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Autore: Insecurity    12/09/2012    0 recensioni
questa storia è nata per puro caso, ma mi ci sto affezionando e spero di trarne qualcosa di buono.
Si tratta solo di una ragazza che ha bisogno di ricominciare e finalmente ha l'occasione per farlo.
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3.
 
Alya avrebbe voluto trovarsi ovunque, tranne che in quella sala da pranzo. Non sapeva come comportarsi, non aveva idea di come reagire alle occhiate insistenti e penetranti del padrone di casa. La cosa peggiore era che non le trovava irritanti. Anzi.
Quando erano entrati in sala e si erano seduti, aveva avuto modo di osservare l’uomo, che si era seduto di fronte a lei. Era da un po’ che non si faceva la barba, ma quell’aspetto un po’ rude gli donava. Sembrava in sintonia con il suo carattere poco allegro. Aveva gli occhi scuri, tanto scuri, da non distinguere pupilla e iride. Aveva una piccola cicatrice sulla guancia sinistra, quasi impercettibile… non che Ginevra avesse passato tutto il tempo ad osservarlo, ovviamente.
Mentre rispondeva alle domande del piccolo Artie, non faceva altro che sperare che lui dicesse qualcosa, qualunque cosa. E che quella maledetta colazione finisse al più presto. Accidenti, perché quella mattina non era rimasta a casa a compiangersi ancora un po’ addosso?!
In realtà, se non fosse stato per la sua presenza, si sarebbe senz’altro goduta tutto quel ben di Dio.
Marmellate alla fragola  e all’albicocca, nutella spalmata su sottili fette di pane, croissant ripieni e coperti da uno strato di zucchero a velo e ancora uova, bacon, latte caldo e the. Ecco, stranamente, Ginevra odiava il the, al contrario di tutti gli inglesi. Trovava il suo odore nauseante e il suo sapore.. meglio non parlarne.
Si abbuffò, era da tanto che non mangiava così. Anzi, forse era arrivato il momento di mettere su qualche chiletto, tra poco sarebbe sparita dallo specchio..
Una voce, quella voce, interruppe i suoi pensieri. Lo guardò e probabilmente stava aspettando una risposta. Ad una domanda che non aveva minimamente sentito.
-          Come scusi?
-          Le ho chiesto che lavoro fa, signorina.
-          Oh, mi può chiamare Alya. In realtà, non ho un lavoro. Ho insegnato per un po’ ma..
-          E con chi vive?
Non sapendo dove volesse andare a parare, rispose ironicamente:
-          Da sola, abito in un piccolo e orribile appartamento sopra una pasticceria italiana, al confronto, casa sua sembra Versailles. Terzo piano senza ascensore, i gradini sono quelli alti, quelli faticosi insomma. Porta a sinistra, sullo zerbino c’è un gatto che dice: “Welcome!”. Vuole sapere anche il mio codice fiscale, Klaus?
Con un accenno di sorriso, rispose:
-          Mi spiace se le sono sembrato scortese, Alya, mi stavo solo mostrando curioso.
Arrossendo e al colmo dell’imbarazzo, cercò di scusarsi:
-          Mi scusi lei. Sa, non sono molto abituata alle domande, solitamente nessuno si mostra così interessato a me da rivolgermi la parola.
Vorrebbe sprofondare. Ma che diamine sto dicendo ? pensò. Sembro una stupida, patetica e ridicola ochetta.
Grazie al cielo Artie, che fino a quel momento aveva seguito con scarso interesse il dibattito, decise di intervenire:
-          Papà, papà, può essere lei la mia tata?
Sam e Alya si girarono verso il bambino contemporaneamente e insieme esclamarono:
-          Cosa?!
                                                                           ***
Il bambino spalancò gli occhioni, si guardò le mani e disse balbettante: 
-   Beh, insomma.. l’altra.. l’altra tata non è..è.. t..tornata. Per me è andata via co..con quello l..à. – Prendendo coraggio, continuò: - E Alya non lavora e a me piace, credo di piacergli anche io un pochino…
I due adulti si guardarono e si girarono nuovamente verso il bambino, che abbassò la testa e strinse forte le mani.
-   Oh Artie, non dire stupidaggini, Sarah si sarà fermata in qualche negozio a provarsi vestiti che non potrà mai permettersi..
-   Ma non è giusto, Sarah è cattiva e Alya è buona! Lei mi ascolta, solo lei! Non..non è giusto!
Con le lacrime agli occhi, saltò giù dalla sedia, spargendo i cuscini ovunque.
-   Mi dispiace – dissero insieme Sam ed Alya.
-   Da quando ci siamo conosciuti, ovvero circa mezz’ora fa, non abbiamo fatto altro che scusarci. – disse lui con tono divertito. – comunque non si preoccupi, Artie è solo un po’ capriccioso, tra cinque minuti piangerà per un altro giocattolo..
-   Mi sta per caso paragonando ad un giocattolo? No, non risponda nemmeno. Senta, davvero non volevo creare problemi, volevo solo aiutare Artie, tutto qui. E adesso credo proprio che dovrei andare.. ho.. ho molte cose da fare..
-   Sì, immagino che la sua giornata sia piena di impegni. – ovviamente era ironico.
Alya si alzò, un poco alterata: - riesce a dire qualcosa di serio, signor “Il-sarcasmo-è-la-mia-arma-vincente”? Sa che le dico? Io non la conosco nemmeno, come lei non conosce me e per quel poco che ho visto non mi sorprende che Artie voglia un po’ di attenzione. Da quando siamo arrivati non gli ha ancora rivolto una parola gentile, non gli ha chiesto nulla! E sa cosa mi ha detto al parco? Crede che lei non gli voglia bene. Quel bambino oltre a non avere una madre, sembra non avere nemmeno un padre! -.
Si fermò e respirò, aveva parlato in fretta e senza staccare le parole. – E se spera che io mi penta di quello che ho appena detto e le chieda scusa, beh.. aspetterà per un bel po’. Ora, con il suo permesso, mio signore. – si inchinò scherzosamente.
-          Aspetti.. aspetta Alya. – disse con voce calma – Torni indietro. Credo che lei mi abbia valutato un po’ troppo in fretta, ma per sua sfortuna adoro la sincerità. Per favore, siediti, così possiamo parlare del suo nuovo lavoro.
 
                                                                                  ***
-          Su, chiuda la bocca, faccia tornare gli occhi nelle orbite e torni indietro.
-          Beh, capirà..capirai il mio stupore, credo..
-          Sì, lo trovo divertente effettivamente!
-          Se ha intenzione di continuare a prendersi gioco di me, conosco la strada. – dio, quanto era irritante quell’uomo.
-          Oh dai, non faccia la permalosa!
-          E lei la smetta . Vuole davvero offrirmi il lavoro? Non ho neanche un briciolo di esperienza!
-          Ma riesci, diamoci del tu per favore, sta diventando imbarazzante la cosa, a capire Artie più di quanto io o chiunque altro abbia mai fatto.. e poi, avrai pure bisogno di un lavoro, no? Insomma, la casa e tutto il resto non si pagheranno da soli. Non farti pregare!
Tralasciando il piccolo dettaglio che in realtà non aveva poi così bisogno di lavorare, aveva ragione.
-          Ma, che devo fare esattamente?
-          Beh, quello che hai fatto stamattina, devi semplicemente stare un con lui e fare in modo che non si vada ad infilare in un qualche bidone della spazzatura, o che si arrampichi sugli alberi.
Ecco, aveva già iniziato male allora. – E con l’altra tata?
-          Oh per quanto Sarah sia brillante e affascinante – dal suo tono di voce sembrava che fosse esattamente l’opposto – diciamo che fare la babysitter non è il suo lavoro; le darò un po’ di soldi e lei se ne andrà contenta.
-          Va bene, accetto. Quando si comincia?
-          Domani mattina – concluse lui, porgendole la mano. La stretta fu di nuovo calorosa, sicura.
Finalmente Alya aveva l’occasione di ricominciare.
 
  
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