Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Ricorda la storia  |       
Autore: MissNothing    10/09/2012    5 recensioni
«..Ti salvo io.» Esordì timidamente il più piccolo, e se non fosse più o meno sicuro di non averlo mai granché fatto in vita sua, avrebbe potuto giurare di essere arrossito. Era difficile fare considerazioni quando Gerard era così, perché le situazioni di sbocco erano tre: o finivi per sentirti un completo idiota, o finivi per sentirti un completo genio, o, come era accaduto poco prima in via straordinaria, finivi a letto con lui. Frank sperava in un misto fra le ultime due, ma d'altronde non c'era da biasimarlo. «Quanto potrà mai essere difficile?» Domandò, chiedendo mentalmente a sé stesso se mai la sua voce fosse suonata così stridula in vita sua, se mai le sue gambe fossero state così intorpidite, se mai si fosse sentito così lontano dalla realtà e dalla concretezza che lo circondavano.
[Dall'inizio, una storia il più realistica possibile.]
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Nuovo personaggio, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

1. Starting all over again

a.k.a “the prologue”.

 

 

 

Gerard si sentiva chiamare: non sapeva chi fosse o se fosse, molto più semplicemente, l'alcool che gli annebbiava il cervello, ma sapeva bene che non si sarebbe girato, la testa così pesante e gli occhi così appannati che forse non si sarebbe reso conto di chi fosse anche se ci avesse provato. Sorrise, pensando che non era l'unico in quelle condizioni: era strano come l'infelicità altrui riuscisse a rallegrarlo, ma sapere che quella sorte era comune a buona parte dei ragazzi del Jersey, beh, era già un passo avanti. Lo faceva sentire parte di qualcosa, in un posto come il mondo che era sempre stato troppo grande per lui, che lo aveva sempre lasciato indietro, isolato, che lo aveva fatto sentire sempre minuscolo.

Andare a qualsiasi festa ci fosse, bere qualsiasi cosa si trovasse, calarsi anche le pillole per la pressione della nonna, facevano ormai parte della routine di una generazione intera, e a volte a Gerard piaceva pensare che lui fosse diverso, di essersi riuscito a distinguere dalla massa dopo aver messo su quel suo gruppetto, ma poi si ricordava che l'unica differenza fra il Gerard che ancora andava all'accademia d'arte, lì a New York, ed il Gerard -aspirante- cantante, era che adesso a quelle feste ci suonava. E poi finiva ancora una volta ubriaco. Infondo non era cambiato così tanto.

Insomma, il peggio di tutto era che lui odiava bere; odiava svegliarsi chissà dove, con la testa pesante, nessun ricordo della sera prima e davvero niente da ricordare. Le sue non erano sbronze di quelle che capitano quando ti diverti davvero tanto e ti succede di alzare un po' di più il gomito, ma quelle che purtroppo pianifichi, cercando disperatamente di non fare tappezzeria e di divertirti.. almeno per una sera. Odiava bere eppure si sentiva come in dovere di farlo.

A volte pensava di voler cambiare, smettere, ma poi si ricordava che liberarsi da qualcosa era per persone forti, e quindi si trovava di nuovo lì, nel giardino di chissà chi, con la testa fracassata dalla musica che proveniva dalla casa di un completo sconosciuto, in un mix di alcool e pillole che gli impedirono anche di capire che era appena caduto -collassato- col volto schiacciato contro un materiale molto familiare: jeans.

Non sapeva come ci fosse finita la sua faccia sul cavallo dei pantaloni di un altro ragazzo, ma si alzò guardandolo come per chiedere scusa. O si era davvero fottuto il cervello e non si era accorto prima che non era l'unico lì fuori, o era fottutamente finito a Narnia, con tanto di prati alti due metri che nascondono le persone. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma sentiva solo le guance completamente rosse e poco controllo della sua stessa bocca, fattori che furono abbastanza per dissuaderlo da quell'idea. Il ragazzo gli sorrise e cambiò posizione: se prima era steso, si alzò quel minimo che bastava per non sembrare addormentato, poggiandosi sui gomiti per bilanciarsi. Silenziosi, si guardarono: uno dei due sembrava abbastanza divertito, e notizia dell'ultima ora: non era Gerard. Cominciò ancora una volta a chiedersi se fosse necessario bere per rendersi un po' più confidenti con il genere umano se poi per lo stesso motivo finiva in situazioni che avrebbero messo in imbarazzo chiunque.

«Sono Frank.» Gli sorrise, e Gerard riuscì a malapena a processare tutte le parole nel suo cervello, figuriamoci se pensò anche di rispondere. Ingoiò l'inevitabile groppo che gli si era formato in gola, sperando che continuasse. «Vi ho visti suonare prima. Siete forti.» Frank prese un sorso dalla sua bottiglia di birra (che Gerard non aveva nemmeno notato), guardando l'altro come se, fortunatamente, non avesse finito lì. «Anche io ho un gruppo, umh-» Si fermò un secondo, probabilmente chiedendosi se ad una persona che non aveva nemmeno proferito parola potesse davvero importare. «..suono la chitarra.» Frank sorrise vagamente, mettendosi seduto con le gambe incrociate mentre Gerard continuava a fissarlo da quella posizione così ridicola, steso a pancia sotto, con i gomiti a terra mentre si reggeva il capo con le mani.

«Io sono Gerard.. ciao?» Buona parte del disagio iniziale cominciò a sparire, lasciando spazio a nient'altro che pura noncuranza proprio quando Gerard si rese conto che riusciva a parlare in maniera piuttosto coerente per uno visibilmente distrutto. Si sentì di nuovo -quando meno se l'aspettava- preso da quella sensazione di debolezza, e cadde ancora addosso a Frank, questa volta con la guancia completamente schiacciata contro la sua coscia.

«Wow, sei davvero fatto come sembravi sul palco.» Il ragazzo ridacchiò, ma Gerard si sentì come.. giudicato. Certo, era stato carino a non mandarlo via o picchiarlo fino a farlo sanguinare -perché sul serio, insomma, viveva pur sempre in New Jersey-, e se fosse stato sobrio si sarebbe trattenuto tutto, ma un lui ubriaco era la voce della verità e doveva per forza rispondere. Insomma, odiava quando gli si diceva com'era. Sia perché lui, in quel caso, non era un pazzo ubriacone (o almeno ci provava, eh, ognuno fa del suo meglio), sia perché in generale non sapeva nemmeno lui chi fosse veramente, e aveva paura che forse un giorno si sarebbe trovato di fronte all'innegabile verità e a quel punto lo avrebbe scoperto, e avrebbe continuato ad identificarsi così per una vita intera. Era comodo essere così.. senza identità.

«Tu invece sai cosa sei?» Gerard cominciò, riposizionandosi come prima e tirando su col naso (gesto che un po' rovinò l'atmosfera, ma ehi, non c'era da dimenticarsi che era stato così fatto poche volte in vita sua), e Frank aggrottò le sopracciglia, probabilmente aspettandosi insulti o qualcosa del genere. Gerard invece si fermò a guardarlo seriamente, per la prima volta, senza vedere niente di male in lui. Niente se non un ragazzo piuttosto carino con due piercing (entrambi ad “anello”, uno al naso, l'altro sul lato destro della bocca), un tatuaggio piuttosto ben nascosto, e tante altre cose dietro la sua apparenza. Frank sembrava, al primo sguardo, uno di quei classici ragazzi dell'ultimo anno di college che fumano erba e suonano nel garage del padre della mattina alla sera, ma dietro quei jeans strappati, dietro i capelli così scombinati, dietro quell'accenno di muscoli che, a giudicare dalla sua forma generalmente mingherlina, sembrava aver lavorato molto per ottenere, c'era un universo da scoprire. E Gerard non sapeva perché, ma aveva una voglia assurda di scoprirlo. «Sei il tipico ragazzo che vorrebbe fare il chitarrista in un gruppo punk ma che è stato obbligato dei genitori a studiare per diventare “qualcuno”..» Gerard non mimò le virgolette, ma le lasciò intendere.. e a giudicare dallo sguardo di Frank, non aveva tutti i torti. «Quindi vai alle feste, fumi, bevi, ti metti i jeans strappati e cerchi di ribellarti, ma poi guardati..» Sorrise, e inalò l'odore di ammorbidente che si sentiva lontano un miglio. «..odori di biancheria pulita.» Scosse il capo, ed il ragazzo sembrò quasi imbarazzato, ma anche, in un certo senso, affascinato da quello sconosciuto che in maniera spaventosamente dettagliata gli stava descrivendo la sua vita. «Allora poi entrerai all'università, non so cosa farai- l'avvocato, il medico, il cazzone retribuito, chi se ne frega.» Si strinse nelle spalle, continuando a guardarlo negli occhi. «Il problema è che lascerai quello che ti piace. Farai i primi due o tre esami e poi sarai costretto a lasciare il gruppo, perché, beh, penserai che quella sia la cosa giusta da fare. Conoscerai una donna, la sposerai.. magari la conoscerai ad uno dei tuoi stessi corsi!» Gerard sorrise, in un sorriso che più che ironico o divertito era quasi disilluso. «Farete lo stesso mestiere, avrete dei figli e poi quando sarai un quarantenne in carriera e con quella che sembra la vita perfetta, ti ricorderai della tua chitarra e passerai i momenti in cui non lavori suonando. E forse sarà quello il momento in cui ti renderai conto che probabilmente la cosa giusta da fare era quella che volevi tu.» Frank abbassò il capo, immaginando per la prima volta la sua vita in quel modo. Era stanco di fare sempre quello che gli altri decidevano fosse il meglio per lui, eppure si sentiva come in dovere di farlo per non deludere nessuno. Ma cosa sarebbe successo se poi, come aveva ipotizzato il ragazzo, si fosse trovato deluso di sé stesso?

Frank voleva, in un certo senso, essere come Gerard. Libero. Libero di fare quello che voleva, di seguire il suo sogno in un gruppo anche piuttosto cazzuto. Poi guardava sé stesso e non vedeva altro che un futuro avvocato che un giorno avrebbe raccontato ai suoi colleghi di quando suonava in quel gruppetto di sfigati emergenti, i Pencey Prep, ridendo mentre beveva un qualche bicchiere di costose vino, seduto ad una riunione fra ex compagni di università in uno di quei ristoranti così cari che era quasi ridicolo che la gente ci andasse. Ma lui non voleva essere quello. Lui voleva suonare: era quella la sua passione. Non voleva essere pieno di soldi come un avvocato ma essere ugualmente un fallito, preferiva essere un fallito ma essere un chitarrista. Come sognava da quando aveva sette anni. Voleva ridere con i suoi compagni di band, bevendo birra in un qualsiasi bar, raccontando di quando aveva provato a fare l'avvocato e di quanto non si pentisse di aver mandato a fanculo ciò che volevano gli altri e aver seguito solo ed unicamente sé stesso.

«Sei sicuro di non conoscermi?» Ridacchiò Frank, malinconico, dopo essersi reso conto che era stato in silenzio per praticamente venti minuti.

«Sono solo uno che osserva molto.» Gerard si rotolò su sé stesso, rimanendo steso a fissare il cielo, cosa che fece anche l'altro, cambiando posa per la terza volta. «E osservandoti, sai.. non sei male.» Cominciò a tamburellare le mani sulla sua pancia, cercando di non pensare alle macchine che intanto passavano sulla strada principale di Belleville di sabato sera.. proprio alla loro destra. «Voglio che suoni con noi.» E non sembrò nemmeno una domanda, a dire il vero. Proprio per questo Frank scattò, girando il volto in modo tale da guardarlo e rendersi conto che l'altro lo stava facendo già da un po'. Gerard gli sorrise, nient'altro. Come se fosse una cosa normale che qualcuno gli chiedesse di suonare nella sua stessa band senza aver nemmeno mai visto l'altro con una chitarra in mano.

«Sarebbe figo, perché.. siete uno dei miei gruppi preferiti, certo, però.. però non so se posso lasciare in questo modo i ragazzi, hai presente?» Frank si morse il labbro inferiore, giocherellando un po' con l'anellino metallico che c'era intorno ad esso, e Gerard non riuscì ad evitare di farsi rosso in volto al pensiero di essere davvero fra le band preferite del ragazzo. Pensare che lui aveva già, in qualche modo, sentito la sua voce e che, anche quando ancora non gliel'aveva detto, sapeva già il suo nome, era a dir poco strano. Un'ondata di felicità (mista ad un momento in cui si sentì anche un po' troppo pieno di sé stesso) lo pervase, e in quel momento niente sembrava importare.

«Ci scambiamo i numeri e fra un mese mi richiami. Non farmi il giochetto del “ti chiamo se è okay, se non lo faccio è un no”. Mi chiami lo stesso e magari rifiuti, per me va bene. A patto che mi chiami, perché ci tengo a-» Gerard si fermò prima di dire qualcosa di stupido, e immaginò come sarebbe stato se il fontman di uno dei suoi gruppi preferiti gli avesse offerto il suo numero di cellulare, senza riuscire a trattenere una stupida risatina.

«Frank Iero, comunque.» Il ragazzo si sedette di nuovo con le gambe incrociate, dopo un breve momento di silenzio, porgendo la mano a Gerard come se volesse suggellare la promessa in quel modo. L'altro si sedette allo stesso modo, e purtroppo, quella volta, non riuscì a trattenere il suo impulso da completo idiota. Il problema era che Frank era bellissimo e lui non riusciva più a far finta di non averlo notato dal primo momento in cui l'aveva visto, perciò..

«No, baciami.» Frank aggrottò le sopracciglia, confuso, e Gerard, in un momento di puro genio, riuscì anche a giustificare il perché di quello che aveva appena detto (inventandolo sul momento, ovviamente). «Le promesse escono dalla bocca, non dalle mani. E poi un bacio non fa mai male, no? Se solo la gente si baciasse di più..» Gerard si avvicinò, ed il ragazzo sembrava quasi terrorizzato. Ecco, aveva fatto una stronzata.

«Se la gente si baciasse di più, come ci si dimostrerebbe che ci si vuole davvero? Se diventasse un gesto di tutti i giorni, come salutarsi?» Frank domandò, e nonostante Gerard si fosse trovato abbastanza confuso, non esitò a replicare.

«Si farebbe sesso, che diavolo ne so io?» Sorrise, inumidendosi le labbra già consapevole che quella era, ad ogni modo, una battaglia vinta in partenza.

«Allora perché credi che anche le troie abbiano un codice di onore secondo il quale non baciano?» Inarcò entrambe le sopracciglia, sorridendo con soddisfazione, come se quella fosse una gara a chi fosse più nel giusto. A Frank non importava di evitare il bacio: Frank voleva il bacio, ma voleva vedere fino a che punto Gerard era disposto a “combattere” per averlo.

«Credi che quello che facciano sia giusto? Che il considerare una donna come un oggetto sia giusto? Anche i mafiosi hanno un codice d'onore, ma non vuol dire che facciano una cosa buona, non trovi?» Sorrise, soddisfatto del modo in cui era riuscito a replicare. Dio, lo faceva impazzire il fatto che Frank stesse facendo il difficile. Adorava quando qualcuno riusciva a tenergli testa; un po' perché con le parole era difficile batterlo, un po' perché.. beh.. aveva un debole per le persone dal carattere forte, ed era sempre stato così. L'altro, nonostante tutto, si avvicinò ancora di più a Gerard e chiuse le distanza fra loro senza esitazione, infrangendo le labbra contro le sue come un'onda conto uno scoglio. Entrambi sapevano che non se lo sarebbero ricordato, eppure, nonostante tutto, cercarono di renderlo un'esperienza il più piacevole possibile. Erano, comunque, al 99% sicuri del fatto che se fossero stati nel pieno delle loro capacità di intendere e di volere, non si sarebbero mai lasciati trascinare in una cosa del genere, e probabilmente non l'avrebbero nemmeno desiderata, perciò non sarebbe stata poi una grande perdita. Forse sarebbe stato ancora meglio: cominciare la loro amicizia in modo pulito, dando la colpa al caro vecchio alcool. Senza il peso di un bacio ingiustificato alle spalle, ci sarebbe stato un clima più sereno per entrambi. Si staccarono dopo qualcosa come cinque minuti, entrambi con il fiatone, e si guardarono negli occhi:

«Promesso?»

«Promesso.»

 

**

 

Oddio ciao *__________* Sono tipo un po' scomparsa eccetto quella shot, ma ehi, ci sono. (?)
Sappiate che dovendo cominciare il liceo potrei sparire per un bel po' perché ancora non so quanto dovrò studiare, i miei orari e tutto il resto, ma ho un paio di capitoli pronti e dovrei essere abbstanza regolare.. credo. HAHAHAHAHA.
Poi, bhe, non saprei.. ho scelto questo titolo perché proverò ad essere il più realistica possibile, seguendo tutto il filo del DVD perché ovviamente sono una sfigata. -w-
Questo primo capitolo è un po' più corto degli altri perché era nato come un prologo senza premesse, invece poi ha fatto nascere qualcosa come più di quindici capitoli quindi, SI', è ufficiale, questa storia sarà tipo infinita, complicatissima e blablabal. Al contrario delle altre, che in effetti erano nate per scherzo. :'D
Bene, detto questo, mi ritiro nel mio antro *cough*, al prossimo capitolo!
PS: recensite, mettete nelle seguite, ballatemi il tango, fate uno striptease- giocatevela come meglio vi pare, ciau. <3<3

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: MissNothing