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Autore: HoneyEyes    16/09/2012    0 recensioni
Aprì una porta che dava su una camera da letto. Pensai fosse la camera della madre visto che il letto era matrimoniale, ma non ero convinta.
Richiuse la porta alle sue spalle e mi guardò.
Si avvicinò verso di me e mi abbracciò. Iniziò a baciarmi e a sollevarmi il vestito fino a togliermelo del tutto.
“Ecco ci siamo” pensai tra me e me.
Io feci lo stesso sfilandogli la maglietta e poi slacciandogli i pantaloni.
Non avevo paura, nonostante fosse la mia prima volta.
Ora eravamo coperti solo dal nostro intimo.
Mi spinse verso il letto mentre la sua bocca era ancora attaccata alla mia e la sua lingua si faceva spazio tra le mie labbra.
Ci accasciammo sulle coperte e il suo profumo mi entrava dentro come vento primaverile.
Me lo ritrovai sopra e con un gesto deciso mi tolse le mutande.
Avevo il cuore che batteva all’impazzata. Ero felice e non riuscivo a pensare ad altro che a noi, lì, uno sopra all’altro.
Mi baciò la pancia fino ad arrivare ad altezza collo.
Le posizioni si capovolsero e l’occasione fu buona per togliermi anche il reggiseno.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Bondage
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Mi diressi verso il campo da basket con un sorriso da imbecille sulle labbra.
Stavo ancora pensando a quello che mi aveva chiesto Justin poco prima. Ero troppo felice.
<< Kika cosa tiri? >>.
Kika era la mia cagnolina. Era la prima volta che la portavo a fare un giro dopo che era stata investita da una macchina.
Non vedeva l’ora di tornare alle sue solite passeggiate, così, quel giorno, tirava più del solito.
Mentre ero lì che non sapevo cosa fare, e non mi andava di ripassare davanti a Justin e ai suoi amici, decisi di andare a casa di Chiara.
Speravo di non romperle le palle, ma dovevo annunciarle cosa avrei fatto quella sera.
 
Suonai il campanello dell’enorme condominio grigio, aspettando una risposta.
Pochi secondi dopo rispose proprio lei.
<< Chi è? >>
<< Sono la Chiara, ti devo dire una cosa. Posso salire? >>
Mi aprì e presi l’ascensore.
<< Allora? Quali novità? >> mi chiese con quel sorriso che la rendeva unica.
Mi misi a saltellarle davanti agli occhi e infine glielo dissi.
<< Justin mi ha chiesto di uscire. L’ho incontrato prima al Gelso e mi ha chiesto se stasera vado con lui a prendere un gelato >>.
Lei mi abbracciò e mi disse che era contenta per me.
Ci sedemmo entrambe sul divano e mi aiutò a scegliere che vestiti mettere quella sera, poi verso le sette tornai a casa.
 
Alle 20.55 sentì uno scooter che parcheggiava sotto casa mia.
“Dev’essere lui” pensai.
Pochi attimi dopo il campanello suonò.
Scesi le scale correndo e per poco non caddi.
<< Ciao bella >>.
“O madonna santa quanto cazzo è figo”.
Questo fu quello che mi attraversò l’anticamera del cervello appena aprii la porta, incrociando il suo sguardo.
Era troppo bello per essere il ragazzo che aveva chiesto a me di uscire quella sera. E che cambiamento aveva fatto da quando era tornato dal mare! Non me ne ero ancora resa conto.
Non aveva più il caschetto ma i capelli erano sparati in aria, non era più alto come me, cioè un metro e sessanta scarso, ma un buon metro e settantacinque.
Per non parlare del fisico, di cui si intravedeva la forma scolpita da sotto la maglia.
 
Dopo un’ora di riflessioni varie sul suo aspetto fisico, mi decisi a salutarlo.
Mi porse un casco che aveva in più e mi aiutò a metterlo.
<< Sei molto carina >> mi sussurrò mentre salì sullo scooter.
Io mi limitai a rispondere solo grazie, anche se avrei voluto aggiungere “tu invece sei bono”, ma non lo ritenevo appropriato.
 
Arrivati in gelateria insistette per pagarmi il cono cocco e ananas che avevo preso.
Ci sedemmo sulle sedie che vi erano all’esterno del locale e cominciai a guastarmi il mio enorme gelato.
<< Alloooora… >> iniziò lui << come va col tuo ragazzo? >>
Ah bene, proprio da lì doveva cominciare la conversazione?
<< Ci siamo mollati >>.
Smise di leccare il suo cono e mi guardò.
<< Perché? >>
Mmm, e ora?
Non potevo certo dirgli che l’avevo mollato per lui.
<< Non andavamo più d’accordo >>.
Cagata del secolo.
<< Mi dispiace >>
<< Tranquillo, e tu sei fidanzato? >>.
Speravo avesse risposto di no, anche perché altrimenti non si sarebbe spiegato il suo invito a uscire con lui quella sera.
<< No >>.
Evvai!! Era single, libero, disponibile!
Era strano che un ragazzo così bello non fosse impegnato, ma meglio così. Adesso sì che avevo campo libero con lui.
“Fatti sotto ragazza” dissi a me stessa.
Ma proprio mentre stavo per chiedergli se voleva andare a fare un giro al parco, in modo da rimanere da soli, senza macchine o bici che ci ronzassero attorno, la sua voce mi bloccò.
<< Hai del gelato sulle labbra, proprio qui >>.
Mi sorrise e avvicinò indice e pollice alla mia bocca.
Il primo mi cinse il mento mentre il secondo passò più volte avanti e indietro sulle mie labbra.
Mentre compiva quel gesto, Justin non smise mai di guardarmi ed io lo stesso.
Appena ritrasse la mano si leccò il pollice; tutto questo sempre con lo sguardo fisso su di me.
Quindi, ricapitolando: mi pulisce la bocca dai residui di gelato, poi lecca il dito che ha usato per farlo, in modo tale da lasciarmi intravedere tutti, e dico tutti, i movimenti della sua lingua.
Ok stavo per morire.
Un’ondata di calore mi travolse.
Non potevo più rimanere a guardare quella scena, così mi alzai alla veloce e mi diressi verso gli scalini che portavano sulla strada.
Lui mi affiancò dopo pochi minuti e senza troppo indugiare mi prese la mano.
 
Ci incamminammo verso il parco, talmente vicini che riuscivo a percepire la fragranza del suo profumo.
<< Non mi sono scordato quello che ti ho scritto quel giorno comunque >>.
Senza che io dicessi una parola, se ne uscì con quell’argomento.
Bene, si cominciava a ragionare.
<< Solo che..? >> lo incalzai io.
<< Solo che tu eri fidanzata e io non volevo mettere sotto sopra il rapporto tra te e il tuo ragazzo, anzi ex ragazzo >>.
<< Prosegui >>
<< Non mi sono mai scordato di te, mi mancavi e così l’altro giorno ti sono venuta a trovare >>
<< Ma come facevi a sapere dove abitavo? >>.
<< Mentre parlavo con Alex, pochi giorni fa, sono venuto a sapere che Jake abitava con te, così gli ho chiesto la via >>.
Io sorrisi, felice del fatto che anche lui, proprio come me, non mi aveva dimenticato.
<< Quindi quello che mi avevi scritto in quel messaggio… è vero? >>
Non rispose, ma avvicinò la sua testa alla mia. Le nostre labbra stavano quasi per sfiorarsi quando ecco che il mio cellulare iniziò a suonare.
“Porca troia!”
Mi ritrassi e risposi, per poi riattaccare un istante più tardi.
<< Devo tornare a casa >> dissi io dispiaciuta.
<< Ok, ti riaccompagno >>.
Avevo già in mente che predica fare a mia madre per aver interrotto quello che poteva essere il momento più bello della mia vita.
  
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