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Autore: Hisaki_Nakahara    08/09/2012    0 recensioni
Giappone,1961. Sulle alture delle montagne giapponesi sorge il gassho-zukuri,la piccola fattoria retta da lego e paglia,di Kuroi Kage, costruita ai tempi della guerra da Hakushoku Kosen,il suo amato. La vecchia Kuroi,ormai sola e ormai vicina alla morte viene a sapere che la figlia Yamiyo è in preda a una forte depressione e in preda a gravi attacchi che la portano a gesti suicidi. Kuroi dal giorno che era salita su quelle alture col suo amato non era più andata a trovare la famiglia nè tantomeno la figlia che aveva deciso,dopo la maggiore età di trasferirsi col promesso sposo Otoko a Kyoto. Ma l'amore di una madre per una figlia spinge la donna a constringere la figlia a rinsavirsi da quei folli gesti,così,in poco tempo,si mette in viaggio per Kyoto. Una volta giunta lì la donna troverà il coraggio di scavare nella sua memoria e nel suo dolore per raccontare una storia carica di emozioni e sofferenze. Yamiyo sarà la prima donna ad ascoltare una testimonianza d'amore e dolore ai tempi di una guerra atroce.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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-Non doveva finire così,c'erano ancora tante persone ad aspettarti,tante cose da fare,ma tu mi hai abbandonata così.Otoko,mio amato,perchè mi fai questo?Non doveva finire così-Continua a ripetersi la povera Yamiyo nei suoi abiti neri. Le lacrime scendeno lente dietro la retina funera,un ultimo saluto e poi...beh poi lui non ci sarebbe stato più. Yamiyo è una ragazza di bell'aspetto,lunghi capelli neri le ricadevano sulle spalle e sul candore del suo viso scintillavano due occhioni scuri. Il suo corpe esile e aggraziato,sembrava adagairasi perfettamente dentro quegli abiti lugubri ed eleganti al tempo stesso. Intorno a lei amici e parenti le portavano conforto,ma quella cassa di legno era il suo unico pensiero. Lì,proprio lì giaceva il suo amato Otoko. -Otoko,ma guardati hai un espressione così serena,lo so che mi senti Otoko,perchè? Perchè non hai aspettato i soccorsi?- La dolce Yamiyo non può che ripetersi questi rimproveri,non può credere ancora a questo nuovo modo di vivere,di vivere senza lui. -Otoko,guarda quanti amici che sono qui per te,ti aspettavano per tanti altri progetti,tante altre cose da fare. Eh Otoko?- E fra i tanti pensieri arrivano le lacrime inaspettate e le prime goccie di pioggia. Non era la prima volta che assiteva a un funerale,ventisei anni prima la morte del padre fu uno schock per la madre tanto da costringerla a rintanarsi sull alture di Shirakawa-go dove aveva vissuto anni felici col suo amato. Ma ventisei anni prima era troppo piccola per capire quel che accadeva,ma ora,li c'era il suo amato,e non può che ripetersi perchè porprio lui.Quel giacilio colmo di ricordi,amore e tristezza,viene lentamente ricoperto dal terriccio ormai zuppo di pioggia e lacrime,una palata alla volta. Yamiyo è immobile,vorrebbe urlare,piangere gettarsi sulla cassa e implorare che gliela lasciassero lì,soltanto un altro po',ma era come bloccata,paralizzata,incosciente. D'un tratto un mano calda le si posa sulla spalla destra -Yamiyo,sono felice di rivederti,mi spiace moltissimo per Otoko- E' Jakko Kuma,un vecchio amico d'infanzia,un uomo alto e robusto,avvolto in uno smoking grigio topo sicuramente costo.Era sempre stato un tipo elegante,anche da bambino,nonostante la vita campagnola che conducevano. Yamiyo cerca una frase logica nella sua testa,si arrovela un po' prima di girarsi in un abbraccio potente. Le lacrime ora imperversavano senza sosta,bagnavano il costo smoking dell'amico,scendevano giù,fino all'erba ormai fradicia di pioggia. -Yamiyo,non fare così,non è colpa tua. Non potevi farci niente- -Dovevo essere su quella maledetta moto,dovevo esserci,invece ho preferito rimanere a casa- Pensa Yamiyo piegata in due dal dolore. Non può che incolparsi di non esserci stata,l'ha lasciato morire e da solo. Jakko la stringe con la mano libera sotto l'ombrello,le ricorda tanto una bambina,le provaca disagio e tenerezza e le parole si fermano in gola. Yamiyo ormai è sola,è disperata e si abbandona a urla e un pianto sincero fra le braccia di Jakko. -Ehi,Ehi Yami,andiamo a casa,qui non è fa per te- Lentamente accompagna Yamiyo alla macchina,la fa accomodare sul sedile posteriore. Yamiyo a mala pena riesce a respirare ma nella sua testa vorticano mille e mille domande,tutte senza risposta. Se non avessero litigato quella sera,se solo quella stupida lite non fosse mai accaduta lui non avrebbe mai preso quella dannata moto,era questo che si ripeteva Yamiyo ogni metro che percorreva. -Sai Jakko- dice fra un singhiozzo e l'altro -L'altro ieri,abbiamo litigato. Otoko era così nervoso,non voleva nemmeno ascoltarmi,così mi ha detto che avrebbe fatto un giro,ma che appena gli sarebbe passato sarebbe tornato ma...ma...- un altro pianto liberatorio,Yamiyo non può farne a meno. Jakko tace fissando la strada bagnata,le parole si strozzano in gola,avebbe solo peggiorato le cose. Yamiyo si asciuga il volto col dorso della mano e riprende singhiozzando -Credimi,lo amavo con tutta me stessa,ma non sono nemmeo riuscita a dirglielo prima che si chiudesse quella maledetta porta alle spalle. Volevo solo rivedere mia madre,ma non era d'accordo,troppo lontano,troppo stancante,avrebbe preferito portarla da noi,ma io non ero d'accordo.- Andò proprio così,Otoko pensava sempre al bene di tutti,sopratutto della sua amata,ma lei era testarda e cocciuta e non lo avrebbe mai ascoltato benchè lo capisse a pieno. In quei sei anni di matrimonio le cose erano andate a gonfie vele nonostante gli alti e i bassi. -Yami,siamo arrivati,vuoi...vuoi che ti porto dentro?- Solo allora Yamiyo si rende conto di essere giunta davanti al cancelletto di casa. -Grazie Jakko,non mi va di stare da sola- La casa di Yamiyo è piccola ma comfortevole,piccole scale conducono alle camere e un lungo corridoio porta alla cucina e al salotto. Toltisi le scarpe Yamito si avvia in cucina mentre Jakko si accomoda in salotto. Yamiyo,povera Yamiyo vorebber abbracciare almeno sua madre per poterle dire quanto ha bisogno di lei,ma è lontana e non ha nemmeno un telefono per poterla chiamare. Gli occhi rossi e gonfi rendono così vecchio e stanco il suo bel viso,ha solo 26 anni,ma il dolore gliene attribuisce 40,forse 45. Le mani tremano,ma con molta pazienza riesce a prepare il tè. Jakko la fissa in silenzio,probabilmente nessuno dei due vuole spiccicare parola in un momento simile. Yamiyo si avvicina al salotto col vassoio e il tè -Grazie Yami,sei gentilissima- Dice Jakko tendendo un mano verso la teiera. -Figurati- Non era di molte parole in quel momento. Fu un tè silenzioso,nessuno osò fare domande,nessuno osò parlare fino alla fine quando Jakko intervenì -Beh,Yami,scusami ma si è fatto molto tardi,è meglio che rientr...- -Aspetta,ti prego,non lasciarmi sola stanotte,rimani qui con me- Lo interruppe Yamiyo. Il suo sguardo triste e colmo di sofferenza non lasciavano spazio a indulgenze nè a scuse stupide -Va bene Yami,per questa notte starò qui con te- Disse Jakko abbozzando un sorriso che venne flebilmente ricambiato. Yamiyo sistemò il salotto alla meglio per procurare uno spazio per dormire al suo amico -Grazie Yami,è perfetto.- -Beh,allora buona notte...- Yami fa per andare in camera ma Jakko la ferma -Aspetta,dormi con me,ti sentirai meno sola- Yamiyo si rende conto solo dopo di quanto i loro visi siano vicini,riusce a guardare nel profondo gli occhi di Jakko,tanto che scatta un bacio passionale fra le lacrime di Yamiyo.
  
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