, di cui tutti si servivano, chi per un motivo, chi per un altro.

-non mi piace quando menti. Dimmi la verità. Hai fatto sesso con lui, vero? Quanto ti ha pagato? Oppure ci sei stato gratis, perché lui è “il tuo Kei”?!- era davvero infuriato, Boris. Yuriy era stato zitto e l’aveva guardato. -allora? Muoviti, rispondi!- Yuriy, tuttavia, continuava a tacere. Boris gli aveva lasciato andare il braccio ed aveva fatto qualche passo, per poi tornare vicino a Yuriy. -Quello stronzo arriva qua, si prende la mia puttana e fa finta di niente? Ma che si uccida, quel fottuto bastardo!- l’aveva urlato. Era fuori di sé. Ma quelle offese se le sarebbe dovute risparmiare. Yuriy scattò in avanti e gli piantò il pugno nello stomaco, facendolo cadere. Poi si era buttato sopra di lui e l’aveva guardato con gli occhi gelidi e minacciosi.

-non osare più offendere Kei…picchia e insulta me quanto vuoi, ma Kei lascialo stare…sennò non rispondo delle mie azioni. Sono stato sufficientemente chiaro, Boris?- Yuriy si alzò e fece qualche passo, prima di voltarsi a guardare Boris -cercati un altro ragazzo, tienimi come puttana come fa Borkov, se vuoi, tanto non m’interessa. Ah…e poi, è meglio se sei tu a suicidarti, piuttosto che lui, sai?- e se ne andò, tornando di fretta nella sua stanza.

 

Chissà se se la sarebbe presa, Boris…molto probabilmente sì. Comunque non avrebbe più offeso Kei…almeno di questo era sicuro. Tuttavia, quando entrò nella sua stanza vi trovò Borkov. E con lui, non sarebbe di certo riuscito a cavarsela.

Ed infatti andò come aveva previsto. C’era solo da sperare che Kei non avesse sentito niente. Pensandoci, Yuriy si rese conto che anche se Kei sentiva…cosa poteva importargliene? Kei aveva davvero dimenticato tutto. Ne aveva avuto la conferma. Tra l’altro, nonostante non fosse passato tantissimo tempo dall’ultima volta in cui erano stati a letto, si ricordava di lui solo perché aveva combattuto decentemente contro Takao. Era quello…l’importante, per Kei? Il fatto che aveva combattuto contro Takao? Non contavano i gemiti, le urla di piacere e le dolci carezze scambiate nello spogliatoio del beyblade stadium? Non ricordava più l’eccitazione aumentata dalla paura di venire scoperti…di nuovo? Possibile che tutto ciò fosse andato perso come una rosa nera in un campo di tulipani corvini?

Si addormentò con questi pensieri in testa, da solo, con la stanza che odorava di sesso…

 

L’indomani si alzò perché qualcuno aveva bussato alla porta. Lui odiava venire svegliato e s’innervosì ancora di più quando scoprì che erano appena le 5 del mattino. Era sceso dal letto controvoglia, solo perché l’individuo continuava a bussare. Aveva mormorato un “arrivo” ed era andato ad aprire. Aprì la porta, vestito unicamente di una morbida vestaglia, che gli arrivava fino alle ginocchia e sfregandosi gli occhi con una mano…

-buongiorno.- monotono. Volto inespressivo. Forse era rimasto un colpito nel vedere che era vestito solo di quella vestaglietta candida. Kei invece, aveva un pigiama che gli donava alla perfezione…Yuriy stette per svenire, quando lo vide.

-oddio…ciao Kei…scusa le condizioni ma stavo dormendo…- se era una persona qualsiasi probabilmente sarebbe morta pugnalata. Ma Kei…era un caso speciale. Yuriy infatti si era spostato un po’, lasciandolo entrare e richiudendo la porta. Era imbarazzato ed aveva il cuore che batteva fortissimo. -siediti…là…- mormorò Yuriy, indicando una poltrona e rifacendo frettolosamente il letto…

Kei si sedette. Yuriy poi, gli si mise davanti, osservandolo con sguardo inquisitorio…

-potresti fare meno rumore la notte?- chiese, Kei. Lo guardava ma Yuriy non avrebbe mai saputo dire se quella che aveva il ragazzo dai capelli argentati era un’espressione divertita, scocciata o indifferente. -non m’interessa quello che fai…certo, dall’atteggiamento esaltato e dalla faccia da maniaco che aveva Borkov quand’è uscito dalla tua stanza, è facilmente intuibile…tuttavia, io la sera voglio dormire. Perché se non dormo poi divento nervoso, suscettibile, incavolato, insopportabile, antipatico e, per finire in allegria, violentemente permaloso.- Yuriy rimase interdetto. Dopo un po’, scoppiò a ridere. Non vide il sorriso di Kei solo perché aveva gli occhi chiusi.

-io…cercherò di fare più piano…- riuscì a dir, calmandosi. Kei annuì. -comunque…non è come pensi tu…- aveva aggiunto poi, Yuriy. Il suo viso stava assumendo un piacevole color magenta.

Kei alzò le spalle e socchiuse gli occhi, storcendo un po’ le labbra…

-se lo dici tu…tuttavia non è affare mio quello che fai tu la notte.- aveva detto. Poi s’era alzato e aveva fatto un paio di passi verso un armadio con le porte in vetro…aveva guardato oltre i vetri, scorgendovi alcune foto…-quel bambino…mi assomiglia tantissimo…- e si girò, osservando Yuriy, che sgranò gli occhi azzurri e corse verso Kei, mettendosi fra il ragazzo e l’armadio…

-è…solo un’impressione…- guardò Kei negli occhi, prima di continuare -forse…è meglio se esci da qui...se ci vedono assieme...ti mandano via…di nuovo…- Kei lo guardò senza capire. Evidentemente non aveva inteso il motivo di quel “di nuovo” e dell’imbarazzo di Yuriy.

-ci vediamo a pranzo.- aveva detto Kei, prima di uscire, chiudendo gentilmente la porta. Si sarebbero allenati tutto il giorno, ognuno per conto proprio…però avevano il pomeriggio libero. Questa libertà nasceva dal fatto che erano i più forti, lì dentro.

Yuriy comunque, aveva rischiato più d’un infarto in quei pochi istanti. Si sentiva gli occhi di Kei addosso e, nonostante quello del ragazzo dai capelli argentati fosse uno sguardo impassibile, sentiva chiaramente che lo scrutava…non poteva percepire quali fossero i suoi pensieri, non sapeva se in quegli istanti Kei pensava a cosa fare o se, più semplicemente, stesse ripensando a quella foto. Già, la foto. Yuriy aveva mentito…Kei aveva visto giusto…quel bambino gli assomigliava perché quello era lui da piccolo. Era una delle poche foto che Yuriy aveva di Kei…ed era perciò la cosa più preziosa che possedeva. La teneva in quell’armadio e spesso andava a guardarla…

-ho sbagliato tutto…dannazione…- mormorò Yuriy, stringendo forte i pugni e guardandosi le nocche che, a causa della forte stretta, erano diventate bianche…si era reso conto di aver detto qualcosa di troppo…e sperava sinceramente che Kei non se ne fosse accorto, anche se si rendeva conto che, dall’espressione che aveva assunto il viso dell’altro ragazzo dopo che lui ebbe finito di parlare, la sua speranza aveva già un piede nella fossa.

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > BeyBlade / Vai alla pagina dell'autore: Kaede