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Autore: Acqua Dolce    04/07/2003    1 recensioni
Ralph Peterson è uno di quegli uomini che non deve chiedere mai? Ne erano convinti tutti, ma a qualcuno ha dovuto chiedere. Qualcuno che non sopporta e che non lo sopporta come Samantha. Bella come un fiore e spinosa come un cactus. E tra una lite e l'altra si vedranno costretti a fingersi sposati. Ma dov'è il limite tra finzione e realtà?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le risposi di no, che non se ne parlava neanche. Non ci volle molto tempo per farmi cambiare idea.
Due giorni più tardi ero alla famosa festa, dove incontrai gli altri in un tavolo leggermente in disparte.
E poi vidi Sam. Seduta a sorseggiare un bacardi all'arancia. Il vestito sottoveste nero che indossava faceva risaltare l'abbronzatura e i capelli biondi mossi erano schiariti dal sole. Mi guardò appena arrivato con quei suoi occhi azzurri, freddi come il ghiaccio. Mi irritai solo a guardarla.
Le belle gambe accavallate erano lasciate scoperte fino a metà coscia dal vestito e i piedi erano nudi sulla sabbia.
Non ci dicemmo niente. Gli altri mi rimproverarono per il ritardo, ma gli ignorai completamente. Avevo qualcosa di più importante a cui pensare. 
"Vieni con me." le ordinai afferrandola per un braccio e costringendola a seguirmi fino alla riva del mare, lontani dalle luci e dal baccano della musica.
"Ehi! Lasciami andare, cafone!" mi urlò. 
"Allora..." le disse quando fummo abbastanza lontani dagli altri.
"Ma che diavolo ti ha preso?! Mi hai fatto male! Domani avrò un livido!" gracchiava.
"Sta zitta, per un secondo e smettila di lamentarti!"
Non mi ascoltò.
"Joe stava facendo un discorso interessante prima!"
"ASCOLTAMI PER LA MISERIA!" 
Si ammutolì immediatamente, incerta se piantarmi in asso lì oppure se darmi una sberla e piantarmi in asso lì.
Preferì piantarmi in asso senza ammollarmi un ceffone, ma prima che potesse andarsene le presi il polso e la ritrascinai davanti a me.
"Vuoi ascoltarmi?!"
"No pezzo di somaro! Voglio tornare su dagli altri!"
"Invece mi ascolti." le disse con calma.
Le tenevo ancora stretto il polso. Sam aveva smesso di divincolarsi. Le lascai il polso che lei si massaggiò rimanendo davanti a me.
"Mi hai fatto male." borbottò alla fine.
"Devi fare la parte di mia moglie." Le disse con una freddezza che sorprese anche me.
Lei strabuzzò gli occhi e smise di massaggiarsi il polso.
"Come?!"
"Devi fingere di essere mia moglie!" le ripetei cercando di rimanere calmo.
Sam scoppiò a ridere. Non ci credeva.
"Mi hai capito?" le ridomandai. Non smise di ridere.
"Hai sniffato colla vero?" mi chiese ridendo.
"Sto parlando sul serio Sam." le dico risentito, ma lei continuò a ridere.
"E con chi dovrei fare la parte di tua moglie?"
"Con Sandra."
Senza smettere di ridere si allontanò per raggiungere di nuovo i nostri amici "Neanche morta." disse. Le corsi davanti e le bloccai la strada mentre lei con una mano si sistemava i capelli dietro le orecchie in modo che non le dessero fastidio.
"Non farmi implorare. Ti prego di non farmi implorare." le dissi sul disperato.
Sam scosse la testa "Chiedilo a qualche altra scema, idiota che non sei altro. Io non mi presto a questo giochino!"
"Ma ti sei l'unica che Sandra non conosce! Ti supplico, Samantha..."
Mi guardò divertita. Il fatto che io Ralph Peterson la supplicassi le piaceva da morire.
"Certo che se mi chiami "Samantha" e non "Sam" deve essere proprio grave..." disse lei sorridendo. Mi sentii preso in giro, ma non volevo darlo a vedere.
Poi la vidi tornare seria. Distolse lo sguardo e alzò gli occhi verso il cielo. Li tenne alzati per un po' come se stesse cercando qualcosa lassù.
"E... dunque. Se decidessi di farti questo favore..." La guardai sollevato, ma lei si corresse subito vedendo la mia espressione "ma non è detto che lo faccio... io cosa ne ricavo?"
Scoppiai a ridere "Ahaha! Ricavare? Tu vuoi farti pagare?"
Mi guardò offesa, e capii solo dopo perchè aveva fatto quella faccia.
"Cioè... ehm... cosa ne ricavi... vediamo..." feci imbarazzato.
"Va bè." sospirò "Vorrà dire che mi restituirai il favore appena si presenta l'occasione."
Accettava! Non potevo crederci, accettava!
L'abbracciai pieno di gratitudine. Lei nauseata dal mio gesto si liberò dalla mia stretta e imbarazzata mi chiese cosa doveva fare.
"Niente." le risposi.
"E allora a cosa ti servo?!" mi chiese incrociando le braccia e battendo nervosamente un piede scalzo sulla passerella insabbiata.
"Volevo dire, che devi incontrare Sandra e dirle che sei disposta a divorziare da me."
Samantha scoppiò a ridere un'altra volta.
"Ahahaha! Questa...ahahahah! Questa è la cosa più assurda che abbia mai sentito dire in vita mia! Ahahahahahah!"
Si, non era un impressione... quella ragazza mi stava sfottendo...
Aveva le lacrime agli occhi dal ridere.
"Io e te sposati! Ahahahah! Le hai detto che eravamo sposati per non sposarla! ahahah! E ora che hai cambiato idea... ahahahahahahah!"
La lasciai lì a ridere.
"No, no! Aspetta! Ralph! Eddai! Non prendertela! Aahah! E va bene quando dovrei incontrarla?"
Diedi alla strega le istruzioni necessarie per far in modo che incontrasse Sandra.
L'amata pulzella lavorarava come commessa in un negozio di abbigliamento in centro, dal lunedì al venerdì.
Tutto doveva sembrare casuale. 
Mia "moglie" (cioè Sam) aveva scoperto la mia relazione "clandestina" con un'altra donna (e cioè Sandra), e così indignata dal mio "tradimento" aveva deciso di concedermi il divorzio, permettendomi così di poter sposare la mia "amante". Un'idea geniale. O almeno all'inizio lo è stata...
"Allora ci sei?" chiesi a Samantha prima che entrasse nel negozio.
"No sono al bar!" mi rispose seccata e sistemandosi i capelli per l'ennesima volta. Mi dava sui nervi! Ogni santissimi cinque secondi lei si risistemava i capelli! Come se avessero avuto il tempo di spettinarsi!
"Piantala di scherzare! Io ora vado, ti chiamo io stasera così mi dici com'è andata. E non sbagliare!" le raccomandai ancora.
"Agli ordini generale!" mi disse lei facendomi il verso.
"Saluto colonnello!" le risposi io mettendomi le mani in tasca e andandomene velocemente. Se non me ne fossi andato le avrei senza dubbio tirato il collo.
Non so di preciso cosa accadde là dentro anche se posso immaginarmelo...

( SOLO QUESTA PARTE DEL RACCONTO SARA' SCRITTA IN TERZA PERSONA)
Sam entrò. Indossava un paio di jeans chiari e una maglietta nera con le maniche a tre quarti leggermente scampanate.
Gli occhi azzurri erano coperti dagli occhiali da sole firmati Ferrè.
La ragazza cominciò a sbirciare tra gli abiti appesi. Poco dopo si abbassò leggermente gli occhiali sul naso da poter dare un'occhiata in giro. C'era qualche ragazza, un paio di bambini che pregavano le madri attente ai vestiti di accompagnarli a prendere il gelato e poi una ragazza al bancone.
Sam prese un paio di pantaloni invernali di velluto beige a coste larghe e lo portò vicino alla ragazza.
La fissò un attimo. I capelli biondi erano evidentemente tinti. Gli occhietto castani sembravano quelli di un topo.
"Certo che deve proprio essere innamorato di sta tizia!" pensò inorridita Sam. Poi notando che la ragazza non sollevava lo sguardo dai fogli che aveva sotto il naso, si schiarì la voce.
"Ehehm..."
La ragazza sorrise "Posso aiutarla?" chiese gentile.
"Si... di questi c'è anche una taglia quarantaquattro?" chiese indicando i pantaloni.
"Si glieli faccio vedere." disse tirando giù una pila di pantaloni.
"Eccoli. Li vuole provare?"
Sam li provò tanto per togliersi lo sfizio. Le stavano benissimo. 
"Bene. Prendo questi." disse portando il capo d'abbigliamento.
"Deve accorciarli? Possiamo farglielo fare noi..."
"Si mi farebbe un piacere. Le lascio il mio nome... Signora Samantha Peterson..." attese la reazione della ragazza che segnò tranquilla il nome.
"D'accordo. Saranno pronti fra un paio di giorni."
Ma come??! Possibile non avesse capito?!
"Ehm... forse non ha capito il mio nome... sono la signora Peterson..."
"E' già una nostra cliente?" chiese la ragazza.
"No, ma mio marito ci bazzica spesso da queste parti..." disse fredda Sam.
"Può darsi, forse l'avrò visto..." disse incerta la commessa.
"Ohhhh non ne dubito." ribattè disgustata Sam.
"Bene signora Peterson..."
In quel momento da una porta del retro negozio sbucò una sinuosa ragazza mora che appena sentì il nome Peterson si bloccò e chiamò la collega.
"Ehm... Tilly..."
"Si Sandra?"
"Pensaci tu al magazzino alla signora ci penso io la conosco..."
La bionda fece spallucce e sparì dietro la porta, mentre Sandra si avvicinò timidamente al bancone.
"Signora Peterson... sono Sandra..."
"Oh. Bè credo di aver fatto uno sbaglio poco fa..." disse riferendosi all'altra ragazza.
"Eh, già! Ecco io volevo..."
"Conoscermi? Si lo so. Ralph me ne aveva parlato. Ebbene... eccomi qui." disse Samantha.
"Ma ecco signora Peterson..."
"Oh per carità, diamoci del tu e non mi chiamare più signora Peterson!" disse irritata.
"Si mi scusi... cioè... scusami. E' solo che... ti va bene?" chiese Sandra torcendosi nervosamente le dita.
"Parli del divorzio? Si mi sta più che bene. Non potrei vivere con un uomo che non mi ama."
"Ma tu... tu non sei... non sei più innamorata di lui... vero?" chiese speranzosa.
"Certo che no!" disse sorpresa Sam dimenticandosi che doveva fare la parte di Samantha Peterson e non quella solita di Samantha Verona!
"Si rifarà una vita, vero?"
"Bè certo che si! Ho venticinque anni non sono csì decrepita da lasciarmi morire di disperazione!" disse seccata dall'invadenza di quella domanda.
"Oh allora ti dispiace!"
"Ma no! Lo voglio almeno quanto lui il divorzio, se non anche più di lui!"
Silenzio. Un silenzio che parve interminabile.
"Bè adesso è meglio che vada e che tu torni al tuo lavoro."
"Bè... è stato un piacere conoscerla... conoscerTI... Samantha."
"Ciao... Sandra."
Sam uscì dal negozio togliendosi gli occhiali da sole e risistemandosi ancora una volta i capelli. 
Quando Sandra mi avvisò che mia "moglie" Samantha era andata a parlarle, cercai di sembrare sorpeso. Quando però mi cominciò a raccontare tutte le sue convinzioni cominciai a preoccuparmi sul serio.
"Per me c'è qualcosa sotto." diceva Sandra camminando avanti e indietro per la camera da letto mentre io cercavo disperatamente di baciarla.
"Certo che c'è. Un bellissimo corpo..." bisbigliai abbracciandola da dietro e cominciando a baciarle il collo.
Lei ridacchiò.
"Ralph, non intendevo cosa c'è sotto i miei vestiti..." sorrise maliziosa.
"Ah, no?" feci passando all'orecchio.
"No. Parlavo di questo improvviso cambio di decisione. Concederti il divorzio solo perchè rivuole la sua libertà."
"Valla a capire quella. E' uno dei motivi per cui voglio stare lontano da lei. Cambia continuamente idea..." non mi rendevo neanche conto di quello che dicevo, in quel momento avevo altro per la testa... e per le mani.
Sandra si girò verso di me e finalmente la baciai.
"Ralph... Samantha ha un amante, ne sono sicura." disse con fermezza.
Io mi bloccai. "Un amante? Samantha?!" domandai ridendo.
"Perchè trovi la cosa tanto divertente? E'ancora tua moglie dopotutto! E poi lo dici come se fosse una cosa impensabile. E' molto attraente..." fece Sandra allontanandosi da me.
Io rimasi in piedi e fissarla mentre lei si avvicinò alla finestra per guardare fuori il sole che tramontava. 
"Ma ha un caratteraccio! Chi diavolo potrebbe volerla?!"
Sandra si rigirò verso di me "Bè, tu tanto per fare un nome!" disse leggermente irritata.
"Oh Ralph. Se l'hai sposata qualcosa di buono devi pur averglielo trovato in lei... e poi non mi è sembrata una così perfida carogna come la dipingi tu! E' una donna moderna che evidentemente ha trovato un valido motivo per divorziare!"
Io rimasi in silenzio con le braccia incrociate. 
"Ma scusa anche se avesse un amante a noi che diavole ce ne importa!?" le domandai alla fine.
"Ma come puoi essere così menefreghista Ralph Peterson! Quell'uomo può essere chiunque! Un pazzo o un assassino!"
Ridacchiai "Magari."
"Ohhh! Con te non si può discutere. Io voglio conoscerlo voglio diventare amica di Samantha. Voglio che sia felice... quanto lo sarò io con te..." disse più dolce riavvicinandosi a me.
"Vuoi conoscere l'amante di Samantha?" le chiesi sconvolto.
Sandra si limitò ad annuire.
"No. No. No e NO!" dissi io. Sandra mi guardò con gli occhi in via di lacrimazione senza dire una parola si riallontanò da me.
Mi aveva convinto di nuovo.

"NONONONONONONONONONONONONONO E NO!" Samantha ed io ci incontrammo quella sera al bar della spiaggia. Non potevo parlarle di quella faccenda al telefono. Non l'avrei mai convinta. E poi visto che dovevo incontrarmi con gli altri...
Appena le dissi cosa voleva Sandra in principio pensò ad uno scherzo. Quando capì che non stavo affatto scherzando cominciò a sragionare.
"Sam questa storia piace meno a me che a te! Ma abbiamo iniziato questa commedia, e allora finiamola dico io!"
"Senti Ralph. Io ho fatto il mio lavoro dicendole che ero disposta a divorziare da te. Ma se quella cretina ha capito che ho un amante, bè mi dispiace deluderla, ma non lo conoscerà!"
"Ma le ho promesso che l'avrebbe conosciuto! Sam, avanti cosa le racconto?!" dovevo cercare di mantenere la calma. Anche se le avrei mollato volentieri uno schiaffone.
"Raccontale un'altra delle tue baggianate! Ne hai sparate talmente tante che una in più non fa alcuna differenza ormai!"
Samantha continuò a blaterare, io la lasciai fare. Mettermi a battibeccare con lei, non avrebbe risolto nulla. Anzi, l'avrei fatta impuntare e non avrei cavato un ragno dal buco. Tanto valeva fare buon viso e cattivo gioco.
Dopo qualche minuto, si era stancata di girare come una trottola e si fermò davanti a me.
"E va bene. Dobbiamo trovare un amante allora troviamolo." disse lei rassegnata.
"E pare facile!" mi scappò detto.
Lei mi guardò indignata "Bè grazie!"
"Volevo dire che ci occorre qualcuno di cui ci si possa fidare!"
Samantha sbuffò e si sedette su una poltrona di vimini e tornò a sorseggiare il suo Bacardi.
In quel momento mi comparve davanti agli occhi la persona più improbabile del mondo.
"Ciao Ralph, sono in ritardo?" chiese Rob Denton guardandosi intorno e vedendo solo me e Sam.
Io e lei ci scambiammo un'occhiata.
"Arrivi proprio a buco..." disse facendo avvicinare Rob al nostro tavolo.
Samantha scattò in piedi e si avviò lungo la passerella che portava in spiaggia urlando
"NO! LUI NO! NON LO VOGLIO!"

  
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