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Autore: Myriam Malfoy    05/04/2007    10 recensioni
"La tristezza è un manto oscuro
punteggiato di stelle nere che danno l’oblio, e la salvezza è uno spicchio di
luna argentea riflessa nei tuoi occhi d’angelo in un’anima di tenebra”
Un Harry arrabbiato....disilluso....e ferito...una guerra alle porte....una scelta difficile.....forse nell'oscurità può esistere anche l'amore?
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VII libro alternativo
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“Hai intenzione di continuare a non guardarmi?” chiese allora dopo tutto quel silenzio mentre il moro sobbalzava leggermente di sorpresa e lentamente sospirò sconfitto voltandosi verso l’altro mago e trovandolo completamente diverso da come gli era apparso due anni prima. Harry studiò con attenzione il fisico prestante e sottile, il volto volitivo e affilato dalla pelle candida e delicata, gli occhi come due spechi di oceano di un blu profondo e tormentato in cui si susseguivano le onde dei ricordi e dei pensieri, i capelli neri come pennellate di tenebra a velare la perfezione dello sguardo e macchiare il candore della pelle. Lo stile era regale come si addiceva agl’antichi nobili Signori da cui discendeva, appoggiato quasi con negligenza contro il verde velluto della poltrona ma nonostante questo teneva un portamento rigido e attento con la schiena diritta e pronta a scattare, le braccia lunghe abbandonate sui braccioli mentre le dita flessuose si muovevano aritmicamente nell’aria. Harry rimase per un attimo senza parole, senza neanche pensieri osservando la figura di suo padre, convenendo con se stesso che mai più si immaginava ciò. Sembrava rispecchiare perfettamente le descrizioni della madre che aveva letto nel diario, come se il tempo fosse trascorso lento e inesorabile per tutto il genere umano tranne che per lui. Il ragazzo notò sempre con piacevole meraviglia come tutto in quella figura ricordava un nobile delle antiche famiglie di maghi, come addirittura il mantello dalla fodera in raso nero formasse precise pieghe intorno al suo corpo, quasi a simboleggiare la veste di un sovrano. Un Re di un regno nero e oscuro, ma forte e deciso. Harry capì in quell’esatto momento come mai sua madre si era innamorata di Tom Riddle, era semplicemente stupendo e trasudava potere e autorevolezza senza ostentarlo, bastava semplicemente che stesse seduto su una comune poltrona e chiunque, ne era sicuro, avrebbe spalancato gli occhi e seduto zitto vicino a lui per farsi istruire. E dietro a quello sguardo blu il moretto riusciva a leggere una conoscenza infinita, un’arguzia e un’intelligenza sottile che affascinavano e l’inconfondibile aura di tenebra e forza che lo avvolgeva ammagliante e suadente come il canto di una sirena. Sì…..di sicuro non era difficile innamorarsi di una persona del genere e seguirla, perché ottenuta la sua fiducia si avrebbe fatto di tutto per non spezzarla, mai.

E solo ora Harry riusciva a capire veramente le motivazioni che avevano spinto Lily ad avvicinarsi al Lord, di sicuro aveva subito intuito che lui era l’unico che l’avrebbe aiutata a gestire quel potere e quella inadeguatezza che sentiva crescere dentro di sé. E l’avrebbe accettata anche se era una babbana perché era esattamente come lui, era forte, bella ed oscura. Da lì poi il passo ad innamorarsi del proprio maestro dev’essere stato breve e la giovane strega si era impegnata il doppio per compiacere il suo Signore e farsi notare ed in breve era diventata la favorita e la sua compagna di una vita troppo breve. Mentre studiava per la prima volta il volto di suo padre Harry comprendeva di aver fatto la scelta giusta, capiva di essere a casa e che loro potevano vincere perché erano potenti e la fazione ‘avversaria’ debole e demoralizzata. Si chiese fugacemente se un giorno avrebbe mai avuto la regalità che contraddistingueva il genitore e con un certo fastidio si rese conto che il suo aspetto ‘trasandato’ non sarebbe di certo piaciuto al padre, mentre lui voleva fargli buona impressione. Avrebbe voluto compiacerlo e fargli sapere che aveva il suo potenziale, la sua furia e l’astuzia di sua madre e voleva….chiedergli scusa per non aver capito prima, per essersi fatto abbindolare da Silente e la sua combricola. Voleva che gli insegnasse tutto quello che sapeva, che lo facesse entrare nella corte oscura, che fosse orgoglioso di lui…..voleva che gli raccontasse di suo madre, di come si erano conosciuti, dei suoi ricordi insieme, perché leggerlo da un diario non era la stessa cosa. E poi, soprattutto, voleva che lo abbracciasse, perché voleva sapere che sapore aveva l’abbraccio di un padre e un figlio.

“Hai proprio i suoi stessi occhi” bisbigliò il mago guardando le polle verdi del figlio mentre questo a quell’affermazione sgranava gli occhi, quasi sorpreso. Eppure un mucchio di gente gli aveva sempre ripetuto che aveva lo stesso colore di sua madre, lo stesso verde intenso, ma sentirselo dire da suo padre lo scaldò, lo fece sentire un po’ meno incerto su quell’incontro che non si aspettava così presto “Posso vedere il medaglione?” chiese il mago allungando la mano verso di lui, in viso un’espressione gentile e ferma, perfetta. Harry si tastò con una mano il ciondolo da sotto la camicia bianca quasi incerto. Da quando lo aveva trovato nel diario e indossato per liberarne i poteri non lo aveva mai tolto, unico legame flebile con entrambi i genitori, ed adesso era quasi restio a lasciarlo, non sapeva se poteva significare un cambiamento nella sua magia. Guardò ancora la mano tesa e fiduciosa, il viso aperto e slacciò senza più esitazioni il piccolo fermaglio -Dopotutto l’ha fatta mio padre e sa perfettamente a cosa serve, perciò se mi chiede di toglierla non devono esserci pericoli- si disse mentre la chiusura scattava e la collana lasciava il suo collo per posarsi sulla mano dell’uomo. Harry sentì una piccola fitta di abbandono e tristezza nel separarsene ma nessun altro effetto ‘collaterale’ sopraggiunse e lui aspettò che il genitore finisse di studiare il monile.

o rigirava tra le mani con attenzione fissando e pietre con gli occhi blu accesi di mille riflessi mentre alla memoria giungevano i ricordi di tutte le fasi che erano state necessarie per forgiare quel gioiello. Sorrise appena, di un lieve cenno delle labbra sottili, mentre con un dito affusolato accarezzava la lucida opacità della pietra verde smeraldo che rappresentava la sua compagna mentre la nera simboleggiava lui. Aveva deciso egli stesso di unirle in quel modo, chiuse in un circolo inscindibile perché tutti ne capissero l’importanza senza ostentare nessun altro monile che ne decretava l’unione. Il semplice fatto che Lily indossasse quella collana con le loro due pietre stava a significare che erano insieme per la vita in un modo talmente profondo e totale che non sarebbero potuti stare separati senza soffrirne. E infatti la sera che lei lo lasciò il dolore era enorme e continuava a perdurare da anni senza nulla che lo alleviasse, ma anzi alimentato dal triste ricordo della sua morte, ma la giovane strega sapeva che lasciandolo decretava la sua fine e nonostante questo era fuggita senza rimpianti da come scriveva nel diario. La gioia di quegl’anni vissuti con lui erano valsi la pena dei patimenti sofferti dopo.

Ed ora, mentre stringeva quel ciondolo tra le mani, Tom riconobbe che non tutto era morto con la sua compagna, che non tutti gli sforzi che aveva fatto per farle scoprire i suoi poteri erano stati inutili, in quel momento si rese veramente conto che il ragazzo che sedeva sul letto di fronte a lui era suo figlio. Leggendo il diario gli era rimasta di sottofondo una nota scettica e assurda, benché avesse riconosciuto perfettamente la calligrafia chiara e ordinata di Lily tra quelle pagine, gli sembrava impossibile che il ragazzo che aveva tentato di uccidere più volte e che riteneva un succube di Silente fosse in realtà suo figlio. Eppure avrebbe dovuto capirlo molto prima, c’erano così tanti particolari che non collimavano e che invece visti sotto quella luce avevano senso.

Il fatto ad esempio che non fosse riuscito ad ucciderlo da neonato non era dovuto solo al sacrificio della madre, ma anche al fatto che Harry aveva i suoi poteri: il suo sangue puro e la sua magia innata avevano riconosciuto nell’incantesimo che gli aveva lanciato un’affinità che l’aveva portata ad assorbirne una minima parte e respingere l’altra. Oppure l’unione mentale che avevano non poteva essere solo dalla cicatrice e in ogni caso Harry avrebbe dovuto imparare a schermarsi e rifuggire ogni tipo di contatto tra loro, ma questo non avveniva perché il moretto voleva inconsciamente tenere aperto un canale di ‘comunicazione’, forse sentiva che c’era un collegamento profondo tra loro e non voleva separarsene, non voleva star solo. E allo stesso modo si spiegavano altre mille episodi a cui prima non aveva dato peso…..comunque fosse ora era lì con lui, forte, oscuro e deciso. Osservò ancora per un attimo la collana poi la restituì al figlio che sembrava agitato. Lo capiva, non era facile affrontare tutte quelle novità che gli avevano stravolto la vita, ma con una scrollata di spalle si disse che il ragazzo era forte e in breve tempo si sarebbe abituato benissimo.

“Draco mi ha informato del tuo tentato suicidio” iniziò con tono calmo e senza particolari inflessioni “Posso conoscerne la ragione?”

Harry lo guardò per un attimo indeciso che e cosa rivelare, e soprattutto come dirlo senza apparire un vigliacco. Rivisse tutta la scena della notte prima ed i pensieri vorticosi che l’avevano portato a quella scelta, ma non trovò nulla che lo potesse aiutare perché ora, a mente lucida, si rendeva conto di essersi comportato da vigliacco. Aveva solo cercato una strada senza problemi, un modo per scappare da quelli che già aveva e senza doverne affrontare di futuri. Con un sospiro si disse che infondo lui non si era mai sentito Grifondoro e tutta la sua convinzione di appartenere per davvero a quella casa era dovuta alle adulazioni e alle sicurezze che i suoi amici gli davano -Ex amici- pensò con un sorriso maligno al ricordo del loro ultimo incontro “Per la verità, mi sono appena reso conto di essermi comportato da vigliacco” esordì senza finzioni, senza paura e guardando il padre dritto negl’occhi, se doveva dire la verità tanto valeva non abbassare lo sguardo, perché in quel caso avrebbe voluto dire che si vergognava delle sue azioni, e lui non si vergognava mai di nulla, dopotutto in quel momento vi aveva creduto veramente in quello che stava facendo “Quando ho finito di leggere il diario della mamma mi sono sentito spaccato a metà di netto e in preda ad una rabbia cieca. Da una parte ero felice di avere ancora un padre, un membro della mia famiglia che fosse un mago e non un babbano come quei patetici esseri con cui ero stato costretto a crescere. Un mago, mio padre, mi sono detto, avrebbe capito cosa avveniva in me, mi avrebbe aiutato a migliorare, a trovare la mia via…..dall’altra parte ero preda dello sconforto perché eri tu: il nemico che mi avevano fatto odiare per 17 anni, l’assassino che avevo imparato a combattere, il mostro che mi avevano descritto…..era mio padre” negl’occhi verdi sprizzavano mille scintille alimentate dai più svariati sentimenti che quella confessione stava suscitano, ma Tom li vide tutti chiaramente, riuscì a leggerli tra le pieghe più scure di quelle iridi, proprio come leggeva negl’occhi di Lily quando gli teneva nascosto qualcosa, ma l’ultimo segreto, il più importante non era riuscito a carpirlo. La voce di Harry ora aveva preso una nota arrabbiata, triste, sofferta mentre riviveva tutte le emozioni, i pensieri angosciosi e i sogni che lo avevano tormentato in quell’estate di travaglio, quando ancora si trovava in bilico tra i due schieramenti. Harry chiuse un attimo gli occhi prendendo un bel respiro ritornando a quei giorni in cui stava chiuso in camera a leggere il diario, a spaccare oggetti ed a urlare il suo odio, le sue lacrime e i suoi singhiozzi fino a consumarsene. L’incertezza di vivere in un incubo fatale o un macabro scherzo di un qualche burattinaio troppo solitario, mentre un giorno sentiva di poter amare e perdonare la madre e quello dopo la odiava con tutto se stesso. La disprezzava perché gli aveva impedito di conoscere e crescere in una vera famiglia che lo avrebbe amato e non con quegl’ignobili babbani che lo avevano picchiato e deriso, umiliato in ogni modo. Aveva scelto arbitrariamente anche per lui, l’aveva lasciato ai suoi nemici sapendo benissimo che lo avrebbero usato come un’arma e poi quel diario….quelle confessioni….con che diritto gli aveva lasciato scritto quelle cose sapendo il male che gli avrebbero procurato? E i giorni erano così proseguiti in un’altalena grottesca di colpe e rimorsi, spesso si era domandato se la sua nascita non fosse stata una maledizione, se effettivamente sua madre gli avesse voluto bene e non lo volesse invece punire: perché se lui non fosse nato lei non sarebbe fuggita e sarebbe ancora viva e felice accanto al suo Lord. Le notti insonne a pensare, piangere e continuare a leggere, perché non poteva farne a meno, bene o male era l’unico contatto con sua madre che ancora avesse. Poi la crisi era scemata lentamente, come una pioggia violenta ma passeggera e a mente fredda si era trovato ad analizzare la sua vita, tutti gli episodi che la contraddistinguevano, tutte le parole, i pensieri, fino alla morte di Silente e al volto straziato di Draco. Ed allora il senso di colpa e l’odio verso la madre si era attenuato, non era scomparso, non poteva ancora scomparire, la ferita era troppo aperta e sanguinante, ma aveva riletto il diario con spirito critico e analizzato le parole come i pensieri e si era trovato a decidere che infondo sua madre non aveva altra possibilità e che lo amava. E a quel punto il passaggio successivo era amarla egli stesso, come aveva sempre fatto, e piangendo ancora ma solo per il fatto di non averla con sé. Non si era mai sentito più solo Harry come quella sera in cui capii la divisione tra amici e nemici e chi erano veramente gli uni, e chi gli altri.

“Non sapevo se odiavo di più te o Silente e non mi sono mai sentito peggio nella mia vita come quest’estate” proseguì ancora guardandolo sempre negl’occhi con una piccola scintilla di accusa e suo padre incassò il colpo senza proferire parola perché sapeva in fondo di meritarsi quel commento, sapeva che se Lily era scappata ed era morta la colpa era anche sua, perché non aveva notato un cambiamento, non era stato in grado di cogliere i segnali e, cosa ancora più grave, non aveva prestato dovuta attenzione alla sua amata “Ho odiato mia madre come non mai per avermi lasciato in questa situazione…..ho urlato e bestemmiato contro tutto e tutti….ho distrutto mobili e lanciato ogni tipo di maleficio e poi….mi sono calmato. Ho analizzato la situazione a mente lucida, fredda, e riletto innumerevoli volte il diario cercando di capire come mi sentivo davvero. Disilluso, abbandonato, usato e imbrogliato….ma non da te o dalla mamma” disse ancora Harry mentre una luce calda gli accendeva lo sguardo e i lineamenti del viso di rasserenavano impercettibilmente facendolo assomigliare di più al 17enne che era ma che nascondeva. Tom apprezzò molto quel cambiamento e quella sorta di maschera di orgoglio e fierezza che mostrava prima, perché in uno modo o nell’altro gli stava mostrando di assomigliargli, di voler essere simile a lui, e soprattutto voleva essere accettato per tutto, non solo perché era il figlio della sua dolce sposa. Harry aveva passato un difficile travaglio prima di essere lì e non voleva assolutamente nasconderlo, perché era grazie a quei dolori se ora era forte abbastanza da affrontare il padre e dirgli tutto, senza mezze parole per compiacerlo, senza false lusinghe per ingraziarselo, solo schietta e cruda realtà “Quelle persone che per anni mi avevano cresciuto. Che mi avevano raccontato decine di storie su quel falso padre ripetendomi tantissime volte che gli assomigliavo molto, che ero uguale a lui e avevo gli occhi di mia madre. In realtà erano tutte bugie, un mare di menzogne che continuavano ad alimentare per farmici credere. Li odiavo. Mi hanno cresciuto nell‘odio e nella vendetta solo per salvare le loro pietose vite! Volevano solo un‘arma da usare contro di te, un’arma che li ‘salvasse’ perché non volevano sporcarsi le mani! Che importava se era solo un bambino? A chi importava se mi sentivo solo, se volevo una famiglia? Se volevo solo un’esistenza tranquilla, senza bugie, senza intrighi, senza falsità!” la voce era aumentata di volta in volta, gli occhi lucidi di lacrime di rabbia e una fiamma verde d’odio balenava a tratti nel fondo di quelle pozze smeraldine dei suoi occhi. Il corpo era teso e fremente, quasi pronto a scattare, come una pantera elegantemente acquattata di fronte alla preda, pronta a balzare e uccidere. Tom fremette anche lui di rabbia al pensiero della stoltezza e crudeltà che avevano osato quegl’idioti su suo figlio, volevano usarlo, volevano impregnarlo di odio contro di lui, ma alla fine tutto quell’odio gli si era rivoltato contro

“Mentre rileggevo” continuò Harry con voce ora un po’ più calma, moderata, ma sempre profonda “mi chiesi centomila volte cosa aveva spinto la mamma a sceglierti, o se per quello il contrario. Cosa si celava dietro la maschera che per anni avevi portato? Cosa era riuscita a vedere? Quasi inconsciamente sentii che anch’io volevo quel diritto, volevo vedere anch’io chi eri veramente, lo meritavo….e così mi misi il ciondolo. Sapevo cosa avrebbe scatenato o quanto meno lo sperai perché se non mi avesse liberato allora significava che non ero niente di più che un insignificante ragazzino con un legame con te” le mani si strinsero contro il grembo mentre la mascella si chiudeva stretta, il ricordo di quell’orribile momento ancora vivido e potente. Aveva avuto realmente paura in quell‘istante, paura che non succedesse niente e che quindi non fosse degno di tornare da suo padre, paura di deluderlo e con lui la memoria della madre….eppure tremante, con il respiro mozzato si era infilato il ciondolo e aveva atteso con gli occhi chiusi in quella buia e puzzolente soffitta con uno spiraglio di luna che entrava attraverso il vetro sporco del lucernaio. E quando i minuti era passati senza alcun cambiamento aveva sentito una fitta al cuore di dispiacere e una lacrima leggera era scesa a bagnargli le guance pallide, ma una scossa l’aveva attraversato e si era ritrovato a boccheggiare sul pavimento squassato dal dolore. Non si ricordava quanto era passato, se aveva gridato o altro, ma al suo risveglio la gola gli bruciava e la voce era roca, le unghie rotte e sanguinanti dovute al fatto che le aveva artigliate più volte al pavimento di legno. Gli occhi gli facevano male ed erano rossi, ma dentro di sé sentiva un’energia nuova e potente, oscura e solo sua. Da quel momento non aveva più avuto dubbi sul racconto di sua madre e sul suo legame, nessuna incertezza su cosa non avrebbe più fatto “Dopo aver liberato i miei poteri ho inteso veramente cosa intendesse la mamma nel suo diario e ho potuto capirla più profondamente e indirettamente capire te. Poi è iniziata la scuola e io non sapevo ancora cosa fare. Non sopportava più i miei amici e vedevo tutto dall’ottica giusta….il tradimento di Lupin nel non avermi consegnato il diario prima, l‘ipocrisia che mi circondava e la falsità con la quale mi parlavano sapendo quello che volevano farmi fare….nessuno si è mai preoccupato che avrei dovuto uccidere mio padre!” disse con lo sguardo fiammeggiante e oltraggiato pronunciando il nome ‘padre’ con un’inflessione nuova, dolce e fiera, un tono che riempì d’orgoglio il mago per essere il genitore di quella creatura, ma anche di sconforto per aver sprecato tanto tempo a dargli la caccia “Allo stesso tempo avevo paura a tornare da te. Paura che non mi credessi o mi potessi uccidere prima di darmi il tempo di spiegare”

“Questo mai!” disse con fermezza il mago guardandolo con occhi blu fermi e lampeggianti, quasi sfidandolo a ribattere. Aveva sempre sbagliato fin’ora era vero. Si era sempre lasciato abbindolare anche lui dalla maschera che Silente aveva messo al figlio, ma se ora che il preside era morto Harry si fosse presentato a lui, anche senza diario e ciondolo, l’avrebbe capito, o quanto meno intuito, e non avrebbe alzato bacchetta contro di lui, era convinto che l’aura nera e forte che aleggiava intorno al moretto l’avrebbe insospettito quanto bastava per dargli il tempo di spiegare. E poi l’aveva visto nei suoi sogni e aveva intuito un qualche collegamento…..si, Voldemort era sicuro che non l’avrebbe ucciso, non ora che le maschere impostegli erano cadute.

Harry al quel commento si sentì leggermente spiazzato e molto felice, un ombra di sorriso a piegargli le labbra e accendergli lo sguardo di felicità mentre suo padre sentì un calore che non provava da tanto tempo, dalla morte della compagna, espandersi nel suo cuore freddo “Ad ogni modo la sola idea di rimanere con quelli sciocchi mi disgustava e raccapricciava….non c’era minuto o giorno che non li odiassi di più. Poi da quando Lumacorno aveva riferito a Lupin che avevo trovato il diario era ancora peggio! Hanno cercato di fermarmi, di togliermi la bacchetta quasi! Li ho schiantati tutti, comunque, in modo che non potessero fermarmi quando alla fine ho deciso che via prendere”

“A metà….né con me né con loro” disse Riddle accomodandosi meglio sulla poltrona e guardandolo con uno strano ghigno di comprensione e disprezzo “Pur di non venire da me eri pronto a ucciderti….salvo poi farmi pervenire tutto tramite Draco!” ribatté quasi ironico e ringraziando dentro la sua mente il biondo ragazzo che era stato abbastanza lucido da prendere il moretto e portarlo al sicuro per guarirlo, se ora aveva suo figlio davanti era solo merito suo e per questo Voldemort non obiettava minimamente sulla relazione che i due avrebbero instaurato tra quelle mura, in fin dei conti Draco se l’era meritato. Ma quello che proprio non tollerava era l’azione e le motivazioni che avevano spinto Harry a fare quel gesto assurdo e l’orrendo pensiero che lui avrebbe anche potuto venire a conoscenza dell’esistenza del figlio solo dopo la sua morte.

Aveva idea Harry dell’enorme fardello che in quel caso si sarebbe aggiunto alla morte della sua sposa?

“Ti ho spiegato le mie ragioni! Avevo paura, credevo che sarebbe stato inutile e oltretutto…..non credo di esserti molto utile in questa guerra. Non so se sarei in grado di uccidere” finì il moro con un bisbiglio impaurito dalla reazione che quelle sue parole potevano scatenare, perché quella era la verità. Di certo odiava e detestava profondamente i suoi ex amici e tutti quelli dell’Ordine, comprendeva perché i babbani e i Mezzosangue fossero naturalmente inferiori ai Purosangue, ma nonostante questo non credeva di essere in grado di uccidere e progettare stragi come Draco e gli altri avevano fatto. In un modo o nell’altro si sentiva ancora legato a quel falso mondo che lo aveva visto crescere. Era anche vero che in determinate situazione aveva rischiato di uccidere, come la sera prima quando quel gruppo di grifoni l’aveva attaccato e lui aveva risposto, ricordava ancora la brama di dolore che voleva provocare. I pugni che bruciavano sul viso dove la pelle era stata rovinata e l’odore del sangue che caldo gli scivolava in bocca dal labbro spaccato. In quel momento in cui comandava lui, avrebbe voluto vendicarsi di ogni colpo o parola cattiva, di ogni anno di bugie, di ogni falsa lacrima o abbraccio….in quel momento sarebbe arrivato ad uccidere, ma a parte quell’episodio Harry era sicuro di non sentirsi abbastanza forte da lanciare un Avada e vedere gli occhi spenti e vuoti della sua vittima.

Quante volte, nella sicurezza solitaria della sua camera, aveva pianto per quel lato del suo carattere che lo divideva sistematicamente da suo padre?

Quante volte il pensiero di se stesso l’aveva disgustato?

E ancora si chiedeva cento volte come sua madre fosse riuscita a uccidere con freddo intento, sapendo consapevolmente di star spegnendo la vita di quello che tempo prima era un suo amico o conoscente. I racconti racchiusi nel diario non gli erano stati d’aiuto perché restava sempre dentro di lui la sottile lamina di vigliaccheria nel pronunciare quell’incantesimo di morte, forse dovuto al fatto che tante volte lui stesso era scappato alla nera signora e quindi sapeva cosa provava una vittima che sente già la sua fine alitargli sul collo.

Che utilità poteva fornire in quelle condizioni?

Sarebbe stato solo un imbarazzo per suo padre di fronte ai suoi accoliti e un motivo di aperte e feroci ostilità che avrebbero disgregato il suo esercito e permesso all’Ordine una facile vittoria.

“Togliere la vita non è mai uno scherzo o un gioco. Ci sono basi e motivazioni forti che spingono a quel gesto, ma tu fai bene a dubitarne” disse con voce rassicurante, forte e carismatica suo padre guardandolo negl’occhi mentre il giovane ricambiava lo sguardo stupito di quel consiglio dato per rasserenare il suo animo. Tom Riddle si alzò lentamente dalla poltrona affacciandosi alla finestra e lasciando vagare lo sguardo oltre il prato della tenuta e il piccolo bosco di conifere e sempreverdi che la circondava. Il figlio alle sue spalle stava in silenzio a ripensare alle sue parole e ad aspettare, sentiva che il discorso non era chiuso e che ora doveva essere il genitore a iniziarlo, ma per il Lord non era per niente facile esprimersi senza offendere o sembrare troppo freddo. Il discorso era lì, nella sua mente, già pronto e confezionato, ma le parole con le quali doveva esporlo mancavano e aveva paura di rovinare tutto proprio in quel momento così delicato….

 

Come si comporta un padre?

Lui non lo sapeva, non lo aveva mai saputo. A guardare indietro nel suo passato non aveva avuto dei bei esempi da prendere come spunto. Suo padre lo aveva abbandonato per paura, per vigliaccheria. Silente, che all’inizio gli era sembrato che potesse capirlo e aiutarlo, lo aveva imbrogliato proprio come aveva imbrogliato suo figlio. I suoi Mangiamorte non erano degli esempi migliori da prendere……scosse leggermente la testa per snebbiarsi da quei pensieri.

Quando aveva conosciuto Lily aveva perso fiducia anche nel trovare una donna capace di amarlo veramente e non una serva pronta ad aprire la gambe solo per poter vivere per un secondo della sua luce riflessa. Nonostante vivesse da anni in una prigione di odio e oscurità sentiva che gli mancava qualcosa per essere completo e invincibile, ma non aveva mai pensato ad un sentimento così patetico e debole come l’amore. Silente gli aveva ripetuto fino alla nausea che lui ne ignorava erroneamente il forte potere magico, ma lui non ci aveva creduto, l’aveva disprezzato ma in fondo lo bramava, lo cercava anche se inconsciamente. E poi era giunta Lily, affascinate e oscura come una ‘bella di notte’, con lo stesso profumo afrodisiaco e misterioso che irretisce. Aveva cercato di essere freddo e distante con lei proprio come con tutti gli altri perché non poteva credere di trovare quello che cercava da tempo in una comune Mezzosangue…..come lui.

Ma lei aveva vinto lo stesso.

Non si era abbattuta un attimo, non aveva abbassato gli occhi di paura o falso pudore davanti a lui neanche una volta, ma lo fronteggiava con fuoco, con coraggio, con orgoglio….quello stesso orgoglio che l’aveva elevata sopra tutti, che l’aveva distinta in quella massa di schiavi che si trovavano ai suoi piedi….quella forza di cui si era innamorato e che desiderava solo per se. L’aveva allenata, forgiata, plasmata in una nuova creatura oscura come il suo animo da tempo le implorava di essere, e alla fine l’aveva stretta tra le sue braccia e sposata. Silente alla fine aveva perso perché anche lui, ora, sapeva cos’era l’amore, e non lo riteneva più un sentimento sciocco….ma era pericoloso e poteva ferire e rendere deboli. Così si era sentito quando Lily l’aveva lasciato, quando l’aveva trovata a casa di Potter con quel bambino stretto nelle sue braccia……lo stesso che ora aspettava una sua parola, un suo giudizio -Non avevi il diritto di lasciarmi in questa situazione Lily!- pensò con rabbia. Ora che si ritrovava a dover gestire un figlio che sentiva parte di sé, un figlio che chiedeva una famiglia, un po’ di vero affetto come aveva chiesto sua madre, non sapeva come comportarsi. Ma Tom Riddle si ritrovò a capitolare ancora una volta.

Non era stato in grado di difendere sufficientemente sua moglie, non avrebbe ripetuto lo stesso sbaglio con suo figlio, avrebbe amato ancora una volta, quella decisiva che lo avrebbe portato alla vittoria.

Si girò verso il giovane moretto seduto tra le coltri bianche mentre fissava Nagini tranquillamente acciambellata sul tappeto vicino al letto, la testa serpentina appoggiata sulle coperte morbide mentre una mano del ragazzo passava delicata sulle sue squame verdi. Voldemort arricciò le labbra in un fantasma di sorriso mentre osservava quella scena: anni prima soltanto alla sua compagna, Nagini aveva concesso lo stesso onore.

“Rispondi solo a questo Harry. Vuoi davvero restare qui, con me?” chiese piano, quasi con timore mentre il figlio alzava lo sguardo verde su di lui, una luce convinta, accesa e potente negl’occhi

“Più di ogni altra cosa” la voce era bassa, rauca e intrisa di malvagità e a Riddle quel tono piacque molto perché voleva dire che Silente non era riuscito a plasmarlo come voleva, non era riuscito a estirpare la sua vera anima

“Allora possiamo trovare una soluzione” convenne con un sorriso vero e aperto risedendosi sulla poltrona mentre il serpente passava lo sguardo tra i suoi padroni e gli occhi verdi di Harry si accendevano di speranza, vera e forte “Ti sei mai chiesto come abbia fatto tua madre?” gli chiese il Lord

“Molte volte, ma non ho mai trovata una risposta. Nel suo diario racconta solo cosa ha fatto, come e..…non dice nulla su quello che l’ha portata a farlo”

“Questo perché non se lo ricordava” disse semplicemente l’uomo arricciando le labbra in uno smaliziato sorriso che gli accendeva lo sguardo blu di furbizia e orgoglio, ad Harry piacque molto quell’espressione vera e autentica di suo padre, ora che gli indugi e le barriere erano cadute sembrava che il mago si fosse rilassato o fosse venuto a patti con se stesso…..qualsiasi fosse stata la soluzione il moretto non poteva che esserne più contento perché ora riusciva a vedere il vero volto del suo genitore, il volto dietro la maschera fredda e carismatica che si era costruito per gli altri…..“Esiste un incantesimo Harry, è magia oscura della più potente e antica che in molti hanno bandito e non ne ricordano neanche la sua esistenza. Scovai la formula nella libreria del maniero, la famiglia di Salazar Serpeverde ne tramandava il segreto da secoli” la voce lenta e flautata, melodiosa e incantatrice ammaliò il giovane mago che si sentì quasi bambino mentre il padre raccontava una favola di gesta e cavalieri, onore e prestigio, guerra e vittoria. In un barlume di pensiero fugace come nebbia si chiese come sarebbe stato crescere con lui affianco, essere bambino con lui come padre, e mai come in quel momento desiderò tornare indietro, poter vivere quel passato in cui sua madre non era scappata e morta….vivere con una vera famiglia. E con rammarico si rese conto che era inutile chieder l’impossibile, che oramai si trovava lì grazie al cielo, che non si era perso nella menzogna raccontatagli per anni e che aveva ancora una possibilità di conoscere e rendere fiero di sé il padre.

“Tua madre era potente e aveva dentro di sé la stessa energia oscura che abbiamo noi, ma come te aveva paura di uccidere quelle persone che falsamente le erano state vicine per tutti quegl’anni” una smorfia gli solcò i tratti delicati del viso mentre ricordava la titubanza con la quale la compagna gli confessava quella mancanza, quella vergogna. Era stata la prima volta che l’aveva vista piangere, che l’aveva vista debole e fragile e si era ripromesso che avrebbe fatto di tutto per non far tornare mai più quell’espressione sui suoi lineamenti dolci “Pensammo a una varietà infinita di incantesimi e pozioni che potessero aiutarla fino a che non trovai quella formula, un semplice incantesimo di memoria ma che agiva sui sentimenti”

Harry era particolarmente interessato e attento, non solo perché stavano parlando di una possibile soluzione al suo ‘difetto’, ma anche perché era la prima volta che sentiva parlare di sua madre da altre persone, e il fatto che fosse suo padre a raccontarla dava una luce completamente diversa alla vicenda. Sentiva nella voce del suo genitore una nota triste e malinconica, dolce e nostalgica segno che ancora conservava dentro di lui quel sentimento potente e unico che sua madre era stata in grado di smuovere. Forse ancora adesso si pentiva di quella maledetta notte di anni fa in cui le aveva puntato la bacchetta contro e lanciato l’incantesimo mortale. Forse nei suoi sogni rincorreva la visione di lei tutta felice seguita a breve dalla straziante immagine del suo sguardo vacuo e del suo corpo privo di vita. Ma Harry in quel momento voleva ricordare solo il sorriso aperto e felice che molto volte aveva visto nelle foto, voleva solo rimembrare quello sguardo verde uguale al suo che nascondeva nel profondo una goccia di amarezza per aver lasciato solo il suo unico Signore.

“È un rituale lungo e complesso e perché funzione è necessario che chi lo subisce si fidi ciecamente del ritualista. È una condizione importante come è altrettanto importante che il ritualista s’intenda di magia nera e che ne sappia controllare un grande quantitativo” continuò a spiegare il Lord

“Quindi…il ritualista fosti tu” bisbigliò Harry

“A chi altri avrei dovuto dare quel compito? Lily era la mia compagna e non avrei mai permesso che qualcun’altro ricoprisse una carica così importante. Senza contare che tua madre non si fidava di nessuno oltre me”

“E faceva bene” disse in un bisbiglio di rancore Harry stringendo tra le mani le lenzuola mentre negl’occhi verdi balenavano luci di rabbia e fuochi d’odio “E poi? L’incantesimo non richiede di essere rafforzato nel tempo?” chiese con curiosità scientifica

“Una normale oblivione se effettuata su vasti ricordi richiede l’assunzione di giornaliere dosi di pozioni, ma in questo caso il rituale è talmente potente che non sarà necessario altro. I tuoi passati sentimenti verso quei patetici individui saranno cancellati completamente, sostituiti da quelli che provi attualmente. Ti ricorderai quindi di loro, di cosa ti hanno fatto, di quella che è stata la tua vita fino ad ora, ma ti sembrerà di averli odiati da sempre. Questo dovrebbe rendere più facile i tuoi compiti futuri” gli spiegò ancora mentre un piccolo ghigno gli deformava le labbra al pensiero di quello che avrebbero potuto fare e di quanto lontano sarebbero andati. Certo, Harry richiedeva un preciso e assiduo addestramento nell’uso di quella magia innata e oscura che gli scorreva insieme al sangue nelle vene, impregnandolo. Avrebbe dovuto istruirlo in innumerevoli formule, pozioni, tecniche di combattimento, armi magiche….avrebbe dovuto allenarne il fisico, la magia e la mente, ma sarebbe stato solo un piacere e già sentiva un’ondata d’orgoglio espandersi al pensiero di quanto suo figlio sarebbe stato forte. Sapeva che avrebbe dato tutto se stesso in quell’addestramento per tenere alto l’onore di fronte alla sua corte oscura, come un tempo fece sua madre.

“E il ritualista? Sarai ancora tu?” chiese Harry interrompendo i suoi pensieri e fissandolo negl’occhi. Tom notò la nube di tormento che ne offuscava il verde splendente. Forse il giovane aveva ancora paura che lui avrebbe potuto sbatterlo via o ucciderlo, forse, come logico, odiava anche lui per avergli procurato tanto male in precedenza e non essere stato in grado di salvare sua madre, ma solo di ucciderla. In effetti Tom non poteva chiedere subito la sua fiducia illimitata e il suo affetto, non lo meritava quando egli stesso non sapeva darsi pace. Ciò nonostante desiderò con tutto il suo cuore riuscire ad ottenere quella stima e quell’affetto, quella genuina fiducia che Lily riponeva in lui.

“Devi dirmelo tu questo. Forse potrebbe eseguirlo anche Draco, ma è giovane e non credo che sarebbe in grado di gestire tutta l’energia che il rito accumulerà” disse con tono neutro anche se dentro di sé fremeva, era la resa dei conti, era il momento che Harry e Tom parlassero di loro due, di un figlio che ritrovava suo padre

“Lo scorso anno Silente mi fece vedere nel pensatoio la tua…storia se così si può definire” Tom increspò lievemente la fronte a quel commento non capendo bene dove il giovane volesse andare a parare “Mi fece vedere i miei nonni, dove vivevano e soprattutto come tua madre si innamorò e cosa avvenne dopo. E poi l’orfanotrofio in cui vivevi tu, il modo assurdo e cattivo con cui ti trattavano quei bambini, le tue piccole rivincite, il loro odio verso un qualcosa che non conoscevano neanche….e gli anni a Hogwarts e quando sei tornato per essere professore” Voldemort distolse per un attimo lo sguardo mentre quei ricordi si riaffacciavano dal suo burrascoso passato, tornando come spettri neri in una tempesta di neve e gelo. Aveva cercato in ogni modo di cancellarli, di non pensarci. Ma quando vide suo zio e suo nonno, che aveva ’conosciuto’ solo nel pensatoio che sua madre gli aveva lasciato come unica eredità insieme all’anello di Salazar Sepeverde, si chiedeva se non era pazzo anche lui, come tutti in quella famiglia. Però ogni volta c’era Lily che dolce gli sedeva accanto e gli ripeteva che nessun pazzo avrebbe mai potuto avere occhi tanto potenti e dolci allo stesso tempo, era l’unica cosa che allora allontanava quegli spettri dai suoi sogni. Ma ora Harry li richiamava a galla senza apparente motivo e lui non aveva voglia di affrontarli e confrontarcisi ancora.

Il moretto sembrò quasi intuire i pensieri paterni e con lentezza e attentamente si allungò oltre il bordo del letto stendendo un braccio e sfiorando con cautela la mano pallida e affusolata del genitore. Tom alzò subito lo sguardo, quasi trasalendo, fissandolo in quello tranquillo e profondo del figlio e poi sulla sue dita che sfioravano appena la sua mano in attesa di un cenno positivo. E senza quasi accorgersene il Lord girò il palmo e con lentezza strinse delicatamente la mano che gli veniva tesa sentendo con un brivido la magia innata del ragazzo così affine alla sua che non potevano esserci dubbi sul loro legame. Entrambi osservarono per parecchi minuti quel contatto, il primo vero contatto che stabilivano come padre e figlio, ed era una sensazione unica. Harry sentiva con ogni radice del suo essere quanto uniti e simili fossero, l’affetto e il potere solo una scarica di scintille che scorreva attraverso le loro mani unite fin nel profondo di loro stessi.

“Era tutto sbagliato” disse con voce bassa e quasi musicale Harry senza interrompere il contatto ma anzi rafforzandolo fissando gli occhi in quelli del genitore “I ricordi erano alterati dall’odio e dalla delusione che Silente provava nei tuoi confronti. Avrei dovuto capirlo dopotutto. Erano tutti neri e soffocanti, angusti e distorti fino al ridicolo e tu venivi rappresentato sempre come l’emblema perfetto del male fatto uomo” doveva immaginarlo dopotutto, Silente avrebbe fatto qualsiasi cosa per rendere vera la sua messinscena e far passare lui come il povero pazzo da eliminare alla svelta era perfetto“Allora dopo aver scoperto la verità li ho riesaminati sotto un’altra luce scoprendo quanto la mia infanzia e i miei anni a Hogwarts siano stato incredibilmente simili ai tuoi. Entrambi siamo cresciuti in mezzo a babbani che ci disprezzavo e insultavano, a scuola eravamo niente più che eroi da idolatrare e seguire ovunque e comunque…..mi sono sentito molto vicino a te in quei momenti” il sorriso lieve e incerto, ma puro e caldo sembrò riscaldare anche quel cuore che Tom Riddle credeva morto anni fa “Perciò ho avuto tempo per capire che in fondo, io ti voglio bene e mi fido di te. Sei mio padre e….non potrei chiedere genitore migliore”

Riddle capì in quel momento cosa voleva dire essere un padre orgoglioso di suo figlio. Quel delicato sentimento di affetto che già provava per quel ragazzo era reale, come vero era la nota di gioia che sentiva nel riconoscere l’arguzia e la freddezza che il figlio aveva usato per giungere a tutte le risposte che non poteva chiedere a nessuno.

“Ciò nonostante sono io a chiederti se davvero mi vuoi nonostante abbia portato alla morte la donna che amavi” il tono serio e quasi ferito con cui il moretto pronunciò quelle parole lo risvegliarono dai suoi pensieri bruscamente

“Che vuoi dire? Io uccisi Lily…sono io a chiederti di perdonarmi”

“La mamma ti ha perdonato, quindi perché non dovrei farlo io? Quello che invece dico è che a causa della mia nascita la mamma è morta. Se io non fossi mai nato lei sarebbe ancora viva, al tuo fianco” la presa sulla sua mano era tremante, debole eppure forte e convulsa, l’unico dolore che Harry non era riuscito a estirpare dal suo cuore e che lentamente lo stava corrodendo. L’unica verità che le ultime pagine del diario contenevano e che spiegavano la morte di Lily Evans Riddle scappata perché rimasta in cinta di un bimbo troppo potente per lei.

“Da diverso tempo mi sentivo debole e fragile, la mia magia come instabile e elettrica tra le mie mani. C’erano momenti in cui riusciva a malapena a controllare uno schiantesimo e altre in cui era troppo, troppo potente . Gli incubi si alternavano alle notti insonne e il mio fisico sembrava sempre più pesante, goffo e sgraziato e come se non bastasse delle terribili emicranie mi prendevano la mente impedendomi di seguire correttamente le riunioni di guerra con i ‘generali’ del mio Lord.

Fu una sera, una tenebrosa e pallida sera, che capii cosa mi stava accadendo.

Come succedeva da diverse notti non riuscivo a dormire, allora per non disturbare il sonno del mio Signore scendevo dal letto e mi recavo nella mia saletta privata, seduta vicino al caldo camino intenta a leggere un qualche profondo e complicato libro di magia nera. Spesso il torpore della stanza era così piacevole e il silenzio così ristoratore che mi addormentavo con velocità, cadendo in un riposo profondo in cui mi perdevo. Spesso Tom si svegliava nel cuore della notte e non trovandomi accanto a lui mi veniva sempre a cercare lì e con delicatezza mi prendeva in braccio, come una preziosa e delicata bambola di cristallo, e con ogni cura e gentilezza mi rimetteva a letto, nel calore tiepido delle coperte e nel suo profumo.

Ma quella sera non giunsi mai alla saletta. Stavo attraversando un corridoio in cui spirava tra le pietre un freddo sibilo acuto, mi stringevo al corpo la vestaglia per riparami dagli spifferi quando mi colse la prima vertigine. Un capogiro assurdo e doloroso che mi fece piegare in due e chiudere gli occhi. Il mondo mi sembrava senza più un sopra e un sotto e i suoni alterati, amplificati e deformati. Lo stomaco sembrava lo stessero strizzando e contorcendo e una nausea mi colse quasi simultaneamente mentre rigettavo l’esigua cena sulle pietre fredde e m’inginocchiavo sullo stesso pavimento posandomi una mano sulla pancia. Fu grazie a quel contatto che ti sentii Harry, per la precisione sentii il tuo potere.

Un flusso di magia estranea alla mia, ma estremamente forte, e un piccolo battito, nient’altro che una vibrazione, un palpito, ma fu abbastanza per farmi capire cosa mi stava accadendo.

Per maggior sicurezza la mattina dopo mi sottoposi a un test magico che mi confermò la mia intuizione: ero incinta di 2 mesi e i poteri del bambino contrastavano con i miei. Era una cosa che in soggetti femminili particolarmente dotati poteva avvenire e spesso l’unica soluzione era riposo assoluto ed astenersi da qualsiasi tipo di magia, almeno per i primi 6 mesi di gravidanza. Nella mia situazione non potevo permettermi una cosa del genere. Ero la Lady, la Regina Nera compagna del Signore Oscuro, ma spesso ero solo una strega potente circondata da maghi e streghe Purosangue che non vedevano di buon occhio la mia posizione, in particolar modo Bellatrix Lestrange non riusciva a sopportare la mia presenza al fianco del Lord. Da tempo nutriva delle mire per quel posto e quando Rodulphus rimase ucciso in un combattimento i suoi desideri di diventare la favorita del suo Signore si ampliarono, per poi venire miseramente smentiti dalla mia venuta. Credeva forse che Tom si sarebbe stancato presto di me e mi avrebbe ucciso come una Mezzosangue richiedeva, ma invece il tempo passò e ancora prima del previsto fui proclamata ufficialmente sua compagna davanti a tutta la Cerchia Interna. Per questo motivo la scoperta di essere incinta mi lasciò con un retrogusto di amaro in bocca sotto lo strado di gioia che sentivo, perché ora ero veramente in pericolo e non sapevo cosa fare.

Io sentivo di amarti già mio dolce Harry, per questo non avrei mai potuto abortire, eri il frutto del mio amore per Tom e questo faceva di te il mio bene più prezioso, ma allo stesso tempo non sapevo come proteggerti e proteggermi. Suppongo che Bellatrix alla fine avesse intuito qualcosa del mio comportamento, dopotutto cercavo di apparire meno possibile in pubblico , non volevo che i Mangiamorte vedessero la loro Regina debole, ma l’occhio di una donna gelosa è molto più scaltro di quanto avessi pensato perché lei agì.

Una notte in cui al castello restavano pochi Mangiamorte tra i più deboli e in cui il mio Signore non c’era, impegnato in un campagna lontana con i suoi accoliti più fedeli.

Mi aveva lasciato lì con un bacio gentile dicendomi che sarebbe tornato il più presto possibile, non voleva farmi rischiare nulla e comunque nel caso fosse morto qualcuno doveva pur sempre guidare gli altri, a me quel compito. Quella sera rimasi più del previsto nella mia saletta immersa nella lettura e cercando di trovare una soluzione quando Bellatrix entrò con prepotenza puntandomi la bacchetta contro. Solitamente non avrei avuto problemi a disarmarla con un semplice gesto della mano, ma appena tentai le fitte all’addome ricominciarono e mi ritrovai ansimante sul pavimento con lei che ghignava sadica. All’inizio mi lanciò qualche semplice incantesimo di tortura che non mi procurarono che tagli superficiale e non eccessivamente profondi. Riuscii a trovare la forza di reagire solamente quando minacciò di lanciare una Cruciatus direttamente sul mio ventre, quindi su di te, e un incantesimo del genere avrebbe potuto portare ad un aborto spontaneo. Non potevo permetterlo perciò racimolai ogni brandello di potere che avevo e la schiantai mandandola a sbattere contro il corridoio esterno. La fatica mi aveva spossata ma riuscì ciò nonostante a trascinarmi fino in camera e lì crollare dalla stanchezza, ma quell’episodio mi aiutò a decidermi. Non dissi nulla a tuo padre il giorno in cui tornò e naturalmente neanche Bellatrix pronunciò parola, ma già sentivo piangermi il cuore per il destino in cui condannavo il mio sposo e per la crescita solitaria a cui avrei costretto te, Harry.

Non potevo dire a Tom della mia gravidanza e non potevo proteggermi in nessun modo.

I tempi non erano buoni, la resistenza che Silente ci opponeva era salda e dura da estirpare, troppe perdite avevano ridotto le nostre file e sempre più spesso il mio Lord combatteva di persona nelle battaglie più importanti lasciandomi al castello. Non avrebbe potuto esserci sempre lui a proteggermi dagl’attacchi gelosi di Bellatrix e allo stesso tempo erano ben pochi i Mangiamorte abbastanza fidati che avrebbe potuto lasciarmi come guardia nei momenti della sua assenza. Tra la Cerchia Interna solo Lucius, Severus e Narcissa erano le persone che ritenevamo degne di fiducia e stima, ma Narcissa aveva da badare già alla sua gravidanza che la prendeva molto e Lucius era spesso al fianco di tuo padre. Severus d’altra parte aveva già il suo bel d’affare nel curare i feriti con i suoi ‘intrugli’ e fare da spia………Nessuno poteva aiutarmi, non lì. Ecco perché scelsi di scappare, fuggire dalla mia casa, dalla mia famiglia senza lasciare tracce, senza una lettera, un messaggio, un ultimo bacio al mio sposo.

E sempre per questo fui ritenuta una traditrice.

Ma dopotutto non aveva senso scrivergli un messaggio in cui spiegavo le attenuanti alla mia colpa se il risultato era che non potevo tornare comunque. Il momento stesso in cui fuggì, una sera che Tom non c’era, seppi che la prossima volta che ci saremmo incontrati sarebbe stato dalla parte sbagliata della sua bacchetta.

Sapevo che la mia ultima destinazione era la morte per mano dell’uomo che amavo, ed in qualche modo sentivo di meritarla perché non ero stata abbastanza forte da restargli al fianco senza essere un peso. L’unico punto sicuro in cui farti nascere senza che ci trovassero era tra le braccia dei miei nemici: Silente e la sua banda ci avrebbero protetti. Andai da loro propinandogli una storia assurda e smielata in cui ammettevo le mie colpe, dicevo di essere stata costretta da Imperius, piangevo lacrime di coccodrillo, tutto il possibile per farglielo credere. Mi sottoposero a Veritaserum per tastare le miei parole, ma da tempo tuo padre mi aveva insegnato a contrastarne il potere così riuscì a mentirgli e mi credettero, perché sotto Pozione della Verità non potevo ingannarli! Ma mai un momento nominai la mia gravidanza, loro non dovevano saperne niente, quantomeno riuscii a far restare la cosa segreta a pochi eletti che furono Silente, Potter e la sua banda e Minerva, loro furono gli unici. Gli altri credettero che il bimbo fosse di James e così lasciammo credere.

Naturalmente Severus era lì che osservava, con gli occhi neri rilucenti di odio e tradimento, fiammanti d’ira per le mie parole. Devo dire che non immaginavo di riuscir ad ingannare anche lui, ma si vide che la disperazione era un ottima forza a cui attingere per recitare il mio ruolo. Ciò nonostante sapevo che avrebbe riferito tutto al Lord e in cuor mio non potevo che urlare e piangere per la solitudine e il dolore straziante che doveva avergli causato con la mia fuga. Ogni giorno che passava mi sentivo sempre più sola e trafitta da aghi di dolore per quella separazione, solo il sapere della tua presenza Harry mi confortava, perché in te conservavi un qualcosa di Tom e quindi mi sentivo come se lo avessi ancora parzialmente accanto.

James Potter fu gentile fino allo stremo, ancora pazzamente innamorato di me era stato il primo a credere alla mia storia e non mancava di difendermi contro quelli che ancora mi accusavano, la sua presenza mi era asfissiante ma mi forniva un ricovero per te, anche in futuro. In parte l’unico che mi tranquillizzava in quella massa di ipocriti era Remus Lupin. Lui aveva capito tutto del mio piano ma continuava a sorridermi, a parlarmi gentilmente come fossi stata una vecchia amica d’annata che non vedeva da un po’. Erano i pomeriggi con lui che riuscivano a calmare i miei sensi di colpo perché era l’unico che non mi sorrideva con ipocrisia, ma con genuicità, era capace di accusarmi e colpirmi dritta al cuore, ferendomi sempre col sorriso in viso. Credo che l’unico motivo fossi tu Harry, tu eri la ragione che lo spingeva a comportarsi così, forse sperava che quel bambino che portavo in grembo sarebbe stato diverso dai genitori, forse sperava di riuscire a cambiarti ed amalgamarti alla ‘civiltà’ come non era riuscito a fare con me. Però non scorderai mai quei pomeriggi, come non scorderò il primo bacio con Tom o il mio primo girono di scuola e soprattutto la tua nascita. Avrei voluto tuo padre accanto a me quel giorno e in un milioni di altri momenti da quello in poi, ma invece ero costretta in quella gabbia e il sapere che ti avrei condannato a quell’avvenire mi straziava. Ciò nonostante Harry tra un po’ compirai un anno e non sarà lontano il giorno in cui ti dovrò lasciare.

Ricorda che ti amo, sempre e comunque, e sono sicura che diverrai un grande mago e come me non ti farai legare le ali che porti.

Sii sempre coerente con ciò che sei e non nasconderti.

Se leggerai questo diario Tom Riddle significherà che Harry è riuscito a giungere da te, spero che ne sarei orgoglioso come ne sono io, non incolparti di nulla mio dolce sposo, fu mia la scelta.

Sempre con profondo Amore, la vostra

                                                                                                           Lily Riddle

Con questa pagina si chiudeva il diario di Lily Riddle ed Harry si era maledetto più volte per la sua nascita dopo che aveva scoperto i retroscena e non importava quanto sua madre lo avesse amato, era sua la colpa della sua morte.

“No Harry. La tua nascita vuol dire solo che tua madre ed io ci siamo amati e non è stato tutto un sogno o un’illusione. Quelli che devono pagare per la sua morte sono tra le nostre fila e verranno puniti. Bellatrix per prima. La lascerò a te, come dono per la tua iniziazione quando ti presenterò alla Corte Oscura” disse Tom con gentilezza stringendogli la mano e sorridendogli piano per rassicurarlo, e davvero ciò era tutto quello che Harry aveva bisogno per lasciarsi indietro il suo passato

“Allora sarà un onore combattere al tuo fianco e lasciarmi indietro il fastidioso passato” rispose al sorriso il giovane con una nuova energia che nasceva direttamente dalla fiamma del suo potere

“Celebreremo il rito appena sarai guarito. Fino ad allora nessuno a parte Severus e la famiglia Malfoy sarà a conoscenza del nostro legame. Desidero fare una sorpresa” disse con un ghigno nuovo, di scaltra vittoria e assoluto divertimento. Si alzò lentamente in piedi facendo scomparire la poltrona e stringendo ancora la mano del figlio ritrovato. Gli sguardi sembrarono dirsi mille cose, mille perdono, mille ti voglio bene, mille scuse….ma Tom interruppe quel contatto abbassandosi gentilmente sul ragazzo e dandogli un bacio in fronte, esattamente sulla cicatrice che diciassette anni fa gli procurò egli stesso. Harry chiuse gli occhi gustandosi quel momento, per poi sorridere al mago e lasciargli la mano ma sapendo bene che ora in qualunque momento sarebbe stata tesa e pronta ad essere stretta e dare conforto, perché ora aveva una famiglia, aveva un papà.

“È una gioia averti ritrovato figliolo” disse l’uomo con un’intonazione nuova, più dolce, orgogliosa e con una nota di calore nel fondo

“È una gioia averti ritrovato papà” rispose al medesimo modo Harry sempre sorridente mentre il mago gli posava sul comodino affianco il diario verde e lanciava un solo, breve sguardo al ciondolo prima di dirigersi verso l’uscita. Nagini si fermò solo un altro secondo a salutare con un breve inchino del capo il suo nuovo padrone prima di seguire il Lord che si arrestò giusto un attimo prima di uscire, mano al pomello di ottone che guarniva il prezioso uscio di legno.

“Credo che sia inutile farti preparare una stanza visto il tuo attaccamento al giovane Malfoy” disse senza particolari inflessione, constatando semplicemente l’ovvio, ed Harry non si stupì più di tanto che il padre sapesse il legame che avevano formato lui e Draco, ma anzi gli faceva piacere che lo approvasse.

“Si, suppongo che sia piuttosto inutile!” rispose allora con un ghigno saputo in viso e gli occhi accesi da un lampo di furberia

“Quanto meno vi farò preparare una stanza più grande e lussuosa possibilmente vicino alla mia. Nel caso avessi necessità di parlarti non desidero essere costretto a percorrere chilometri di corridoi solo per raggiungerti” nonostante il tono neutrale e assolutamente tranquillo Harry capì che in realtà il genitore desiderava solo tenerlo d’occhio ora che l’aveva ritrovato, ed infondo al giovane non dispiaceva per niente

“Sono sicuro che Draco apprezzerà, grazie” disse con un tono che sott’intendeva bene che aveva capito le reali motivazioni del padre, infatti Tom aggrottò appena la fronte e socchiuse gli occhi prima di sbuffare

“Ti rimando il tuo compagno allora così potrai dargli la notizia. Oh un’ultima cosa….” il tono inizialmente ironico si ritrasformò di colpo in serio mentre anche lo sguardo tornava di un blu più freddo “Ti consiglio di far leggere il diario al giovane e spiegargli la faccenda. Visto l’evolversi rapido della vostra relazione è meglio chiarire subito i principali punti” Harry annuì altrettanto serio riaccomodandosi meglio tra le coltri e prendendo in mano il quaderno verde, fissandolo per un momento, quasi perso nei suoi pensieri e ricordi

“Lo farò, grazie” disse poi rigido e perfetto entrando senza problemi nella parte di ultimo erede di Salazar Serpeverde e con un ultimo cenno di saluto Tom Riddle lasciò la camera, il cuore ora più leggero di quando c’era entrato e l’animo acquietato sapendo che in ogni caso futuro avrebbe lasciato in buone mani tutto il destino di quella guerra durata anni.

 

Commy Finale: Anche questa storia è giunta al termine e mi lascia nuovamente........ho sempre desiderato tracciarne una su una Harry oscuro e malvagio, e dopo averne lette tante mi sono decisa. Il punto di battaglia è stata la tua Mistress, perché vedere un Harry così votato a Voldemort e alla sua causa mi ha fatto venir in mente un possibile legame di parentela tra i due, e da lì tutto il resto......quindi ancora grazie e complimenti per le tue storie!!!! Vorrei ringraziare tutte le persone che mi hanno commentato fin'ora o che solo leggono, grazie infinite e per HPMG abbiate un po' di pazienza, la storia si sta intricando e io stessa non so dove andare a parare....mi sto distanziando dall'idea iniziale che avevo, ma alla fine è questo il bello di scrivere!!! Un ultimo appunto per Pulcerica: Tom ha gli occhi blu scuro, probabilmente nel scrivere ho fatto i miei soliti pastrocchi!!! A presto con una nuova fic in cantiere......tra un po' la finisco quindi dovrei postarla presto.......Un bacio a tutti, Myriam!

   
 
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