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Autore: Kaede    08/06/2004    0 recensioni
E' una KeiXYuriy non yaoi...è solo shounen ai...che la forza sia con voi!
Genere: Malinconico, Poesia, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kei si era allenato tutto il giorno, certe volte con Yuriy, altre da solo

Kei si era allenato tutto il giorno, certe volte con Yuriy, altre da solo.. Erano le nove di sera, quando era uscito dalla doccia e si era disteso sul suo letto. Tuttavia, navigava ancora nel limbo del “chi diavolo era il ragazzo con cui aveva appena discusso”…

Era rimasto sconvolto…lo Yuriy Ivanov con cui aveva…“parlato”…l’anno prima, era un ragazzo freddo, dagli occhi gelidi e dai modi autoritari. L’unica cosa che accomunava lo Yuriy del torneo a quello che si era appena trovato di fronte, era l’incredibile bellezza. La perfezione dei lineamenti. Il fisico snello e asciutto. E poi quelle labbra…si ricordava molto bene il loro sapore…certe meraviglie non si dimenticano…! Tuttavia lo Yuriy col quale aveva dialogato pochi istanti prima era completamente diverso…gli sembrava così fragile…così docile…era come un cucciolo spaurito…

Era assolutamente improbabile che fosse cambiato in quel modo in un solo anno. Anche lui si rendeva conto d’aver compiuto un notevole cambiamento…ma in confronto a quello di Yuriy, il suo era nulla.

Ancora non sapeva se il nuovo Yuriy gli piaceva come quello vecchio o no. Doveva parlarci un po’ prima di riuscire a capire.

E poi…quella foto. La risposta di Yuriy non l’aveva convinto affatto. Quel bambino era lui…e quello accanto a lui era Yuriy da piccolo. L’aveva sconcertato vedere che si stavano abbracciando dolcemente…ed il loro visi erano così sereni e tranquilli, da far invidia ad una delle famiglie felici della pubblicità del dentifricio o dei cereali. La tipica famiglia formata dal padre, dalla madre e da due figli. Un maschio e una femmina, di solito. E tutti dannatamente sorridenti, superiori ai problemi del mondo. Superiori alle guerre che devastavano il mondo e alle persone che morivano di fame. Quella maledetta famiglia continuava a ridere, a mostrare quei dannati denti bianchi e perfetti e a piegare le labbra in un sorriso dolce e falso! A Kei sembrava quasi che lo prendessero in giro. Gli pareva che gli volesse dire “sei nato sfigato e morirai sfigato…noi invece ci amiamo e siamo felici!”.

…a che punto era arrivato…

…se la stava addirittura prendendo con le pubblicità!…

Certo, in questo momento, il grande e temuto Kei Hiwatari non era nel meglio della sua prestanza morale. La storia che lo legava a Rei da circa due anni, era finita da qualche settimana e ci stava ancora molto male…infondo, lui amava quel cinese. Ma Rei non aveva voluto sentire altre giustificazioni…

…non che non si fidasse di Kei…ma venire a sapere che doveva tornare in Russia subito dopo aver scoperto che ai Mondiali aveva avuto una relazione con Yuriy, non era stato un bel colpo. In verità, Yuriy l’aveva sempre spaventato. Rei era una vita che diceva che “prima o poi Kei sarebbe tornato da lui”. Ma Kei non aveva mai capito. Rei sapeva cose che Kei ignorava. Nessuna sapeva come diavolo facesse ad aver avuto quelle informazioni, ma lui era a conoscenza di…gran parte del passato di Kei. Ma non gliel’aveva mai voluto dire. Forse l’aveva fatto per codardia…perché, se gliel’avesse detto, Kei avrebbe saputo che il suo passato era…per dirla in una parola, Yuriy. O forse perché non voleva che Kei soffrisse. Probabilmente Rei non si era mai cimentato nel pensiero di “perché avesse tenuto nascosto il passato di Kei al ragazzo stesso”. La cosa, evidentemente, lo spaventava. Povero Rei…

Comunque, si erano lasciati. E Rei gli mancava…se ne rendeva conto nei momenti come quello che stava trascorrendo: Kei era solo, in camera sua, disteso sul letto, più nudo che vestito, con le braccia incrociate dietro la testa e guardava il soffitto. Forse non sentiva la sua mancanza perché davvero lo amava. Ma solo perché i suoi ritmi di vita erano cambiati…se fosse stato con Rei, ora, probabilmente, sarebbero assieme, sotto la doccia o stesi sul letto a fare l’amore…ed invece, da qualche settimana a questa parte, Kei l’amore lo doveva fare da solo…

Doveva, tuttavia, riconoscere che Rei non aveva tutti i torti quando gli confessava la sua inesauribile paura di Yuriy. Kei…si rendeva conto di sentirsi inesorabilmente legato a Yuriy. Aveva avuto questa sensazione quando l’aveva visto, quella notte, durante i Mondiali, nel monastero.

 

Quella, era una normale notte russa…faceva freddo, nevicava. Kei non riusciva a dormire ed era andato ad allenarsi nel Beyblade Stadium che li avrebbe ospitati ai Mondiali. Lanciava Black Dranzer alla perfezione, ormai. Lo controllava come se nulla fosse. Lo faceva combattere contro avversari immaginarsi e invisibili…e Black Dranzer obbediva. Girava con una forza impressionante ed era velocissimo…sterzava e cambiava direzione, frenava e bloccava il roteare per qualche istante per poi riprendere all’improvviso ed attaccare il nulla davanti a se. Tutto d’un tratto un altro beyblade si era aggiunto a quello di Kei, all’interno dello stadio…era Wolborg. E da quell’incontro, era cominciato tutto. Un saluto forzato, una sfida senza vincitori o perdenti, due parole di scherno e poi fredde lenzuola ad avvolgere i loro corpi caldi, sudati e nudi. E quelle lenzuola li avvolgevano tutte le notti….almeno finché lui, Kei, non tornò in Giappone, abbandonando Yuriy a se stesso. Naturalmente quella volta Yuriy aveva fatto finta di nulla, si era comportato come se non fosse successo niente. Aveva finto di considerare Kei alla pari di uno dei suoi innumerevoli amanti. Ma in realtà, era come se fosse morto dentro. E lentamente ma inesorabilmente, si era distrutto. Aveva frantumato ogni sua maschera: prima fra tutte, quella dell’arroganza. Kei invece era semplicemente tornato da Rei. Dal suo dolcissimo gatto cinese.

Poi uno schiaffo ad arrossare la gota destra di Kei, un litigio furioso e un “addio”. La storia con Rei era finita così com’era iniziata…era stato tutto improvviso e casuale.

 

Kei dovette ammettere che non udì nulla, quando qualcuno bussò alla porta: era così concentrato a riflettere che non notò neppure la testa viola che, aperta la porta, guardava dentro la stanza.

-Hiwatari…- aveva mormorato Boris, avvicinandosi al letto dov’era steso Kei. E Kei finalmente s’era riscosso dai suoi profondi pensieri. L’aveva guardato dal basso all’alto, poiché era disteso (non che sarebbe cambiato qualcosa se fosse stato in piedi…) e gli aveva chiesto cosa ci faceva in camera sua, dopo essersi informato circa il suo nome, che non ricordava proprio.

-perché sei tornato?- aveva chiesto. Lo sguardo che usava per osservare Kei era decisamente di sfida. O di fondata gelosia. Boris amava Yuriy. Lo amava davvero, sinceramente ed intensamente. Solo che non aveva mai saputo dimostrarglielo. Gliel’aveva detto, forse, ma il suo capitano aveva riso o comunque non l’aveva preso sul serio. L’aveva schernito dicendogli qualche amara frase come “che idiota…come si fa ad innamorarsi della propria puttana?”…e il cuore di Boris Huznestov era finito a pezzi come un vaso di cristallo. Ma mai e poi mai aveva pensato di cambiare i suoi modi. Non gli era mai venuto in mente di stare vicino a Yuriy, di aiutarlo nel beyblade come nella vita quotidiana, di baciarlo come si fa con la persona amata. Boris non era cattivo. Era solo troppo innamorato. E Kei Hiwatari gli era assolutamente d’intralcio. Sapeva che Yuriy ci teneva molto a Kei, molto più di quanto tenesse a lui…anche perché probabilmente per Yuriy lui non era molto di più di un perverso e violento cliente. Forse Boris era semplicemente geloso…ma non l’avrebbe ammesso neppure sotto tortura. Lui? Geloso di Kei Hiwatari?! Ma quando mai! E sì, povero Boris Huznestov…

-per il beyblade.- non era vero. A Kei non importava un emerito nulla di quel fottutissimo gioco. Suo nonno l’aveva chiamato in Russia e lui aveva pensato bene di accettare. Non sapeva neppure lui perché l’avesse fatto…

-oh, sì. Ne sono convintissimo. Per quello ti porti a letto il mio ragazzo?- chiese Boris, avvicinandosi ancora un poco a Kei, che inarcò un sopracciglio, assumendo un’espressione stupita…

Il russo-nipponico si alzò a sedere e guardò Boris. Lo sguardo che aveva, era chiaramente ironico…

-sei geloso…Huznestov?- a stento tratteneva le risate. Scorgere la gelosia in quel ragazzo alto e relativamente massiccio, con quegli occhi penetranti ora così furiosi, con i capelli lunghi di quel colore particolare…era diabolicamente esilarante. Quando, infine, Boris arrossì, Kei non riuscì più a trattenersi. E rise. Rise sguaiatamente, distendendosi nel letto e schiacciandosi le mani in pancia. Continuò a ridere anche quando entrò Yuriy. Boris avrebbe voluto picchiarlo. Avrebbe voluto prendere a calci e pugni Kei fino ad ucciderlo, fino a fargli sputare il suo stesso cuore. Ma non fece niente. Solo, si girò e vide Yuriy. Il nuovo arrivato, guardava Kei con un’espressione dolcissima dipinta sull’incantevole viso…aveva le labbra color pesca modellate in un sorriso appena accennato…le braccia incrociate, la testa leggermente inclinata…era affascinante nel suo essere affascinato. Dopo qualche attimo di apnea totale, Boris ricominciò a respirare. Di questo, in effetti, dovette ringraziare Kei, che smise di ridere e spezzò il silenzio, con la sua calda voce…

-Yuriy?- dopo aver pronunciato quel nome, Kei guardò Boris e ghignò, quando questo uscì dalla stanza quasi correndo..

 

Yuriy intanto, si era riscosso dai suoi pensieri e si era timidamente avvicinato a Kei.

-sì…la porta era aperta e così…ho deciso di entrare…- aveva guardato Kei con un’espressione quasi timorosa…un’espressione che non si addiceva proprio all’arrogante capitano dei Demolition Boys. Kei infatti, si era stupito e aveva osservato Yuriy con uno sguardo pressoché sconcertato…

-va bene… - aveva mormorato dopo qualche istante, stendendosi di nuovo nel letto -questa sera hai intenzione di dormire?- chiese Kei, incatenando il cremisi dei suoi occhi all’azzurro di quelli di Yuriy…

Il russo sussultò e poi abbassò leggermente lo sguardo…

-non dipende da me…- aveva detto con tono desolato.

-e da chi?- Kei avrebbe sicuramente potuto fare qualcosa.

-l’hai visto anche tu, ieri notte, Kei…- era Borkov, allora. Beh, pensandoci, era piuttosto evidente. Kei quindi si alzò in piedi e indossò una camicia.

-dove vai?- aveva domandato Yuriy…Kei non rispose nulla, se non un debole “non muoverti da qui”. Poi uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Yuriy si sedette sul letto e rifletté…

Sicuramente Kei voleva andare da Borkov per dirgli di lasciarlo in pace. Ma perché lo faceva? Per se stesso, perché voleva dormire, o per lui? E poi…cosa ci faceva Boris in camera di Kei? E perché Kei rideva così di gusto, dinnanzi all’espressione rabbiosa di Boris? Yuriy non capiva.

Quando Kei entrò in camera, sbatté la porta e Yuriy trasalì. Poi alzò gli occhi, incrociando quelli di Kei, che erano dello stesso colore della lava fusa.

-quel maledetto…ha detto che non può fare niente prima di domani, in quando Borkov allena mocciosi fino ad ore impossibili!- era chiaro che Kei aveva parlato con suo nonno. Dopo queste parole, si era di nuovo tolto la camicia e i pantaloni e si era buttato sul letto.

-non…importa…se non vuoi sentire rumore, pregherò Borkov di portarmi nella sua stanza…- Kei sembrò pensarci su un attimo, poi parlò…

-perché lo fai?- l’intonazione tranquilla, le braccia incrociate dietro la testa…

-…cosa?- Yuriy invece, cominciava a distruggersi le ginocchia, a forza di piantarvi le unghie…

-perché ti lasci violentare da lui?- calmo. Sincero. Schietto. Yuriy non era sicuro di volergli rispondere, ma poi si arrese…tanto prima o poi, avrebbe capito che lui non era nulla di più di un ragazzino debole e disarmato…

-non posso oppormi, Kei…non sono abbastanza potente per poterlo fare…l’unica mia arma, sta nella speranza che un giorno si stuferà di me…- Yuriy sorrise amaramente e Kei annuì…

-stasera dormi qua.- aveva detto poi Kei, usando il suo solito timbro di voce autoritario, un tono che non ammetteva obiezione alcuna. Yuriy trasalì nuovamente. Aveva sentito bene? Kei gli stava chiedendo di rimanere a dormire da lui? No, glielo stava proprio ordinando. A quale scopo lo faceva? Yuriy si sarebbe lasciato fare qualsiasi cosa da Kei. Ma Kei…lo sapeva? No, probabilmente no. O forse sì? Magari voleva servirsene trattandolo come un oggetto erotico, ora che sapeva che era abituato ad essere usato…e che gli avrebbe fatto più che piacere se Kei avesse abusato di lui.

Kei inarcò un sopracciglio, in attesa di una risposta…

-ma non ci sono due letti qui…- mormorò Yuriy. Era come se stesse cercando una banale giustificazione per declinare l’invito…come se cercasse di proposito una scusa stupida…un qualcosa a cui si potesse ovviare…e farlo in fretta…così sarebbe stato “costretto” a dormire con lui. Non era di certo la prima volta che dormiva con Kei ma…quando dormivano assieme, era perché erano troppo sfiniti, grazie alle loro passionali pratiche sessuali, per tornare nella propria camera. Questa volta, in teoria, sarebbe stato diverso.

Kei si spostò un po’, mettendosi sotto le coperte e lasciando uno spazio libero nel letto.

-muoviti, ho voglia di dormire.- aveva detto. Anche questa volta, il suo tono di voce non ammetteva contestazioni. Yuriy in quel momento si sentiva come una vittima della figura mitologica chiamata Medusa. Si sentiva pietrificato, in pratica. Non osava ribattere, non sapeva nemmeno come accettare. Kei aveva tirato in parte le coperte nella parte di letto che avrebbe dovuto occupare Yuriy. Lo stava aspettando. E, dall’espressione che aveva, era anche piuttosto seccato dal tentennamento di Yuriy. Il russo sapeva che Kei odiava le persone indecise. Dopo un po’, Yuriy si mosse, mormorando qualcosa tipo “vado a prendere la veste da notte…”.

Non appena entrò nella propria camera, Yuriy si sedette sul letto e si concentrò, con l’unico scopo di calmarsi. Aveva il cuore che batteva fortissimo…sembrava superasse i duemila battiti al secondo. Decise che in quelle condizioni, non sarebbe mai riuscito a dormire, così si spogliò e si rinchiuse nella cabina doccia, lasciando che l’acqua gelida lo lambisse ovunque con intensità costante. Quando, pochi istanti dopo, uscì dalla doccia, si asciugò, lasciando i capelli umidi per evitare di perdere ulteriormente tempo. Poi si mise un paio di slip e una vestaglietta rossa pulita, che gli arrivava fin sopra il ginocchio. Infine, tornò da Kei…

-eccomi…- sussurrò. Kei, che prima aveva gli occhi chiusi, alzò lo sguardo e lo scrutò. Non disse nulla, si limitò ad annuire. Yuriy si avvicinò e si distese accanto a Kei. Sentiva chiaramente il profumo del ragazzo. Era lo stesso dell’ultima volta in cui l’aveva incontrato, mischiato però a qualcosa di nuovo. Tutto si fece più chiaro quando, circa mezz’ora dopo, Kei si alzò e aprì la finestra, accendendosi una sigaretta. Kei fumava, era quello il nuovo odore che sentiva.

-non sapevo fumassi…- aveva sussurrato Yuriy.

-e io pensavo dormissi.- rispose Kei, sedendosi sul davanzale e guardando la neve scendere su Mosca. Yuriy abbassò un po’ lo sguardo e poi tornò a guardare Kei. Si tirò la coperta fino sotto il mento e si scrollò un pochino per il freddo…

Kei finì la sigaretta e la gettò dalla finestra, che chiuse velocemente, tornando a stendersi accanto a Yuriy. Dopo qualche momento di silenzio assoluto, approfittando del quale Yuriy si deliziava ascoltando il respiro regolare di Kei, Ivanov decise di spezzare quell’attimo tranquillo che per lui era oltremodo romantico…

-Kei…- sussurrò, girandosi su un fianco e guardando Kei, che rispose mugugnando…

-tu…ti ricordi di me solo perché ho condotto una buona battaglia contro Takao?- chiese Yuriy. Dal tono che usava, sembrava stesse chiedendo la cosa più naturale del mondo. In realtà però, il russo sentiva ogni cosa tremare, dentro di lui. Era agitatissimo, si stava dilaniando le mani e fissava Kei con uno sguardo preoccupato, sperando che il buio lo proteggesse. Per giunta, Kei attese qualche minuto prima di dare la sua risposta, lasciando Yuriy ai suoi fremiti…

-no. Dormi, adesso.- aveva concluso la discussione. Yuriy a questo punto, non poté fare altro che sostituire l’espressione meravigliata creata dalla risposta di Kei, con una straordinariamente dolce…

 

 

  
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