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Autore: taemotional    24/09/2012    0 recensioni
[JongTae] [Deathfic]
" La lealtà e l’osservanza delle regole conducono all’Armonia cosmica, sii fedele e la strada per la Salvezza si aprirà al tuo passaggio.”
[...] “Smettetela di sperare!” gridò ridendo, “Questo è il paradiso miei cari! Non è forse come ve lo descrivevano tra i vivi?”
Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Taemin
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Commento: Eccomi col secondo e penultimo capitolo. Ebbene sì, è così corta xD Il fatto è che questa fanfic è stato un esperimento... ho sempre voluto scrivere qualcosa di fantasy (e anche la mia primissima ff lo era in un certo senso) ma mi sono anche resa conto che non è affatto facile. Creare un mondo dal nulla (o da poche informazioni già radicate nell'immaginario collettivo) non è stata un'impresa facile. Rielaborare poi queste poche informazioni in una maniera così strana mi ha fuso il cervello xD Le descrizioni poi... lasciamo perdere, non sono capace xD
Voglio ringraziare anche altre persone che non ho nominato nel primo capitolo. 
Vittoria in primis perché il tuo giudizio mi è stato molto d’aiuto (essendo esterna allo slash e preferendo storie di questo genere ^^ anche se poi il tuo ultimo consiglio l’ho ignorato xD) e subito dopo Saiki (Perché scrivi fanfic fantasy e anche a te piace lo slash xD). Grazie anche a chi sta seguendo la storia postata e a Life-Writer di Deviantart per avermi concesso di utilizzare la sua fanart di “Supernatural” per il banner iniziale!! ^o^ 
Detto questo, buona lettura ^^ 


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Il secondo giorno Taemin trovò il prigioniero senza maglia, impegnato a fare piegamenti sul pavimento.
Si avvicinò e gli fissò la schiena scoperta. Due cicatrici parallele gli percorrevano le scapole umide di sudore. Per la prima volta da quando si trovava in Paradiso si domandò quale potesse essere la causa per la perdita delle ali. Sbatté leggermente le proprie e una piuma si staccò, dondolando fino a raggiungere terra.
“Sei qui anche oggi?” domandò Jonghyun avendo avvertito quello spostamento d’aria.
“Rimettiti la maglia, sei osceno” commentò Taemin sedendosi sullo sgabello. Quindi incrociò le gambe e lo fissò.
Jonghyun completò la serie di piegamenti e cadde stremato sul terreno. Dopo qualche secondo si rialzò lentamente e afferrò la maglia da terra. Se la rimise con un ghigno stampato sul volto.
“Sono contento che sei venuto solo per me. Di’ che ti è piaciuto quello che hai visto”
Taemin sbuffò, “Ho visto solamente un pezzente baciare il terreno ripetutamente”
“Hey!” esclamò Jonghyun irritato, “Non lo bacio mica il terreno!”
“Come ti pare, ma stai sprecando le tue energie. Vuoi così tanto salire di sopra?”
 Jonghyun fece spallucce e controllò lo stato dei suoi bicipiti.
“Insomma, non vuoi dirmi perché sei qui?”
“Ti hanno affidato a me, devo sorvegliarti” rispose semplicemente Taemin, dondolando svogliatamente la gamba accavallata.
Jonghyun alzò gli occhi dall’ispezione del proprio stato muscolare e guardò oltre il vetro, verso il punto in cui sedeva l’altro.
“Che vuoi?”
“Volevo chiederti... cos’è un proiettile?”
“Come scusa?”
“Hai detto che sono morto a causa di un proiettile... credevo di aver capito, ma non ne sono molto sicuro”
Taemin aggrottò le sopracciglia.
“Un proiettile è... un proiettile”
“Sì, okay, ma com’è fatto? Si vede? O è una malattia incurabile? O cosa?”
“Senti la smetti di fare domande strane?” sbottò Taemin alzandosi in piedi, “Mi hanno detto che sei morto per un proiettile, fine della questione. Cosa ti importa tanto?”
“Voglio saperlo! E poi, io non metterei mai un mingherlino come te a fare da guardia a uno come me. Insomma, guarda che muscoli!”
Taemin scoppiò a ridere, “Qui è tutto diverso, la forza non si misura con i muscoli. Qui vince chi ha più tempo, mio caro”
“Allora vieni qui e affrontami, mister immortale, vediamo chi ne esce integro. Avanti”
“Non riuscirai a provocarmi. Sono talmente annoiato che potrei sopportarti tutta la notte”
Jonghyun arricciò le labbra, “Quindi non verrai a divertirti con me?” poi guardò fuori da una piccola finestra. La luce sembrava diversa. Probabilmente anche in Paradiso esisteva l’alternarsi del giorno e della notte.
“Okay” continuò Jonghyun cambiando discorso, “Come funziona il tempo qui?”
Taemin tornò a guardarlo incuriosito.
“Sei davvero il primo prigioniero di questa stanza che non se ne sta zitto in un angolino a piangersi addosso”
“Se tanto prima o poi saliamo tutti...”
“Già...” rifletté Taemin, “Sono tutte ipotesi, comunque. Ci dicono che c’è l’Inferno... ma poi che ne sai? È come quando da vivo ti dicono che esiste il Paradiso. Io non ci credevo, o per lo meno, lo credevo diverso da questo” dette queste parole, un brivido congelato corse lungo la sua schiena. Sussultò.
“Che c’è’?”
“Non possiamo parlare di questo” rispose Taemin come fosse una frase preregistrata, “Non si può dire una cosa simile. È inaccettabile, contro le regole”
“Non puoi dirmi nemmeno niente sul tempo allora?”
Taemin sembrò rilassarsi leggermente.
“Del tempo... credo che posso parlarne...” scavò ancora un altro po’ nella sua mente alla ricerca di qualche norma che lo vietasse ma non trovò nulla.
“Il tempo” iniziò alzandosi in piedi, “Scorre in maniera diversa. Un secondo sulla Terra corrisponde a cento anni qui. Il tempo è dilatato. Altrimenti il Paradiso entrerebbe nel caos... Dato che ci sono così tante morti ogni secondo, se non fosse così, come credi che potremmo occuparcene adeguatamente?”
“Eh?”
“In poche parole...” spiegò ancora Taemin percorrendo la stanza a grandi falcate, “Quelli morti un secondo dopo di te arriveranno qui tra cento anni. Capisci? E noi speriamo che per quel momento la maggior parte di voi se ne sia già andata. Non c’è più posto nel carcere. Ma perché vi comportate male? Eh?”
“E io che ne so! Non mi ricordo nemmeno cosa ho fatto per meritarmi questa stanza di vetro... comunque, da quanto tempo sei qui?”
“Da seicento anni”
“Quindi... sei morto sei secondi prima di me?”
“Così sembrerebbe...”
“Woooow, non pensi anche te che questo sia buffo?”
“No, per niente”
“Dai, siamo morti quasi nello stesso istante, sarà il destino che ci ha fatti incontrare di nuovo anche dopo la morte?”
“Che vai blaterando? Non si può parlare nemmeno di questo”
Jonghyun scoppiò a ridere, “Che razza di Paradiso è mai questo?”
“Non puoi parlare di destino, né di superstizioni, né di quegli sciocchi sentimenti che invadono la Terra. Non puoi provare sentimenti qui, capito? Liberatene subito. Ogni cosa è regolata dal Flusso Vitale Cosmico, tutto il resto è eccedenza”
Jonghyun rimase ammutolito di fronte a quel secondo mutamento nell’espressività di Taemin.
“Okay, calmati... cercavo solo di parlare di qualcosa che ti distraesse”
“Perché dovrebbe importarti del mio stato d’animo?”
“Infatti non è mica perché provo simpatia per te. Non provo nessun sentimento, proprio niente. Gelo totale”
A Taemin sfuggì un sorriso, che venne repentinamente nascosto dietro un’ala. Si era voltato.
Uscì dalla stanza senza aggiungere altro.
 

***

 

“Dato che io non ce l’ho... mi fai toccare le tue ali?”
Taemin lo guardò sgranando gli occhi.
“Non ci sarebbe umiliazione più grande”
“Eddai!”
“Smettila!”
“Ti prego, ti prego, ti prego! Se me lo permetti... io... mi rimetto la maglia! Che ne dici?”
Taemin lo guardò di traverso, quindi, con lentezza, si avvicinò alla porta sbarrata della cella.
“Se provi a tirarmi una piuma ti ammazzo”
Jonghyun si avvicinò sorridente e allungò subito un braccio oltre le sbarre.
“Ora basta” sbottò Taemin dopo nemmeno un secondo, allontanandosi di colpo, “Hai le dita ruvide”
“Ti faceva solletico? Quindi ci sono nervi anche sulle ali?”
“Senti, siamo in Paradiso. Non esistono cose come i nervi”
Jonghyun concordò con lui e si rimise la maglia.
“Ma non avete niente di meglio in dotazione? Questi stracci sono orrendi”
“Taci”
 

***

 

“Ti ricordi cosa pensavi da vivo?”
“Ogni tanto qualcosa ritorna... ma non si può sapere il perché siamo morti. Il primo comandamento lo vieta”
“Ma sapevi che io sono morto a causa di un... proiettile - si dice così? - il giorno del solstizio d’estate”
“Sappiamo solo cosa ci uccide”
“Cosa ti ha ucciso quindi?”
“Io? Qualcosa di appuntito e piatto... come una spada” sul volto di Taemin comparve l’ombra di un dubbio. Un dubbio che si era riproposto più volte nella sua testa in quel periodo, e che apriva la strada ad una contraddizione.
“Oooh, so cos’è una spada”
“Lo so anche io...” commentò Taemin, quindi guardò oltre il vetro, nella sua direzione. Perché sapeva cosa fosse una spada, mentre di proiettili non ne aveva mai sentito parlare? Certo, col tempo le anime in Paradiso si perfezionano al punto da rimuovere tutto l’eccesso... però perché il concetto di spada era ancora vivo nella sua testa, mentre quello di proiettile era svanito chissà dove? Continuò a scrutare il corpo dell’altro senza rendersene conto.
“E rimettiti quella maledetta maglia”
 

***

 

Taemin percorreva veloce un corridoio, se possibile, ancora più stretto di quella dell’ala speciale. Talmente angusto che doveva ripiegare le sue ali del tutto.
Dopo l’arrivo di quel nuovo prigioniero la sua mente aveva iniziato a lavorare in maniera diversa, o forse aveva iniziato a lavorare e basta. Non pensare, recitava il terzo comandamento del Codice. Stava disubbidendo. Non provare sentimenti, era il quarto.
Non era stata una sua intenzione volontaria quella, ma non aveva potuto fare a meno di lasciarsi trasportare da un pensiero, anzi, da una piccola quanto fastidiosa domanda che gli era sorta nel cervello. Dopotutto, se pensava, non lo avrebbe saputo nessuno, no? È una cosa che rimane dentro di te. Il pensiero, così come le emozioni, sono solo parole invisibili.
Arrivò di fronte a un enorme portone scuro. Il legno era intagliato in un bassorilievo che raffigurava un enorme angelo nel pieno della sua potenza.
Il Custode delle Chiavi ha tutte le risposte, recitava l’ultimo comandamento, la saggezza risiede nella Sua luce.
Da quando era venuto a conoscenza del Codice, Taemin andava spesso a trovare il Custode delle Chiavi, interrogandolo e riflettendo su tutte le questioni di carattere umano che gli venivano in testa. Ecco, allora aveva già pensato in precedenza. Ma forse pensare riguardo la Terra e gli umani non contava. Al contrario, porsi domande sulla veridicità della parola di un superiore poteva creare qualche problema.
Spinse con forza l’anta d’ingresso ed entrò nella Sala delle Chiavi. L’angelo più saggio del Paradiso lo aspettava sorridente sul suo trono di rovi. Quella, più che una stanza sembrava davvero una grotta naturale, scavata incessantemente da un fiume il cui scorrere era ancora udibile attraverso la roccia delle pareti.
“Buonasera” lo salutò Taemin con un inchino. Le ali frusciarono a terra.
“Taemin, era parecchio che non ci venivi a trovare. Quasi cinquant’anni” commentò il Custode, mentre i lembi del suo kimono presero a galleggiare in aria come mossi da un vento invisibile.
“Sono desolato”
“Sentiamo che la tua mente è cambiata. Cosa ti turba?”
“Avrei un dubbio da porVi. Ma ho paura di esporlo. Perché se si venisse a sapere rischierei le ali”
“È così pericoloso?”
“Lo è”
“Mio caro, questa conversazione non lascerà le mura della stanza”
Taemin, che era rimasto tutto il tempo con la testa inchinata, la alzò. Si avvicinò ancora un po’ al trono del Custode e si sedette su un rialzo del terreno. Quindi prese fiato.
“La Vostra sapienza è tanta, Voi vedete nel passato, nel presente e conoscete ogni singolo mutamento del futuro. So che sono molti gli angeli minori che vengono a chiederVi consiglio”
Il Custode sorrise, “Mai quanto hai fatto tu nella tua permanenza in Cielo”
Taemin chinò leggermente il capo arrossando.
“Vai avanti”
“È una domanda strana ma... un prigioniero... è stato ucciso da un proiettile. Eppure io non so cosa sia. Sapete spiegarmelo?”
Il Custode respirò profondamente.
“In tempi futuri, quando l’umanità inizierà a sperimentare nuove tecniche per uccidere, troverà il modo per farlo restando il più lontano possibile dal proprio nemico, evitando il corpo a corpo...”
Il capo di Taemin ebbe un tic e un’immagine in movimento gli attraversò la mente. Cos’è? Una battaglia. Sento dei fischi, qualcuno ha dato il via al combattimento e anche il mio cavallo si porta subito avanti. Dietro di me c’è tutta la mia armata, mentre davanti... beh, davanti c’è il nemico straniero. Guardo al mio fianco...
“Quindi...” continuò il Custode, “...verrà inventata la polvere da sparo. Il cannone e i fucili saranno le prime armi. Una pallottola è ciò che viene sparato dalla canna di questi oggetti”
Al mio fianco... c’è solo la nuda roccia. Vedo un piccolo ruscello sgorgare silenzioso dal buio e scomparire in un’altra fessura sottostante. Torno a guardare il Custode. Era soddisfatto della risposta che mi aveva dato o quell’espressione beata nasceva a causa di qualcos’altro? Mi aveva letto la mente e aveva visto quello che il mio cervello si era deciso di riportare a galla? Potevo chiederlo... chiedergli cosa fosse successo quel giorno, come fossi morto... i morti non possono assolutamente conoscere la vita. Sapere è staccarsi dal Flusso Cosmico. Ignoranza e ubbidienza sono la Via. Il primo comandamento mi apparve davanti agli occhi a lettere infuocate. Stavo andando troppo oltre.
Scossi la testa e guardai verso il Custode.
“Ecco” mi feci coraggio e tornai alla domanda di partenza, “Questo prigioniero è morto a causa di un proiettile. Ma sulla Terra non è ancora stata inventata la polvere da sparo”
“Questa non è una domanda, ma una giusta constatazione. Sentiamo che, invece, tu hai una domanda”
“Avete ragione. La domanda è questa: è possibile per un angelo superiore dire il falso?”
Il Custode inclinò il capo con lentezza. Le sue ali si mossero appena ma Taemin avvertì distintamente la sua Luce invadere con corposità le proprie membra, e trapassarle con la facilità con cui si recide un filo d’erba. Si strinse nelle spalle e chiuse gli occhi, pronto alla punizione.
Non recitare il falso, è scritto nel Codice degli antichi come secondo comandamento” disse il Custode con calma, “Se un superiore pronuncia volontariamente il falso è punibile tanto quanto lo è il prigioniero più infimo”
Taemin osò riaprire gli occhi e guardare verso il suo volto, ma lo trovò pacato e sorridente come al solito.
“Posso...” continuò con voce tremante.
“Chiedere ancora? Ma certo, figliolo”
“Ecco, se un superiore Vi chiedesse un Oracolo, se pur Voi sapete bene che questo porterebbe a infrangere il Codice, perché Voi conoscete bene il futuro... ecco, Voi... Voi lo concedereste lo stesso?”
“Taemin, noi siamo un angelo. Ma non un comune angelo. Non siamo né benevoli, né maligni. Rispondiamo solo alle domande che ci vengono poste senza dar giudizio alcuno. Sta negli angeli decidere come usare la conoscenza che vi concediamo”
Taemin annuì con un profondo inchino.
“Sento che hai un’ultima domanda da porci per alleviare la tua mente”
“Un’ultima...”
“Dicci, parla pure”
“Voi credete che i comandamenti degli antichi siano tutti giusti?”
“Noi crediamo che tu stai infrangendo buona parte del Codice. Ma non siamo noi a giudicare. Noi non giudichiamo, né il Codice né il tuo comportamento. La conoscenza non è giusta o sbagliata. È il suo metterla in pratica che può condurre all’Inferno. Ma decidere questo è compito del Custode della Bilancia”
Taemin, che alla prima frase si era irrigidito più della pietra che li circondava, tornò a respirare.
“Figliolo” lo chiamò ancora una volta il Custode, mentre l’angelo si alzava, “Vediamo che tornerai a trovarci molto presto a causa del caos”
“Caos?”
“Non lo sai... che il battito d’ali di una farfalla, seppur così insignificante, ha ripercussioni sull’intero cosmo?”
“Non...”
“Vai ora, e preoccupati solo dei tuoi attuali dubbi” concluse il Custode e Taemin, sebbene aggrottò le sopracciglia, fece come gli era stato detto. Il Custode lo congedò con uno dei suoi soliti sorrisi, e Taemin uscì dalla stanza con la mente ancora più scombussolata di prima.

 

***

 

“Senti, come faccio a farti sciogliere un po’ se sono dentro questa scatola di vetro?”
“Ma che vuoi?” borbottò Taemin. Se ne stava seduto con la schiena appoggiata alla cella e Jonghyun, dall’altro lato si era accucciato poggiando la schiena nello stesso punto.
“Mi fai pena, tutti questi anni bloccato in questo limbo paradisiaco” e mimò delle virgolette con le dita, “...senza nemmeno divertirti un po’”
“Non ce n’è bisogno...”
Jonghyun ci pensò su un po’ e molleggiò sulle caviglie.
“Sai? Gli altri prigionieri stanno organizzando una rivolta”
“Eh!?” Taemin si voltò di colpo.
“I prigionieri agiati dell’Ala Nascosta si vogliono ribellare” continuò Jonghyun rimanendo di schiena.
“E tu che ne sai”
“Un prigioniero trova sempre il modo per farlo sapere agli altri, per cercare appoggio, no?”
“Nessuno si è mai ribellato prima d’ora”
“Lo sai per esperienza o per sentito dire?”
“Per... entrambi”
“Beh, significa che qualcosa sta cambiando, no?”

 

Il battito d’ali di una farfalla può generare il caos.

 

“Ma tu perché me lo stai dicendo?”
“Sei annoiato, volevo darti qualcosa da fare. Tipo... scoprire chi la sta organizzando, o trovare un modo per fermarla”
“Mi basta avvertire i miei superiori, a quel punto faranno tutto loro”
“Non mi sembri il tipo da lasciar fare agli altri”
“Ma tanto cosa mi importa... tu piuttosto, parteciperai?”
“Non importa nemmeno a me” commentò Jonghyun, voltandosi per guardarlo in volto. Erano a meno di un metro di distanza, con solo quel vetro a separarli, “Mi resta più poco tempo”
“Che ne sai?”
“Lo sento... mi sento diverso da quando sono appena arrivato. A proposito, quanto tempo è passato?”
Taemin aggrottò la fronte, “Non lo so... non tengo conto del tempo. Misuro solo i secoli che passano con le ondate di prigionieri”
“Quiiindi... non farai nulla... i tuoi superiori non dovrebbe fidarsi di te”
La lealtà e l’osservanza delle regole conducono all’Armonia cosmica, era il penultimo comandamento, sii fedele e la strada per la Salvezza si aprirà al tuo passaggio.
“Da quando sei arrivato sto infrangendo tutti i divieti imposti dal Codice, uno dietro l’altro”
Jonghyun sorrise e portò le mani dietro la testa.

 

***

 

“Uffa” si lamentò Jonghyun mentre era intento a fare i suoi soliti piegamenti su una mano, “Ma quindi devo vedere il tuo brutto muso tutti i giorni?”
Taemin rise, “Fino alla fine dei tuoi giorni”
Jonghyun asciugò il sudore della fronte e si sedette a terra, “Sono serio, che devi fare qui ogni giorno?”
I prigionieri della stanza speciale devono essere educati, poiché più inclini al male
“Cos’è? Un altro comandamento?”
“Sì. Il sesto”
“Wow, mi sento speciale. E perché allora non mi stai educando?”
“Perché non ho voglia. Preferisco guardarti come si guardano gli animali e studiare il tuo strano comportamento”
“Qui lo strano sei tu” commentò Jonghyun grattandosi i capelli umidi, “E poi gli animali non dovrebbero stare nelle gabbie”
“Vuoi uscire?”
“Mi farai uscire?”
“Non ci penso proprio...”
Jonghyun rise roteando gli occhi.
“...entrerò io” concluse allora Taemin con serietà, e si alzò dallo sgabello. Quindi si avvicinò alla porta della cella e cercò le chiavi nel mazzo che teneva legato alla cintura della divisa chiara.
“Scherzi” mormorò Jonghyun. “No, non scherzi!” esclamò poi, quando Taemin fu ormai entrato. Si richiuse la porta alle spalle e prese a stiracchiarsi. Attraversò quel limite invalicabile e Jonghyun avvertì uno strano impulso. Mosse un passo in avanti.
“Uh, non ero mai entrato in una cella. Certo che deve fare davvero un brutto effetto risvegliarsi qua dentro”
Jonghyun, senza poter opporsi a quel flusso che lo muoveva, si avvicinò lentamente.

 

“Jonghyun, vero? Benvenuto, aspettavamo il tuo arrivo da molti secoli”
“Chi sei?”
“Un angelo superiore, rivolgiti a me con rispetto”

 
Taemin lo osservò muoversi con circospezione, proprio come si comporterebbe una pantera se il nemico entrasse nel proprio territorio.  
 

“Il tuo carceriere ti ha già insegnato tutte le regole di questo Paradiso?”
“Qualcosa mi ha detto...”
“Sembra proprio che si stia affezionando a te, non è così?”

 

Nei suoi occhi si leggeva qualcosa di diverso, come se fossero di nuovo dotati di quella luce che anima lo sguardo dei vivi. Erano vicini, Jonghyun alzò un bracciò verso il collo dell’altro.

 

“Non ti ha detto, per caso, che si può allungare il proprio tempo in paradiso?”
“E come?”
“È semplice, se si uccide un angelo, si rubano le sue ali, e quindi anche il suo tempo”

 

Con uno scatto Taemin venne sbattuto contro il vetro della cella. La presa di Jonghyun sul suo collo era salda e gli stava lentamente togliendo il respiro.

 

“Sai, è buffo, ma in questo Paradiso un angelo può morire con le stesse modalità con cui muore un umano. Sei appena arrivato, ti ricorderai bene come si uccide, vero?”
“Perché mi stai dicendo questo?”
“Chi lo sa? Per seguire il tuo destino, forse? È tutto un ciclo, mio caro, riprenditi ciò che ti è stato rubato”

 

Taemin boccheggiava, portò le mani su quelle dell’altro e strinse forte. Jonghyun sentiva il suo cuore pulsante sotto le dita. Avvertì distintamente lo scorrere del sangue e i battiti regolari contro i propri polpastrelli. Erano entrambi vivi, Jonghyun gli tappava la ferita del collo per evitare che perdesse troppo sangue. Il viso di Taemin era calmo, così pacato da mandarlo in bestia. Reagisci! Non morire! La battaglia infuriava attorno a loro. Come potevano continuare così? Il loro signore stava morendo... stava morendo e nessuno se n’era accorto. Aiutatemi! Il respiro si faceva pesante. Vi prego, basta... non poteva sopportare una seconda volta quelle sensazioni... il suo cuore non avrebbe retto... una presenza alle spalle lo costrinse a voltarsi. Un soldato sguainava la spada.
Spaventato, sgranò gli occhi e mollò di colpo la presa. Non c’era alcun flusso sotto le proprie dita.
Balbettò indietreggiando, mentre Taemin si afflosciava a terra tossendo.
“Allora lo sai...” ansimò con un mezzo sorriso, qualcuno gli aveva parlato dei comandamenti proibiti, non c’era alternativa, “V-vuoi... le mie ali così tanto?”
“Perché sei entrato?!”
“Sono già morto una volta... non mi spaventi”
Jonghyun si appoggiò al vetro della parete opposta e cercò di tornare in sé sbattendo ripetutamente le palpebre.
“Scusami, io... io non sono un assassino. Non so cosa abbia mosso il mio corpo...”
“La nostra natura cambia in questo Paradiso” commentò Taemin, “Le anime qui finalmente si uniscono al Flusso Cosmico. Forse il tuo destino è quello di mandarmi all’Inferno. Cosa ti ha fermato?”
Jonghyun mise le mani avanti, “Io non ci sto capendo nulla, voglio un po’ di tempo per pensare, okay?”
“Il terzo comandamento recita: Non pensare
“La smetti!? Non sei arrabbiato!? Ti stavo per soffocare, fa’ il tuo dovere e puniscimi!”
Taemin si alzò da terra continuando a toccarsi la gola. Si avvicinò all’altro con calma, quindi sbatté un paio di volte le ali per lisciare le piume arruffate. Jonghyun non si mosse ma aspettò il momento della sua espiazione chiudendo gli occhi.
Taemin gli afferrò i capelli e tirò all’indietro, facendogli sbattere la nuca contro il vetro. Si spinse di più verso il corpo dell’altro, braccandolo. Le ali aperte, premute contro il vetro, li nascondevano alla luce.
“Anche io seguirò il volere del Cosmo” mormorò Taemin e l’altro schiuse gli occhi.
Taemin rise sulle sue labbra, “Affronteremo le conseguenze di questo insieme, che ne dici? Tu hai provato ad uccidere un angelo, e io ora sto per baciare un prigioniero. Oltre ogni limite, non trovi?”
Jonghyun fece per replicare ma ogni sillaba gli rimase attaccata alla gola. Taemin intrecciò le dita alle sue e gli baciò la bocca con decisione, erano nella sua tenda, la notte prima della battaglia decisiva. Jonghyun gli circondava i fianchi con le braccia.

 

La prima volta fu solo uno sbaglio.
La seconda è stata una prova.
Dalla terza, fare l’amore con te è diventato un bisogno.[1]

 

“Il signore non dovrebbe trovarsi nella umile tenda di un suo hwarang[2]
Taemin rise e Jonghyun sciolse il loro abbraccio, trascinandolo all’interno.
“Ormai che sono qui cosa dovremmo fare?” domandò Taemin con tono malizioso, mentre si sedeva sul giaciglio del soldato.
Jonghyun si chinò su di lui, “Sei proprio un diavolo”
Taemin rise ancora.
“Ti diverti a togliermi il sonno...?” domandò Jonghyun fingendosi arrabbiato. Quindi lo distese sotto di sé, “La notte prima di un giorno così importante poi...”
Sul volto di Taemin si formò un ghigno.
“Chi l’ha detto che la notte è fatta per dormire?”
Jonghyun prese a baciargli il labbro inferiore. Rapidi e umidi tocchi sul suo sorriso, mentre con le dita si faceva largo sotto gli strati della veste alla ricerca della pelle. Trovò una coscia, strinse la carne e risalì impaziente. Arrivò al sesso e Taemin ansimò sulla sua bocca.
“Non voglio stancarti...” mormorò Jonghyun continuando a carezzargli il membro, “...non andremo fino in fondo”
Taemin gli afferrò i capelli con decisione. Lo guardò dritto negli occhi liquidi.
“Io lo voglio”
“Taemin...”
“Non ho intenzione di perdere alcun’occasione” commentò Taemin allargando le gambe e tirandolo di più verso di sé.
“Cosa dici...”
Jonghyun tornò a tormentargli il labbro.
“Lo sai...” ansimò Taemin tra un baciò e l’altro, “...ogni notte potrebbe essere l’ultima...”
“Smettila” disse Jonghyun aumentando il ritmo della mano sul suo sesso che iniziava a pulsare sotto le dita.
“I barbari giapponesi, alleati... di Paekche[3]... sono sbarcati questa sera”
Jonghyun prese a spogliarlo con foga, quindi anche lui si tolse la casacca.
Taemin si aggrappò alla pelle della sua schiena, “Ho paura”
“Io sarò al tuo fianco” mormorò Jonghyun con sguardo serio, “Nessuno oserà toccarti...”
Le loro labbra tornarono a cercarsi avide, quasi disperate. Jonghyun gli carezzò il palato con la lingua e Taemin avvertì le dita dell’altro spostarsi sulla pelle. Si staccò dalla sua bocca chiudendo gli occhi. Jonghyun gli violò l’apertura e un grido interruppe il silenzio sacro della notte che precede lo scontro finale.
“Mi... hanno sentito?”
Jonghyun non rispose e continuò la sua penetrazione con serietà. Arrivò fino in fondo, quindi prese a muovere le dita per prepararlo.
 

Perché ogni volta fa sempre più male?
Perché dentro di me temo sempre che sia l’ultima?
Ti prego, non lasciarmi.

 

Una lacrima gli rigò la guancia e si dovette mordere il labbro per non gridare. Non poteva farsi sentire dagli altri soldati o sarebbero accorsi. Gli strinse di più le spalle fino a farsi venire le nocche bianche.
Quanto dolore sarebbe stato in grado di sopportare per lui?
“J-Jong... hyun...” ansimò nell’istante in cui le sue dita si sfilarono, “Mi ami?”

 

Mi ami?
Quale dolore saresti disposto a sopportare per me?

 

Gli occhi di Jonghyun guizzarono rapidi sul volto dell’altro, che ripiegò le ali tremanti e fece un passo indietro.
“L’hai visto anche te?” domandò Taemin sbattendo ripetutamente le palpebre.
“Eravamo... noi due...”
“Jonghyun” lo apostrofò Taemin deciso, quindi lo guardò negli occhi “Aspettami, io tornerò di certo”
“Cosa vuoi fare?”
Taemin uscì in fretta e chiuse a chiave la porta della cella, giusto appena prima che Jonghyun si fiondasse su di essa. Afferrò le sbarre con forza e la scosse.
“Taemin!?” gridò.
L’angelo sorrise e volse appena il capo. “È la prima volta che mi chiami per nome in questo mondo, è proprio una bella sensazione” quindi uscì.

 


[1] [n.d.a.] Avevo letto questa frase in giro per tumblr e mi era piaciuta, così l’ho riadattata per inserirla. Ora ho scoperto che è tratta da “Arbitrage”, una fanfic Jongin/Kyungsoo degli EXO. Dicono che è molto bella, ci darò un’occhiata ;D
 
[2] Gli hwarang furono un'elite di giovani ragazzi educati in campi artistici, letterari e di studio delle arti marziali durante il Regno di Shilla (57 a.C. –935 d.C.) e paragonabili ai samurai giapponesi. Il termine significa letteralmente “uomo che fiorisce”.
 
[3] Il regno di Paekche fu uno dei tre regni di Corea, assieme al regno di Shilla e di Koguryŏ. Nel 660, le forze coalizzate di Shilla e della dinastia cinese dei Tang attaccarono Paekche. La capitale Sabi cadde e ci fu l'annessione di Paekche a Shilla. Il re e suo figlio furono mandati in esilio in Cina, mentre alcuni membri della famiglia reale trovarono rifugio nel Giappone alleato.
   
 
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