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Autore: Nicolessa    10/09/2012    4 recensioni
I fratelli Winchester e la ribelle Jo Harvelle si ritrovano a dover lavorare ad un caso insieme. Riusciranno a concluderlo senza volersi sbranare a vicenda?
- «Stai flirtando con me, Jo?» rise. Rise davvero divertito e anche molto soddisfatto di quella situazione mentre lei cercava di rigirare la frittata in modo da far credere al cacciatore che avesse frainteso.
Entrambi aspettavano soltanto che qualcuno dicesse qualcosa di più del solito e, quel qualcuno, era stata Jo. Praticamente aveva salvato la dignità del cacciatore.
«Non sperarci troppo, Winchester! Sei troppo convinto di quello che pensi» gli disse lei, mentre tentava sicuramente e disperatamente di ritornare in sé e lasciare il comando alla mente.
«Non mi pare che tu mi stia allontanando» aggiunse Dean.
Beh, erano quasi arrivati a pochi centimetri di distanza, ma stranamente nessuno dei due spingeva l'altro per liberarsi da quell'imbarazzante situazione, anzi uno dei due, Dean, la aggravava, la alimentava; un po' per divertimento, e uno po' per capire come funzionassero quei maledetti complessi meccanismi che si trovavano al centro del suo petto. -
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Jo, Sam Winchester
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
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9
  • Capitolo 9 - Insoliti ringraziamenti.
  • «Hai mai pensato di darti ai ferri? Sul serio, qualche centrino qua e là e la tua macchina sarà molto più graziosa.» ironizzò entrando nella sua stanza dopo aver visto Dean passarsi l'ago sotto la pelle. Niente di piacevole.
  • «Sam è fuori a parlare con la polizia. Suicidio. Niente testimoni. Porterà qualcosa da mangiare. disse con frasi minime come ad anticipare le domande del suo ormai conosciutissimo Dean.
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    Il filo di cotone attraversava la sua pelle, sensibile e insanguinata, la ricuciva come se fosse una giacca slabbrata.
    Una scena cruenta e molto dolorosa per il cacciatore ma lui non dava segno di fastidio, accennava soltanto qualche smorfia quando l'ago trapassava la sua pelle.
    Quando Jo entrò Dean aveva appena finito e da bravo ragazzo ordinato - quale non era - aveva sistemato tutto in modo da non macchiare nulla col suo sangue. Staccò il filo con i denti e poi sospirò felice che tutto quel casino fosse finalmente cessato.
    «Sì, ho sempre sognato di fare il sarto. fece ironico ma senza sorridere e senza guardarla.
    Adesso sarebbe arrivata la parte più dolorosa.
    Prese un po' d'acqua ossigenata da dentro la scatola che racchiudeva l'occorrente per le emergenze e iniziò tamponare la ferita richiusa con un po' d'ovata imbevuta dal liquidi di un leggero colore rosa.
    «Perfetto. mormorò stancamente.
    Si schiarì la voce e quando finì di disinfettare la ferita rimise tutto al suo posto.
    Soltanto allora alzò la testa verso la ragazza che sembrava osservarlo preoccupata. L'ultima cosa che voleva era "un altro Sam" alle calcagna.
    «Sto bene. disse prima che lei potesse aprire bocca e dare libero sfogo ai suoi pensieri determinati.
    Abbozzò un lieve sorriso come a darle la conferma che quello che aveva appena detto era vero e poi provò ad alzarsi dal letto con un'immane sforzo.
    La gamba pulsava e la sentiva pesante come se fosse di metallo.
    Non appena poggiò i piedi per terra la ragazza si precipitò ad aiutarlo - apprensiva più che mai (una cosa che Dean non avrebbe mai potuto evitare) - e si circondò il collo con il suo braccio sinistro mentre tentava di metterlo in piedi. Dean voltò la testa per guardarla e non appena incontrò i suoi occhi si sentì a disagio.
    Gli sembrò come se lo stomaco si fosse contorto in un nodo e che le viscere si fossero strette in una morsa.
    Deglutì.
    Jo lo guardava severa, uno sguardo che parlava anche se lei manteneva uno dei più completi silenzi: "non dovresti sforzarti!" oppure "sei un idiota!".
    «Sto bene. ripeté Dean con la consapevolezza che nessuno glielo avesse chiesto.
    Si portò una mano sulla faccia - ancora macchiata dal sangue vomitato - e sospirò.
    Sapeva che quello che stava per fare era del tutto sbagliato, non solo per Dean e Jo, ma anche per Ellen, per Sam e per tutto ciò che li circondava.
    Se la madre della ragazza l'avesse venuto a sapere probabilmente il cacciatore avrebbe avuto minuti contati ma... era più forte di lui in quel momento.
    Si liberò della sua presa e le si avvicinò così tanto che il loro petto si incontrò, le sollevò il viso da sotto il mento e poi la baciò sulle labbra senza dire o fare nient'altro.

  • «Oh certo, ti credo. Benissimo! rispose con tono leggero evitando così di discutere inutilmente: era vivo, le bastava. Che stesse bene... beh, sarebbe guarito, non bisognava farne una tragedia.
    Era dalla morte che non si guariva.
    «No aspetta, Dean riuscirebbe a guarire anche da quella!" pensò ironica non staccandogli gli occhi di dosso. 
    Era preoccupata, lo era sempre. Anche quando non cacciavano insieme o quando non sapeva nemmeno da quale parte dell'America si trovasse: non faceva che torturarsi le unghie e rompere bicchieri in una cascata di vetro...e le lamentele della madre erano incluse nel prezzo chiaramente.
    Quindi come poteva non preoccuparsi per lui quando aveva visto con i suoi stessi occhi a cosa era andato in contro?
    Non appena lo vide muoversi dalla sua postazione tentò di fulminarlo con lo sguardo come solo lei riusciva a fare ma Dean non la aiutò per niente visto che la sua attenzione era attirata da tutto tranne che da lei.
    Cosa diavolo voleva fare?? Alzarsi? Era per caso impazzito? 
    Prima che Dean potesse azzardare qualsiasi sillaba gli fosse venuta in mente, lo afferrò saldamente per un braccio e lo appoggiò sulle spalle non potendo evitare uno sguardo che gli dava irrimediabilmente dell'imbecille.
    Sarà stato per quello che Dean si limitò semplicemente a ribadire quelle due parole che diventavano sempre meno credibili ogni secondo che passava.
    I loro sguardi si incrociarono ma Jo non fu abbastanza acuta dal carpire quelle deboli informazioni che gli occhi di Dean cercavano di darle semplicemente spaziando sul suo viso fine e stanco, anche se meno stravolto di quello di lui.
    Quando si liberò dalla sua presa era pronta a dargli un colpo in testa per farlo "rinsavire".. e invece il colpo lo prese lei.
    Moralmente parlando.
    In effetti quel bacio aveva lo stesso effetto di una massiccia botta sul cranio: la stordiva e non poco. Era totalmente impreparata a quel gesto. Forse Dean stava peggio di quanto pensasse.. o forse stava fin troppo bene; non lo sapeva questo.
    L'unica cosa di cui era certa era che stava succedendo davvero.
    Il sapore metallico del sangue sulle sue labbra morbide glie lo confermava, così come il petto contro il suo.
    Quante volte se l'era negato? Quante volte l'aveva respinto solo perchè sapeva che era sbagliato? O perchè immaginava che lo fosse, considerate tutte le battutine poco gradevoli della madre?
    Aveva perso il conto.
    E adesso tabula rasa. Se non avesse avuto i sensi annebbiati si sarebbe perfino odiata da sola.
    Riuscì a chiudere gli occhi solo dopo aver realizzato il tutto. Si sarebbe potuta allontanare.. l'avrebbe anche fatto se avesse avuto un qualche serio problema celebrale.
    «Prego. mormorò appena dopo quel bacio che le aveva marchiato le labbra di un sapore che per altre sarebbe stato sgradevole.
    Non era certo una risposta da dare dopo un bacio.
    Ne aveva sentite tante di diverse tipologie nelle serie tv che aveva occasione di vedere quando lavava i piatti ma "prego" non era incluso in nessuna.
    Anche se c'era da dire che nessuna serie tv parlasse di una vita o di una situazione come la loro.
    Era una specie di "prego, ti ho salvato la vita con piacere" o cosa? Come se non potesse essere possibile qualsiasi altra motivazione a quel bacio? Forse.
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    Non sapeva il perché di quel gesto.
    Sapeva soltanto che aveva voglia di farlo e non aveva esitato nemmeno per un momento, quando invece forse avrebbe dovuto farlo.
    L'impulso di premere le labbra contro le sue era diventato quasi insopport
    abile, voleva farlo già da prima ma chissà perché la sua mente glielo aveva impedito e la ragionevolezza aveva iniziato a fargli la predica (cosa che si manifestava in pochissimi momenti). 
    Si allontanò dal suo viso e la guardò, tranquillo come se non fosse successo nulla.
    Quando lei mormorò quella breve parola Dean abbozzò un mezzo sorriso ma non si fece vedere dagli occhi castani di Jo.
    Le diede subito le spalle, aveva fatto tutto quello in tempo per l'entrata in scena di Sam.
    La porta si spalancò e il fratello entrò con un'aria sollevata alla vista di Dean che era in ottima forma, un po' stanco ma comunque era tornato il ragazzo di prima. 
    «Come stai?" chiese subito richiudendo la porta alle proprie spalle.
    «Bene. rispose l'altro seccamente. 
    «Com'è andata con la polizia? 
    «Stanno per arrivare. Ho cancellato tutte le nostre tracce, il tuo sangue e il resto. Se non vogliamo avere problemi però è meglio filarcela. fece Sam con un'espressione ironica, alludendo al fatto che i due fratelli fossero ricercati in ben sette stati americani. 
    «Sono felice che questa storia sia finita e che quella stronza se ne sia andata in pace. 
    Dean tornò a voltarsi verso Jo e senza guardarla cominciò a preparare il suo borsone.
    Aveva bisogno di sedersi comodamente sul sedile della sua auto a rimuginare su quello che era successo... e quello che aveva fatto.
    L'imbarazzo tra i due piccioncini era quasi palpabile, tanto che adesso lo sentiva pure Sam, sta volta era lui quello di troppo.
    Evitando i loro sguardi, Dean mise tutto nella sacca in modo frettoloso mentre anche gli altri due si preparavano per la partenza. 
    «Jo come sei venuta fin qui?" domandò Sam. Dean si rizzò subito sulla schiena e si voltò a guardarlo, un movimento così nervoso che attirò anche l'attenzione degli uccellini fuori dalla finestra.
    «Che c'è?" chiese il fratellino, attirato dal nervosismo di Dean.
    « Ahm... n-niente. ridacchiò appena e poi si voltò di nuovo a completare la sacca.

  • Sam era davvero puntuale, peggio di un orologio svizzero. Quale occasione migliore per lasciare in sospeso quella strana situazione con Dean! 
    '...è meglio filarsela'. Questo riuscì a racimolare dal dialogo tra i fratelli. Chissà perchè n
    on era sorpresa. A dire il vero anche una strana risatina le era risuonata nella gola, come un sospiro strozzato: la solita risata nervosa o consapevole.
    Sapeva che sarebbe arrivato quel momento e adesso sguazzava allegramente nella consapevolezza di aver fatto l'ennesimo casino a cui i due avrebbero dato importanza quando erano soli.. forse.
    « Si, vero. Meno una strega sulla faccia della Terra. lo spalleggiò scrollando le spalle ma rivolgendosi però a Sam, come a volergli dire tra le righe "lascia perdere, non sei quello sbagliato in questo bel quadretto".
    Dal sorrisetto che ricevette in risposta dal "fratellino" capì che aveva -in grandi linee- capito la sua frase.
    «Ci siamo tolti questo sfizio dalla testa. sputò fuori dalla bocca con una destinazione decisamente diversa, nulla a che fare con streghe o lavoro in generale.. quasi come se ci fosse qualcosa di cattivo nel suo tono abitualmente placato.. o minaccioso. Ma non cattivo. 
    Per fortuna quella sua affermazione fu considerata da Sam una misera frase di vendetta e rabbia verso il mostro di turno e non per.. altro.
    «Jo come sei venuta fin qui?' le disse voltandosi di scatto poi verso il fratello, indaffarato a far quadrare tutte le armi in un borsone che sembrava nettamente più piccolo.
    «Anch'io devo fare presto. riprese il controllo della sua lingua e tenne poi lo sguardo basso, in cerca del suo di borsone accampato in malo modo accanto a qualche mobile con funzione di abbellimento.
    Palese era il fatto che non migliorassero l'atmosfera smorta di quel posto.
    «Certo, non sarò ricercata come voi due ma è sempre meglio evitare di essere riconosciuta. completò poi la sua frase incurvandosi con la schiena per afferrare il borsone che sporgeva appena il manico da sotto il letto.
    Il fatto che fosse vicina a Dean non le faceva più quell'effetto contorto, come quando si sfiorarono nella "piccola lezione di tiro al bersaglio", ora qualcosa di più freddo che le congelava lo stomaco. 
    «Dannazione!" pensò tra sé e sé tirandosi su ed avvicinandosi nuovamente alla porta.
    «E poi sarei un po' sospetta con questi jeans impregnati di sangue, non credi? scherzò gettando l'occhio su quelle macchie scure che si arrampicavano lungo il tessuto ruvido quasi quanto quel color rosso in fase di solidificazione.
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  • Sam guardò per un bel po' i due con aria esterrefatta. Aveva capito ovviamente che qualcosa non quadrava e che l'aria era gelida quanto le espressioni di Jo e Dean.
    Continuavano ad evitare i propri sguardi, e se per caso capitava di incrociarsi con gli occhi, questi cambiavano subito rotta.
    Jo non rispose alla domanda di Sam e lui la osservò stranito, forse ancora ad aspettare una sua risposta.
    Dean invece sparava tanto che lei se ne fosse dimenticata. Non che volesse lasciarla a piedi ma sperava più che altro che lei avesse il mezzo o un passaggio per il viaggio di ritorno. 
    Quando finì il suo borsone e la sua sacca - contenente tutti i suoi vestiti stropicciati e appallottolati come carte da buttare - se li mise in spalla e cominciò a zoppicare verso l'uscita ma non uscì, aspettò che fosse stato Sam a farlo per primo.
    Quando entrambi furono fuori, Dean li seguì e richiuse la porta alle proprie spalle. 
    «Allora Jo? Hai bisogno di un passaggio o no?" domandò ancora Sam accostando la ragazza, mentre l'altro li seguiva come un cagnolino.
    La ragazza gli disse qualcosa ma Dean non era così vicino da poterla sentire.
    Quando uscirono dalla scuola, in modo molto cauto e silenzioso caricarono la loro roba nel retro dell'auto.
    Sam si era offerto più volte per aiutare il fratello maggiore e quindi evitargli inutili sforzi ma ovviamente lui per tutte le volte che l'aveva fatto lo fulminò con uno sguardo che diceva "non sono un invalido, ce la faccio!".
    Proprio quando il cofano dell'Impala stava per essere chiuso, Jo aggiunse la sua sacca e il suo borsone senza nemmeno chiedere il permesso, probabilmente si sentiva così libera e di famiglia che pensava non ne avesse bisogno.
    Dean le rivolse un sorriso poi si udì un botto quando chiuse lo sportello cigolante del cofano.
    «Non pensi che dovrei guidare io?" chiese Sam guardando Dean incamminarsi verso il posto di guida.
    Quest'ultimo si bloccò d'improvviso e inarcò un sopracciglio guardandolo al di là del tettuccio nero. 
    «Che cosa? 
    «Dovresti riposare." rispose Sam spiccio. Dean sospirò pesantemente e roteò gli occhi facendogli cenno di prendere il suo posto.
    Non glielo lasciava mai, soltanto in rare occasione e quando era di buon umore. Gli donò le chiavi dell'auto e si accomodò sul sedile laterale destro mentre Jo aveva già preso posto nei sedili posteriori.

    E così l'unico modo per andare via da lì era "scroccare" un passaggio ai Winchester.
    Infondo era arrivata in quella università nello stesso modo: ovvero piantandosi nella macchina di Rufus e facendosi scaricare peggio di una merce alle po
    rte dell'edificio, con l'importante promessa di diventare una mosca muta a delle ipotetiche domande della madre.
    Jo se ne stava immobile sui sedili posteriori ad osservare ad alternanza il suo riflesso al finestrino e ciò che c'era oltre, mentre il paesaggio scorreva ad una velocità che non era certo da Dean.
    «Mi fonderai il motore" borbottò prontamente il legittimo padrone di quell'auto, fulminando nuovamente con lo sguardo il momentaneo guidatore.
    Non riusciva ancora a credere che Dean glie l'avesse lasciata davvero guidare.
    «Si si, macchine come questa sono state costruite per correre vero?" canzonò il fratellino come se avesse ascoltato quelle parole fino alla nausea, tanto da riuscire a metterlo di buon umore anche in quel clima.. quasi gelido.
    Dopo quella affermazione si ammutolì. Tutti si ammutolirono. 
    Jo dallo specchietto laterale dell'Impala riusciva appena a vedere gli occhi semichiusi di Dean: non stava dormendo. Anzi, probabilmente lui non dormiva mai.. come tutti i cacciatori dopotutto; il loro era più un dormiveglia perenne che un vero e proprio sonno rigenerante.
    Tornò quindi a godersi il resto del viaggio in silenzio, appoggiando la testa al finestrino che le vibrava al di sotto manco fosse un qualche massaggio tailandese o.. una sedia elettrica.
    Alternava momenti di relax a nervosismo improvviso.. proprio come sua madre. 
    Ruotò gli occhi al sol pensare di essere simile a lei in qualcosa e appena riaprì gli occhi la scritta luminosa -si fa per dire- della RoadHouse le brillava nelle iridi scure*
    «Casa dolce casa. disse a bassa voce con una certa ironia che solo Sam riuscì a cogliere, avendo voltato lo sguardo verso la passeggera di troppo.
    Un rapido scambio di sorrisetti di gratitudine ed ecco la tempesta: Ellen che usciva dalla porta con l'espressione grottesca.
    La solita espressione che assumeva quando non aveva Jo sotto controllo da almeno 24 ore.
    «Ho già detto casa dolce casa? bofonchiò la biondina, aprendo la portiera e raccomandando ai due di scappare finchè erano in tempo.
    «Ash o Rufus? domandò soltanto con tono piatto riappropriandosi del suo borsone dal retro dell'Impala.
    «Dove diavolo eri fin.." si interruppe l'urlo della donna al notare i suoi jeans di un colore troppo acceso.
    «Non è sangue mio, d'accordo? la anticipò richiudendo il cofano e allargando le braccia, come a farle vedere che stesse bene.

  • Il viaggio fu molto silenzioso.
    Troppo silenzioso.
    L'unica cosa che rompeva quel silenzio era il rombare del motore dell'Impala e i Blue Oyster Cult sottofondo che echeggiavano per tutto il perimetro dell'auto.
    Dean completamente rilassato su quel dannato e comodo sedile - forse per la prima volta dopo mesi - socchiuse gli occhi e soltanto la sensazione di stare riposando lo mandò in paradiso. Sam avrebbe dovuto guidare più spesso, pensò in quel momento lanciando un'occhiata al fratello che teneva gli occhi fissi sulla strada. Poi sospirò stancamente e poggiò la testa sulla spalliera del sedile, guardando il riflesso di Jo nello specchietto laterale della parte destra dell'auto.
    Richiuse gli occhi.
    Quando si svegliò - anche se non aveva proprio preso sonno - si sentì come a casa alla vista dell'insegna lampeggiante del Roadhouse.
    Alcune delle lampadine di essa erano fulminate e una delle lettere sembrava stesse cadendo a pezzi, ma nonostante questo Dean adorava quel maledetto locale. 
    Sbarrò gli occhi e cambiò quasi idea quando vide uscire Ellen dalla porta d'ingresso, con la sua solita ira funesta. 
    «Oh mio Dio! Sei ferita? sta volta il tono della donna sembrò più preoccupato che arrabbiato. 
    «Tranquilla Ellen, quelli sono i miei globuli rossi. la rassicurò Dean come se le avesse appena dato una buona notizia.
    Beh, in un certo senso secondo il cacciatore - mettendosi nei panni di Ellen - era un bene sapere che il sangue sui jeans di Jo non era della ragazza. 
    «Ah si?! E lo dici come se niente fosse!" lo rimproverò mentre la figlia di caricava sulle spalle il borsone e la sacca e ogni tanto roteava gli occhi al cielo. 
    «Sto bene. ribatté Dean dopo una pausa di silenzio quando Jo raggiunse la madre per rientrare in casa. 
    «Un giorno di questi sarò io ad ammazzarti, Dean Winchester".
    Non stava scherzando. Aveva uno sguardo più serio di Piton in Harry Potter ma Dean sorrise ugualmente e tornò con la schiena contro la spalliera del sedile, alzando il finestrino per mettersi in partenza.
    Sapeva che la predica non era finita lì e che per Jo sarebbe continuata fino alla nausea.
    Sam salutò la donna e la ragazza con un sorriso mentre Dean si era voltato ad osservarle avviarsi verso l'entrata e intanto l'Impala aveva già cominciato a rombare e ad allontanarsi lasciandosi il Roadhouse alle spalle.

    L'immancabile minaccia irrealizzabile di Ellen -nonostante la credibilità della sue espressione- mise fine a quella caccia, così come da copione ormai.
    l'Impala sfrecciava nuovamente sulla strada e Jo pregava Dio di toglierle il dono dell
    'udito per minimo un paio d'ore.
    E invece niente.
    Dopo che la porta rischiò di rimanere nelle mani rabbiose della donna emettendo un grande botto che fece tremare i vetri del locale, le Harvelle tornarono al loro scontro senza né vincitori né vinti: Ellen sapeva che Jo non avrebbe smesso di cacciare -e tanto meno poteva impedirglielo- mentre la figlia ribelle non ci perdeva nulla a parte quelle lunghe ore di frastuono e palpabile elettricità nell'aria.
    «Cosa devo fare per fartelo capire, eh Jo? Chiuderti in camera?"*
    « Ci devi solo provare.
    Tipico battibecco che non finiva mai da nessuna parte.
    «Joanna Beth Harvelle, non usare quel tono con me! Potevi farti male!" ribattè la madre sorvolando su quella provocazione che le fece alzare ancora di più la voce.
    «E invece sto bene! Perchè vedi solo quello che vuoi vedere? Cos'è che ti innervosisce tanto? Il fatto che io sia brava tanto da tornare viva? la inondò di domande che lei considerava retoriche, gesticolando con le braccia una volta abbandonate le borse sul pavimento all'ingresso.
    «Non voglio che cacci con i Winchester, chiaro? Non farmelo ripetere di nuovo."
    Jo scosse a ripetizione il capo, non riuscendo a collegare tutto quell'odio che aveva sua madre per quel cognome. 
    No non era odio, era qualcosa di meno maligno ma più profondo; come se pronunciare quella parola equivalesse parlare di morte certa.
    « Di che diavolo stai parlando? Sono stata utile, ho salvato vit...
    «Non mi importa niente di quante vite hai salvato, è della tua che devi occuparti!" sbraitò facendo addirittura ammutolire tutti gli esseri viventi all'esterno della RoadHouse. 
    Lo sguardo confuso di Jo riuscì a far calmare, anche se di poco, Ellen, portandola a chiedere aiuto al bancone per reggersi in piedi.
    «Se devi dirmi qualcosa, dimmela adesso. le consigliò a mezzo tono, riacquistando nella voce quella nota di serietà che le era stampata nel DNA.
    Un profondo e rumoroso sospirò uscì dalle labbra di Ellen. Ma nient'altro.
    Considerata come un'opportunità persa, Jo ruoto gli occhi al cielo -forse per l'ennesima volta nell'arco di dieci minuti- e raggiunse la porta che portava al piano di sopra, nella sua stanza.
    «Quando vorrai dirmi cos'hanno di sbagliato Sam e Dean per meritarsi così poca fiducia.. sai dove trovarmi. In caso contrario ci vediamo domani mattina. la avvertì infine guardando l'orologio. appeso proprio sul muro di fronte a sé e salendo successivamente i gradini delle scale a due a due, raggiungendo la sua stanza.
    Gettarsi sul letto dopo una giornata così faticosa e caotica era esattamente l'ideale per crollare immediatamente nel sonno.

------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Eeehm... The end.
Lo so, non si può interrompere una storia proprio quando tutto inizia ad essere più interessante. Lo so.
Nonostante tutto però sono abbastanza soddisfatta di come sia andata a finire: Dean nel dubbio, Jo a lottare con Ellen e Sam che guida allegramente l'Impala. E farà meglio a godersi quella sensazione perchè non gli capiterà molto spesso xD
A parte tutto, mi sono divertita un sacco a scrivere con Moonlight93, quindi: no regrets! u.u
Ma sopratutto grazie a voi, gente.
A voi timidoni che leggete e non commentate perchè siete timidi/troppo stanchi e a voi che invece mi fate sapere cosa ne pensate. Davvero, grazie di cuore!

  
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