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Autore: Silver Pard    17/09/2012    3 recensioni
Il lieto fine dipende dal punto di vista.
[ Raccolta di rivisitazioni fiabesche:
01 ~ Cenerentola – Lei era acqua, e non esiste ostacolo che non possa superare.
02 ~ La bella addormentata – Profondamente addormentata e indescrivibilmente bella: se l’è cercata.
03 ~ La bella e la bestia – Le manca la Bestia.
04 ~ Il gatto con gli stivali – Il Gatto non è più tanto accomodante.
05 ~ Cappuccetto Rosso – Facciamo un gioco.
06 ~ Le fate – A volte le si tagliavano così tanto le labbra che i diamanti parevano rubini.
07 ~ I sei cigni – Il sesto fratello, il sesto cigno si abbandona alla deriva, dilaniato tra due mondi.
08 ~ Biancaneve – E si sveglia con il labbro rotto a morsi e gli occhi neri di odio e il cuore pieno di ghiaccio.
09 ~ Mr Fox – Osa, osa, ma non osare troppo, o il sangue dentro il cuore ti si ghiaccerà di botto.
10 ~ Hansel e Gretel – Soprattutto, ha paura del modo in cui sua sorella guarda alla strega.
11 ~ Tremotino – Il tuo nome è panna nella sua bocca, ma nelle dosi giuste, tutto è veleno. ]
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Nota: Mr Fox è una variante inglese di Barbablù. Come dice Silver Pard, è stata messa per iscritto per la prima volta nel 1821 sotto forma di nota esplicativa al discorso di Benedict in “Much Ado about Nothing” (“Tanto rumore per nulla”), Atto I, Scena 1: “Like the old tale, my Lord: it is not so, nor ’twas not so; but indeed, God forbid it should be so!”
Questa è una fedele traduzione italiana della fiaba, ed è anche quella che ho usato come riferimento generico. Ah, odio usare il “voi,” è probabilmente tra le cose che più detesto in assoluto, ma in questo caso l’ho trovato abbastanza calzante.
(per quanto riguarda gli aggiornamenti… er xD devo ammettere che sono stata parecchio irregolare con questa raccolta, i capitoli si sono succeduti completamente a caso, indifferentemente dopo qualche giorno o dopo qualche mese. I prossimi due – gli ultimi attualmente pubblicati – non dovrebbero farsi attendere tanto, ma in linea di massima se ne riparla comunque verso ottobre/novembre. Grazie a tutti per le belle recensioni “estive” <3)




Bold ~ Osa





Sapete, amor mio, che il vostro nome significa “volpe” su al nord? Signor Tod, signor Fox. Non è curioso? Potreste ripetermi da dov’è che provenite, amor mio?

Dall’incantevole contea dello Yorkshire, dove le colline sono verdi e il cielo sovente è grigio.

Allora è buffo che non ne foste stato a conoscenza.

Ah, ma ho vissuto diversi anni a Londra, e ho perduto tutto il verde e l’impudenza della mia contea natale. Era molto tempo che una fanciulla non sapeva di chiamarmi signor Fox.

Ma io ora lo so.

Infatti. E presto, vi chiamerete voi stessa signora Fox? Procreeremo una figliata, amore mio, una prole frignante e ululante? Danzeremo alla luce pallida della luna e mi guarderete combattere da ogni parte per il favore del vostro sorriso?

Non avrei nessun altro. Oh, come potrebbero solo sperare di paragonarsi al verde dei vostri occhi, al bel rosso dei vostri capelli – russet, amor mio, come le foglie d’autunno.

Ma loro, poveri cuccioli, vi crederebbero sprecata con uno come me. Perché voi siete giovane, e nel vostro sorriso dimora il sole, e mi ergo pallido e stinto accanto alla vostra pelle del colore delle pesche, ai vostri capelli del giallo intenso del grano maturo e alle vostre labbra piccole, rosse e dolci come una fragola selvatica. C’è del grigio tra le mie ciocche rosse-

Distinta, mio signore, vi danno un’aria distinta, quelle venature d’argento, e il vostro viso è affilato e bello come non mai.

-e di certo un giorno vi chiederete perché mai avete sposato me, e guarderete a quei giovani che vi stanno attorno con le bocche aperte, e penserete di elargire il vostro favore altrove.

Mai! Tali pensieri non vi si addicono, carissimo. Non siete forse voi il mio unico vero amore? I nostri cuori non sono forse legati stretti, più saldamente di tutti i filamenti del Fato?

Ah, vorrei potervi tentare a entrare in casa mia. Vi mostrerei delle cose incredibili. –Oh, ma arrossite?

No!

Non ci sono rose come il fiore delle vostre guance, amore mio. Arrossite, dico, senza il bisogno delle pitture e delle ciprie tanto apprezzate dalle vostre simili.

E con questo cosa intendete dire?

Solo che fin troppe giovani si perdono tra i cosmetici, nel tentativo di carpire e catturare, quando sarebbe più opportuno che mostrassero i loro visi per quel che sono. Alcune di loro, mia cara, sembrano addobbate per la guerra, e altre sono meramente assurde. Non hanno alcun bisogno di tali fronzoli; una donna non è mai tanto bella quanto nel primo rossore della giovinezza. Non capisco perché sentano il bisogno di nasconderlo.

Ma voi non siete una donna, amor mio.

E Dio non voglia che lo sia mai.

Invero, altrimenti io dovrei essere una vecchia serva. Dobbiamo imparare da giovani a celare le macchie della nostra pelle, le imperfezioni del nostro corpo, perché altrimenti come sapremmo cosa fare quando il primo rossore della giovinezza ci sfugge?

Io vi amerò fin quando le stelle cadranno dal cielo e non un attimo prima. Quando i vostri biondi capelli saranno grigi, io vi amerò ancora, e quando il vostro viso sarà segnato e rugoso come una mela avvizzita, io vi amerò, e quando il vostro corpo sarà rattrappito e vecchio, quando i vostri seni non saranno più fermi e si afflosceranno sul vostro petto, quando il vostro ventre sarà morbido e rilassato e i vostri occhi non avranno più quella sfumatura luminosa del blu dei fiordaliso, io vi amerò. Anche se ovviamente, sento di dover aggiungere, spero mi permetterete di amarvi anche prima di aver raggiunto quell’età.

Voi vi fate beffe di me. Non mi piace.

Lo dico con la massima sincerità, vi assicuro.

Ah, sono la donna più fortunata al mondo, credo.

No, io sono l’uomo più fortunato. Presto vi avrò tutta per me, e voi sarete mia. Un anello è sufficiente, credete, per dimostrarlo? C’è chi ignora cose così piccole. Forse una notte dovrei mordere e non più baciare, e scrivere che siete di mia proprietà in viola sul vostro lungo collo bianco, dove nessuno potrà fraintendere.

Che uomo sciocco, come se potrei anche solo guardare un altro quando ho voi. Dovrei essere io a marcare voi, caro mio, perché ci sono molte più donne che prenderebbero alla leggera un anello e proverebbero a derubarmi di voi, anziché il contrario.

Menzogne, mia cara, ma menzogne squisite. Non eravate forse la Lady Mary dai cento pretendenti, e io nulla più che uno tra i tanti?

Ah, ma eravate il più coraggioso e galante di tutti.

Per questo – un bacio. Un prezzo onesto, credo.

Provate ancora, mio caro; non era sufficiente.

Ancora, dite? Non sarebbe saggio, perché come altrimenti potrei mai riuscire a fermarmi?

Ho detto alcunché sul fermarsi?

Perfida donna, quanto mi tentate. No, signora Fox, per quello bisognerà prima camminare insieme sulla strada bianca, la lunga strada di gesso che porta a casa mia, dove io e voi saremo uomo e moglie. —Piangete, amore mio?

Non è niente, niente. Sono solo tanto felice.

Presto, amore mio, balleremo assieme, la prima danza del resto delle nostre vite, e voi sarete mia moglie e io sarò vostro marito. Ogni dì al risveglio sarò immerso nell’odore del vostro profumo e penserò a quanto sono fortunato, e sacrificherò tempo e bei gioielli costosi per voi nella tenue speranza che non distolgate mai il viso da me.

Ah, che meravigliose bugie che raccontate.

Bugie? Io dico solo la verità.

Vi annoierete di me. Quando mi gonfierò per i figli volgerete lo sguardo a donne esili e ancora belle, e invecchierò aspettando il vostro ritorno alla sera, e dimenticherete tutto ciò che amavate di me e cercherete un’altra.

Non è così e Dio non voglia che lo sia mai. Non ho forse già detto che vi amerò sinché sarò nella tomba, sinché il sole non si abbatterà nel mare e non si spegneranno le stelle? Adorerò la curva della vostra pancia, vi appoggerò la testa per sentire mio figlio che fa capriole sotto la vostra pelle. Per me non ci sarà altra donna, non guarderò mai più un’altra ragazza – a meno che non avremo una figlia; credi che avremo una figlia, una bambina piccola contro i cui pretendenti potrei ringhiare e ruggire? Li spaventerei così tanto che non avrebbero più il coraggio di guardarla senza permesso.

E un figlio?

In quel caso, gli insegnerei a cacciare – I vostri parenti non vanno a caccia, carissima?

Volpi, sì. Voi no? Avrei detto che era lo svago di ogni gentiluomo di campagna.

No, non credo. Tutti quei segugi per una volpe sola? È il ritratto della crudeltà, e come se non bastasse una crudeltà fine a se stessa, perché qual è il premio se non uno scampolo di pelliccia di volpe insanguinata? Non allontana le bestie dai pollai. No, non credo che lo insegnerò a nostro figlio. Ma gli insegnerò come farsi una casa tutta sua, sperando che un giorno abbia la stessa mia fortuna. Ma avremo sia figli che figlie, perché non avremo forse una figliata, non riempiremo la mia casa della nostra prole, che gridi e faccia capriole e riempia le stanze vuote di rumore?

Signora Tod; ha un bel suono. Signora Mary Tod, moglie e madre.

Un bellissimo suono davvero. Sorridete, amore mio, perché le vostre labbra sono al colmo della loro bellezza quando sorridono.

Ah, ma sono ancora più belle quando baciano.

Non posso negarlo. Ah, madre di tutti i miei futuri figli, vieni a farti stringere.




Quanto siete pallida, mia cara, proprio oggi, nelle più felici delle mattine.

Sì… sì, io… io ho fatto un brutto sogno.

Un sogno? Beh, i sogni indicano il loro contrario. Ma raccontatecelo, e la vostra dolce voce farà volare il tempo in un attimo fino al felice momento in cui saremo uniti.

Ho sognato… io… oh, non volete sentirlo; è stato un sogno sciocco e tremendo.

Ma assilla la vostra mente, mia cara. Di creto è meglio condividerlo. Non si dice lo stesso per i guai? E gli stessi invitati, poveretti, sono a corto di storie-

« Non è vero! Fino all’Apocalisse ne abbiamo, di storie! »

Ah, ma le state forse condividendo? No, sedetevi, avete già alzato troppo il gomito, signore, per raccontare una bella storia quest’oggi, nel giorno delle mie nozze. Continuate, amore mio, raccontateci il vostro sogno.

Ho sognato… ho sognato che l’altra sera decidevo di seguire la strada bianca, la lunga strada di gesso che porta a casa vostra. Smarrivo la via molte volte, ma alla fine la trovavo, la strada che io e voi divideremmo assieme.

Ed era di vostro gradimento? Spero sinceramente di sì, sebbene se così non fosse potremmo naturalmente trovarne un’altra.

Oh, avete una casa molto bella, con le sue alte mura e il suo bel giardino. Benché forse un po’ oscura, un po’ cupa.

Non importa; la vostra presenza la illuminerà in maniera incommensurabile.

E ho sognato che sul cancello c’era scritto: “Osa, osa.”

Ah, ma non è così.

E così prendevo coraggio – poiché devo confessare, ero di gran lunga più turbata di quanto sentivo di dover essere – e avanzavo nel cortile vuoto, e sopra il portone vedevo scritto: “Osa, osa, ma non osare troppo.”

Dio non voglia.

Il portone era aperto – quale mirabile ingenuità da parte vostra – e allora entravo, aspettando un vostro ritorno a casa da un momento all’altro, e rimanevo nella sala grande ad aspettare di accogliervi con dolci baci.

… Non è così, così non è mai stato, e Dio non voglia che lo sia mai. Forse un altro racconto, dolcissima, mia tortorella?

E nella sala vedevo un piedistallo, e sopra c’era intagliato: “Osa, osa, ma non osare troppo, o il sangue dentro il cuore ti si ghiaccerà di botto.”

Non è così, né così è mai stato, e Dio invero non voglia che lo sia mai.

Io… e adesso comincia il mio incubo, signor Tod-

Signor Tod? Non siamo forse fidanzati, non viviamo l’uno nel cuore dell’altra? Questa mattina siete terribilmente formale, amore mio. Di certo gli ospiti non si spiaceranno se mi chiamate come è vostro diritto.

Perché conoscete la mia curiosità, è di quelle che uccidono i gatti, e perciò non potevo aspettarvi nella sala, e andavo a sbirciare nelle vostre belle stanza per vedere – per vedere forse dove avremmo potuto mettere la camera dei bambini, o per speculare, magari, su dove avrei potuto intrattenere gli ospiti. Ho aperto una porta nella ala est – ma non riesco a rammentare quale – e ho visto che era piena di corpi, di scheletri e cadaveri, arti mozzati e occhi spenti, e c’era una ragazza, una ragazza con un viso come il mio…

« Che il cielo ci difenda da sogni così tetri! Può mai esser vero? »

Non è così, né così è mai stato, e Dio non voglia che lo sia mai, caro suocero! Che incubo tremendo avete avuto, carissima. Un’altra storia, una più leggera! Forse dovremmo suonare una canzone, un qualcosa di leggero e arioso che ci faccia battere i piedi e dimenticare tali cupe fantasie?

E ho sognato, che ero lì con la mano sulla bocca, che sentivo un grido, e tornavo di corsa all’ingresso, superando tutte le vostre belle stanze fino ad arrivare all’ampio balcone sopra la sala, da dove vi vedevo trascinare una donna per i lunghi capelli, per i suoi lunghi capelli scuri. Strillava come una banshee, e voi la maledicevate e ringhiavate, e io vedevo – vi vedevo sollevare la spada e tranciarle la gola di netto, e chiudevo gli occhi e pregavo mentre ascoltavo il suo grido gorgogliante e sospirante-

Nel vostro sogno, nel vostro incubo.

Sì, nel mio sogno, nel mio incubo. La smembravate e tagliavate e pugnalavate e piangevate amare lacrime di furia, scolpendo il suo corpo in tanti pezzi-

Lei – non è stato così.

E nella vostra furia la trascinavate via senza rendervi conto di aver lasciato la sua mano sul pavimento di marmo insanguinato, la sua povera mano bianca con l’anello di diamante-

Non è così! Né così è mai stato! E Dio non voglia che lo sia mai! Io-

Smettetela di ripeterlo! È così ed è stato così, perché posso mostrare la sua mano, signor Tod! Vedete?

Vedo perfettamente. Mi condannate a morte.

Mostro, mostro, è meritata!

Voi non capite!

Cosa c’è da capire, volpe, voi-!

Le vostre labbra tremano, vi sono lacrime appese alle ciglia, il vostro corpo rabbrividisce mentre vi stringo le braccia, voi mentite, amore mio. Guadagnatemi soltanto il tempo di scappare!

Mi avreste trattato così, mi avreste ucciso e vi sareste dilettato col mio corpo?

Mai! Un uomo potrà uccidere sua moglie per gradi, ma una volpe non ferisce la sua compagna. Lo giuro, lo giuro! Amore mio, non fatemi trascinare via da voi, non lasciate che mi uccidano!

È troppo tardi. I randelli vi hanno già spezzato le ossa; ho sentito lo schianto quando mio padre vi ha scagliato il suo sulla spalla, e mio fratello sulla gamba; uno degli ospiti vi ha colpito alle costole e gli altri vi girano attorno, perché sono tutti onesti cacciatori di volpi. Sono stati chiamati i segugi; adesso non potrei fermarli nemmeno se lo volessi. Voi non cacciate le volpi; voi non conoscete la sete di sangue che tinge gli occhi dei cacciatori di rosso quando si tratta di sangue.

Come strillate, come gridate, oh vi prego, oh vi prego, basta.

Oh, oh, vi prego, vi prego, non gridate più.




Mamma? Mamma, mi racconti di papà?

Papà non c’è più.

Non è questo che intendevo.

Lo so.

Mamma, perché i miei capelli sono rossi e non gialli come i tuoi?

Il tuo papà aveva i capelli rossi.

E i miei occhi?

Sì, hai anche i suoi occhi.

È per questo che non ti piace guardarmi? Mamma?

Sì, è per questo che non riesco a guardarti. Sei l’immagine di tuo padre; è una fitta al cuore vederlo così fedelmente ricreato.

Oh. Immaginavo di non piacerti.

Ma io ti voglio bene. Ti voglio bene più di ogni altra cosa. Adesso ricorda, mio dolce bambino, che se dovessi perderti, la strada bianca ti riporterà a casa.

Sì, mamma. “A fox went out on a shiny night, and he begged for the moon to give him light, for he’d many miles to go that night before he’d reach his den-O. Den-O! Den-O! For he’d many miles to go that night before he’d reach his den-O!”

Mamma? Non piangere, mamma. Lo sapevi che il nostro nome significa volpe in Scozia?







Altra nota: La canzoncina del bambino fa parte di una poesia di Neil Gaiman su questa fiaba, traduzione approssimativa: “Una volpe uscì in una notte brillante, e implorò la luna di dargli la luce, perché gli mancavano molte miglia quella notte per raggiungere la sua tana.”
   
 
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