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Autore: overthinkgeo    25/09/2012    1 recensioni
Ispirata al film "Eternal Sunshine of the Spotless Mind".
La storia di due persone accecate dal dolore, assordate dai ricordi e atterrite dal rimorso.
Beati gli smemorati, perché avranno la meglio anche sui loro errori. - Friedrich Nietzsche
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Premetto che questo capitolo non mi convince per niente. Non mi piace com'è scritto. Ma non ci posso fare niente perché dipende dai periodi e anche se lo cancello e lo rifaccio da capo viene sempre una cosa mediocre. E' che proprio non riesco a concentrarmi. E' stato un parto nonostante sia abbastanza corto. Ma non fa niente. Cioè spero di essere più in forma per i prossimi due/tre capitoli che saranno molto ma molto più impegnativi e spessi.



Capitolo II




- Tutto ciò che deve fare, signor Watson, è tornare a casa sua e svuotarla da tutto ciò che può ricordarle Sherlock Holmes. Si parla dunque di oggetti, vestiti, foto, documenti, disegni. Cerchi di ripulire ogni stanza alla perfezione, non si faccia addolcire da ciò che può trovarsi davanti, non può permettersi nessuna dimenticanza. Le cose che le porteranno più dolore o ricordi sono le prime che deve eliminare. Quando le avrà tutte riunite le porterà qui al mio studio e cominceremo con il trattamento. -

John risponde al dottore con un lieve cenno e abbassa lo sguardo per cancellare il silenzio imbarazzante. Con un veloce scatto aggancia le mani alle maniglie della sedia e si alza rumorosamente.
Nonostante abbia finalmente trovato la soluzione ad ogni suo dolore non riesce ad accennare un sorriso o un'espressione di sollievo. Saluta il suo curante con un movimento della testa esprimendo approvazione e ringraziamento, ma lascia alle sue spalle l'aria quasi tangente di un uomo graffiato dall'angoscia e il dolore.

John apre la porta del suo appartamento strappando il velo di silenzio che si era attorcigliato attorno ad ogni mobile e oggetto. Le sue narici sono infastidite dall'odore tagliente del ferro che si è appiccicato alle dita premendole contro la chiave. E' da qualche mese che trova fastidioso entrare in casa sua. Non prova altro che terrore e insicurezza, siccome gli sembra di profanare la dimora di qualche inquieto spirito. La solitudine non era mai stata così pesante, il silenzio mai così spesso, e il buio in ogni stanza tanto deprimente.
Dalla morte del suo migliore amico non aveva dedicato molti pensieri a lui, era sempre riuscito a distrarsi grazie al suo forte animo da ex-militare. Ciò non toglie che in giorni comuni ai suoi ricordi e simili ai momenti passati l'angoscia lo divorasse e facesse scendere più di quante lacrime si aspettasse dai suoi occhi. Quegli attimi di avvilimento li rimuoveva dal cervello ogni volta che si asciugava il viso e usciva dal bagno, ma tornavano vividi non appena ci rientrava e i suoi ricordi si inumidivano quasi quanto le sue guance. Riusciva a ricordarsi tutte le volte in cui aveva pianto, e i motivi delle sue tristezze. Poteva vedere il suo viso rosso e vergognoso riflesso nello specchio di tutte le volte in cui gli era capitato di nascondersi in quella stanza capace di assorbire e nascondere i suoi lamenti. Ma solo durante quegli istanti di tenebra la sua coscienza poteva accettare tutte le sofferenze passate.
Il suo rigido essere era sempre riuscito a limitare i momenti di ruvida e tangibile tristezza in poche lacrime dietro le mura di un bagno, ma mai era stato capace, e mai lo sarà, di rende gli occhi di John ciechi alla visuale del suo appartamento inerte e muto.
Ma tra poco il suo alloggio porterà solo tracce di un uomo solo, che è sempre stato solo ed è sempre stato bene solo.
I ricordi svaniranno, gli spiriti si dissolveranno e il suo appartamento immobile non avrà nessuna sfumatura di mancanza.

John è partito dalla sala. La sua accortezza lo obbliga a passare per ogni angolo della stanza, dentro tutti i cassetti dei mobili, e in mezzo alla polvere del passato. Non pensava di aver ancora con se' così tanti frammenti di vita di Sherlock. La borsa che sta riempiendo di oggetti e fogli si gonfia e si dilata assomigliando ad una creatura ghiotta di memorie e pensieri.
Nonostante stia svolgendo il lavoro con estrema attenzione il suo cervello lo prega di compiere il tutto molto velocemente, senza lasciare troppi pensieri sparsi per la casa e troppi dolori attaccati a quelle cianfrusaglie. Chino e concentrato finisce il tutto dopo un'ora e 15 minuti.
Le gambe pulsano come se avesse appena corso per tutta Londra, si appoggia delicatamente alla poltrona tenendo al suo fianco la borsa deforme. Affonda le stanche dita negli occhi, con rabbia e foga le spinge in dentro compiendo un moto circolare e risvegliandosi la vista. Senza mai staccare l'altra mano dalla sporta rimane immobile con i polpastrelli affondati nelle palpebre. Ci sono momenti in cui John vorrebbe rendere cieche anche le sue ansie e inquietudini, momenti in cui vorrebbe il buio oltre che negli occhi anche nella mente.
La stanza accoglie dentro il suo ventre il sole del primo pomeriggio e ospita il tepore che solitamente appartiene al letto mattiniero appena svuotato. Si possono udire le canzoni della vita fuori dalle finestre e i canti delle auto. Il volare sbadato del vento e il cinguettio di qualche uccello in cerca della giusta corrente da cavalcare. Il suo respiro denso risuona come il pulsare di un cuore all'impazzata, vuole farsi sentire da ciò che lo circonda ma il silenzio continua a gridargli quanto solo e abbandonato sia rimasto.
La mano di John stringe improvvisamente il sacco creando un rumore di attrito fastidioso e deformandone la plastica. Le dita incastonate negli occhi si avvinghiano ancora di più alla pelle morbida delle palpebre facendo arrossire il viso di John. Bollenti lacrime iniziano a sgorgare senza nessun preavviso.
Lascia cadere il sacco delle memorie sperando di farle precipitare anche negli abissi più profondi della sua mente.






-Cominceremo con i suoi ricordi più recenti e da lì procederemo a ritroso. Alla base dei nostri ricordi c'è come un nucleo emotivo e quando si estirpa quel nucleo ecco che inizia il processo di degradazione. Perciò al suo risveglio mattutino i ricordi che abbiamo mirato saranno inariditi e dissolti.. come le ombre di un sogno che svanisce.-

-C'è qualche rischio di un danno celebrale?-

-Beh vede, tecnicamente parlando il procedimento è basato su un danno cerebrale.. ma è paragonabile più o meno a una grande bevuta, niente di importante.-





Nota: queste ultime tre battute sono uguali uguali al film. (Eternal Sunshine of the Spotless Mind)
  
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