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Autore: comeonfernando    14/09/2012    0 recensioni
Scuola, autobus, amici, alcool e feste: Marta non conosceva tutto questo mondo completamente. Francesco, invece, sembrava esserne un pioniere.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Incompiuta, Triangolo
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La luna in plenilunio 

Secondo capitolo

“In che sezione stai? Perché vieni nella mia stessa scuola, giusto?” proseguì lui incredulo di aver detto l’ultima frase.
Marta ridacchio: “Sì, sì, vengo nella tua stessa scuola, sto nella F”. Dopo di che si alzò e le porte dell’autobus si aprirono.
“Ci vediamo domani, allora!” disse impacciato lui alzando la mano.
 
Arrivata a casa non poté fare a meno di non pensare a quella brevissima conversazione avvenuta qualche minuto prima.
“Pronto”
“Oi, Marta! Come stai?”
“Michela! Bene bene, tu?”
“Bene, grazie. Ma cos’è questa voce? Mi sembri pensierosa”
Dopo qualche attimo di silenzio si decise a sputare il rospo: “In effetti stavo pensando al ragazzo che ho appena conosciuto sull’autobus”.
“Che cosa? E com’è?” stridé.
“Mah, niente di che”
“Marta, dai!”
“E va bene! Ha gli occhi verdi, è moro e ha un profumo buonissimo. Ma lui profuma non di “One Million” o roba simile, lui ha il suo profumo! Non so se capisci… Solo che ci ho fatto neanche mezza conversazione, sono dovuta scendere subito!”
 
La mattina dopo, per la sua gioia, lo ritrovò sull’autobus; il giorno dopo pure, così per tutta la settimana. E quella successiva. Chiacchierarono ancora, ancora e ancora. Ridevano e si prendevano in giro a vicenda. Ma tutto questo sull’autobus, appena mettevano piede nell’edificio della scuola erano solo due conoscenti. Dopotutto, dovevano mantenere la propria reputazione, soprattutto lui: il figo della scuola a cui tutti vanno dietro. Ma a tutto ciò si sovrapponeva un problema molto più grande: Francesco era fidanzato! La fortunata era una ragazza dell’età sua, bella, alta e magra. Dalla faccia sembrava molto antipatica: una di quelle “la-mia-è-d’oro” come amava definirle Giada, la compagna di banco di Marta.   
 
“Marta, chissenefrega se ha la ragazza, chissenefrega se si ritrova la reputazione che ha. Ti piace? Allora provaci e non prestare attenzione a ciò che dicono gli altri” esordì nel bel mezzo della lezione di matematica la compagna di banco.
“Marta e Giada, smettetela di chiacchiere una buona volta! Poi dite che non capite, lo credo bene!”
“Ci scusi, prof”
Le due compagne di banco ritornarono con la testa sui libri.
“Sai che ti dico, Giada? Mi sono stufata che per lui sono invisibile a scuola, io lo eviterò da ora in poi, così magari me lo levo anche dalla testa”.
All’una, all’uscita di scuola, si diresse alla fermata senza aspettarlo dove si fermava di solito: dietro l’angolo. Il patto era che chi faceva prima ad uscire da scuola aspettava l’altro dietro il muro. La maggior parte delle volte, anzi quasi sempre, era Marta ad aspettarlo. Francesco era sempre troppo impegnato a salutare la gente figa come lui.
Rimase sorpreso quando vide che dietro l’angolo non c’era nessuno ad aspettarlo. Sentì come un vuoto dentro di sé. Ma aspetta, eccola là!
“Marta! Martaaaa! Aspettami!” gridò alle sue spalle. Già lo distava metà strada, il suo passo era veloce, ma lui accelerando sempre più si mise a correre.
Lei si voltò di botto e lo guardò avvicinarsi: “Ah, ero non sono invisibile per te, vero?”
“Cosa? Ma che stai dicendo…” ribatté lui.
“Non mi saluti a scuola, non mi degni di uno sguardo, mentre quando siamo da soli sei un’altra persona” lo guardò lei con gli occhi umidi.
Francesco si fermò e la osservò allontanarsi incapace di rispondere. Sapeva benissimo che ciò che aveva appena detto Marta era perfettamente vero. Si arrese all’idea che loro non si sarebbero mai potuti frequentare, che gli amici la guardavano come una sfigata. 
  
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