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Autore: Maricuz_M    16/09/2012    3 recensioni
Dopo una delusione amorosa, c’è chi dice “Si chiude una porta, si apre un portone” oppure chi afferma “Meglio soli che male accompagnati”.
Ebbene, Eleonora fa parte di quest’ultimo gruppo di persone.
Le sue giornate, però, la porteranno in situazioni che la convinceranno a cambiare idea e, cosa non meno importante, a non fidarsi delle docce, dei marciapiedi e degli ascensori. O anche di alcuni suoi amici che si divertono a mixare il suo nome con quello dei suoi conoscenti, giusto per suddividersi in team e supportare coppie diverse in cui lei, ovviamente, rappresenta la parte femminile.
Dal secondo capitolo:
“Elle, guardati le spalle.”
“Ci manca pure che la sfiga mi attacchi da dietro.”
“La sfiga attacca dove vuole lei, mica dove vuoi tu.”
“Sennò come ti coglie impreparata? Vuoi una telefonata a casa, la prossima volta?”
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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III Capitolo


What a bore!
 
Sbuffo, cambio canale e mi lamento con mia sorella, che non mi sopporta più. Infatti, Azzurra rotea gli occhi e poi si tuffa su di me per rubarmi il telecomando, che ovviamente non le cedo. Mi guarda malissimo ed io, da brava persona matura, le faccio la linguaccia.
“Mamma, quanto manca? Non la sopporto più!” urla lei, guardando con supplica la porta che dà sul corridoio.
“Vieni ad apparecchiare!”
“Ok!” coglie la palla al balzo per abbandonarmi e si alza di scatto.
“NO! No, non mi lasciare! Ti prego! Non puoi lasciarmi qui, sola, con una caviglia in riabilitazione e una televisione che non dà niente di interessante per apparecchiare la tavola, in vista di uno stupido pranzo! Per di più di Sabato!” sparo un sacco di motivi senza senso, mentre lei mi scruta con un sopracciglio alzato.
“Elle, non per rovinare l’atmosfera tragica che hai creato.. Ma sono tornata solo dieci minuti fa da scuola e già non ti sopporto più. Io mi farei qualche domanda.” Mi lascia una pacca sulla spalla e se ne va. Sbuffo e incrocio le braccia.
Mi annoio. Da quando mi sono fatta male alla caviglia non esco se non per andare all’università –cosa che faccio con non poche difficoltà-. Sono passati cinque giorni da Lunedì, eppure già darei di tutto pur di fare qualcosa più interessante che stare a guardare la televisione o navigare senza sosta sul web. Certo, i miei amici sono venuti a trovarmi qualche pomeriggio, giusto per allietare un po’ quella settimana, ma l’idea che comunque non posso varcare la soglia di casa mi mette angoscia. In ogni caso, i miglioramenti ci sono e la prossima settimana riprenderò a scorrazzare per il paese col team.
Ieri è venuto a trovarmi Simon. No, se proprio vogliamo essere precisi, è andato a discutere con Samuele per i preparativi e poi ha suonato a casa mia, giusto per raccontarmi anche gli ultimi sviluppi. Il mio ormai ex vicino di casa ha accettato di trasferirsi. Il grande evento avverrà Mercoledì prossimo, se non erro, e verrà festeggiato il Venerdì sera. Di comune accordo è stata stabilita una cena per inaugurare l’appartamento e, ovviamente, io rientro tra gli invitati, insieme a Marco, Manuela, Ginevra e Roberto. Ovviamente ci sarà anche qualche amico di Samuele, come è giusto che sia.
Mi arriva un messaggio, che per fortuna blocca le mie elucubrazioni mentali.
 

Sono troppo, troppo forte. Ha riportato il compito di mate, oggi: 8-!
La prossima volta ti porto dei cioccolatini.

 
Rido ed esulto mentalmente insieme a Michele. Mi sento come se quel voto l’avessi preso io, e sono piuttosto soddisfatta. E, ovviamente, sono fiera del mio studente. Se va avanti così, quest’anno non rischierà neanche per sbaglio di essere rimandato in matematica.
“Eleonora, vieni che è pronto!” ecco la mamma.
“Il tempo di soffrire e arrivo!” rispondo, gettando il cellulare sul divano dopo aver risposto al ragazzino complimentandomi con lui. Mi alzo e zoppicando mi avvio verso la sala da pranzo, dove un tavolo già apparecchiato e piatti già riempiti di pasta fanno sfoggio di sé. Che bello quando la mamma è casa, Azzurra ed io mangiamo quanto un gruppo di barboni affamati. Mi siedo, lasciandomi sfuggire un sospiro di sollievo, poi sorrido a mia madre che mi guarda preoccupata.
“Ti fa ancora male?” mi chiede.
Nah, tranquilla. Sto molto meglio.”
“Vuoi un po’ di ghiaccio?”
“Magari dopo.” Ecco, ricordatevelo nel caso vi succedesse qualcosa simile a ciò che è capitato a me: il ghiaccio fa sempre bene.
“Va bene.. Allora buon appetito!” E cominciamo ad ingozzarci.
Azzurra racconta la sua giornata a scuola mentre l’ascoltiamo attentamente, io con la forchetta rigorosamente in mano. Se state pensando che siamo una famiglia unita nonostante il divorzio dei miei, avete ragione. Se non lo state pensando, fa niente, ve l’ho detto io. Mia sorella intanto parla, e non appena finisce comincia mia madre, narrandoci le vicende che ha affrontato qualche giorno fa in compagnia del suo tirocinante Pietro. Da quello che dice, pare un tipo simpatico.
La suoneria del mio cellulare interrompe le varie chiacchiere. Mi immobilizzo guardando mia madre, aspettando che mi dia il permesso di rispondere. Lei mi fa un cenno con la testa ed io mi alzo. Con calma –per cause di forza maggiore- arrivo di nuovo al divano davanti alla televisione e rispondo alla chiamata, senza guardare chi sia.
“Pronto?”
Eleonora!
“..Pa’!” Sorrido, riconoscendo la voce.
Piccoletta, come stai?Piccoletta. Mi chiama così da tutta la vita e, ovviamente, non ha cambiato soprannome nel corso degli anni.
“Una caviglia ko, ma sto bene emotivamente!”
Una caviglia ko? E che hai fatto?
“..Preferirei non parlarne. E’ un po’ imbarazzante.”
Sei inciampata in mezzo alla strada.
“Potevi far finta di niente?!” sbotto, sorpresa dal fatto che abbia già indovinato. Quell’uomo mi fa paura ogni volta. Sa tutto, e se non sa, sa lo stesso! Io queste capacità non ce l’ho, dannazione. Eppure sono sangue del suo sangue, qualcosa simile a lui dovrei avercela.
Come faccio a far finta di niente, scusa? Ti sei fatta male!
“Non in quel senso.. Vabè, lascia perdere. Te come stai?” lo sento sospirare, poi risponde.
Un po’ stanco. E’ tutta la settimana che vado in giro in qua e là, anche stamattina. Adesso finalmente mi sono fermato un attimo. Ne ho approfittato per chiamare, visto che non vi senivo da decisamente troppo. A tal proposito, mi dispiace, ma sai che..
“Pa’, stai tranquillo, lo so, lo so..” lo rassicuro, sorridendo lievemente. Non che sia felice di questa situazione, in fondo lui è mio padre e non lo sento tutti i giorni come farebbe invece una ragazza o un ragazzo con i genitori sposati e tutto il resto, ma nonostante questo so che lui mi vuole bene e che se avessi bisogno correrebbe da me, ne sono fermamente convinta.
Se fossi lì, ti strapazzerei la guancia.
“Oh, gentile da parte tua ricordarmi quei tragici momenti.”
Ma sei troppo carina. Mi sembra ieri che ti tenevo sulle ginocchia senza avere problemi di circolazione del sangue.
“Ti passo Azzurra, ok?” lo interrompo, divertita.
Grazie, piccoletta. Ci sentiamo, tanto. Magari fatti sentire anche tu.” Dice, senza ovviamente accusarmi. Non lo farebbe mai.
“E io che ne so di quando hai riunioni o cose del genere?”
Manda un messaggino!
“Ok, va bene..” sospiro “Ci sentiamo. Ciao papà.”
Ciao, ciao.
Urlo dal salotto che è papà, un modo decisamente più veloce in confronto a quello che consiste nello zoppicare fino alla sala da pranzo, cosa che comunque comincio a fare. Devo finire di mangiare. Azzurra mi viene subito incontro, e contenta mi ruba il cellulare dalle mani “Papà!” la lascio chiacchierare e torno a sedermi davanti a mia madre.
“Che dice?” mi domanda, curiosa.
“Che lavora tanto e che ne ha approfittato per chiamare, nient’altro di interessante.” Rispondo, e lei annuisce. Come ho detto tempo fa, sono rimasti in buonissimi rapporti, per fortuna. Infatti, dopo qualche minuto, mia sorella torna col cellulare reclamando nostra madre, richiesta dal mittente della chiamata. Lei, con tutta la tranquillità del mondo, comincia a conversare con l’ex marito.
 
Diamine se c’è, la noia.
Continuo a non far sostanzialmente niente, pizzico qualche corda della chitarra giusto per tenere occupata la mente in qualche modo, senza avere una melodia ben precisa nella testa.
Ecco, direi quasi che questa settimana sia stata monotona, o perlomeno che questa giornata si sta svelando esattamente come altre. Sì, lo so, proprio io dico che la monotonia non esiste, ma davvero non riesco a credere al contrario, in questo momento. C’è comunque una piccola parte di me che è convintissima dell’idea opposta, per cui, sebbene creda sia un giorno pesante, sono speranzosa e mi auguro che accada qualcosa. Smetto di suonare e mi perdo con lo sguardo nel vuoto, cominciando a farmi qualche film mentale.
Un postino. Un postino, bello e sorridente, che suona alla porta per consegnarmi un pacco che, ovviamente, aprirò. E che ci faccio stare, in quel pacco? Una torta. Sì, nel pacco c’è una torta. No, la torta nel pacco per cosa? Mica è il mio compleanno. Cambiamo.
Una chiamata. Qualcuno mi chiama e mi dice che morirò tra sette giorni. Dio, speriamo di no.
Simon! Simon suona il campanello e mi fa compagnia. Lui è il tipo di queste improvvisate, magari succede davvero. Mi immobilizzo per dieci secondi, in attesa del suono del campanello. Appena scaduti, sbuffando torno a giochicchiare con lo strumento che ho ancora tra le braccia. Non appena lo faccio, sento il rumore che stavo aspettando poco fa.
Alzando le sopracciglia per la sorpresa, attendo che qualcuno vada ad aprire. Nella mia immaginazione, quando arrivava il postino, mi ero dimenticata del fatto che mia sorella sarebbe arrivata all’ingresso prima di me, quindi della sua bellezza ne avrebbe goduto solo lei. Arriccio il naso. Stupida caviglia, mi rovina pure le fantasie.
Così concentrata dall’odio nei confronti dell’infortunio, non mi accorgo che l’ospite –chiunque sia- si aggira per i corridoi fino ad arrivare davanti alla mia porta. Sento bussare e sussulto, colta di sorpresa “Avanti.” Dico, iniziando a posare la chitarra sul letto.
La porta si apre, mostrandomi il viso di Ginevra. Sorrido meravigliata, visto che mi sarei aspettata tutti, persino il suo ragazzo, tranne che lei “Ciao, Elle.”
“Gin, ciao! Che ci fai qui?” domando, per niente scontenta del suo arrivo.
Richiude la porta e scrolla le spalle “Niente in particolare, sono venuta per farti compagnia. Non ci vediamo da qualche giorno, così.. Insomma, mica ti voglio trascurare!” ridacchia, forse un po’ imbarazzata. Me ne stupisco leggermente.
Batto la mano sul letto, accanto a me, incitandola a sedersi “Il fatto che tu non venga a trovarmi tutti i santissimi giorni non significa che tu mi trascuri.”
Un po’ incerta, si accomoda al mio fianco “Sì, dici così perché sei buona, però.. Sai che vado un po’ a periodi e se mi concentro su qualcosa lascio perdere il resto. Cioè, non che lascio perdere del tutto, però.. Insomma, trascuro.” Ripete quel verbo, gesticolando. Annuisco.
“Ma sei presa da Roberto, mica da chissà cosa. Voglio dire, è giusto che tu stia con lui, visto che è il tuo ragazzo.”
“Certo, ma ci siete anche voi. E’ stato proprio lui a farmelo notare.. Sai com’è, lui. Pensa sempre un po’ a tutti, e ultimamente sono sempre con lui ovunque vada. Inizialmente pensavo dicesse così solo perché non mi voleva tra le scatole, poi mi ha spiegato.” Sorride, a disagio, facendomi tenerezza.
“Non si smentisce mai.” Commento io, divertita.
“Proprio mai. Comunque, non volevo parlare di questo. Cioè, non solo di questo.” Sì, dice molto spesso la parola cioè “Mi hanno riferito che la tua caviglia sta pian piano riprendendo stabilità.”
“Pian piano ce la fa, sì!” esclamo fiera, gonfiando il petto.
“Meglio. Averti fuori gioco per uscire è brutto, sai? Io e Simon litighiamo più spesso, e Roberto da solo non riesce a tenerci a bada. Manuela ha bisogno che tu rida alle sue battute orribili, visto che adesso c’è solo Simon che l’asseconda al verso giusto. Cioè, anche Marco ride, però lui è più contenuto, lo conosci. Lui invece non sa a chi fare le domande serie. Ogni volta ci ripete quanto è insoddisfatto delle nostre risposte.” Parla lei, trattenendosi dallo scoppiare a ridere.
“Oh..” mi lascio scappare, intenerita “Ma come siete dolci. Andate allo sbaraglio, senza di me, eh?” scherzo.
Inevitabilmente allo sbaraglio.”
“E ci sono novità? In generale, dico..”
“Che Simon Mercoledì si trasferisce e che Venerdì fa la cena lo sai, no? A proposito, ci vieni, vero?”
“E perché non dovrei venire?” chiedo, divertita.
“Che ne so, la caviglia.. L’appartamento è all’ottavo piano.”
“Prendo l’ascensore.”
“L’ascensore ogni tanto si blocca.”
“La mia giornata sfortunata l’ho avuta. Penso che mi butterei dalla finestra dell’appartamento se si bloccasse proprio a me l’ascensore.”
“Guarda che adesso ti tengo d’occhio, eh.”
“Sarai la giudice, allora.” Rido, per poi stringerle la mano come se avessimo fatto un accordo. Parliamo ancora un po’, io della noia che mi ha assalito per ore e ore e lei di qualche aneddoto con gli altri del team. Mentre chiacchieriamo, mi rendo conto di quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che siamo rimaste da sole come adesso. Sono mesi che sta o con noi, ma solo in gruppo, o sola con Roberto. Per come sono fatta io, però, non ne ho mai fatta una colpa, e credo proprio che anche per gli altri non ci sia mai stato un reale problema.
“Davvero, stavamo tutti per morire.” Racconta, non capacitandosi dell’accaduto “Manuela continuava ad infierire dicendo le sue solite stronzate, e noi ci piegavamo in due per il dolore. Marco era rossissimo, da quanto rideva. Simon si era appoggiato al muro, poco dopo mi sono girata ed era steso a terra che si copriva il viso con le mani e pareva preso da una crisi epilettica, da quanto si muoveva per le risate. Io stavo piangendo, il trucco andato totalmente a farsi i fatti suoi, e Roberto non l’avevo mai visto ridere così tanto, te lo giuro!” rido anche io, immaginandomi la scena “Guarda, non ti dico le battute solo perché rovinerei tutto. E’ proprio come le dice lei che fa schiantare.”
“Sì, sì, immagino. Mi domando come abbia sviluppato una tale abilità.”
“Mah.. Sinceramente credo sia colpa del fatto che non fa altro che guardare quei video su youtube di quei tizi che parlano alla telecamera. Ma non si sentono un po’ stupidi, a farlo? Non è imbarazzante? Vabè, comunque credo sia per questo. Mi è capitato a volte di guardarne qualcuno, e ho notato delle intonazioni che usa anche lei. Deve aver assorbito la loro essenza.” Afferma, sempre con il sorriso sulle labbra.
“Dovrebbe farli anche lei. Sarei la fan numero uno e la prima ad iscrivermi al suo canale.”
“Dici che avrebbe successo?”
“Perché no? Sarebbe una delle poche youtuber donne che non si occupano di trucchi o acconciature.” Scrollo le spalle, immaginando la pagina del sito di video con Manuela che parla da sola. Sghignazzo. Ce la vedo assolutamente, e anche perfettamente a suo agio. Quella ragazza è nata per far ridere le persone, e non certo per il suo essere ridicola, perché non lo è per niente.
“Magari diventerebbe pure famosa.”
“Magari.” Annuisco, con sguardo perso, sempre pensando a quello che potrebbe succedere se davvero Manuela prendesse quella strada.
Dopo un breve minuto di silenzio, il cellulare di Ginevra prende a squillare. Sussulta e apre la borsa, alla ricerca dell’apparecchio. Non appena posa gli occhi sullo schermo, sorride automaticamente “Scusami un attimo.” Dice, prima di rispondere “Pronto? Sì, sì certo, tutto bene.” Socchiudo gli occhi cercando di capire chi è il mittente della chiamata. Sì, sono curiosa, ok!
“Sono da Eleonora, perché?” una breve pausa “Certo che ti ho dato retta, per chi mi hai preso?”
Ah, ok, è Roberto. Sorrido anche io guardandola, vedendola serena. Quando dico che loro sono la coppia perfetta non scherzo affatto. Tralasciando il fatto che si amano da impazzire –e si vede, basta guardarli in faccia-, sono proprio fatti per stare insieme. Una ha la testa più dura del metallo, l’altro la pazienza e l’interesse necessari per fonderla e, non rimodellarla, ma farla ragionare. Comunque, questa testardaggine di Gin, non è mai stata un problema per lui, viste le conseguenze. In realtà la loro storia non è nata dalle avances dell’uomo, ma della donna. Lei aveva da poco diciotto anni, una schiera di ragazzi a seguito e nessuna voglia di accontentarli, neanche uno. E’ sempre stato un tipo che le cose se le vuole conquistare e sa di avere un bel faccino e un bel corpo. Questi due fattori l’hanno portata a credere che i sentimenti dei suoi spasimanti fossero superficiali e che lei, desiderosa di avere una relazione seria, avrebbe dovuto trovare da sé una persona che la conoscesse davvero, pregi e difetti, esterni ed interni che siano.
“Oh, Elle, ti saluta Roberto!” interrompe i miei pensieri, allegra.
“Risalutamelo!” fa una risatina, poi torna a blaterare qualcosa alla sua dolce metà.
Ricorderò sempre la prima volta che abbiamo visto il bel moro. Eravamo ad un locale per San Valentino, c’era una festa esclusivamente per single. Tutti noi del team partecipammo, essendo scapoli, chi più felicemente, chi meno. Simon era venuto con lo scopo di rimorchiare qualche ragazza, andando sul sicuro. Insomma, quelle impegnate non le avrebbe trovate, per cui aveva strada libera in quel senso. Marco aveva appena rotto con una ragazza che l’aveva trattato veramente male, quindi aveva come unico obbiettivo quello di svagarsi. Noi ragazze eravamo tranquille. Certo, le occhiate intorno le lanciavamo, anche solo per osservare gente mai vista, ma non avevamo in mente di instaurare nuovi rapporti.
Piccolo problema: un ragazzo solo soletto al bancone del bar, bello come pochi altri, sguardo sconsolato puntato sul bicchiere che si stava rigirando tra le mani distrattamente.
A Ginevra stava per prendere un attacco di panico, continuava a farneticare cose tipo “Quello è l’uomo della mia vita” o “Voglio essere la donna della sua vita”. Insomma, ripeteva le stesse cose scambiando i soggetti e i vari complementi. Per scommessa, andò a parlargli. Per testardaggine, continuò a farlo.
“Ok, scusami.” Riattacca e torna a dedicarmi attenzioni “Non si fidava, pensava fossi andata a fare shopping.” Ridacchia.
“Plausibile.”
“Sì, ma non dopo che mi ha esplicitamente detto di stare con qualcuno del team. Insomma.. Dai!” rido, vedendola incapace di spiegarsi. Annuisco e le do un paio di pacche sulla spalla.
“Tranquilla, ho capito.”
“Grazie. Sai, adesso era con i suoi fratellini!”
“I gemelli? Sai che non li ho mai visti?”
“Io sì. Sono veramente.. Sono.. Dio, non so come spiegartelo. Sono belli da morire, poi sono così carini!”
“Hai già detto che sono belli, non c’è bisogno che ribadisci il concetto dicendo che sono carini.” Le faccio notare, alzando un sopracciglio.
“Eh, ma carini nel senso.. Nel modo di fare, mi segui?”
“Ah, ah! Ho capito. Beh, sarà di famiglia.” Scrollo le spalle. Se i gemellini, crescendo, rimarranno carini come lo sono adesso, a detta di Gin, andrò personalmente a fare i complimenti ai genitori di Roberto. Lavoro eccellente, con tutti e tre.
“Non me ne parlare. A volte Rob è quasi inumano. Sai no, i suoi comportamenti a volte possono mettere a disagio. Non tanto perché siano in qualche modo negativi, però.. Ti fanno sentire inferiore, moralmente. E’ strano dirlo..” si muove sul letto, come se fosse scomoda. Aggrotto la fronte.
“Ho capito quello che intendi. Ma tu.. Ti senti davvero inferiore?”
“..No. Cioè.. Sì. Ma no.”
“Chiaro.. Cristallino, oserei dire.”
Lei sospira, si sistema dietro le orecchie dei ciuffi biondi e poi appoggia le mani sulle cosce “Allora.. I primi tempi no, perché ero troppo concentrata sul conquistarlo. Subito dopo che ci siamo messi insieme neanche, perché la soddisfazione di avercela fatta era tantissima. Poi sì, pian piano.. un po’. Ma intanto il sentimento aumentava, ed io sono egoista e masochista, e lo volevo per me ugualmente. Poi, il sentimento aumentava anche per lui, quindi è migliorata la situazione.. Insomma: se lui è un principe, a me fa sentire come una principessa.”
Un po’ perplessa, chiedo chiarimenti “Ma hai detto che i suoi comportamenti ti fanno sentire inferiore..”
“Non è inferiorità. Ti senti inadatto a stare al suo fianco. Ma non lo fa volontariamente!” si affretta a specificare, spalancando i suoi grandi occhioni celesti.
“Certo che no, non penso lo farebbe mai. Comunque adesso ho capito.” Sorrido.
“Bene, meglio..” sospira sollevata, come se fosse una questione di vita o di morte. Stiamo per un po’ in silenzio, poi riprende la parola “Non te le avevo mai dette queste cose. Ha ragione a dire che in questi mesi non vi ho calcolato più di tanto..” mi guarda “Chiedo umilmente scusa..”
“Scema, non ti preoccupare.” Alzò un braccio, invitandola ad abbracciarmi. Contenta, quasi scodinzolante, si avvicina e mi stringe, rischiando di soffocarmi.
“Mi mancava.” Se ne esce, allontanandosi.
“Cosa? L’abbraccio o la chiacchierata?”
“Un po’ tutte e due.”
Torniamo a parlare, e lo facciamo per un’altra oretta. Guardando la finestra vedo che fuori inizia a far buio, e non sono l’unica a notarlo. La bionda si alza e annuncia le sue intenzioni “Penso sia ora di andare, adesso.”
“Se vuoi puoi rimanere qui a cena!”
“No, no, ma grazie per l’invito.” Recupera la giacchetta che aveva appoggiato sul letto “Ci vediamo col gruppo tanto, prima della cena. Nel caso, ci vediamo lì, anche se cercherò di non commettere lo stesso errore che ho fatto per otto mesi buoni.” Ridacchia imbarazzata. Roteo gli occhi “Ancora con questa storia? E basta!”
“Ok, ok!” alza le mani in segno di resa, divertita “Non la tiro più fuori. Non con te almeno, magari con altre due persone.”
“Tre. C’è anche Simon.”
“Ma lui me la farebbe pesare!” si lamenta, come una bambina. Annuisco.
“Solo perché sei tu. E’ giusto comunque che ti scusi anche con lui, anche se alla fine gli hai fatto solo un favore. Da quando stai con Roberto la percentuale dei vostri litigi è diminuita notevolmente.”
“Vero.” Concorda “Va bene, va bene.. Mi scuserò anche con lui, quando lo vedo. Adesso vado sul serio!” si china per baciarmi sulla guancia “Ci vediamo!”
“Scusa se non ti accompagno alla porta.”
“Farei prima a rimanere a cena, se lo facessi.” Mi sfotte, ridendo. Con queste parole, esce dalla mia stanza e, dopo aver salutato anche mia madre e mia sorella, anche di casa.
 
 

 
Appunti sul capitolo:
Il titolo mi sembra abbastanza ovvio, quindi non do spiegazioni, mentre per il resto.. Posso dire qualcosa sugli youtubers: come si capisce dal testo, sono delle persone che spesso mettono on-line i propri video, che siano video comici, tutorial, recensioni etc, sempre di youtuber si tratta.
 
Allora, che ne dite di questo capitolo?
So benissimo che ancora non succede niente di interessante, e non mi stupirei se vi foste già stancati della storia, ma ormai è fatta: nel prossimo capitolo si smuoveranno un po’ le acque, credetemi. ;)
Comunque, tornando a What a bore!, Elle si è fatta una bella chiacchierata con Ginevra! Insomma, abbiamo conosciuto meglio uno dei personaggi secondari. :) Si sono scoperti anche dei retroscena della sua relazione con il bel Roberto, anche di come si sono messi insieme. Io li adoro, e mi piacerebbe sapere anche cosa ne pensate voi.
Ah, e Eleonora ha anche parlato con il padre! Non comparirà spesso, secondo la mia tabella di marcia, ma rimane il padre della protagonista. u_u
 
Ora, un po’ di pubblicità (se così si può definire).
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A questo punto, non mi resta che salutarvi dandovi l’appuntamento al 21 Settembre. :D
 
Grazie a tutti, come sempre!
 
Maricuz
   
 
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