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Autore: ornylumi    20/09/2012    6 recensioni
Una notte stellata, un matrimonio appena svoltosi e lo sfarzo di una ricchissima villa sono l'occasione migliore per chiedere la mano a una donna. Almeno, questo è ciò che crede Lucius Malfoy, che proprio quella notte decide di fare la sua proposta a Narcissa. Quello che non sa è quanto gli ultimi eventi stiano cambiando a fondo la sua fidanzata, al punto da far emergere pensieri e paure mai espresse. Prima del grande passo, diventa necessario mettere sulla bilancia aspettative e promesse, sentimenti e desideri di rivalsa. Fino a rispondere a un'unica domanda cruciale: l'amore basta?
--Seconda classificata al contest "Raccontami il tuo OTP", giudicata da Shallo, e al contest "Ti sposerò perché..." di Violet Acquarius --
Prima classificata al contest "Edite e inedite - Non i soliti personaggi!" di REAwhereverIgo
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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L'amore non basta

 

Una sera come tante, quando il tepore dei mesi estivi lasciava spazio alle prime brezze di settembre, in una celebre famiglia del mondo magico si era appena celebrato un atteso matrimonio. Le luci di villa Black scintillavano come diamanti nella notte limpida, mentre a poco a poco i suoi ospiti si congedavano. E fuori, sui gradini del retro che conducevano al giardino, sedeva Narcissa Black: un abito di seta azzurra, uno scialle dello stesso colore per proteggersi dal freddo, capelli biondi legati in una ricca acconciatura e le braccia unite attorno alle ginocchia, come faceva da bambina. Unica sua compagnia, oltre alla luna e al cielo stellato, era un bicchiere di champagne stretto nella mano.

Non era mai stata tanto pensierosa durante una cerimonia. Prima, quando era ancora adolescente, un matrimonio significava soltanto sfarzo, balli, vestiti meravigliosi e l’occasione di nuovi incontri. Non si era mai interrogata su come si sentissero le spose nel grande giorno, sui motivi che le spingessero a quel passo e sui dubbi che spesso le attanagliavano a pochi passi dall’altare. Ma quando, da un giorno all’altro e senza apparente motivo, sua sorella aveva deciso di sposarsi – proprio lei, che assaliva come un Ungaro Spinato chiunque osasse proporglielo – tutte le sue certezze erano di colpo crollate, e tra una domanda e l’altra aveva dovuto arrendersi alla realtà dei fatti: non sempre l’amore era alla base di tutto.

Sospirò e guardò in alto, verso le stelle che portavano i nomi dei suoi parenti, chiedendosi se davvero un evento come quello potesse distruggere il suo mondo perfetto. Era cresciuta in un ambiente tutto fronzoli e lustrini, la piccola Cissy, delicata come un fiore e motivo d’orgoglio di sua madre. Il suo destino di strega ereditaria era segnato fin dalla nascita, e mai ne avrebbe voluto uno diverso. Immaginava la sua futura casa esattamente come quella attuale, un regno d’immobile serenità ed affetto che lasciava fuori ogni tipo di preoccupazione. Le era sembrato facile, una volta; prima che suo cugino Sirius denigrasse il nome dei Black con i suoi indegni comportamenti, prima che Andromeda si macchiasse del peggior tradimento e del mondo e prima che Bellatrix, infine, le infondesse quelle assurde teorie sull’amore che non basta. Adesso, iniziava a pensare di essere stata un’ingenua, di aver chiuso gli occhi davanti a troppe cose e che forse era il momento di cambiare.

D’un tratto, una figura si sporse su di lei nascondendole parte del cielo, e Narcissa si accorse di non essere più sola: al posto delle stelle, incontrò gli occhi grigi e tremendamente magnetici dell’uomo che le aveva cambiato la vita.

“Posso brindare con la mia dama?” le chiese, con un bicchiere nella mano e in volto un sorriso che pretendeva.

“Certo” rispose lei, e accennò ad alzarsi, ma prima che potesse farlo era già stata raggiunta dal suo compagno.

Era bello, Lucius Malfoy. Impeccabile nel suo abito blu pervinca, distinto come solo un Purosangue poteva essere e attraente come un ragazzo che ben conosce il suo potenziale. Resistergli era stato impossibile, dopo gli approcci perfetti che le aveva rivolto fin dal loro primo incontro a Hogwarts. Sulle prime era rimasta indifferente, per non dargli l’impressione di chi si concede al primo arrivato, ma ben presto l’ardire di quei baci rubati aveva avuto la meglio sulla sua cautela. Lucius l’aveva voluta, per non dire pretesa, e da quel giorno facevano coppia fissa con il benestare delle loro famiglie. Eppure, nonostante la gioia di essergli accanto, spesso Narcissa si sentiva come una bambola indifesa nelle sue mani, incapace di dirgli di no anche quando avrebbe voluto. La sua vicinanza così stretta, com’era stata tutta la sera mentre ballavano e com’era di nuovo adesso, su quei freddi gradini, la confondeva e le faceva dimenticare tutto il resto, stuzzicandole la mente con pensieri indecorosi di cui lei stessa si vergognava.

Dopo che ebbero brindato una volta di più alla gioia degli sposi, Lucius appoggiò entrambi i bicchieri a terra e le passò un braccio attorno alla vita, attirandola a sé. Era più misterioso del solito quella sera, come se stesse progettando qualcosa, e d’un tratto Narcissa iniziò a sentirsi turbata. Lo allontanò piano, dicendogli che i suoi genitori erano a poca distanza e ben sapendo che era una scusa patetica: Cygnus e Druella non avrebbero avuto niente da ridire, finché il ragazzo che la stringeva era il figlio dei Malfoy.

Lui restò visibilmente seccato da quel gesto, ma fece finta di niente. Cambiò argomento, e con apparente noncuranza le chiese: “Come mai eri qui da sola? Di solito sei l’anima delle feste…”

Era vero, ma Lucius non aveva idea di tutti i pensieri che l’avevano turbata quel giorno. “La festa è quasi finita, stanno andando via tutti. A proposito, che ci fai ancora qui?”

“Non me ne sarei andato senza salutarti. Ma sembra quasi che ti dispiaccia…”

“No, no” si affrettò a chiarire lei. Era così difficile spiegargli tutto ciò che aveva in testa… “È che questo matrimonio non mi convince. Ho paura che mia sorella abbia fatto una scelta sbagliata”.

“Davvero?” Lucius era stupito; evidentemente non si aspettava una preoccupazione del genere. “A me sembrano una coppia ideale. Si conoscono dai tempi della scuola e lui è di ottima famiglia. Era naturale che finissero per sposarsi”.

Narcissa si lasciò andare a un sospiro, pensando che quelle parole erano le stesse che le aveva rivolto Bellatrix. Quanto potevano essere ingenui, gli uomini? “Ma lei non lo ama” spiegò “e non capisco cosa l’abbia spinta a sposarlo. Non sono stati i nostri genitori a costringerla”.

Lucius sembrò riflettere su quelle parole, come se le considerasse per la prima volta. Di certo, il matrimonio di Bellatrix era l’ultimo dei suoi pensieri. “Senza offesa, Cissy” le disse “tua sorella non ha un carattere facile, e Rodolphus è uno dei pochi disposto a sopportarla. Non ce la vedo a farsi imporre un matrimonio da chicchessia, se lei per prima non ne è convinta”.

Su questo aveva ragione, bisognava ammetterlo. Bellatrix non permetteva a nessuno di decidere per lei, e l’unica persona che avesse una certa influenza sulle sue scelte era ben poco interessata alle questioni personali. Ma quello del Signore Oscuro era un tasto dolente, e Narcissa non se la sentiva di toccarlo. In più, Lucius aveva ragione anche su un’altra cosa: Bellatrix non aveva un carattere facile. Voleva vincere, essere la prima in un gruppo di uomini, farsi rispettare grazie alle sue abilità magiche e al terrore che istigava in chiunque. Voleva brillare, e poteva permetterselo. Non come lei, la piccola Cissy, il cui incantesimo migliore consisteva nel ricucire un vestito strappato o nel ricomporre un’acconciatura. Bellatrix era una guerriera, Narcissa solo una donna di casa; naturale che avesse un’indole semplicissima, pronta farsi imporre qualsiasi cosa per un bacio o un gesto gentile. Sarebbe stata una moglie perfetta, docile e… Senza carattere.

“Perché, adesso, non smetti di preoccuparti di Bellatrix e pensi ad altro?” La voce di Lucius la riscosse di colpo da quelle amare elucubrazioni. La sua mano era tornata a cingerle delicatamente la vita. “Per esempio, al vantaggio che possiamo trarre da questo matrimonio”.

“Vantaggio?” chiese senza capire.

“Certo. La primogenita ha lasciato il nido per prima, come vuole la tradizione, la seconda ha rinnegato la famiglia… Non hai più scuse, Cissy”.

“Non capisco…” balbettò, anche se ora aveva capito fin troppo bene.

“Sto dicendo” continuò lui “che adesso puoi realizzare il tuo sogno. E diventare la signora Malfoy”.

Narcissa spalancò gli occhi, senza credere a ciò che sentiva. Ne avevano parlato molte volte, di certo lo sognava da tanto tempo, eppure… Non se lo aspettava. Non quella sera, non in quel momento. Ma a toglierle ogni dubbio sulla serietà di Lucius fu il gesto che l’uomo compì poco dopo. Infilando una mano nella tasca destra, rivelò l’oggetto che tradizionalmente coronava quel tipo di proposte: era un anello di brillanti azzurri, il suo colore preferito. Narcissa si avvicinò alla pietra centrale per osservarla meglio e dedusse che aveva conosciuto la magia: al suo interno, vorticava una strana polvere che conferiva particolari sfumature al gioiello.

“Era l’anello di mia madre” le spiegò Lucius “ma è tempo che lo abbia tu. Ho fatto modificare la pietra dai Goblin in modo che fosse più adatto a te. Provalo…”

Con dolcezza, le prese la mano sinistra e glielo infilò all’anulare: sembrava starle a meraviglia. Narcissa era ancora senza parole e non riuscì a esprimere quello che provava.

“È bello” biascicò infine, sentendosi tremendamente stupida. Lucius le sorrise incoraggiante e continuò a tenerle la mano, aspettando parole che non arrivavano.

Nei pochi istanti che seguirono, nella mente di Narcissa si affollarono più pensieri di quanto fosse accaduto in un’intera vita. Tutti i suoi sogni, il futuro che aveva sempre desiderato, erano lì, in un gioiello di famiglia da decine di carati. Che cosa aspettava a dirgli di sì, gettarsi tra le sue braccia e giurare di amarlo per sempre? Non c’era una vera risposta. Sapeva soltanto che qualcosa stava andando storto, che mancava un tassello per rendere perfetto quel quadro. Finché non avesse capito cos’era, non poteva accettare quella proposta.

“Ho capito” continuò a dire Lucius, in tono paziente, per non prolungare oltre quel silenzio. “Vuoi la domanda ufficiale: Narcissa Black, mi faresti l’onore di diventare mia moglie?”

A quel punto non poteva più sfuggirgli. Era così orribile lasciarlo nell’attesa, quando doveva aver preparato quel discorso da giorni… Si sottrasse bruscamente al suo sguardo, prima di rispondere: “Non lo so, Lucius”.

“Non lo sai?”

Era difficile dire se fosse più stupito o arrabbiato; senza ombra di dubbio, non era quella la risposta che voleva. Narcissa si alzò dai gradini e prese a muoversi freneticamente, sperando con tutta se stessa di trovare le parole adatte. “Tu ne sei sicuro? Ci hai pensato bene, prima di farmi questa proposta?”

“Certo che ne sono sicuro!” sbottò lui, come se fosse ovvio. “Sono anni che ci penso… Credi forse che finora abbia scherzato?”

“No! Non è questo che volevo dire…”

“E che cosa volevi dire, allora?”

Bella domanda; era più facile stare lì a tormentarsi le dita e fissare il marmo piuttosto che darsi una risposta.

“Forse… Forse è il caso di riflettere, prima di prendere una decisione tanto avventata. Un matrimonio è anche responsabilità, impegno, non solo un ricevimento e una casa da condividere”.

A quel punto, Lucius si sforzò di restare calmo e le si avvicinò di nuovo, pronto a giocare le sue carte migliori: “Questo lo so, Narcissa. Ho pensato a tutto, e sono certo di poterti rendere felice. Sto acquisendo un’ottima posizione all’interno del Ministero, questo ci garantirà una vita tranquilla e con un po’ di fortuna anche più adatta ai maghi ereditari come noi. Ti regalerò una famiglia, dei figli, una posizione più che rispettabile… Tutto quello che vuoi, devi solo chiedere”.

“Certo” rispose lei, non così coinvolta come sarebbe stata un solo giorno prima. “Parli di Ministero, di posizioni, e senza dubbio il tuo carisma ti concede tutto questo… Ma dell’altro lavoro cosa mi dici, allora? Quello che pratichi di notte, nascondendoti dietro una maschera?”

Sorprendentemente, Lucius perse la sua sicurezza dopo quella domanda; non tanto per l’argomento in sé, quanto per il tono deciso con cui era stata pronunciata. “Ne abbiamo già parlato. Ti ho rassicurata, quello che faccio non è pericoloso, e in futuro potrebbe tornarci molto utile. Il Signore Oscuro ha grandi progetti ed enormi capacità, può confermartelo anche Bella. Non dovremo nasconderci per sempre; il Ministero stesso sceglierà di stare dalla sua parte, quando gli ultimi sciocchi babbanofili saranno sollevati dai loro incarichi. Si tratta solo di aspettare”.

Era vero, non era la prima volta che affrontavano l’argomento. Ma più che un vero parlare, si era trattato di un dubbio esposto da Narcissa e istantaneamente messo a tacere da Lucius. Era più facile convincersi che avesse ragione, e che tutto sarebbe andato bene, quando il futuro era ancora lontano…

“Può darsi” continuò lei, ferma come non mai sulle proprie convinzioni. “Ma resta il fatto che, per il momento, le tue azioni sono contro la legge. Se vuoi farlo comunque e correre dei rischi, bene, non posso impedirtelo. Ma se mi parli di famiglia e di figli, allora cambia tutto. Non posso accettare che dei bambini rischino di vedere il loro padre in prigione, quando per loro dovresti essere un modello di vita. E non è neppure il peggio che ti possa capitare, non voglio nemmeno pensare ad altre alternative…”

“Dunque, mi stai dicendo che non hai fiducia in me” replicò Lucius, improvvisamente freddo e irritato.

“Ma no, Lucius… È degli altri che non mi fido. Quell’uomo è furbo, potente, e sono la prima ad avere stima di lui, ma giurare fedeltà eterna a qualcuno è pur sempre un rischio”. S’interruppe in quel momento, temendo di essere stata indelicata; in effetti, anche il matrimonio era un giuramento di fedeltà.

“Certo, se sei un debole e credi di poter fallire. Ma io appartengo alla sua cerchia più intima, non avrà motivo per dubitare di me. E mi ripagherà, ci ripagherà tutti. Da quel giuramento abbiamo tutto da guadagnare”.

Lucius sembrava sicuro di ciò che diceva, neanche per un attimo avrebbe ammesso di poter sbagliare. Purtroppo, la presunzione era uno dei suoi difetti peggiori, e Narcissa non sapeva come far valere le sue ragioni senza offenderlo.

“Non lo so” ripeté, infine. “Ho paura che non andrà come dici”.

“Eppure, non mi sembra che sia mai stato un problema prima d’ora”. Adesso, lui la guardava con occhi di sfida e il suo tono era decisamente cambiato; Narcissa capì che non avrebbe più tentato di tranquillizzarla. “O forse tutti questi discorsi nascondono ben altro? Di’ la verità, non è a causa del mio lavoro che non vuoi sposarmi… C’entra lui, non è così?”

“Lui?” Narcissa lo guardò senza capire. “Lui chi, che cosa stai dicendo?”

“Sto parlando di Lestrange, il fratello dello sposo. Ho visto come ti guardava, durante la cerimonia... Evidentemente questa volta ce l’ha fatta. Le sue attenzioni continue ti hanno conquistata”.

“Ma cosa dici? Certo che no, come ti viene in mente!” Questa volta anche Narcissa si alterò, punta sul vivo da un’accusa infondata. “Ti ho detto tante volte ciò che penso di lui… È sciocco, rude, non m’interessa minimamente!”

“E allora dimmi qual è il problema!”

“Te l’ho detto qual è il problema! E invece di credermi, ti stai inventando delle teorie assurde!”

Entrambi, ormai, avevano alzato la voce. Istintivamente si guardarono alle spalle, verso la casa, temendo di essere ascoltati, e subito dopo Lucius riprese ad attaccarla: “No, non ti credo. Pensavo di conoscere una donna e stasera ne ho davanti un’altra. Perché non dovrei pensare che hai cambiato idea, anche su Lestrange?”

“Tu non hai capito niente di me! Vieni qui, con un anello di brillanti, a pretendere che ti dica sì senza fare domande! Ma io non sono il tuo oggetto, da tenere in bella mostra per vantarti di quanto sei ricco… Ho dei desideri e delle paure che stai volutamente ignorando! Forse sono stata zitta troppo a lungo, è anche colpa mia, non lo so. So solo che il tuo modo di fare mi ferisce, e non fa che aumentare i miei dubbi”. Anche se aveva le lacrime agli occhi, Narcissa si sentì soddisfatta delle sue stesse parole. Stava portando alla luce ciò che per tanto tempo si era tenuta dentro, forse nella speranza che cambiasse da sé, o solo perché era troppo vigliacca.

“L’ho fatto perché ti voglio, e allora? Cosa c’è di male in questo?”

“Esatto, mi vuoi. Ti sei risposto da solo”.

A quel punto, il silenzio tornò a fare da padrone e i ragazzi restarono a fissarsi occhi negli occhi, delusi, infelici, ma senza alcuna intenzione di abbassare lo sguardo. Narcissa sapeva che non avrebbe ceduto, non quella volta; sperava che fosse lui a parlare, a dirle le sole parole che avrebbe voluto sentire. Avanti, Lucius, dimmelo. Dimmi che mi ami, che stai male alla sola idea di separarci adesso. Dimmi che faresti qualsiasi cosa per me, che noi veniamo prima di tutto il resto… Abbassa gli occhi. Non mi lasciare.

Ma Lucius quegli occhi non li abbassò. Allargò le braccia, invece, e mostrandosi più esasperato che mai le chiese, retorico: “Finisce tutto così, dunque? È un no definitivo, il tuo?”

Mestamente, con una forza che neppure sapeva di avere, Narcissa annuì.

“Pensavo che mi amassi…”

Sì, lo pensava. E pensava che quello avrebbe giustificato qualsiasi cosa. Narcissa sentì le proprie labbra muoversi da sé, e replicare ciò che non avrebbe mai creduto: “A volte l’amore non basta”.

 

Note:

Inizio finalmente a pubblicare questa storia, dopo averla annunciata tempo addietro sulla pagina autore e iscritta a ben due concorsi: il primo di cui attendo i risultati, il secondo che mi ha regalato un bellissimo giudizio che pubblicherò nell'ultimo capitolo. Ho preferito dividerla in tre parti per non creare una one-shot eccessivamente lunga, ma non spaventatevi, non è una nuova long (anche perché quella che ho in corso mi tiene già parecchio occupata!) Grazie a chiunque leggerà e/o vorrà recensire.

Infine, voglio dedicare questa fanfiction ad ayumi_L per tre motivi: è stata la mia primissima lettrice, mi lascia sempre dolci dediche alla fine dei suoi capitoli e in più, come me, ama Lucius e Narcissa :)

   
 
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