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Autore: Dreamer91    25/09/2012    1 recensioni
Dal Primo MM: "Quasi sentissi una forza sconosciuta attirarmi verso destra, sollevai lo sguardo e lì, in piedi nella corsia parallela alla mia, con un paio di dvd tra le mani, una buffa espressione concentrata sul viso e un piede che tamburellava nervosamente al suolo, c'era lui: il mio bellissimo Daniel. E allora capii ogni cosa: tutto ciò che in quella mezz'ora mi aveva angosciato, tutte le domande, le ansie e la stanchezza che avevo provato, sparirono di colpo, alla sola vista del mio ragazzo. (..) Perché lui, in poco più di due anni, era riuscito ad intrufolarsi nella mia vita, stravolgendola e migliorandola, rendendola davvero alla giusta portata, rendendola incredibile, piena di cose belle, ma soprattutto meritevole di essere vissuta."
Attenzione: Raccolta di Missing Moments della storia "Just a Landing".. c'è bisogno di aver letto quella per comprenderli ;)
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Finn/Rachel, Kurt/Rachel
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Just a Landing'
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Salve Salvino a tutti quanti... come ha preannunciato la mia adorata Dan poche ore fa, oggi arriva il secondo missing moment: dunque, premetto che non ne sono particolarmente entusiasta e spiego subito il perché, io adoro Santana e Brittany, le trovo adorabili, solo che mi sono resa conto di non sapere descrivere perfettamente le emozioni (quel tipo di emozioni che vanno oltre l'amicizia per intendersi!) che si possono provare verso un'altra donna... credo sia un mio limite, non c'entrano niente loro né il fatto che a conti fatti è la prima volta che mi ritrovavo a scrivere una cosa del genere: con Kurt e Blaine è nettamente diverso, forse perché sono due uomini e per me che sono donna è più semplice immedesimarsi ed esserne attratta... non so, è un ragionamento contorto, perdonatemi se potete e spero che le fans della Brittana non mi uccidano XD buona lettura e ci vediamo Giovedì con la seconda parte del capitolo che vi ha già ampiamente scioccate (chissà perché poi XD). Per il prossimo missing Moment (quello sulla Finchel... appena è pronto vi faccio un fischio promesso ^^).
p.s. Ma lo facciamo un applauso all'arte del mio Dan??? *___* sforna delle cose meravigliose, non ho più parole solo... I Love You, sweety <3
n.b I soliti link: Pagina Fb ( Dreamer91 ) e la storia principale ( Just a Landing





Missing Moment tratto dal capitolo dodici "Giacche eleganti e pianoforti bianchi"
"Le meraviglie di Central Park"



New York City. 02 Aprile 2012. Ore 09.20 A.M. (Lunedì)

Continuavo a ripetermi che avessi fatto una cazzata, che non ci fosse bisogno di essere tanto avventate, che avrei dovuto aspettare un altro pò. E invece lo avevo fatto. Neanche ventiquattro ore dopo aver avuto il suo numero le avevo mandato un messaggio.
Quella mattina mi ero risvegliata con il cuore a mille e l'ansia alle stelle, come se sapessi perfettamente di dover fare qualcosa e di non avere più la forza per aspettare. Così mi ero ritrovata a fare colazione nel mio appartamento, e davanti alla mia solita tazza di cereali ai frutti rossi, avevo stretto tra le mani il telefono e con un sospiro avevo preso a digitare un messaggio
*Ehi ciao Brittany... ti ricordi di me? Sono Santana, la ragazza che l'altra sera al pub è rimasta incantata dai tuoi magnifici occhi azzurri. Ti va di vederci per un caffè oggi?*
Ma no. Ma cosa diavolo mi metto a scrivere? Cosa sono, una cacciatrice di dote? Cancella
*Ehi Britt... qui è Santana. Sei libera oggi? Vorrei offrirti un caffè. Ci conto :)*
Sei seria Santana? Cosa penseresti se ti arrivasse un messaggio del genere? Mmm.. probabilmente mi farei quattro risate, ecco cosa farei. Cancella.
*Ciao, bella. Avrei voglia di vederti. Che dici si può fare?*
No comment. Cancella.
Ma io dico, era così difficile? Perché perfino una cosa tanto stupida come scrivere un dannato sms diventava un autentico dramma? Avrei potuto chiedere consiglio a Kurt, lui che era si era sempre dimostrato così disponibile e gentile nei miei confronti, ma sapevo fosse sicuramente al lavoro e non mi andava di disturbarlo. E poi era una cosa che riguardava me, la mia vita, e dovevo vedermela da sola.
Ingoiando un altro cucchiaio di cereali, mi decisi a scrivere un messaggio molto semplice, senza alcun doppio senso
*Ciao Brittany...*
Inviato. Posai il cellulare sul tavolo, accanto a me e, con un nodo allo stomaco, rimasi in attesa. Mi era passata perfino la fame e, Santo Cielo... avevo buttato giù sì e no due cucchiai. Cos'è che diceva sempre Sam sul fare ogni giorno una colazione ricca ed equilibrata?
Al diavolo... io sono troppo agitata per mangiare ed il mio manager è troppo lontano per accorgersene...
Con un sospiro agitato, buttai i cereali avanzati nella pattumiera e lavai velocemente la tazza ed il cucchiaio. Non mi ero mai sentita così, quasi fossi in bilico, sospesa a mezz'aria in attesa di un qualsiasi segnale che mi permettesse di lanciarmi. Ma, quel segnale, sarebbe arrivato, oppure ancora una volta sarei rimasta a bocca asciutta?
Qualcosa arrivò. Non fu un vero e proprio segnale, piuttosto il bip di un cellulare. Senza neanche asciugarmi le mani corsi ad afferrare il mio iPhone per leggere
Ti prego, fa che non sia Sam, o mia madre, oppure qualche altra cosa di cui ora non ho voglia di occuparmi...
Senza fiato osservai lo schermo e a stento mi trattenni dall'emettere un gridolino di gioia. Era lei. Era lei. Brittany aveva risposto
*Ciao anche a te, numero sconosciuto... :)*
Numero sconosciuto... mi aveva risposto e salutato nonostante non sapesse chi fossi. E ci aveva perfino aggiunto un sorriso. Provai a ricordare il suo, così dolce ed abbagliante e per poco non squittii come una ragazzina.
Contieniti, Santana... hai pur sempre ventitré anni... vedi di non dimenticartelo...
Presi un profondo respiro, e senza riuscire a trattenere un sorriso radioso, digitai la risposta
*Sono Santana... Ci siamo conosciute Lunedì scorso al pub... ci ha presentate Blaine. Forse non ti ricordi...*
Ok, probabilmente l'ultima parte era un pò patetica ed esprimeva chiaramente quanto immatura potessi essere a volte, quando si trattava di faccende personali. Era quasi scontato che lei non si ricordasse di me. Chissà quante decine e decine di facce vedeva ogni sera al pub e chissà quante di queste erano di bei ragazzi, logicamente interessati a lei. Perché mai avrebbe dovuto ricordarsi di me, di una ragazza alla quale non avrebbe mai potuto essere interessata? Solo perché io ne fossi rimasta semplicemente abbagliata, questo non significava automaticamente che anche lei potesse provare interesse nei miei confronti. Assolutamente.
Il cellulare vibrò nuovamente, quella volta tra le mie mani, e lessi avidamente la sua risposta, temendo il peggio
*Ma certo che mi ricordo... di persone come te è difficile dimenticarsi ;) Che piacere sentirti... te lo ha dato Blaine il mio numero?*
Oh mio Dio... non poteva davvero aver scritto una cosa del genere. Di persone come me era difficile dimenticarsi? Mi voleva morta per caso? Perché se quelle fossero state le sue intenzioni, beh tanto valeva risponderle che fossi già sulla buona strada. Non solo, capendo chi fossi, mi aveva ugualmente risposto, ma si era perfino preoccupata di farmi presente che anche volendo si sarebbe ricordata di me. E che era un piacere sentirmi. Un piacere, cazzo. E mi aveva mandato un occhiolino. Io... non ci potevo credere.
Saltellai per qualche secondo buono per tutta la cucina, cercando di ricordare quando fosse stata l'ultima volta che avevo avuto una reazione tanto spropositata per un messaggio. Mmm... probabilmente la verità era che mai prima di allora, mi fosse capitato. Mi costrinsi alla calma, anche se con molta difficoltà, e con le mani tremanti le risposi
*Già, proprio lui. Spero non ti dia troppo fastidio :)*
Ecco che ripartivo con la fiera della pateticità. Ma quando avrei imparato ad essere meno insicura e a tirare fuori un pò di sano coraggio? Si trattava di una ragazza, Dio, una ragazza all'incirca della mia età. Una... ragazza bellissima e con un sorriso da sogno. Ed io avevo il suo numero e le stavo mandando perfino dei messaggi. Potevo essere più felice di così?
*Scherzi? Mi fa piacere invece... cavolo sei una modella... sto parlando con una persona famosa :)*
Ridacchiai, con gli occhi lucidi per l'emozione. Era anche simpatica oltre ad essere bellissima. Un difetto, tanto per renderla un pò più umana?
*E tu invece sei un'artista! Mi sa che tra le due, quella destinata a diventare seriamente famosa sei tu, non io :P*
Come se avessi le ali sotto ai piedi, me ne tornai a letto e mi rituffai tra le lenzuola ancora in disordine. Non avrei dovuto lavorare per tutto il giorno, quindi una piccola pausa potevo anche concedermela. E poi, ci sarebbe stata Brittany a farmi compagnia.
*Non esageriamo... faccio qualche scarabocchio ogni tanto, niente di più. Tu invece sfili sulle passerelle, incontri stilisti famosi, fai foto con per grandi etichette. Pensi che quello che fai tu si possa paragonare con quello che cerco di fare io? ;)*
Ma a cosa stavamo giocando? A "lodami tu che ti lodo io"? A chi faceva arrossire prima l'altra? Diavolo, lei aveva già abbondantemente vinto. Mi stesi a pancia in giù, con i piedi all'aria e le risposi
*Blaine mi ha detto che sei brava in quello che fai. Ed io gli credo. A me nessuno ha mai detto una cosa del genere. E credo anche a loro sinceramente*
Sospirai, allungandomi verso l'iPod sul comodino e azionando la riproduzione casuale. La prima canzone ad uscire fu "Call me maybe". Oh beh, quando si dice che le canzoni a volte raccontino la nostra vita.
*D'accordo allora, visto che nessuna delle due sembra voler cedere, facciamo così... tu verifichi di persona la mia arte ed io giudico la tua... così vediamo chi tra noi si merita più complimenti ;)*
Oh mio Dio. Stava scherzando, vero? Cos'era quella.. una provocazione? Verificare di persona la sua arte avrebbe significato... vedersi.. in faccia e parlare? Oddio, non ero sicura di essere capace. Voleva giudicare me? Che significava? Voleva guardarmi sfilare, oppure voleva che le portassi qualche book fotografico? Mentre continuavo a guardare incredula e senza fiato lo schermo del telefono, arrivò un altro suo messaggio
*Ok, sms abbastanza equivoco il mio... ahahahah scusa, intendevo che magari potremmo vederci per un caffè ed io potrei portare la mia cartella e farti vedere i miei disegni. Ed io sarei contenta di vedere qualche tuo servizio fotografico... cioè... se si può e se tu ne hai voglia :)*
Ecco, come pensavo. Sorrisi entusiasta, con il cuore a mille. Voleva vedermi. Voleva prendere un caffè con me, e voleva perfino mostrarmi i suoi disegni. Dio...
*Certo che ne ho voglia... sarei davvero curiosa di vederli questi famosi disegni. Così avrò la soddisfazione di dirti di persona.. te l'avevo detto ;)*
Bene, avevo implicitamente accettato il suo invito. E adesso cosa avrei dovuto fare? Chiederle luogo ed orario? Chiederle se magari stesso quella mattina fosse libera? Ma no, lei aveva i corsi all'accademia, era chiaro avesse da fare, mica erano tutti liberi e beati come me. E quindi, avrei dovuto aspettare che fosse lei ad organizzare? Dio, che ansia!
*Sei libera stamattina per una passeggiata a Central Park?*
"Oh cazzo..." mi scivolò il cellulare dalle mani e per poco non mi venne un infarto. Una passeggiata a Central Park.. quella mattina... con me... io e lei. Oh cazzo...
Mi affrettai a recuperare il contegno e la forza per riprendere il cellulare tra le mani e rispondere
*Libera.. a che ora?*
Avrei voluto essere un pò più eloquente, magari chiedendole come mai un'universitaria fosse libera quella mattina e, semmai lo fosse stata, perché avesse deciso di sprecare il suo tempo libero proprio con me. Ma le cose strane, che meritavano una spiegazione, lì erano davvero tante. E forse avrei anche chiesto a lei di spiegarmele, magari dal vivo, non appena ci fossimo viste. Attesi la sua risposta, impaziente e anche particolarmente agitata, ma arrivò dopo pochissimo
*Facciamo tra un'ora alla fontana Bethesda? Sai dov'è?*
Ridacchiai, pensando al fatto che in poco tempo avesse scelto il luogo più adatto per vedersi. Molto romantico incontrarsi vicino ad una fontana, davvero.
*Certo che so dov'è.. che razza di Newyokese sarei altrimenti! ;)*
Ok, in realtà non lo sapevo. Vivevo a New York solo da due anni e l'avevo visitata davvero pochissimo, ma, munita di Google Maps, avrei trovato quel posto. Fosse stata l'ultima cosa da fare prima di morire
*Bene... ci vediamo lì. Puntuale Santana ;)*
Puntuale? Io e la puntualità eravamo nemiche giurate. Non lo facevo di proposito ma proprio non riuscivo a conciliare le mie azioni con lo scorrere del tempo. Quelle maledette lancette correvano fin troppo velocemente quando si trattava di impegni o appuntamenti. Lanciai un'occhiata alla radiosveglia. Erano le dieci in punto. Sarei riuscita a lavarmi, vestirmi, prepararmi per bene e soprattutto trovare quella maledetta fontana in meno di sessanta minuti?
*Non preoccuparti... è tutto sotto controllo :)*
Certo, come no...


New York City. 02 Aprile 2012. Ore 11.05 A.M. (Lunedì)

Maledetta New York. Maledetto Central Park. Maledetta fontana Dresda o come cazzo si chiamava. Sulla mia cartina virtuale, veniva indicata come una delle mete più affascinanti della zona, uno dei luoghi più caratteristici, una sorta di must per i visitatori. Per me, dopo averla cercata in lungo e in largo, da ogni lato possibile di quel maledetto parco, era un'autentica fregatura. Era una fontana, no? Con l'acqua, il marmo ed il resto. Cosa cazzo la rendeva così speciale ma soprattutto, perché Brittany mi aveva dato appuntamento proprio lì? Non era più comodo vedersi ad un caffè, oppure a Time Square?
Con l'ennesimo sbuffo, aggirai un albero particolarmente imponente e finalmente, dopo ben diciassette minuti di vagabondaggio, trovai la fontana dell'appuntamento e per poco non mi venne un colpo al cuore: altro che acqua e marmo. Quella era una signora fontana, probabilmente alta quanto un palazzo a quattro piani, larga altrettanto ma soprattutto, piena di persone e illuminata in maniera perfetta da sole. La piazza artificiale nella quale spiccava, era libera dall'ombra che gli alberi del parco proiettavano sul resto del selciato. Sembrava di essere in una piccola oasi fatta solo da natura e rumori armoniosi. E la vista, poi. Dietro la fontana spiccava perfettamente il lago artificiale più grande del parco, con il suo pontile e i suoi magnifici riflessi.
Quasi fossi intimidita da tutto quello spettacolo, avanzai lentamente verso il bordo della fontana e con un sospiro estasiato, sfiorai delicatamente la superficie increspata dell'acqua, trovandola fredda e stranamente limpida. Per esserci tutta quella gente, era un luogo molto pulito. Per un momento dimenticai il motivo per il quale mi trovassi lì, in quel parco, accanto a quella gigantesca fontana, troppo impegnata a contemplare il paesaggio, ma ci pensò una bellissima voce squillante a ricordarmelo
"Ehi Santana... ehi... sono qui!" il richiamo proveniva dalla mia destra e così mi girai per vedere chi mai mi stesse disturbando. Quello che trovai mi lasciò senza fiato e fece nettamente più effetto dello spettacolo già ampiamente suggestivo dell'ambiente. Una ragazza era a pochi metri da me, sventolava in aria un braccio, come per attirare la mia attenzione, e stava sorridendo in maniera a dir poco celestiale. E lo stava facendo per me.
Sentendo le gambe cedere leggermente, abbandonai il bordo della fontana e mi avvicinai a lei. Era a dir poco meravigliosa: indossava una canotta bianca con un'immagine stilizzata degli Stati Uniti, al di sopra della quale aveva poggiato un piccolo foulard colorato. Un paio di jeans, delle ballerine ma soprattutto un simpatico basco celeste che le ricadeva perfettamente sulla testa, al di sotto del quale, uscivano i lunghi capelli biondi, lisci e lucenti, come non li ricordavo, che le incorniciavano il viso perfetto. Era una visione a dir poco destabilizzante.
Respira Santana... così non rischi di andare in iperventilazione...
Mi fermai a pochissimi passi da lei e per poco non sospirai estasiata. Lei mi sorrise, senza sapere che con un gesto così innocente, era riuscita a scatenare in me reazioni a dir poco sorprendenti
"Sei venuta davvero!" mormorò lei, quasi non ci credesse. Io misi su una smorfia confusa
"E perché mai non avrei dovuto?" le feci stringendo le spalle e cercando di decifrare il suo sorriso, appena intimidito. Scosse la testa
"Le persone sono abituate a darmi buca. Lo fanno per abitudine ormai e diciamo che... se oggi l'avessi fatto anche tu ci sarei rimasta parecchio male!" confessò con un filo di voce e fu davvero sorprendente riuscire a sentirlo, nonostante tutta quella confusione
"Io non... lo avrei mai fatto. Sono una persona di parola!" esclamai sorridendole, finalmente riuscendo a muovere i muscoli della faccia. Lei, appena sorpresa, si morse leggermente un labbro ma alla fine sembrò accettare la mia parola e saltellando appena sul posto mi indicò il muretto dietro di lei
"Vieni sediamoci lì!" e mi precedette, accomodandosi dietro ad un piccolo cavalletto di legno sul quale vi era poggiato un blocco da disegno. La seguii a ruota e mi sedetti al suo fianco, incrociando immediatamente le gambe e maledicendomi per non aver indossato un pantalone, o perlomeno qualcosa di più lungo. Era la prima volta in assoluto che, da quando avevo iniziato a fare la modella e ad indossare i completi più assurdi ed equivoci per posare davanti ai fotografi, mi vergognavo per il mio abbigliamento. Eppure, mentre frugavo nel mio armadio, credevo di aver scelto bene. Avevo bisogno di qualcosa di colorato, per mostrare a Brittany che, oltre ad essere un bel volto per campagne pubblicitarie, ero anche una bella persona allegra e solare e avevo pensato che dei vestiti dalle tinte sgargianti mi avrebbero aiutato.
Continuo a dire che indossare un jeans, mi avrebbe aiutato di più...
Con un sospiro spostai gli occhi su di lei, con la matita tra le mani e il blocco di fronte, sfortunatamente chiuso
"Cosa stavi disegnando?" le chiesi curiosa sporgendomi un pò e nel farlo mi ritrovai involontariamente a scontrarmi con una piccola nuvoletta di delizioso profumo. Era il suo, vero? Lei sollevò gli occhi e li puntò nei miei, facendomi immediatamente arrossire, ma contro ogni aspettativa, arrossì anche lei
"Niente di importante... te l'ho detto... scarabocchi!" borbottò poggiando la matita sul bordo del cavalletto e sospirando
"E... credi mi sia possibile vederli? Tanto per avere la possibilità di darti torto o ragione!" provai a convincerla con un sorriso e lei ridacchiò
"La curiosità uccise il gatto, Santana!" scherzò lei dandomi una spallata divertita. Era strano che ci fosse tutta quella confidenza tra di noi anche se a conti fatti non ci conoscessimo affatto. Eppure, da parte mia, oltre alla palese attrazione, c'era anche una gran voglia di conoscerla sul serio, di capire cosa la rendesse così affascinante ai miei occhi, capire perché avesse risposto senza problemi ad un numero che neanche conosceva, capire se davvero era contenta di vedermi e come mai il suo blocco fosse ancora ingiustamente chiuso. 
Spinta da un coraggio che mai mi sarei aspettata di possedere, mi allungai verso il cavalletto e con molta delicatezza, sollevai la copertina del blocco e scoprii il primo disegno. Lei rimase ferma, senza dire nulla, fissando impassibile il disegno di fronte a lei, con una strana espressione sul viso. Spostai gli occhi sul blocco e rimasi senza fiato: un magnifico paesaggio, una vista del porto, riempiva tutto il foglio, in un magnifico chiaroscuro interamente realizzato con il carboncino. Boccheggiai per qualche secondo, incapace di esprimere a parole lo stupore che provai e senza neanche riuscire a guardare lei, passai al secondo disegno, così al terzo, al quarto e giù così. Erano quasi tutti paesaggi, fatta eccezione per un paio di ritratti, qualche primo piano di un gatto ed i soliti cesti di natura morta. Erano tutti fantastici, espressivi, ben realizzati, ma soprattutto emozionanti. Non me ne intendevo di arte, anzi, ne sapevo davvero molto poco, ma ero perfettamente capace di descrivere ciò che quelle opere - sì, erano proprio delle opere - riuscivano a suscitare in me. Era come se avvertissi perfettamente il suo stato d'animo mentre disegnava, il tratto usato se fosse o meno calcato, lo spessore delle righe, le sfumature dei contorni. Era armonico, proporzionato e perfettamente credibile. Per qualche istante, mi ritrovai ad osservare gli stessi paesaggi nella mia mente, confrontandoli con quelli dei disegni e trovandoli quasi migliori degli originali.
In questi c'è sentimento, e non solo alberi e cielo...
Quasi senza accorgermene arrivai all'ultimo disegno del blocco e quello che vedi fu nettamente più sorprendente di tutto quello che avevo già visto fino a poco prima. C'era un lago, contornato da degli alberi bellissimi e rigogliosi, delle persone passeggiavano, anche se a conti fatti erano perfettamente immobili al centro del foglio e in uno scorcio, dietro agli alberi, le punte dei grattacieli dell'Upper East Side. Era un paesaggio spettacolare eppure... dove diavolo lo avevo già visto? Alzai lo sguardo e posai gli occhi ancora increduli sulla esatta copia del disegno appena visto, sorridendo estasiata. Era quello, il lago che avevo appena visto, gli alberi, i grattacieli. Aspettando me, si era messa a disegnare quello scorcio di parco che le stava di fronte, ed aveva creato un altro capolavoro straordinario.
"Dio mio, Brittany.. è..." ma non riuscii a terminare, perché lei mi prese il blocco tra le mani e lo richiuse, poggiandoselo sulle gambe, in un gesto imbarazzato
"Lo so.. sono disastrosi, asettici e privi del minimo gusto espressivo!" borbottò sconsolata mentre i capelli le ricadevano morbidi sul viso, coprendola in parte. Sollevai un sopracciglio, incredula
"Scherzi, spero... come fai a dire una cosa del genere? Questi disegni sono... strabilianti. Sono così intensi e così ricchi di emozioni.. non capisco come fai anche solo a pensare che siano... disastrosi o privi di emozioni!" mormorai scioccata girandomi con il busto verso di lei. Sospirò ed alzò appena lo sguardo. Si prese nuovamente il labbro tra i denti e strinse forte
"É quello che la mia insegnante ha detto ieri a lezione..." mormorò con un filo di voce
"Oh.."
"Davanti a tutta la classe!" aggiunse con una smorfia frustrata. Spalancai la bocca, in maniera ben poco elegante, ma quello che mi aveva appena detto aveva dell'incredibile. Come poteva un'insegnante arrivare a dire qualcosa di tanto negativo verso qualcosa che oggettivamente risultava così meraviglioso? I casi erano due, o quella era una vera e propria incompetente, oppure... oppure era il fascino che provavo verso Brittany a farmi parlare. Guardai distrattamente il lago di fronte a noi, ancora meraviglioso e splendente come lei lo aveva ritratto. No, non ero io ad esagerare. Brittany era brava. Era la sua insegnante ad essere una vera stronza.
"Sai... qualche mese fa, il mio agente mi ha trovato un ingaggio. Sembrava piuttosto interessante... dovevo sfilare per una etichetta molto importante, una sorta di corrispondente locale di Dior. Avevo preparato tutto, sono partita per Chicago lasciando il mio appartamento in fretta e furia e rinunciando perfino ad alcuni lavori qui a New York. Mi sono presentata alla prima prova abiti e sai cosa mi ha detto la delegata della stilista non appena mi vide?" le raccontai serenamente, dato che ormai il ricordo non faceva più tanto male. Lei scosse la testa, curiosa
"Che non andavo bene per lei... che il colore della mia pelle , nelle foto, sembrava nettamente più chiaro e che le mie labbra erano fin troppo carnose. E detto questo mi ha liquidata senza neanche preoccuparsi di scusarsi per il disturbo!" e scollai le spalle con mezzo sorriso divertito. Quella donna lì per lì mi aveva irritata terribilmente. Ma in quel momento, mi veniva solo da ridere. Brittany, sconvolta, puntò gli occhi nei miei
"Ma che razza di stronza..." mormorò accigliandosi. Io ridacchiai, passandomi una mano tra i capelli
"Esattamente quello che io ho pensato della tua insegnante!" le feci presente e per fortuna riuscii a farla sorridere di nuovo, senza più quella terribile angoscia che le incupiva i meravigliosi occhi chiari
"Il colore della tua pelle... io lo trovo fantastico!" mormorò arrossendo appena, ma sostenendo perfettamente il mio sguardo stupito.
Oh..
"Ed io trovo fantastici i tuoi disegni." le risposi poggiando una mano sul blocco, ancora fermo sulle sue gambe "Dico sul serio, Brittany... non lasciarti abbattere da quello che una vecchia insegnante priva di sogni ti dice. Probabilmente lo fa per invidia o forse perchè vuole spronarti. Di solito gli insegnanti lo fanno.. per tirare fuori dagli alunni il meglio che possano avere. Certo, magari scelgono il metodo peggiore, però... a volte funziona!" e le sorrisi rassicurante, gesto che, per mia fortuna, ricambiò. Sospirò profondamente, allentando la presa ferrea attorno ai bordi del blocco
"Spero sia vero.. mi dispiacerebbe deludere i miei così presto, dopo appena tre anni di Accademia!" mormorò mesta stringendo gli occhi per il troppo sole. Provai una fitta all'altezza del cuore, ricordando esattamente le parole che soltanto due giorni prima, Blaine mi aveva rivelato su Brittany, alla festa
Il padre ha perso il lavoro un paio di mesi fa e sua madre sta attraversando un periodo molto... particolare...
Non doveva avere una situazione particolarmente facile a casa eppure ricordavo perfettamente il suo sorriso e la vedevo serena, nonostante tutto. Così mi azzardai a chiedere
"I tuoi sono contenti di quello che fai?" lei mi guardò, confusa e così decisi di specificare "Beh, vedi... i miei genitori, mio... padre soprattutto.. non sono mai stati particolarmente entusiasti di quello che sceglievo di fare. Del college che ho iniziato, ma poi interrotto, del fatto che mi fossi trasferita qui a New York, e in ultimo di questo lavoro di modella, senza pensare mai al fatto che buona parte delle loro bollette riescono a pagarle grazie al mio stipendio." le spiegai con un pò di amarezza nella voce. Era strano che, una ragazza tanto restia a parlare della propria vita privata, si trovasse tanto a proprio agio nel farlo con qualcuno conosciuto solo mezz'ora prima. Eppure con lei... mi sentivo libera di parlare, libera di tirare fuori la vera Santana e perfino libera di espormi un pò. Lei mi ascoltò, attentamente senza dire nulla. Alla fine sospirò
"Diciamo che un pò ti capisco... mio padre avrebbe preferito che scegliessi qualche facoltà con uno sbocco più ampio, tipo medicina o legge... ma... sono una ragazza molto cocciuta quando si tratta delle cose a cui tengo.. e quindi alla fine si sono rassegnati entrambi!" mi spiegò ridacchiando ed io le sorrisi, colpita.
É molto cocciuta quando si tratta delle cose a cui tiene... mmm... interessante...
"Hai fatto bene... si deve sempre lottare per le cose importanti!" mi accodai strizzandole l'occhio e lei annuì. Ci guardammo per qualche istante per poi scoppiare a ridere assieme, senza neanche metterci d'accordo.
"Ti va una passeggiata?" le domandai poco dopo, alzandomi in piedi ed indicandole, con un gesto della testa, il viale. Lei sorrise, radiosa e bellissima, ed annuì. Recuperò tutte le sue cose, sistemandole in una capiente borsa, dopodiché assieme ci avviammo lungo il viale principale, mischiandoci perfettamente al resto della gente, ignara forse del fatto che, il mio cuore, avesse preso a battere molto più furiosamente nel petto.


New York City. 02 Aprile 2012. Ore 11.53 A.M. (Lunedì)

Camminavamo da quasi mezz'ora e mai prima di allora, mi ero sentita tanto bene nel farlo. Parlavamo, parlavamo tanto. Mi aveva fatto decine di domande personali, come la mia età, le mie origini, i miei gusti musicali e perfino quelli alimentari. Era stranamente rilassante parlare con lei e chiederle le stesse identiche cose. In meno di venti minuti avevo scoperto che amava la cucina cinese, che aveva appena compiuto ventun anni, che aveva un gatto di quindici chili che spacciava ecstasy nelle discoteche di Chelsae e che il suo nome completo era Brittany S. Pierce e che praticamente per tutta la vita aveva sofferto di una sorta di complesso di inferiorità per colpa della somiglianza palese con la cantante.
Mi aveva fatta ridere, in parecchie occasioni, facendomi dimenticare all'istante dell'espressione scoraggiata che le avevo visto mentre mi raccontava della sua insegnante. Era curiosa, ma non invadente e cosa più importante, quando chiedeva, sembrava realmente interessata a sapere cosa rispondessi, quasi fosse di vitale importanza. Ma d'altronde anche per me valeva lo stesso: volevo sapere ogni cosa riguardante Brittany, anche il numero delle sue scarpe o che mascara usasse per rendere quelle ciglia così perfette. Ero un tantino partita per la tangente, ma me ne infischiavo.
"E il tuo ragazzo... cosa ne pensa lui del lavoro che fai?" mi domandò ad un certo punto, togliendosi il basco dalla testa e sistemandolo nella borsa. Non seppi per quale strano motivo, mi ritrovai ad arrossire
"Il mio... oh no... io non ce l'ho il ragazzo!" mormorai agitandomi. Lei, visibilmente sorpresa si bloccò in mezzo al viale, facendomi bloccare di conseguenza, stupita, qualche passo più avanti
"Come sarebbe a dire che non hai il ragazzo? Mi prendi in giro?" domandò incredula. Scossi la testa, lanciando un'occhiata di scuse ad una coppia con un passeggino che, a causa della brusca fermata di Brittany, era stata costretta ad una curva ben poco agevole
"No, sono seria. Io, ecco..." mormorai a disagio, incerta se tirare fuori la verità, rischiando di spaventarla ancor prima di aver scoperto la sua marca preferita di cereali per la colazione, oppure se mentire spudoratamente, tirando fuori qualche cazzata del tipo "il non aver trovato il ragazzo giusto" oppure "troppo impegnata con il lavoro per pensare ad una relazione stabile". Erano entrambe bugie ed io normalmente non ne raccontavo. Così decisi di optare per la strada più semplice: sviare
"La persona che cerco io... è un pò complicata da trovare, ecco!" spiegai con un mezzo sorriso consapevole sulle labbra. Era un situazione paradossale. Sapere esattamente cosa volessi eppure non trovare le parole adatte per descriverlo
"Sei esigente?" mi domandò curiosa e divertita. Io ridacchiai, accettando la provocazione
"Se ti piace vederla così... sì, sono parecchio esigente!" risposi
"Interessante... e.. se posso... come la vorresti questa persona?" mi chiese riprendendo a camminare, sorprendendomi un'altra volta per la sua schiettezza e per come non riuscisse ugualmente a sembrare invadente. Ci riflettei su, prendendomi qualche istante per me, e alla fine, dopo averle lanciato un'occhiata di sfuggita, sorrisi
"Deve essere una persona solare, con un bel sorriso ed un bel carattere... ho bisogno che mi faccia ridere e che mi faccia sentire bene. Devo sentirmi a mio agio in sua compagnia e sicura di poter raccontare tutto senza limiti. Deve essere fedele, sincera, trasparente. E deve sapermi dimostrare che... semmai riuscirà ad innamorarsi di me, lo farà non solo per il mio aspetto, ma per quello che ho dentro." dissi con tutta la sincerità di cui ero capace. Lei ancora una volta mi ascoltò senza dire nulla, arrotolandosi una ciocca di capelli tra le dita. Era così affascinante in tutto quello che faceva
"Beh non mi sembri affatto esigente... sei semplicemente.. umana, credo!" convenne con un sorriso dolce, che mi fece stringere lo stomaco
E non hai idea di quanto io desideri che questa persona sia proprio tu...
"Tu piuttosto... sei fidanzata?" le domandai non riuscendo più a trattenermi. Lei arrossì di nuovo
"Al momento no... ma lo sono stata fino a qualche mese fa." mi disse a testa bassa, quasi se ne vergognasse.
"Finita male?" provai a chiederle, dandomi immediatamente dell'idiota per non essere riuscita a trattenermi. Lei fece una smorfia
"Nel peggiore dei modi.." mormorò, per poi aggiungere da sola, senza che fossi io a chiederglielo "E anche nella maniera più dannatamente scontata... ho scoperto che mi tradiva, con una mia amica, per giunta!" mi si strinse lo stomaco e provai un'improvvisa rabbia per quello stronzo che si era fatto sfuggire un angelo del genere, senza il minimo rispetto
"Mi dispiace." biascicai con un sospiro. Lei scosse la testa
"L'ho superato per fortuna e diciamo che sto cercando di andare avanti. Ma... per farlo... mi rendo conto che forse avrei bisogno di un piccolo aiuto!" e mi sorrise dolcemente
"Che intendi?" le chiesi curiosa. Lei si ravvivò i capelli fermandosi nuovamente, quella volta senza intralciare nessuno
"Oltre all'Accademia e al lavoro al pub, non ho molto altro su cui poter fare affidamento. Di amici non ne ho ed i miei genitori, beh... hanno già fin troppi problemi ed io davvero non vorrei pesare troppo su di loro, più di quanto non faccia già." mi spiegò con calma, appena intimidita "So che può suonare come una richiesta disperata di aiuto, ma... ecco a me farebbe piacere... se io e te... continuassimo a sentirci e.. vederci.. Ecco io..." arrossì teneramente e prese un lungo respiro prima di parlare "Io vorrei tanto essere tua amica, Santana. Mi.. piaci come persona. Sei schietta, sei intelligente, sei solare e soprattutto sei davvero l'unica che, senza neanche conoscermi, ha pensato bene di parlarmi con sincerità, senza mezze misure. Mi hai detto più cose belle tu, di quante me ne abbia dette mia madre da quando sono nata e... io vorrei avere la possibilità di conoscerti meglio e provare finalmente la sensazione appagante di avere un'amica vera. Io, te lo giuro... non ti darò fastidio, non sarò petulante o possessiva... non ti disturberò mai a lavoro né pretenderò chissà cosa da te. Vorrei soltanto sapere di poter contare sempre sulla tua presenza, sulla tua comprensione e magari anche sul tuo abbraccio. E allo stesso modo io ti assicuro di esserci sempre nel caso in cui tu avessi bisogno di me, per qualsiasi motivo." disse tutto d'un fiato, guardandomi negli occhi, limpidi e sinceri. Mi lasciò letteralmente senza parole e forse quel mio silenzio lo interpretò davvero male perché si ritrovò a boccheggiare impaurita e ad affrettarsi ad aggiungere
"Dio mio che stupida che sono... ti ho aggredita con questa valanga di parole senza neanche sapere se tu avessi voglia di rivedermi. Delle volte sono così sciocca ed immatura e questo dimostra quanto poco io ne sappia di relazioni con le altre persone!" mormorò scoraggiata stringendo le braccia al petto. Scossi la testa
"No, Brittany tu non sei né sciocca né immatura e se la cosa può consolarti.. anche io di relazioni personali ne so davvero molto poco!" la rassicurai con un sorriso. Cercando di contenere l'emozione, la presi sottobraccio e la guidai verso il corso
"E sai una cosa? Anche io avrei bisogno seriamente di qualcuno come te.. una persona solare, genuina, così trasparente e matura. Sei una persona affidabile e piena di sorprese e mi farebbe davvero piacere scoprirle tutte quante, dalla prima all'ultima." le feci l'occhiolino, facendola sorridere, dopodiché mi bloccai e, guardandola direttamente negli occhi, le dissi
"Tu non hai neanche bisogno di chiedermelo, Brittany. Io sarei onorata di essere tua amica.. te lo assicuro!"
Lei entusiasta, mi buttò le braccia al collo, in un impeto di gioia pura. Ed io, sentendomi travolta e per la prima volta davvero contenta di lasciarmi andare all'emotività, smettendo di essere rigida e controllata, la strinsi a mia volta, memorizzando per bene il suo magnifico profumo, la consistenza dei suoi capelli sul viso, il rumore leggero del suo respiro sulla mia pelle, ma soprattutto il suono della sua voce, direttamente nel mio orecchio
"Grazie Santana... Sei la miglior cosa che oggi questo parco potesse mai offrirmi!" mormorò, in modo che soltanto io potessi sentire. Chiusi gli occhi per un istante, immaginando me e lei fidanzate, magari innamorate e felici, e strette in un abbraccio come quello, soltanto fatto di amore. E sorrisi, serena.
"Lo stesso vale per me, Britt" le risposi, tornando a guardarla e trovando i suoi occhi meravigliosamente lucenti e felici. Esatto specchio dei miei. Sorridendoci ancora, tornammo a camminare, continuando ad indagare nelle rispettive vite dell'altra, avendo ormai un valido motivo per farlo. Avevo la sua amicizia, e benché non fosse esattamente quello che volessi da lei, era molto di più di quanto potessi sperare quel giorno.
E credimi Brittany, per il momento... mi accontento anche di questo... 
  
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