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Autore: V a l y    07/04/2007    8 recensioni
Storia nata da una vecchia fantasia dell'autrice per una coppia fuori dalla norma. Due ragazzi che avendo in comune la stessa causa si ritrovano insieme: il rosso e la cinese. Tengo veramente tanto a questa storia, sarei felicissima se magari mi aiutaste con commenti e consigli *.*
CAPITOLO 30. [Quella mattina, la famosa domenica successiva alla notte di baldoria nel quale le ragazze del passaggio a livello erano andate a trovare i balordi del covo dell’est, non fu niente di tutto questo a svegliare prematuramente Xiaoyu. Non erano stati gli schiamazzi, la musica, lo sferragliamento di nuove casse di liquori che venivano strusciate di peso sulla ghiaia. Fu lo strano, inusuale suono prolungato del clacson di un camion, un rumore assolutamente sconosciuto alla clausura della periferia est da ogni attività urbana.]
EDIT. Al solito ho inserito un'illustrazione fatta da me dopo aver aggiornato la fic. La trovate a inizio capitolo 30!
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hwoarang, Ling Xiaoyu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I ragazzi del blouson noir confondevano la notte con il giorno, perché nella loro particolare inerzia non esisteva nessuna regola temporale. A volte accadeva che proprio a causa di ciò rimandavano sempre più il loro sonno, ritrovandosi allo stesso orario di ogni lavoratore che compiva il suo dovere sociale, in cui la notte era semplicemente notte ed il giorno semplicemente giorno.
E quella era una delle rare volte che la stravagante situazione prendeva vita. Successe quando i due protagonisti, tornando dal ristorante Il Matto, videro una moltitudine di uomini stesi a terra in tutto il territorio Est. Questi non cercarono neppure di scegliersi il posto più comodo su cui dormire, perché Morfeo li aveva presi alla sprovvista.
L’intento di destarli sballottandoli per avere compagnia era stato vano per Xiaoyu, che si arrese subito alla terza persona, Mugen, non riuscendo ad accaparrarsi reazione alcuna - proprio lui, che era quello che le rivolgeva e auspicava attenzioni più di ogni altro. Farfugliando parole scocciate, la cinese raggiunse il materasso delle due grate e si sedette appoggiata alla freddezza del ferro, trovando l’animata compagnia dell’ormai conosciuto abbraccio.
Detestava quelle notti silenziose, perché nella solitudine non riusciva a concentrarsi su niente, a parte gli irritanti ricordi a cui non voleva affatto pensare. Ogni piccolezza che accadeva nella periferia Est era la sua personale distrazione: lo sbraitare del primo compagno ubriaco, le battaglie corpo a corpo, le allusioni volgari del tatuato, persino le parole da serpe che le riservava ogni giorno Hwoarang.
Nelle tenebre della solitudine, quando non aveva sonno, le lacrime le rigavano il volto al ricordo del suo maestro assassinato. La bambina sprofondava il viso nel cuscino per strozzare i singhiozzi e stringeva la federa con i pugni per sfogare la rabbia. E all’arrivo del sole in cielo, stancamente sveglia, non aveva avuto tempo di dormire.
Nelle tenebre dell’insonnia le sarebbe bastata la squallida compagnia del suo peggior nemico, ora seduto vicino a un focolare, il braccio appoggiato sul ginocchio della gamba piegata, la sigaretta in bocca, tre cicche gettate spente altrove. Seppure poco distinto dal bagliore tenue delle fiamme, Xiaoyu identificò subito la figura del suo blouson noir, riconoscendolo nei suoi tipici atteggiamenti di sempre. Lo preferì all’inevitabile pianto solitario.
Tra i due era presente una specie di distanza invisibile che non permetteva di avere alcun contatto se non obbligato. Xiaoyu volle rompere la regola.
Avanzò a gattoni sul grande materasso delle grate affondando le mani e gli stinchi alla sua profonda flessibilità, fino a quando non trovò la durezza del cemento polveroso. In piedi e nel buio, si avvicinò lenta alla luce del fuoco. Nella quasi penombra totale, il rosso l’adocchiò, ma subito fece tornare l’attenzione alla sigaretta.
“Fa un po’ freddo…” si giustificò lei, sedendosi appresso al falò. Lui, per un secondo, le rivolse nuovamente lo sguardo.
“Potevi prenderti una coperta,” le riferì espirando fumo. Presa alla sprovvista, la ragazza sussultò irrigidendo le spalle.
“Quelle rimaste sono tutte sporche,” mentì incerta. Lui neppure l’ascoltò, distratto com’era a osservare il placido gioco di movimenti delle fiamme. Il silenzio creatosi intorno a loro non era mai stato così silenzioso come in quel momento, così quieto che lo scoppiettare aritmico del fuoco sembrava un pandemonio di cannonate. Il vento dispettoso passò attraverso il falò in direzione di Xiaoyu, scaricandole addosso la polvere della legna bruciata. Chiuse gli occhi infastidita, proteggendoli con la mano.
“Se ti dà noia il vento, vieni da questa parte,” le consigliò il coreano col suo solito modo di fare un po' secco.
Xiaoyu percorse il cerchio disegnato dal focolare per potersi mettere dalla parte opposta, ma d'improvviso si bloccò.
“Non sopporto il fumo delle sigarette...” ammise accigliata con una smorfia. Lui le rispose ispirando il suo rotolino di tabacco ed espirando forte in direzione della bambina, sorridendo compiaciuto.
“Quanto ti odio…” gli mormorò la ragazza.
La distanza tra i due che, con molta artificiosità, stava diminuendo sempre più si ripresentò quando Xiaoyu si sedette di nuovo a terra, a tre metri da lui.
“La vuoi una sigaretta?” le domandò arridendo il blouson noir come una volpe. Quando si appropinquò con il pacchetto, lei si allontanò ulteriormente.
“La vuoi una manata in faccia?” rispose a tono la cinese, mettendo bene in mostra il suo pugno destro. Hwoarang smise per un attimo quel fastidioso gioco, e certo non per le minacce della ragazza... solo per il semplice fatto che aveva terminato di fumare l'ennesima cicca e voleva trarne un’altra dal pacchetto nei pantaloni. A dire la verità, il suo corpo si sentiva già appagato di nicotina, non ne sentiva un bisogno vero e proprio; voleva fumarsi un'altra sigaretta per il gusto vedere la sua piccola bambina innervosirsi tanto per un po’ di fumo.
Ma quando aprì il pacchetto, si accorse che le sigarette erano terminate.
Si lasciò sfuggire dalle labbra un indecoroso merda, e, dopo aver gettato il piccolo contenitore il più lontano possibile, si distese a terra con le braccia sotto la testa. Xiaoyu, accortasi di ogni mossa, si appropinquò al ragazzo con il braccio rivolto all’indietro in un pugno.
“Sta arrivando il pugno della vendetta…” sussurrò malefica. Senza fumo da ostacolo, sarebbe finalmente riuscita a mettere in atto la sua rivincita.
“Smettila, sei l'unica che non fuma, qui,” affermò lui per nulla intimorito. “Ed io so anche perché: perché sei…”
“Una bambina…” sbuffò annoiata Xiaoyu, terminando la frase al posto del rosso. Perdendo la voglia di prenderlo a cazzotti, si coricò anche lei come Hwoarang, rannicchiandosi su di un lato e dandogli la schiena.
Non esiste distanza, anche se apparentemente vicina, lontana come quella di una schiena rivolta a una persona.
Non avendo da che fare Xiaoyu agiva d’impulso, trascorrendo il tempo giocando con le pietre polverose, sporcandosi le dita bianche di pece di strada. Lo strofinio era accompagnato dal rumore di cuoio che il blouson noir emetteva agitando ritmicamente il suo stivale sul ginocchio in su e in giù. I due, consapevoli l’uno della veglia dell’altra, non avevano alcuna intenzione di richiamare l'attenzione.
Fu così che la bambina passò la sua silenziosa mezz’ora sporcandosi il palmo intero della mano. Il fuoco stava spegnendosi e lei, da un momento all’altro, si sarebbe spostata per coricarsi in un altro luogo.
Sarebbe certamente accaduto se un imprevisto non avesse alterato la situazione. Talvolta, può essere sufficiente qualcosa di talmente piccolo da somigliare ad un aracnide…
La ragazza spostò il suo sguardo dalla mano alla terra e vide, all’altezza del suo stomaco, un ragnetto giallo e raggrinzito.
“Che schifooo!” strillò a gran voce, balzando in aria di colpo e iniziando a saltellare con la vana speranza di poter fuggire a quella bestia minuta o calpestarla, aggiungendo versi di spavento e imprecazioni troppo forti da scrivere, imparate da poco da quella zotica parlata del clan della periferia Est. Se già sembrava forte lo scoppiettare del fuoco in confronto a quel calmo silenzio, figuratevi quanto potevano essere assordanti le sue urla deliranti. Il blouson noir, difatti, sobbalzò spaventato, portandosi una mano all’altezza del cuore per constatare che fosse ancora funzionante.
“Tu sei pazza,” ritenne col fiato sommesso e il battito cardiaco ancora alle stelle.
“C’è un ragno!” schiamazzò lei col viso paonazzo.
“E’ solo un ragno,” constatò con semplicità il ragazzo. “Ne avrai avuti intorno una decina quando eri sdraiata.”
Quella rivelazione la portò alla pazzia più totale e le fece cominciare un ballo senza musica atto a scacciare ragni invisibili da sotto i vestiti. Con un'assurdità inquantificabile, Xiaoyu agguantò il primo aggeggio che adocchiò e iniziò a cercare la malefica bestia al fine di abbatterla, senza smettere un attimo di muoversi. L’arnese che afferrò in mano fu niente di meno che una bottiglia di spumante non ancora stappata.
“Non agitarla così!” esclamò gravemente Hwoarang, invano, perché il tappo sfuggì e il liquido schizzò feroce a causa della pressione e per grazia del coreano proprio in direzione sua…
Il ragazzo era stato infradiciato dalla testa ai piedi, aveva i capelli che ricadevano bagnati su tutto il viso lasciando intravedere sulle labbra soltanto una smorfia di stizza.
Riprendendosi dal delirio che l’aveva pervasa, tornata alla sua sanità mentale, la giovane non poté non lasciarsi sfuggire uno sconveniente quanto ragionevole riso a crepapelle.
“Sembri... uno di quei cani... i bobtail…” mormorava tra un singhiozzo e l’altro Xiaoyu.
Calmatasi dagli sghignazzi, si mise sull’attenti alla controffensiva del rosso, ma questi non proferì parola. Con una mano scostò i ciuffi dalla fronte, snebbiando la vista, e guardò la bambina con una luce meno impetuosa del solito. Non le stava indirizzando le consuete occhiate di disprezzo, di derisione o di beffa, anzi, alla cinese parve quasi, nel bagliore soffocato del fuoco ormai spento, che il blouson noir le stesse posando uno sguardo intenerito.
Ma fu fugace come un lampo, e subito era tornato a esaminare il falò.
“Aiutami ad accendere il fuoco, si sta spegnendo,” disse soltanto, già accucciato a raccogliere alcuni scatoloni riciclati da qualche fabbrica. Lei annuì molto in ritardo, osservando di soppiatto il rosso con aria interrogativa mentre gettava la legna nel fuoco.
“Be', che ti prende?” domandò genuinamente Xiaoyu, confusa e allarmata. “Ti ho praticamente bagnato di spumante!”
Hwoarang non disse niente, e la ragazza, non ricevendo risposta, tornò alle sue faccende.
Alcuni comportamenti sono così discordanti col nostro essere che riescono a meravigliare persino noi stessi. Certi avvengono a nostra stessa insaputa, così come era successo al blouson noir, che, distaccato e scontroso qual era, non era riuscito a frenare un sorriso tenero per la sua compagna. Questi impulsi non li aveva quasi mai, prevedeva e calcolava sempre tutto ciò da dire e da fare con arguzia e razionalità, senza lasciarsi mai andare. Ma se non era riuscito a controllarsi era solo perché era rimasto sorpreso nel vedere ridere di gusto la sua compagna. Non era una novità, la piccola Ling era sempre stata una ragazza dall'indole solare, ma la notte, quando andava a coricarsi, Hwoarang sapeva come la tristezza riuscisse a impadronirsi di lei.
Conosceva la verità. Talvolta gli capitava di gironzolare per il clan in cerca di un sorso di liquore per poi cogliere involontariamente la bambina soffocare singhiozzi nel cuscino. Quelle notti, lui restava appoggiato alla parete opposta con aria affranta, nascosto per mancanza di coraggio, vicino per poterla accudire segretamente. Sorseggiava il liquore con l'intenzione di dimenticare, anche se solo apparentemente, la tristezza insieme a lei.
“Bambina, hai praticamente sprecato una bottiglia che io definisco nettare degli Dei...” sentenziò, tutto d'un tratto, Hwoarang alle spalle della compagnia. Xiaoyu si voltò per rispondergli, ma si trattenne nel farlo quando gli rivide il viso coperto dai capelli bagnati, volutamente risistemati a quel modo. “Due o tre gatti randagi potranno bastarmi, per farmi dimenticare l'accaduto...”
La bambina rise, un riso genuino, sentito, tanto forte che il suo stomaco doleva da quanto si contraeva. Sul viso del coreano si ripresentò quella precedente dolcezza sottile e un po' fugace, ma la cinese non se ne avvide, sia perché invasa dalle risa, sia perché i capelli ramati del suo capo celavano quasi tutto il viso.
"A volte fa bene ridere un po', soprattutto se ce la passiamo male," disse il blouson noir. Xiaoyu soffocò le risate e lo fissò con aria interrogativa. “Perciò non piangere più...” soggiunse dopo qualche secondo di silenzio Hwoarang, con una spontaneità che quasi lo spaventò.
Ling spalancò gli occhi meravigliata da quella atipica affermazione piena di gentilezza e apprensione. Accortosi di ciò, il blouson noir imprecò qualcosa tra i denti, si grattò la testa, fece una smorfia e, di nuovo, si sistemò i capelli in avanti, facendo ancora una volta e inevitabilmente ridere la cinese. Rideva a voce così alta che dovette tapparsi la bocca con le mani per attutire le risate, così intensamente che le uscirono le lacrime dagli occhi. Singhiozzava talmente tanto che per la vergogna si coprì tutto il volto. Era così sottile il confine tra gioia e dolore che la bambina, senza rendersene conto, fu invasa da una nostalgia inspiegabile. Le lacrime di gioia si mutarono in un pianto straziante, ma comunque più dolce rispetto a quelli solitari della notte. Il coreano la guardava senza dire una parola, aspettando che fosse lei la prima a parlare.
“E' che a volte mi manca da morire...” confidò Xiaoyu tra i suoi singhiozzi. “Lui era come un padre per me... gli volevo bene come un padre...”
Solo allora lui capì chi dei due era veramente coraggioso.
Rimaneva accasciata sulla terra sporca, noncurante dei vestiti ormai imbrattati di polvere, e il blouson noir la consolava senza dire né fare niente, semplicemente restandole a fianco. L'accudì in silenzio fino al mattino.

Xiaoyu aveva finito di piangere da molto, ormai, e i due continuavano indaffarati la faccenda del falò che sembrava non voler più tornare nella sua forma fiammeggiante. La legna era disposta a strati e da essa usciva solo una sottile scia di fumo.
La cinese si sentiva meglio, addirittura di più di quando rideva con gli altri per soffocare la malinconia. Aveva compreso che seppure zotico, scorbutico e in apparenza menefreghista, al blouson noir poteva confidare la sua totale fiducia. Mentre il legno cominciava un po' ad ardere, la bambina gli raccontò della sua infanzia con Wang, dei momenti più significativi, del dì in cui si erano conosciuti e in cui litigarono per la prima volta, di quel natale trascorso in una casa di legno con il tetto pieno di neve. Fu da allora che la distanza che li divideva cessò di esistere. Accadde concretamente quando i ragazzi della periferia Est, nel destarsi, si appropinquarono intorno al falò e videro il blouson noir e la bambina addormentati l'uno di fianco all'altra, lui con il braccio disteso per terra, lei con la testa poggiata su di esso.
Era da tanto che Xiaoyu non dormiva così beatamente.























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Tanto per non ripetermi lo dirò una volta per tutte: quando per aggiornare ci metto un mese e più significa che il mio pc è andato momentaneamente a pezzi! xD
Speriamo che stavolta duri a lungo... incrociamo le dita!
@Tifa: Il quoziente di intelligenza di Paul e di Hwoarang, messo insieme, forse raggiunge quello di un primate! x°D Ancora non si è detto nulla riguardo al vestito, ma tra un po' si vedrà! **
P.S. W Forest Gump! xD
@annasukasuperfans: Grazie grazie grazie grazie e ancora grazieeee *O* Law non ti deluderà! ;D
@Chiaras: Di nuovo grazie grazie grazie grazie e ancora grazieeee ^*^ Alla fin fine... dopo ben 14 capitoli... è riuscito ad affezionarcisi! xD (Ma sotto sotto, lo era già da prima ancora... >D)
@Silver Princess: Graccie... ç*ç Cielo... quante volte l'avrò detto?! xD
@Shuriken: "aww quei due sono perfetti insieme"
Cielo, mi fai sbavare... dillo ancora *çççççç*
@Miss Trent: Ho ben reso il rapporto un po' idiota tra Law e Paul! xD Non so perché ma ho come la sensazione di saper rendere solo rapporti idioti xDDDDD Son felicissima di aver fatto anche ridere: alla fine miro anche all'umorismo >//< Grazie ammora ^*^

Ho contato i grazie che ho scritto in questo spazio e sono dodici :P Ma lo stesso non bastano per loro... e ringrazio anche voi lettori che mi seguite! GRAZIAS!


  
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