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Autore: HawkShy    12/09/2012    6 recensioni
Brittany è una ragazza che frequenta la scuola pubblica di giorno e lavora in televisione nel pomeriggio. Ma la sua classe non le permette di poter passare una vita tranquilla.
Fanfiction ispirata ad uno dei miei anime preferiti, Kodomo no Omocha, letteralmente "Il giocattolo dei bambini", ma conosciuto in Italia come "Rossana". Naturalmente non mi atterrò molto alla trama originale, ma mi servirà solo per una linea logica nella storia.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Blaine Anderson, Brittany Pierce, Kurt Hummel, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic I raggi del sole mattutino si posavano leggeri sui tetti delle case, illuminando il lento scivolare delle foglie cadute dagli alberi. Il colore verde smeraldo stava lasciando spazio al dorato e al rosso.

La città si stava svegliando, in ogni strada un via vai di automobili, autobus e treni davano il buongiorno a una nuova giornata. La gente camminava frenetica sui marciapiedi, parlando ai cellulari o correndo per andare al lavoro. Talvolta qualche giacca veniva scossa da un leggero venticello fresco, segno che ormai l’estate era finita.

Una ragazza si trovava a camminare su un enorme e verdissimo prato, ammirando le alte montagne che si estendevano davanti a lei. Il vento la raggiunse e le scosse i lunghi capelli biondi, ma non arrivò solo quello...

Una musica, anzi no, una canzone, allegra, vivace, movimentata. Iniziò come un mormorio lontano, poi si fece via via più forte e decisa, fino a rimbombare completamente in tutta la valle.

La ragazza sgranò gli occhi quando si trovò una sua identica copia che correva verso di lei in preda al panico urlando:
“SVEGLIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!”
 
 

Brittany aprì gli occhi di scatto. Era stato solo un sogno, anche se molto realistico. C’era qualcosa che le faceva credere di non essersi svegliata del tutto, ma non sapeva cosa. Poi capì: c’era ancora quella musica.

Si girò e capì che si trattava della sua sveglia sul comodino, la staccò e richiuse gli occhi, ma l’immagine sul display le riapparve chiara in mente: le 8.30.

-Oh mio Dio!- urlò la giovane alzandosi più velocemente possibile.

-Mamma!- chiamò fiondandosi in bagno. Si spogliò velocemente e fece una rapidissima doccia.

-Mamma!- ripetè a voce ancora più alta una volta uscita fuori dal bagno, già completamente vestita. Restò due minuti contati davanti lo specchio, il tempo di legarsi i capelli in una coda di cavallo scombinata, poi prese lo zaino e si fiondò in corridoio.

-Mamma!-gridò per la terza volta dirigendosi verso la porta d’ingresso.

-Buongiorno signorina Brittany!- la salutò uscendo dal salone una donna di mezza età, con i capelli raccolti dietro una cuffia, mentre spegneva l’aspirapolvere.

-Buongiorno Grace, scusami ma sono in ritardo!- la liquidò velocemente la bionda, sorridendo il più possibile alla cameriera.

Riprese a correre, ma dopo pochi passi andò a sbattere contro qualcuno, finendo a terra. Massaggiandosi la schiena alzò lo sguardo e si ritrovò davanti una donna piuttosto giovane, bionda come lei e altrettanto magra, ma molto più bizzarra. Indossava una vestaglia coloratissima, piena di fiori e di farfalle e si sventolava con un ventaglio completamente bianco, nonostante non facesse per niente caldo.

-Dove vai?- chiese la donna alla ragazza ancora a terra.

-A scuola, mamma!- rispose Brittany con tono di rimprovero –Sono le 8 e mezza passate, perché non mi hai svegliata?

-Ormai sei grande, devi imparare a svegliarti da sola!- disse tranquilla.

-Ma sono in ritardo!- sbottò Brittany alzandosi e fece per superare sua madre, ma questa la bloccò per un braccio e la condusse nella parte opposta del corridoio

–Lasciami andare!

-No, non posso farti uscire di casa senza averti fatto fare prima colazione!- la costrinse a sedersi in cucina e le mise davanti un enorme vassoio pieno di frutta e cornetti.

La ragazza picchiò un pugno sul tavolo. –Devo andare!

-Mangia!- ordinò sua madre, restando calmissima.

Brittany  sbuffò, poi cominciò a prendere quasi tutto ciò che si trovava davanti, finendo in pochissimo tempo. –Ora posso andare?- chiese mandando giù l’ultimo boccone.

-Vai!

La ragazza riprese il suo zaino abbandonato sul pavimento e si precipitò verso la porta d’ingresso. Quasi andò a sbattere di nuovo contro qualcuno, ma si bloccò prima del danno.

Un ragazzo moro, in giacca e papillon, con degli occhiali da sole neri aveva appena aperto la porta, facendo il suo ingresso con una busta di plastica in una mano e un giornale nell’altra.

-Ehi Brit!- la salutò allegro.

-Blaine!- esclamò sollevata abbracciandolo.-Ti prego dammi un passaggio a scuola, sono in ritardissimo!-

-Ma certo, ti accompagno io- accettò subito il ragazzo.

-Andate piano!- si sentì urlare dalla cucina.

-Ciao mamma!- gridò Brittany.

-Buongiorno signora Hollyday!- salutò Blaine, poi seguì la bionda fuori dalla porta ed entrambi camminarono verso l’auto parcheggiata davanti al cancello.

Blaine mise in moto e partì, ma dopo che persino un bambino in bicicletta li superò, Brittany cominciò a spazientirsi.

-Blaine ti prego sono in ritardo! Accelera!

-Mi dispiace ma ho promesso a tua madre che non avrei corso e lei si fida molto di me, non solo come tuo amico ma soprattutto come tuo m….BRITTANY!!!

Non potè finire la frase perché Brittany premette la mano sul ginocchio del ragazzo e di conseguenza l’acceleratore, costrigendolo a una brusca sterzata per non prendere in pieno un cassonetto dell’immondizia.

Le urla del ragazzo si fusero con quelle della ragazza che non accennava a lasciare la presa, mentre i loro timpani venivano torturati dal suono dei mille clacson che si lamentavo della loro guida pericolosa. Blaine si sentiva ad una gara di formula uno, ad ogni curva sterzava in maniera talmente violenta da rischiare un testa coda, ma le sue urla continuavano a non persuadere la folle ragazza accanto a lui.

Dopo aver evitato circa quindici incidenti ed essere riusciti a non prendere in pieno una vecchietta, due bambini, un cane, un gelataio, ogni palo incontrato, un’edicola ambulante, un carro funebre, una scolaresca e una comitiva di giapponesi che scattava fotografie, arrivarono sani e salvi a scuola.

Blaine frenò davanti l’entrata principale e strinse le mani sul volante, mentre col fiatone cercava di riprendersi. Brittany gettò un’occhiata al suo amico che adesso aveva il viso completamente sudato e gli occhi fuori dalle orbite la guardavano in cagnesco.

Sorrise come se nulla fosse e dopo avergli lasciato un bacio sulla guancia, scese dall’auto correndo verso la scuola.

-Brittany!- la chiamò Blaine da lontano, la ragazza si voltò –Non ti dimenticare che dobbiamo essere in studio  alle cinque!

La ragazza alzò i pollici camminando all’indietro, poi finalmente entrò a scuola.

 
 
I corridoi erano completamente deserti, segno che ormai le lezioni della prima ora si stavano per concludere. In qualsiasi altra scuola sarebbe stata una buona notizia, perché nessuno si sarebbe accorto del ritardo, ma il liceo di Brittany era particolare.

Frequentava il McKinley, un liceo normalissimo come altri centinaia di Los Angeles, ma con la particolarità che le classi restavano sempre le stesse per tutte le materie, così erano gli insegnanti a dover cambiare aula e non gli alunni.

A Brittany quell’organizzazione faceva molto comodo (tranne per quando era in ritardo) poiché non dovendo cambiare aula in continuazione, si riusciva a guadagnare molto tempo e le lezioni finivano un’ora prima rispetto alle altre scuole, permettendole di andare a lavoro in orario.

La bionda faceva parte, infatti, del mondo dello spettacolo da quand’era molto piccola e attualmente lavorava in una trasmissione televisiva per adolescenti, dove ballava e recitava. Il programma era una specie di talk show dove ogni giorno il presentatore invitava un ospite e si parlava di problemi giovanili e non.
Dalle elementari alle medie  e persino il suo primo anno di liceo, non aveva mai avuto problemi nel dividersi tra le due vite, riusciva ad impegnarsi sia la mattina sia il
pomeriggio senza particolari sforzi.

Ma adesso si trovava al terzo e ormai da due anni qualcosa era cambiata. In peggio.

Arrivò davanti la porta della sua aula e prese un grande respiro, sapendo già cosa aspettarsi dentro.

Entrò nella stanza e immediatamente si portò le mani alle orecchie per le assordanti urla che gliele fecero tremare. Si guardò intorno e non restò sorpresa alla visione che le si presentava ogni mattina. La maggior parte dei suoi compagni stava ridendo e urlando a squarciagola, saltando sui banchi o lanciando oggetti, alcuni addirittura stavano alle finestre a fumare come se niente fosse e una coppia era appoggiata ad un banco pomiciando tranquillamente.  Il pavimento era completamente coperto da cartacce e altri rifiuti e i banchi erano stati tutti spostati dalle loro file originarie, creando un caos terribile. Brittany era sicura che una tromba d’aria avrebbe fatto meno danno. Aguzzò la vista, cercando le sue poche compagne tranquille lì dentro e le trovò accanto alla cattedra mentre parlavano tra di loro a bassa voce. Due figure vicino il gruppetto erano sedute dietro la cattedra e la bionda intuì che una stava cercando di consolare l’altra.

Brittany raggiunse le ragazze evitando un cancellino destinato al suo viso.

-Dove sei stata? E’ tardissimo!- le chiese un po’ troppo aggressivamente una ragazza bassa mora, con un cerchietto in testa e una gonna scozzese lunga fino al ginocchio, dalla quale partivano due gambaletti bianchi.  

-Ciao Rachel- la salutò Brittany –Non ho sentito la sveglia!

Un’altra ragazza si accorse del suo arrivo e si distaccò dal gruppo, lei però era molto più alta dell’altra, con i capelli biondi e degli enormi occhi verdi. –Sta piangendo di nuovo!-indicò una delle due figure sedute lì vicino – e loro se ne fregano!- continuò con rabbia indicando i suoi compagni, proprio mentre un ragazzo con la cresta sbattè forte una carta sul tavolo urlando  “Uno!!”

Brittany sbuffò e andò dalla ragazza asiatica e dalla donna in lacrime seduta accanto a lei dietro la cattedra. Nascondeva il volto dietro un enorme fazzoletto e non sembrava voler dare retta a nessuno.

-Professoressa Pillsbury..-provò la ragazza. La donna alzò per un attimo la testa e puntò i suoi enormi e umidi occhi marroni in quelli azzurri della ragazza

–Professoressa, per favore, cerchi di reagire! Non può farsi mettere i piedi in testa così!

Per tutta risposta alla donna dai capelli rossi cominciò a tremare il labbro inferiore e una nuova ondata di lacrime la sconvolse, riportandola nel suo nascondiglio dietro il fazzoletto.

-E’ successo poco fa!- sussurrò a Brittany la ragazza asiatica, cercando di non farsi sentire dalla Pillsbury.

-Tina!- la rimproverò Sugar, una ragazza eccentrica ma molto tranquilla, indicando la donna che, a giudicare dalla reazione urlante, aveva sentito benissimo.

Brittany si alzò e chiuse gli occhi invocando la pazienza.

Poi si girò di scatto e guardò il resto dei suoi compagni, anche se “branco di scimmie” sarebbe stata meglio come definizione.

Il ragazzo con la cresta che aveva urlato prima, Noah Puckerman meglio conosciuto come Puck, adesso stava giocando a braccio di ferro con uno spilungone con la faccia più confusa della terra, Finn Hudson.

Accanto a loro un alto ragazzo asiatico, Mike Chang, giocava a calcio con il borsellino di chissà chi, mentre un ragazzo irlandese, Rory Flannagan, stava in porta dandosi il cambio con un enorme ragazza che avrebbe messo paura anche a Lord Voldemort in persona, Lauren Zizes. La coppia che si baciava tranquillamente vicino la finestra erano Mercedes Jones e Shane Robinson, gli unici due ragazzi afroamericani della classe. In un angolo in disparte c’era Artie, un ragazzo su una sedie a rotelle che non assecondava mai le follie dei suoi compagni, ma non osava ribellarsi per via della sua amicizia con il capo di quella banda di pazzi.

Il vero problema, la vera radice di tutti i mali di quella classe.

Capelli lunghi castano scuro, occhi neri e profondi, bellissimi tratti latini, camicia a quadri lasciata aperta a far notare la cannottiera bianca di sotto, jeans chiari strappati, converse malridotte. Brittany puntò lo sguardo verso la ragazza che lo ricambiò solo per qualche istante, mentre poggiava un piede sul banco davanti a lei e si portava le cuffie dell’Ipod alle orecchie, riprendendo a guardare fuori dalla finestra.

Lei e soltanto lei. Santana Lopez.
 




Note

Ciao a tutti!!! :)
Come avevo promesso, sono tornata, ma stavolta con una long! Ho preso in considerazione quest'anime perchè come ho già spiegato è uno dei miei preferiti e mi ha emozionato tantissimo!
Come avrete notato non mi atterrò molto alla storia originale, soprattutto per quanto riguarda l'età, avrei avuto sicuramente difficoltà a inserire i nostri ragazzi alle elementari! :)
Gli appassionati dell'anime avranno notato che ho tagliato il primo episodio in due parti, ma non avevo scelta, sarebbe venuto troppo lungo! :)
Fatemi sapere se vi piace e se vale la pena continuare!
Besos por todo el mundo!
Fede
  
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