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Autore: taemotional    17/09/2012    2 recensioni
{2Min} + accenni JongKey
"Di solito non frequentava posti del genere, ma quel giorno la sua mente aveva deciso di impelagarsi con vecchi ricordi e il corpo aveva agito di conseguenza, portandolo in quel luogo. Nel suo caso, una risposta così repentina da parte del corpo non era una novità. Da sempre era abituato a pensare, a riflettere e a concentrarsi. Altrimenti bastava una svista, un calcolo sbagliato e il corpo sarebbe finito contro la sbarra orizzontale - posta a quasi due metri d’altezza - facendogli perdere la gara. Ogni fibra, muscolo o tendine del corpo doveva obbedire alla mente, non c’erano possibili alternative."
Genere: Angst, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Quasi tutti, Taemin
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Taemin concluse il proprio turno lavorativo e si lasciò andare su una delle poltroncine del locale, come un qualsiasi cliente normale. Si passò una mano tra i capelli e sospirò.

“Qualcosa non va?”

Taemin si voltò alle proprie spalle e solo in quel momento vide Jonghyun che lo osservava appoggiato al separé di legno.

“Sei tu...” commentò tornando a poggiarsi allo schienale. Jonghyun fece il giro del divanetto e si sedette di fronte all’altro. Fece cenno ad un cameriere ed ordinò due birre medie.

“Offro io” disse sorridendo.

“Grazie”

Jonghyun alzò un sopracciglio.

“Allora... cos’hai?”

“Devo rifare il colore”

“Come scusa?”

“Non vedi?” chiese Taemin sporgendosi un po’ in avanti e afferrandosi una ciocca di capelli, “Ho la ricrescita”

Jonghyun abbassò il sopracciglio, “Pensavo che stessi cambiando, ma se è questa la tua preoccupazione allora forse mi sbaglio. Mi sbaglio?”

“Ma di che parli? In cosa dovrei cambiare...”

“Non saprei... il cambiamento è un processo così lento e graduato che a volte non ci si ricorda più come si era un tempo. Ma altre volte, soprattutto quando la causa è un incontro improvviso, il cambiamento può essere così accelerato che, da un giorno all’altro, non ci si riconosce più”

In quel momento il cameriere portò l’ordinazione e Taemin si fiondò sulla birra ingurgitandone quanta più possibile in un solo fiato. Quindi riappoggiò il boccale sul tavolinetto centrale.

“Ma di che parli...”

“Parlo dei tuoi interessi” iniziò Jonghyun bagnandosi appena le labbra sulla schiuma superficiale della propria birra, “Per esempio, ora frequenti regolarmente le lezioni, e Kibum mi ha detto che ti sei visto spesso con Minho durante quest’ultima settimana. Le due cose saranno collegate?”

Taemin rise debolmente. Dopo quella volta in palestra c’erano state parecchie altre occasioni - come le aveva definite Minho - per vedersi e approfondire la questione. Ormai il pianerottolo era divenuto il luogo dei loro incontri del dopo pranzo. Minho si fumava la sua sigaretta e Taemin restava in silenzio, concedendogli quei cinque minuti di relax. Poi potevano parlare. Di Ai e delle sue bambole (a Taemin, la nuova bambola, era saltato un occhio), di come procedeva il ristorante della madre, di Taemin (quello vero) e dei suoi turni di lavoro al locale, di suo padre e della sua vita precedente. Di come il termine concesso dal padre per cercare il modello fosse ormai scaduto.

“Ma ancora non si è fatto vivo” gli aveva detto Taemin una volta, mentre erano entrambi seduti, appoggiati al muretto che delimitava il pianerottolo. Minho gli circondava il collo col un braccio e Taemin poggiava la testa sulla sua spalla appuntita.

“Davvero non hai trovato nessuno? Possibile?”

Taemin avrebbe tanto voluto rispondere: O te o nessuno. Ma qualcosa glielo aveva impedito. Minho gli aveva dato l’impressione di aver rifiutato non per un mero capriccio. O per timore di cosa potesse pensare sua figlia se lo avesse visto posare su un cartellone pubblicitario. Era stato un rifiuto troppo veloce, come se avesse avuto di colpo paura per qualcosa. O di qualcosa.

“Possibile” aveva risposto lapidariamente.

“Perché non chiedi a Kibum? Lui sarebbe felice”

Taemin si era messo a ridere, “Il suo testone non entrerebbe nell’obbiettivo”

“Non sto scherzando!” esclamò Minho dandogli un leggero colpo in testa con la mano libera. Taemin aveva sorriso.

Poi, non si sa bene come, la conversazione quel giorno era scivolata su qualcosa di più astratto.

“Sai” aveva iniziato Minho, “Certe volte quando parli... il tuo accento mi suona strano”

“Cioè?”

“Non lo so... io, per via delle gare, sono stato in molti paesi intorno a Seoul... ma il tuo accento non lo riconosco. Non è l’accento di Seoul, né di nessun altro posto che conosco. Sembra quasi che tu non lo abbia”

“Non lo so... io ho sempre studiato in casa da piccolo, fino all’anno scorso, e non ho mai davvero incontrato gente esterna alla servitù. Mi è stato sempre insegnato a parlare il coreano standard e a scrivere hangul correttamente. Ho iniziato a uscire di casa quando ormai la mia formazione era completa e consolidata. Dici che è per questo?”

Minho aveva aggrottato le sopracciglia, e aveva iniziato a stringere la presa della mano sulla sua spalla. Come si può pensare di formare un ragazzo in questo modo? La formazione avviene, prima di tutto, dall’esperienza fuori di casa. E come può una persona non avere accento? Una persona senza accento non è come un vagabondo privo di origini?

Lo tirò un po’ più a sé.

“Anche se non sei cresciuto qui, pensi che potresti considerare Seoul come la tua vera patria?”

“Potrei iniziare”

“Allora ti insegnerò io la lingua di Seoul” disse Minho ridendo, e poggiò la fronte su quella dell’altro.

“Ah sì?” anche Taemin stava sorridendo.

Minho annuì e lo baciò con dolcezza.

Insomma, potevano parlare di tutto e di niente, e potevano anche baciarsi. Toccarsi, e scoprire con sorpresa che i loro corpi reagivano proprio allo stesso modo.

Proprio come quella volta - il giorno stesso del dialogo tra Taemin e Jonghyun al locale - quando Minho si era spinto un po’ più in là e Taemin, trasportato da quello che qualcuno chiama con il nome di atmosfera, lo aveva masturbato con la bocca.

“Taemin?” lo chiamò Jonghyun a quel punto preciso dei suoi ricordi.

“Eh?”

“Sei arrossito di colpo”

Taemin si portò le mani al viso e lo trovò bollente, “Dici?”

Jonghyun annuì con curiosità.

“Perché fa davvero caldo qua dentro! Dovresti accendere i condizionatori! L’estate si avvicina”

 

L’estate si avvicina. E con essa ritorna, come ogni anno, la voglia di mare. Ma Taemin il mare non l’ha mica mai visto. Come si può avere voglia di qualcosa che non si conosce?

“Minho” disse di colpo Taemin, mentre i due erano ancora una volta seduti sul pianerottolo, “Voglio fare l’amore con te”

A Minho, che non aveva ancora finita la propria sigaretta, andò di traverso il fumo e si ritrovò a tossire.

“Eh!?”

“Hai sentito benissimo!” disse Taemin incrociando le braccia, “Non farmelo ripetere, che è stato già abbastanza umiliante”

Oltre il muretto del pianerottolo, il sole scottava sull’erba del giardino scolastico. Alcuni studenti, i più vogliosi d’estate, erano già distesi su quel verde per beneficiare - mentre consumavano il proprio pranzo - degli sprazzi di sole.

“Ma...” continuò Minho lasciando poi la frase in sospeso. Non sapeva dove guardare, se a terra o se diritto negli occhi decisi dell’altro. Optò per la seconda.

“Che problema c’è?” domandò Taemin, “Non sei mica vergine!”

“Non c’entra nulla!”

“Giusto, è perché sono un ragazzo!”

“Taemin...”

“Ho capito” sbottò Taemin liberandosi dalla presa dell’alto. Quindi si alzò. “Benissimo” commentò ancora guardandolo fisso, prima di voltarsi e iniziare a scendere le scale.

Minho si alzò con un sospiro e si sporse oltre il muretto. Guardò la sua figura - rimpicciolita per la distanza - allontanarsi veloce su quel prato brillante. Provò a chiamarlo ma lui non si voltò. Solo qualche ragazza alzò lo sguardo in alto, verso le scale di sicurezza, per vedere da dove provenisse quel grido.
Ma Minho era già scomparso.


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Commento: Questo è stato un piccolo capitolo di passaggio! La smetterà mai Minho di farsi problemi?? ;D Kibum, pensaci tu!
Come sempre aspetto i vostri commenti! Al prossimo capitolo!
Chuuu ♥
   
 
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