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Autore: AlessiaS98    18/09/2012    1 recensioni
< Tutti hanno una vita segreta. Magari la tua è solo un sottile intreccio di pensieri e fantasie tessuto dalle pieghe nascoste della tua mente. >
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo ancora la prima volta che ho preso in mano una macchina fotografica. E’ stato amore a prima vista. Ho sempre avuto un debole per le polaroid. A volte le uso ancora. Più per uso personale che come fotografo. Sapete, ormai la gente è mossa dal pensiero popolare, per tutti la nuova tecnologia è la migliore. Certo, devo ammettere che una focalizzazione come le attuali Nikon D3000 non si è mai vista prima, ma a volte avere una foto completamente ‘pulita’ con luci filtrate e imperfezione sistemate, non dà il giusto effetto al paesaggio.
Avete mai visto foto di rullino? Ne avete mai scattata una?
Forse è il tipo che prediligo di più in assoluto.
Nel salotto del mio appartamento a New York ne ho appese centinaia. Vecchi rullini che sviluppo nella camera buia che ho affianco al bagno. Mi fermo sempre davanti a una in particolare, attrae sempre il mio sguardo.. Urla “Guardami!” Ogni volta che ci passo di fronte e mi rapisce nel suo mondo così perfetto.
Un’autostrada trafficata, la scattò nell’ora di punta, a mezzogiorno. Con il sole alto nel cielo tutto riluceva brillante, tutto era così puro. La velocità delle auto che sfrecciavano sull’asfalto erano impresse sulla carta, indelebili. Si confondevano con i riflessi della luce sull’asfalto. Un cielo chiaro e sgombro di nuvole faceva da cornice a quello spettacolo mozzafiato che la natura aveva deciso di regalarmi.
Ancora una volta quella fotografia mi aveva cullato tra le sue braccia, rievocando momenti indissolubili nella mia memoria.
Ma ero ancora al gate nell’aeroporto di Malpensa.
Il giorno prima avevo ricevuto un’email da una grossa azienda di Los  Angeles mi aveva appena spronato ad andare ad una conferenza con loro per parlare di una nuova offerta di lavoro.
 
 
 
Da: giulia@marvialsrl.it
A: gabriele.s@gmail.com
 
Buongiorno signor Santini,
 
Le scrivo per chiederLe se Lunedì pomeriggio potrebbe raggiungerci qui a Los Angeles. Abbiamo osservato le sue fotografie dalla filiale di New York, e avremmo una proposta da farLe.
Il mio segretario personale provvederà ad inviarLe i dati del volo e l’albergo in cui alloggerà. All’aeroporto l’attenderà un accompagnatore che la porterà direttamente qui in ufficio.
Cordiali saluti.
Giulia Falconcinti.
 
Quell’email mi sconvolse tanto al punto di smettere di lavorare quel giorno. Era forse un obbligo? Certo, sono stati molto concisi e chiari, ma soprattutto determinati. Non so per quale motivo, ma decisi di andare.
Avevo appena passato il Check-in quando mi avviai al gate 10, da sempre il mio numero fortunato. Forse sarebbe stata fortuna anche questa volta.
Ero uno dei primi.. d’altra parte chi prende il volo alle 5 di mattina? Solo i ‘pendolari’ (se posso definirmi così) come me. Comunque in pochi minuti la sala era stracolma di persone che sembravano avere tutti la stessa aria. Afflitti e stanchi.
L’apertura delle porte richiamò la mia attenzione. La mente stava vagando attorno a pensieri non definibili o cifrabili. Le sue macchinette, le fotografie..
Mi incamminai verso l’aereo, della Easy jet. Accogliente. Le hostess passavano con carrellate di cibo dopo che quel mostro d’ingegneria era stabile.
Passai buona parte del viaggio a dormire, sorvolando paesi che ormai era una quotidianità vedere in volo.
Mi svegliai. Mancavano due ore a destinazione. Accesi il tablet che portavo nel bagaglio a mano, rigorosamente in modalità aereo. Giocherellai un po’, rileggendo l’email che mi aveva spedito Giulia, probabilmente la direttrice/rappresentate. Gia la immaginavo. Alta, mora e con gli occhi verde brillante allungati.
Le trombe. Che usanza stupida. Al massimo si dovrebbe solo ringrazire Dio che non siamo precipitati. Non applaudo e scendo in silenzio verso i portelloni. Si aprono e il maestrale arriva dritto a colpirmi la faccia. Respira. Inspira. Il paradiso. Finalmente mi si scrolla da dosso quella sensazione di pesantezza che accompagna ogni mio viaggio. Sicuramente la parte piu bella del volare.
Recupero le mie valigie stiva. Una stracolma si attrezzatura, l’altra di vestiario.
Mi guardo in torno. Non c’è quasi nessuno ad aspettare agli arrivi. Mi metto in disparte. Finalmente! Un uomo in giacca e cravatta si avvicina a me.
 
- Lei è il signor Santini?
 
- Si.. e lei è…?
 
- Il suo assistente, devo accompagnarla dalla signorina Falconcinti. Mi segua, prego.
 
Salgo in macchina, partiamo. Una station wagon nera con finestrini oscurati. Mi sa molto di 007.
Una manciata di minuti dopo ero gia nell’ufficio della direttrice a concordare l’offerta.
La vidi entrare con grazie e leggerezza su tacchi a spillo neri che non facevano nemmeno rumore quando camminava. Un taller grigo argento con una camicetta bianca. Longilinea e snella avanzava verso l’obbiettivo con la grazia di una ballerina. Era proprio come la immaginavo. Mora con gli occhi verde, una gatta.
 
- Buongiorno signor Santini. Grazie per avermi raggiunto a Los Angeles.
 
- E’ un piacere, signorina.
 
- Oh la prego mi chiami solo Giulia. Abbattiamo le formalità.
 
Annuì e guardai i suoi capelli liberarsi sulle spalle. Aveva sciolto la cocca che teneva insieme con una matita. Non risposi, ma il mio stupore era evidente, per quanto ne so.
  
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