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Autore: Mari24    07/09/2012    9 recensioni
Guardava la sua figura allo specchio.
Era davvero bella.
Avrebbe voluto che Castle fosse lì a vederla, ad ammirarla, perché infondo le piaceva quando lui la guardava con quello sguardo innamorato.
Le piaceva quando solo con lo sguardo la faceva sentire una Dea.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jenny Duffy-O'Malley, Kate Beckett, Lanie Parish | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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-“LASCIALA!!!”- gridò Castle raggiungendo Kate e spintonando di lato Alec, che arretrò di qualche passo.

Kate aveva una mano sulla nuca. Le doleva la testa a causa della botta presa contro l’albero.

-“Stai bene?”- chiese retorico Castle, accarezzandole il viso, sentendo quanto fosse freddo.

Kate annuì semplicemente, non aveva voglia di parlare, infreddolita com’era e un po’ spaventata.

-“Ma guarda! È arrivato Capitan America!”- esclamò sarcasticamente Alec prendendo in giro Castle.

-“Veramente preferirei Batman!”- rispose di getto lo scrittore, girandosi velocemente verso Alec, fulminandolo con lo sguardo.

Sapeva che era ubriaco, ma questo non giustificava il fatto di aver messo le mani addosso a Kate, alla sua musa.

E lui provava odio e repulsione, perché nessun uomo deve permettersi di toccare una donna contro la sua volontà.

Castle rivolse l’attenzione su Kate, ancora mezzo stordita fra l’alcol e la botta.

Le passò un braccio intorno  alle spalle e capì che stava congelando.

Velocemente si tolse il suo cappotto e la avvolse completamente, allontanandola da lì, fin quando anche Kate avvertì ancora il calore di Castle su quell’indumento.

-“Ehi Batman! Io  e lei non abbiamo ancora finito!”- esclamò.

Castle furioso fece sedere Kate sul taxi, e ritornato verso di lui, che nel mentre si era pericolosamente avvicinato, gli disse:

-“Avvicinati di nuovo a lei, osa solo pensare di sfiorarla o solo di guardarla da lontano, e ti giuro che neppure tua madre ti riconoscerà!”- ringhiò Castle.

Era vero: mai far arrabbiare una persona innamorata. Potrebbe diventare pericoloso.

Castle si voltò ma tre secondi dopo sentì come uno schiaffo arrivargli dietro l’orecchio.

Si girò verso Alec che si guardava curioso la mano stretta a pugno come se si chiedesse se avesse colpito il punto giusto, ma sollevando lo sguardo sullo scrittore che si massaggiava l’orecchio, si scagliò nuovamente su di lui.

Castle respinse il primo colpo con il braccio, ma al secondo Alec scivolò cadendo di faccia sul marciapiede umido.

Castle poté vedere che alcuni fiotti si sangue gli uscirono dal naso e sicuramente se l’era fratturato.

Ma non gli importava. Quel tipo aveva quasi fatto del male a Kate, quella era la giusta punizione.

Salì sul taxi e diede l’indirizzo di casa della detective.

 

Kate nel frattempo aveva mal di testa. L’alcol e il colpo all’albero non le avevano lasciato scampo.

Chiuse gli occhi e poggiò la testa sulla spalla di Castle, sperando che con il silenzio le fosse passato.

Castle la strinse a sé.

Era preoccupato e allo stesso tempo arrabbiato. Non capiva perché Kate avesse avuto il bisogno di bere così tanto.

Non era lei.

Non era la donna da cui aveva preso spunto per Nikki Heat.

Non era la donna forte, tenace e allo stesso tempo dolce e delicata, che lui aveva preso come musa.

Questa non era la donna di cui si era follemente innamorato.

Ma la cosa importante era che quel tipo non le aveva fatto nulla. Lei stava bene e lui si era soltanto spaventato a morte.

Kate sonnecchiava tranquilla sulla sua spalla, mentre Castle le accarezzava pigramente i capelli morbidi.

Le sue dita si intrecciavano fra i suoi boccoli. Li adorava. Adorava vederla con i capelli sciolti e mossi.

Kate era davvero esausta, ma quando Castle la chiamò per svegliarla, le parve di aver chiuso gli occhi solo per qualche istante.

-“Siamo arrivati Kate!”- disse gentile Castle.

Kate sbattè le palpebre respirando profondamente.

Non aveva nessuna voglia di staccarsi da lui e sapeva che, non appena si fossero separati, avrebbe avvertito un enorme vuoto, sentendo di nuovo freddo e solitudine.

Così come aveva immaginato, il distacco da lui fu duro, come se tutto il calore che provava le fosse stato strappato via.

Aveva ancora bisogno che fosse lui a stringerla fra le sue braccia.

Castle pagò e scese dal taxi, porgendo la sua mano a Kate per aiutarla a scendere.

Sostenendola ancora la accompagnò dentro il suo palazzo.

-“Grazie.”- mormorò Kate a bassa voce. –“Ti restituirò i soldi.”- riferendosi al taxi.

-“Non ce n’è bisogno!”- rispose Castle freddo.

-“Invece si!”- rispose Kate guardandolo negli occhi.

Castle non rispose, si limitò a guardarla fin quando raggiunsero l’appartamento di Kate.

Continuavano a fissarsi e Castle non sapeva se Kate l’avrebbe invitato ad entrare e onestamente non sapeva se lui avesse voglia di entrare.

Ma forse, dopo la sbronza, Kate poteva sentirsi male e avere bisogno d’aiuto e lui non se la sentiva di lasciarla sola.

-“Hai bisogno di una mano?”- chiese.

Kate non rispose.

Si limitò ad annuire e ad entrare in casa, lasciando entrare anche lui.

Si sedettero sul divano. La testa di Kate doleva ancora e istintivamente si portò la mano alla nuca.

-“Ti fa male?”-

-“Un po’.”- rispose massaggiandosi il punto dolente e il collo.

-“Forse è meglio metterci del ghiaccio.”- disse lo scrittore andando in cucina e riempiendo uno strofinaccio con alcuni cubetti.

Quando ritornò da lei, lo mise sulla nuca e appoggiando la testa sul divano sospirò.

-“Grazie…per tutto quello che fai.”-

Castle non rispose. Era ancora arrabbiato. Non era successo nulla, ma lui si era spaventato davvero, e la fase successiva allo spavento è la rabbia.

Kate non sentendo risposta aprì gli occhi.

-“Sei arrabbiato?”- chiese insicura, ma ancora Castle non parlava.

-“Scusa mi dispiace di averti svegliato. Non volevo esserti di peso. Sarei tornata con la mia macchina, ma il carroattrezzi me l’ha portata via e non c’erano taxi e…”- ma Castle la interruppe.

-“Non sei stata tu a svegliarmi.”- disse brusco.

Kate aggrottò la fronte così Castle continuò:

-“Mi ha chiamato Lanie. Era preoccupata per te. Lei doveva andare via ma non voleva lasciarti sola.”-

-“Lanie?! Che ti ha detto?”- chiese un attimo allarmata.

-“Tante cose Kate. Mi ha detto che non eri te stessa, che non ti aveva mai visto così, e che hai bevuto tanto e me ne sono accorto anche io, quando non sei riuscita a difenderti da quel tipo.”- rispose acido.

-“Veramente mi ha fatto sbattere la testa ed è per questo che non riuscivo a levarmelo di dosso, ma prima…”- ma di nuovo Castle la interruppe.

-“Kate basta!! Hai bevuto così tanto che non riuscivi a difenderti, e quel tipo… poteva farti del male, poteva andare peggio. E se non fossi arrivato eh?! Tutto per dimostrare cosa?”- disse Castle alzandosi dal divano, urlandogli in faccia tutta la sua preoccupazione e la sua rabbia.

Anche Kate scattò in piedi, ma alzandosi così velocemente le fece girare la testa, ma non volle risedersi.

-“Cosa volevo dimostrare? Niente. Per una volta volevo solo divertirmi, lasciarmi tutto alle spalle, senza sentire il bisogno di portarmi tutto il peso del mondo addosso. E si ho bevuto! Ma non sono ubriaca. Prima che tu arrivassi mi sono difesa con quel tipo, ma lui mi ha fatto sbattere la testa, e poi sei arrivato tu!”-

-“Cosa? Non sei ubriaca? Lanie mi ha detto che hai bevuto! Perché l’hai fatto allora?”- continuò ancora più rabbioso.

-“Perché volevo per una volta non dovermi preoccupare e divertirmi. Non ho bisogno di ubriacarmi per potermi divertire. Tu non sai cosa voglia dire vivere nella tristezza ogni santo giorno. Non sai cosa vuol dire arrivare su una scena del delitto e sperare che la vittima non sia stata accoltellata perché potresti ricadere in quel vortice.”- rispose con le lacrime agli occhi.

Come erano arrivati a discutere?

Castle scosse la testa:

-“Kate mi sono preoccupato da morire. Io… io non ti capisco!”- affermò Castle confuso.

-“Ah tu non mi capisci eh?! Sono io che non ti capisco. Dici che mi vuoi aiutare, che ci sarai sempre, e poi quando ho bisogno, quando ho davvero bisogno di te, mi urli in faccia la tua rabbia.
Mi hai detto che mi avresti aiutato a seguire il caso di mia madre, ma hai mollato con questa patetica scusa che ‘li troveremo un giorno’.”- continuò Kate ormai furiosa anche lei, anche se non sapeva per cosa.

Perché lui non capiva che per una volta aveva solo voluto svagarsi e diversi?

Perché era così difficile capirlo?

E perché era così arrabbiato?

Probabilmente aveva ragione a pensare che se non fosse arrivato lui, Alec avrebbe combinato qualcosa di male, ma lei era pur sempre una poliziotta, sapeva badare a se stessa.

-“Che cosa dovevo fare? Se ti avessi lasciato continuare ad indagare saresti di nuovo crollata, saresti finita di nuovo in quell’uragano che è l’omicidio di tua madre. Meno di un anno fa, ti hanno quasi ucciso davanti ai mei occhi, Kate. E ti ho vista morire in quell’ambulanza. Scusa tanto se mi preoccupo per te!!”- esclamò Castle, andando verso la porta con l’intenzione di andarsene.

-“Oh così te ne vai?! Quindi quell’Always, quelle promesse che ci saresti stato erano tutte una finta? Quindi anche al cimitero quando mi hai detto che mi amav…”- Kate si bloccò di colpo.

Era fatta, ormai l’aveva detto ed era certa che lui avesse sentito.

Castle si pietrificò all’istante. Si voltò verso di lei e la guardò confuso. Aveva davvero sentito bene?

-“Cosa…cos’hai detto?”- chiese questa volta un po’ più calmo. Ma Kate non rispose, abbassò solo lo sguardo, colpevole.

Castle si avvicinò a lei e posandole dolcemente le mani sulle spalle chiese di nuovo:

-“Kate, ti prego, ripetimi quello che hai detto.”-

-“Non posso.”- mormorò con un filo di voce, sperando quasi che lui non sentisse.

Castle le sollevò il mento. Gli occhi della bella detective erano lucidi.

Emozione? Rabbia? Paura?

Questo Castle non lo sapeva, sapeva solo che aveva capito bene, e la reazione di Kate gli diede conferma.

-“Kate…”- la chiamò Castle.

-“I-io… io…”- Kate non sapeva cosa rispondere. Se gli avesse detto la verità lui se ne sarebbe andato e l’avrebbe perso. Ma non poteva mentirgli e vivere serenamente, non ci sarebbe riuscita.

-“Kate… ascoltami…”- iniziò Castle, ma fu subito interrotto.

-“No Rick. Ascoltami tu!”- disse guardandolo fisso negli occhi.

-“I lied… before.”-

-“What do you remember?”-

-“I remember everything!”-

-“Oh…”- non riuscì a dire altro. Castle, il famoso scrittore con la battutina sempre pronta questa volta non spiccicò parola.

E poi una parola lo colpì veloce come una freccia.

-“Aspetta che cosa intendi con ‘prima’?”-

Kate sbattè le palpebre velocemente. Sapeva che ora avrebbe potuto perderlo per sempre.

-“Quando… quando all’ospedale mi hai chiesto cosa ricordassi, ti ho risposto nulla. Io… io ricordavo già tutto.”- disse abbassando lo sguardo sentendosi in colpa più che mai per avergli mentito così a lungo.

Castle rimase attonito.

Aveva capito le parole di Beckett ma per qualche secondo era come se non le avesse realizzate appieno, come una fotografia sfuocata.

E poi come se gli avessero dato uno schiaffo in piena faccia, si risvegliò da quello stato, e la rabbia lo avvolse.

-“COSA??! Tu mi hai mentito per tutto questo tempo??”- tuonò.

-“Senti, lo so che sei arrabbiato…”-

-“Certo che lo sono!! Come hai potuto? Per tre mesi ti ho chiamata ogni giorno e tu non hai mai risposto, hai preso le distanze da me. Mi hai detto di non ricordare e io mi sono sentito male perché finalmente avevo avuto il coraggio di parlare e tu hai fatto finta di nulla. Come sempre del resto. Il bacio, il container, la discussione a casa tua. Come… Perché?”- chiese infine.

Kate era un po’ spaventata. L’aveva già visto arrabbiato, anche contro di lei, ma questa volta sapeva di averla fatta grossa.

-“Io non potevo dirti che ricordavo tutto. Avevo bisogno di tempo per riflettere!”- esclamò Kate.

-“Riflettere? Kate hai avuto oltre cinque mesi per riflettere! Ti sei allontanata tutta l’estate per riflettere!”- sputò avvelenato Castle.

-“Ma non capisci che l’ho fatto per te, per proteggerti?”- gridò Kate fra le lacrime.

-“Proteggermi da cosa?”- continuò lo scrittore.

-“Da me!!”- urlò più forte questa volta.

-“Perché?”- gridò esasperato.

-“Perché io sono mentalmente incasinata e non posso amarti come vorrei!”-

-“Questa è una bella scusa Kate. Tu non ti metti in gioco solo perché hai paura di soffrire di nuovo. Preferisci vivere nell’inconsapevolezza di sapere cosa sarebbe potuto succedere, se fossi stata felice o no. Tu ti sei nascosta dietro l’omicidio di tua madre e non ne sei mai uscita. La verità è che tu non rischi perché hai una fottutissima paura! Puoi chiudere gli occhi alle cose che non vuoi vedere, ma non puoi chiudere il cuore alle cose che non vuoi provare.”-

A quelle parole qualcosa scattò nella mente di Kate.

Lei aveva paura, era vero.

Gli aveva detto che non poteva avere la relazione che voleva fin quando il caso di sua madre non fosse chiuso.

Ma ad ora, con tutto quello che era successo, era disposta ad accettare di aspettare ancora per vivere?

Kate non lo sapeva ancora.

L’unica cosa che fu in grado di fare, fu quella di avvicinarsi a lui e baciarlo.

Sperava che lui non la mandasse via, che non la rifiutasse.

Castle venne colto di sorpresa. Tutto si aspettava da lei, ma non che lo baciasse.

Per qualche secondo rimase bloccato, paralizzato dal quel gesto, ma lentamente si lasciò andare. Lasciò che Kate lo baciasse.

Kate finalmente sentiva le sue labbra muoversi contro le sue, insieme, morbide e ruvide allo stesso tempo, causato da quel filo di barba appena accennato, e quando la detective cercava con insistenza la sua lingua, anche Castle si arrese, cingendole i fianchi con le mani mentre lei allacciava le sue braccia dietro il collo di Castle.

Si esploravano lentamente, senza fretta ed entrambi sapevano che non si erano sentiti meglio in tutta la loro vita.

La danza fra le loro bocche continuò per alcuni minuti e quando si staccarono, entrambi avevano il fiato corto per l’emozione.

Castle poggiò la sua fronte su quella di Kate. Era ancora arrabbiato con lei, ma non più come prima.

-"Perdonami. Perdonami Rick… Mi spiace.. io.. io... io ti..”- ma Kate si bloccò.

-“Dillo Kate. Ti prego dillo.”- disse chiudendo gli occhi e intrecciando le dita delle loro mani.

Kate sapeva che se non l’avesse fatto, l’avrebbe perso. Quella era la possibilità che Castle le stava dando. Doveva sbloccarsi. Doveva fargli capire che stava facendo dei passi avanti.

-“Kate…”- la implorò.

-“…Ti amo, Rick. E ho paura, perché non ho mai provato per nessuno ciò che provo per te.”-

Castle sorrise e avvicinò le labbra a quelle della sua musa.

Era arrabbiato era vero, ma lei lo amava. Cosa ci poteva essere di sbagliato in questo da essere arrabbiato con lei?

Bocca contro bocca le sussurrò:

-“Anche io ti amo, Kate.”-





ANGOLO MIO: Saalve... eccovi questo terzo ed ultimo capitolo.. in realtà ci doveva essere un quarto capitolo ma le idee erano finite!! xD

preciso che questa ff è stata scritta a novembre 2011 qndi non sapevo come sarebbe finita la stagione.. ho un pò inventato! xD xD

e bon.. ringrazio come sempre ki legge, recensisce, ki legge e basta e ki come me ha sonno! xD  *no questo non c'entra nulla*

non penso che ci risentiremo presto... in parte perchè nn ho quasi + nulla pronto, e in parte xk non ho + tempo di scrivere.. e onestamente nn ho + nulla da scrivere.. :D  quuuindi.. x ki deve tornare a scuola buon rientro.. x ki lavora buon lavoro e x ki ha sonno buona notte! :D

sbaciottiiii ;>

   
 
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