< Pam, ti prego... Non ora > disse con tono angosciato la bionda, mentre vedeva l'amica di sempre terminare l'ampia distanza che le separava con le classiche ampie falcate, prima di sedersi accanto a lei. Pamela Isley era la sua migliore amica ormai da molti anni, e probabilmente l'ultima persona che voleva vedere, in situazioni del genere. Più di una volta aveva visto gli sguardi di odio che Ivy lanciava a Mister J, e più di una volta l'aveva pregata, minacciata, supplicata di lasciarlo perdere, e lei, testarda e innamorata alla follia, aveva sempre fatto di testa sua.
< Io, invece, credo sia il momento migliore... > disse la rossa posando una mano sulle guance bagnate di Harley. L'aveva vista troppe volte con quell'espressione sul viso, e non era mai riuscita a farla smettere. Pamela non aveva mai avuto questi problemi, non si sentiva dipendente da nessun uomo sulla faccia della terra, e forse anche per questo non riusciva a capire come Harl fosse così soggiogata da Joker.
< Per quanto hai intenzione di farti trattare ancora così? > chiese con tono il più tenue possibile, per non urtare ancora di più l'amica. Harley scosse il capo, mentre altre lacrime silenziose le velano gli occhi.
< Non lo so, Red... Proprio non lo so > rispose prendendosi il capo tra le mani, lasciando che tutto il dolore che covava all'interno emergesse, sostenendosi con la presenza di Ivy, che la prese tra le braccia in un abbraccio gentile, quasi materno.
< Avanti Harl, basta piangere... > le sussurrò con tono dolce, accarezzandole i capelli. Forse aveva ragione lei, non era il momento per fare discorsi, non l'avrebbe comunque ascoltata. Entrambe, dopo l'ennesimo tentativo di conquista di Gotham andato male, si ritrovavano ad Arkham per scontare la loro pena, e avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per temprarla. Joker era ancora fuori, a leccarsi le ferite, e non era detto che non le avrebbe raggiunte presto. Ma intanto, quel bastardo, se ne stava fuori a gongolare per il fallimento di Batman, mentre Harley moriva all'interno del penitenziario. In pochi odiavano Batman quanto Ivy, ma in quel momento sperava solo che beccasse quel clown schizzoide e lo prendesse a calci! Lo sfogo di Harley si stava pian piano consumando, lasciandola spossata contro la spalla di Pamela.
< Ora è meglio che ti riposi un po', Harleen... > sussurrò la rossa, adagiando la testa dell'amica lentamente sul cuscino, e osservandola per un istante. Ancora, quante volte l'aveva vista così? Le guance rigate, gli occhi gonfi, il naso rosso e lo sguardo vitreo, spento, di una persona che è morta dentro.
< Grazie, Red... > riuscì a pronunciare Harley con tono stanco, chiudendo appena gli occhi. Poison Ivy non potè non sorridere di fronte alla sua innocenza.
< Non ringraziarmi... Non ho nemmeno iniziato con te > rispose Pam, sorridendole, prima di lasciare la stanza, con la stessa velocità con la quale era entrata. Un sospiro profondo uscì dalle labbra rosee di Harl, che si rese conto solo in quel momento del peso che aveva all'altezza dello stomaco. Si sentiva pesante ed eccessivamente stanca, con un vuoto dentro che nemmeno il sonno poteva guarire, ma non aveva altre soluzioni. Gli occhi erano pesanti, la testa completamente vuota; si lasciò cullare dal sonno, mentre, nell'Asylum, le grida si propagavano sempre più alte. Nessuno si dedicava più a lei, nessuno la pensava più, e lei non pensava più a nessuno. Nessuno, escluso lui...
"...Con i giusti cambiamenti, diventa Harley Quinn." "Sì, come il nome della maschera. Lo so, l'ho già sentito" "E' un nome che fa nascere un sorriso sul mio viso..."
Tre mesi per avere una sessione con lui. I suoi racconti. La storia del padre che lo picchiava. Batman. Mani che si sfiorano. Baci rubati. La paura di essere visti. La voglia sconfinante di tornare da lui dopo essere scappata via. La sua fuga. Il ritorno. Ancora Batman. Passare da Harleen Quinzel ad Harley Quinn. Fuggire insieme. Cercare di conquistare Gotham. I fallimenti. Le botte. Il volo dalla finestra. Tornare da lui. Venire respinta. Umiliata. Usata.