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Autore: Maricuz_M    26/09/2012    4 recensioni
Dopo una delusione amorosa, c’è chi dice “Si chiude una porta, si apre un portone” oppure chi afferma “Meglio soli che male accompagnati”.
Ebbene, Eleonora fa parte di quest’ultimo gruppo di persone.
Le sue giornate, però, la porteranno in situazioni che la convinceranno a cambiare idea e, cosa non meno importante, a non fidarsi delle docce, dei marciapiedi e degli ascensori. O anche di alcuni suoi amici che si divertono a mixare il suo nome con quello dei suoi conoscenti, giusto per suddividersi in team e supportare coppie diverse in cui lei, ovviamente, rappresenta la parte femminile.
Dal secondo capitolo:
“Elle, guardati le spalle.”
“Ci manca pure che la sfiga mi attacchi da dietro.”
“La sfiga attacca dove vuole lei, mica dove vuoi tu.”
“Sennò come ti coglie impreparata? Vuoi una telefonata a casa, la prossima volta?”
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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 V Capitolo


Gluttony
 
Quando anche il secondo viene divorato, inizia gradualmente a crearsi un fracasso fastidioso, che prontamente Samuele blocca alzandosi in piedi e tirando su le mani "Buoni, buoni.. Siamo appena arrivati qui, non vogliamo che i vicini ci definiscano come dei ragazzacci casinisti, ed il fatto che lo siamo non giustifica tutto questo rumore, perciò.."
"State zitti, caproni." Finisce la frase per lui Simon, avviandosi verso la cucina. Mi scappa una risatina per il modo in cui l'ha detto, poi guardo Marco senza motivo. Lui ricambia il mio sguardo e sorride, e questa è la conferma: i ragazzi conosciuti questa sera gli piacciono, e di solito non sbaglia niente. Hanno passato il test.
"Io l'avrei detto in modo più carino, ma il senso è quello." continua Mr. I-ghiacciai-mi-temono.
"Ammetti che così rende meglio il concetto, però." gli dice Filippo senza neanche guardarlo, mentre gioca apparentemente annoiato con il bicchiere.
"Lo ammetto."
"Segnatelo e impara."
"E ora i pasticcini che Elle ci ha gentilmente portato!" esclama un Simon trionfante rientrando nel salotto con quel pacchetto che ha visto un sacco di cose. Insomma, sono rimasta bloccata in ascensore per la prima volta e lui c'era. Come non prendere in considerazione questa sua presenza? Quasi mi dispiace vedere la carta venire strappata dalla violenza del mio amico. Senza contare il fatto che la scritta Pasticceria da Mattia è troppo figa per essere rovinata così.
Comunque, scattano l'applauso e i ringraziamenti dedicati a me e alla mia geniale trovata, a detta loro. Che banda di festaioli.
"Ragazzi, caproni, chiunque o qualsiasi cosa, animale o persona voi siate, poco casino. Già il tizio qui accanto è poco fiducioso, non ci rovinate la vita.." supplica Simon, sorridendo però divertito.
"Stanno zitti solo quando mangiano, mi spiace." dice Sonia rassegnata. Deve conoscerli da molto, eppure è molto più tranquilla. Proprio per questo motivo sembra strano sia nel loro giro. Ad esser sincera non mi aspettavo neanche che Samuele conoscesse tipi come Damiano e Jonathan. Filippo non lo commento, lui è un caso più unico che raro.
"Ottimo, allora mangiate. Fate con calma." Così dicendo, Simon sistema in mezzo alla tavola il vassoio di dolci, il quale ci mette poco ad essere assaltato da quel branco di lupi affamati. Non vorrei pensaste male, quindi specifico: tra i lupi affamati ci sono anche quelli del mio team, specialmente Manuela e Marco, che hanno una terrificante avversione per i dolci. Guardo quell’ammassarsi di mani con il sorriso sulle labbra, divertita.
C’è un’atmosfera piacevole, rilassante, distensiva. Sebbene non conosca una buona percentuale delle persone presenti, non posso dire di trovarmi a disagio, nel gruppo, e deve essere questo il motivo per cui Marco li ha valutati subito positivamente. Certo, è ovvio che se dovessi trovarmi a parlare a quattr’occhi con solamente Filippo, la persona a me più scomoda visto il suo essere –fisicamente e caratterialmente parlando-, oppure Damiano, considerando i precedenti.. Sarebbe sicuramente destabilizzante, in senso negativo.
Ecco, invece Jonathan, che adesso sta mangiando un pasticcino con la crema manco fosse chissà quale prelibatezza, mi ispira più tranquillità. Sarà il sorriso spontaneo, gli occhi color cioccolato, caldi ed espressivi.. Fatto sta che pare la persona più genuina, in un certo senso.
“Elle.” Mi chiama Samuele, distogliendo la mia attenzione dai morti di fame “Prendine almeno uno, prima che sia troppo tardi.”
“Oh.” Sì, mi fanno gola, ma sto bene così in questo momento “No, non preoccuparti, non mi va. Possono pure prendere la mia parte.”
“Sei sicura?” chiede ancora, da bravo padrone di casa. Mica come Simon, che si è preso il pacchetto di sigarette e l’accendino per andare a fumare sul balcone.
“Al cento percento!” sorrido, cercando di essere abbastanza convincente così da farlo desistere. A quanto pare ci riesco: si volta nuovamente verso i loro amici e cerca di dividere Jonathan e Damiano che si contendono l’ultimo dolcetto alla frutta. Sghignazzando, mi alzo dalla sedia e seguo il mio amico fuori, vedendolo solo.
“Allora, uomo indipendente..” sussulta, non aspettandosi la presenza di qualcuno, poi si gira e posa la schiena sulla ringhiera “Ti piace come inizio?”
“Amo quest’inizio.” Fa un tiro, ancora sorridendo per la sua stessa risposta “E mi piace la compagnia di Samu.” Continua, buttando fuori il fumo appena aspirato “Te che dici?”
“Sono della stessa idea.” Dico sicura, appoggiando i gomiti sulla ringhiera. Guardo in basso “Accidenti, però. Altino, eh..”
“Capita, quando si è all’ottavo piano di un palazzo.” Risponde tranquillo. Sorrido divertita, continuando a studiare il panorama che mi si presenta davanti. E’ buio, ci sono solo le luci dei lampioni, delle insegne, di un paio di semafori e delle altre abitazioni, più o meno distanti. Una bella visione artificiale, che mi distrae per qualche secondo dal freddo. Simon nel frattempo finisce la sigaretta.
“Sento già la mancanza di mio padre. No, mi è uscita male. Non sento la sua mancanza nel senso che mi manca, ma sento la sua mancanza nel senso che sento che lui non c’è. La cosa mi fa stare molto, molto meglio.” Sospira, e senza che abbia la possibilità di rispondere e quindi permettergli di aprirsi con me, riprende a parlare “Rientro, inizio a sentir freddo.”
Annuisco “Sì, ora rientro anche io..”
Ed è questo il mio scopo. Mi perdo ancora per qualche secondo in ciò che vedo, mi sporgo anche per vedere se si nota la Pasticceria da Mattia, anche solo per ripensare al nome stupendo, ma con una certa delusione appuro che è già tanto se da quell’altezza si vedono quel paio di persone che camminano nel marciapiede. Mi giro sospirando tranquilla, ma mi blocco immediatamente quando vedo davanti a me Filippo in procinto di uscire, ma adesso immobile come me. Ci guardiamo, io con gli occhi spalancati e lui inespressivo. Quasi mi sembra di rivivere il momento esatto in cui l’ascensore si è bloccato.
“Quindi..” inizia lui, tranquillo, facendo qualche passo e arrivando accanto a me. Speravo di rientrare, in realtà, ma a quanto pare ha voglia di fare conversazione “Simon è bello, mh?” Dice, con aria di sufficienza. Ha, simpatico. Non posso fare a meno di ridacchiare e scuotere la testa.
“Ti sei divertito prima, a tavola.”
“Come darmi torto? Prima neghi di frequentarlo in un determinato modo, poi, per sviare una domanda scomoda, dici che è bello. Ti sei fregata da sola.” Mi informa, alzando le spalle. Solo adesso noto un piattino di plastica tra le mani con dei pasticcini, tutti diversi. Non lo classifico come dettaglio importante, però, così gli rispondo “Chi ti dice che era una domanda scomoda?”
“Si capiva. Avevi la faccia da non sono stata io.”
“Beh, si spiega tutto allora.”
Non mi risponde, ma continuando a guardarmi negli occhi mi porge il piattino che ho notato due secondi fa “Vuoi? Io ne approfitterei.”
Rimango spiazzata dalla sua offerta, faccio per ringraziarlo e rifiutare ma ricomincia a parlare “Se devo esser sincero, li ho presi per te. No, per entrambi. Non sapevo quali ti piacessero, quindi puoi scegliere. Non pensare male, solo che ho visto che non ne hai preso nessuno, e in fondo li hai comprati tu. Inoltre, data l’avventura passata un’oretta e mezza fa, direi che te li meriti.” Potrei pensare qualsiasi cosa, ma il ritmo lento e il tono calmo con cui dice queste parole mi fanno capire che è esattamente la nuda e cruda verità. Mi stupisco per la sua schiettezza. Forse una minima percentuale di me è delusa: se ci avesse provato con me non mi sarei sentita che lusingata, ma a parte questo direi che sono riconoscente. E’ un gesto molto carino.
Sorrido “Sicuro che non te li vuoi prendere tutti te?”
Avvicina ulteriormente il piattino, come per indurmi in tentazione “Prima che me ne penta.”
Non cambia espressione, non cambia tono, non cambia niente, eppure so che sta scherzando, non saprei neanche dire il perché. Abbasso lo sguardo sui quattro pasticcini, indecisa.
“Hai preferenze?” chiedo, studiandoli.
“Nessuna. Tu?”
“Più o meno, ma li mangerei tutti.”
“Fallo.”
“Ma che fai, mi tenti?” mi viene spontaneo chiedere, rialzando lo sguardo su di lui. Questa mia affermazione lo diverte, tanto che un sorriso spunta sulle sue labbra “Come no, ho sempre sognato di prendere per la gola una ragazza.”
“Quello lì.” Indico un bignè piuttosto anonimo “Sai che cosa c’è dentro?”
“Crema chantilly.” Risponde pronto.
“Perfetto, è mio.” Lo prendo con non-chalance, sotto le sue occhiate indifferenti “Ti dispiace?”
“Anche se fosse, l’hai già preso. Se ti vietassi di mangiarlo mi sentirei in colpa.”
“Non voglio che accada, quindi elimino il problema.” Così dicendo, mi avvicino il pasticcino alla bocca ed inizio a mangiarlo. Lui alza le sopracciglia “Dalla radice.”
“Un buon metodo, non è vero?” chiedo conferma dopo aver ingoiato.
“Più che il metodo, è buono il problema.” Fa un cenno con la testa verso il piattino “Un altro?”
Inclino la testa incerta, non volendomi approfittare troppo della sua gentilezza, così insiste di nuovo “Tanto so che lo vuoi. Due per uno, così siamo pari. Cioccolato, panna o nocciola? Entriamo, comunque, che fa freddo.” Fa tutto da solo, questo.
Lo seguo dentro, dove tutti si sono spostati sui divani e chiacchierano allegramente, come uno storico gruppo di amici. Rimaniamo in disparte, anche perché dopo poco Filippo attira la mia attenzione –non che sia difficile per lui- “Insomma?”
“Vada per quello al cioccolato..” sospiro, arresa. Alla fine hanno vinto i dolcetti.
Mangiamo quindi ciò che resta, avvicinandoci agli altri senza fretta, lui incurante di tutto, io cercando di esserlo, almeno degli sguardi che mi lanciano tutti i componenti del mio team. Pure Roberto, che di solito è il più discreto, studia la situazione con l’espressione di uno che è estraneo alla cosa ma che si interessa ugualmente. Mi accomodo accanto a Marco, ovvero l’unico che per il momento non mi sembra un nemico, e cerco di capire di cosa stanno parlando gli altri, lanciando però un’occhiata verso Filippo che proprio in questo momento si sta buttando addosso a Samuele, come se in realtà il divano fosse lui. Mi scappa da ridere vedendo il modo in cui rimane indifferente pure quando è lui stesso a fare il cretino, e la cosa diventa ancora più comica quando Samuele, continuando a parlare tranquillamente, cerca di allontanarlo in una maniera che mi fa capire solo una cosa: è abituato a tutto ciò. Sembra quasi un padre che con non-chalance cerca di staccarsi il figlio di tre anni di dosso.
Un ulteriore conferma a questa conclusione sono le espressioni di Sonia, Jonathan e Damiano, completamente presi dalle parole di Samuele, e non del ragazzo che è comodamente seduto sopra le sue ginocchia e sospira nel pieno relax.
Come me, Marco, Manuela e Simon ridacchiano, mentre Ginevra e Roberto si limitano a sorridere divertiti.
“Insomma, dopo tutto questo casino, do l’esame a Dicembre.” Conclude la poltrona umana, proprio mentre Filippo comincia a muoversi per sistemarsi meglio, a quanto sembra con lo scopo di riuscire a guardare in faccia il ragazzo che intrattiene l’intero salotto. Quasi distrattamente, comincia a toccargli i capelli piuttosto lunghi e ad osservarli. Samuele inclina la testa per farglieli lasciare, ascoltando però ciò che dice Roberto.
“Com’era giusto che fosse. Ultimamente capita troppo spesso che i professori non abbiano come priorità gli esami degli studenti. Un mio amico, che fa Ingegneria informatica, deve dare gli ultimi esami prima della tesi finale, ma non riesce mai a contattare la professoressa per concludere il progetto.”
“Poveraccio.. Immagino lo stress.” commenta l’altro, afferrando il polso di Filippo per fermarlo, che però non demorde, anzi. Alza anche l’altra mano, ma viene bloccato dal colui che usa come sedile, adesso piuttosto scocciato “Pippo, smettila di fare il gay.”
“Hai i capelli morbidi.” Dice lui tranquillo, poi aggrotta la fronte “E non chiamarmi Pippo. Sai che lo odio.”
“Tu sai che odio quando mi toccano i capelli.”
“Oh, a proposito di gay!” sbotta Jonathan, drizzando la schiena “Samu, ti ricordi Francesco? Quello che veniva alle elementari con noi.”
“Andavate alle elementari insieme? E non vi siete mai divisi?” chiede Simon, troppo curioso per non interromperli.
“Siamo stati nella stessa classe alle elementari, basta. Poi l’anno scorso ci siamo rivisti e abbiamo ripreso ad uscire.” Risponde Samuele, che in quel momento libera i polsi di Filippo che finalmente si alza per sedersi sul bracciolo del divano, senza che ci sia nessun altro sopra “Comunque sì, mi ricordo.”
“Sapevi fosse gay, vero?”
“Mi era stato detto, parecchio tempo fa..” riflette lui, annuendo “Che ha fatto?”
“Niente ha fatto, povera bestia. Che deve aver fatto? No, ti volevo solo dire che.. Quand’era? Ieri mi sembra, l’ho visto al supermercato insieme ad un ragazzetto, più piccolo di noi.”
“Che intendi per più piccolo?”
“Non pensa’ male, cazzo. Più piccolo di due, tre anni.”
“Ah.. E quindi?”
“E quindi mi sono fermato a salutarlo e sentire come stava. Sai, io sono un po’ un impiccione, lui non lo vedevo da tanto.. E poi è gay. Non avendo conoscenze in quel campo, a parte lui, m’incuriosiva sapere qualcosa. Sentivo puzza di gossip..” Jonathan alza le spalle, come per discolparsi.
“Stai a vedere che adesso Jon ci diventa gay.” Dice Damiano, facendo ridere un po’ tutti. Tranne me. Non lo sopporto, diamine!
“Macché gay e gay.. Non che abbia qualcosa contro, eh.” alza le mani “Però direi che sono tutto fuorché quello. Comunque, fatemi parlare invece di interrompermi sempre! Insomma, ho iniziato a parlarci. Ne è uscito che stanno insieme da un anno e mezzo, mi sembra. Convivono, pensa un po’..”
“Aspetta..” lo ferma di nuovo Damiano “Questo Francesco dove andava alle superiori?”
“Mi pare allo scientifico.”
“Ah, ma allora ho capito chi è. Alto, secco, moro.. Col piercing al labbro?”
“Sì, esatto!” batte le mani Jonathan, come se questo fosse un evento da segnare sul calendario. Si rallegra con poco, lui.
“Cazzo, non pensavo fosse gay.”
“Non lo dà a vedere, in effetti.”
“Il suo ragazzo chi è?” chiede Samuele, interessato. Ok, sto considerando questo gruppo praticamente perfetto. Tutti ragazzi bravi, belli, intelligenti, simpatici e non omofobi! Andremo d’accordo.
“Gianmarco, si chiama. Non l’avevo mai visto prima, ad esser sinceri. Un bel ragazzo, messo bene anche fisicamente. Deve essere uno sportivo.. Bella coppia.”
Annuiscono un po’ tutti, chi interessato, chi no, poi Filippo mette fine al silenzio con una domanda già nella testa di molti “Per curiosità, perché hai tirato fuori quest’argomento?”
“Boh, per chiacchierare.”
“Ah, beh.”
“Dai Pippo, non lo smontare.”
“La smetti di chiamarmi Pippo?!” ok, sto ufficialmente diventando fan del rapporto d’amicizia tra Filippo e Samuele.
“E come ti devo chiamare? Fili è orribile.”
“Che ne so, magari Phil.”
“Ma non mi convince..” si lamenta quello più alto, levandosi qualche ciuffo di capelli dal viso.
“Fatti convincere.”
“Insomma, Simon.” Attira l’attenzione su di sé Damiano, troppo egocentrico per lasciarla cadere sugli altri –si vede che mi sta sulle palle?- “Samuele ci ha detto che sei un chitarrista.”
“Oh, sì. Ha detto bene.” Risponde arzillo il mio amico, sorridente. Non c’è niente da fare, quando si inizia a parlare di musica scodinzolerebbe, se gli fosse possibile. Io, che canto e suono sia piano che chitarra, sono convinta che lui sia la persona più legata a quest’arte, vivrebbe solo di quella. Non è difficile immaginarlo da solo, su un’isola deserta, che suona il suo strumento e che si nutre della melodia che produce.
“E canti, anche?” chiede Sonia, particolarmente presa da questo discorso.
“Sì!” conferma il biondo.
“Ma hai preso anche lezioni o..”
“Ho preso anche lezioni. A dir la verità, ho conosciuto così Eleonora, tipo sei anni fa.” E sorride malefico guardandomi, sapendo quanto odio essere al centro dell’attenzione. Ricambio il suo sguardo fulminandolo, sperando che nessuno abbia voglia di approfondire questo nuovo dato su di me. Ovviamente Damiano, che adesso detesto ancor di più, è il primo a chiedere “Ah, canti pure tu?”
“Ebbene sì.” Rispondo, sorridendo forzatamente, cosa che non sfugge a nessuno del mio team. Sadico team, rettifico.
“Oddio, ci cantate qualcosa?” ha, simpatico Jon. Penso di odiare questo tipo di domanda. Cantare in occasioni come queste non mi è mai piaciuto, mi sembra di vantarmi, di dire “sono brava solo io”. Pure Simon, la persona più estroversa del mondo, non lo farebbe mai. E lui sa di essere bravo, a differenza mia.
“No.” Rispondiamo secchi entrambi, io a disagio, lui sorridendo. Come da copione, inizia il coro di protesta. E’ veramente un classico.
“E’ inutile. Io non cedo, ed Elle preferirebbe buttarsi dal balcone.” Dice il mio amico, indicando la portafinestra “Magari un giorno facciamo un karaoke collettivo, allora sì. Però cantiamo tutti almeno una canzone.”
“Ok, a patto che Jonathan sia esentato da ciò.” Dice subito Filippo, con una tonalità della voce leggermente terrorizzata. I suoi amici, forse sapendo come canti effettivamente il castano, scoppiano a ridere. La statua però interrompe tutto “No, non sto scherzando. Vi ricordate quando a casa mia ha cominciato a cantare Moves like Jagger e il mio cane è scappato via spaventato? Guardate che lui è pure un tipo coraggioso.” Ridiamo anche noi a questo punto, e ancor di più quando Jonathan, imbarazzato e colpevole, alza la mano destra “Confermo le sue parole.”
“Ok, allora.. Per motivi di salute altrui, Jonathan ha il diritto di non cantare.” Decreta Simon, felice come una pasqua. Potrebbe essere un bravo organizzatore di eventi.
“La ringrazio, sir.” Dice, inclinando la testa in modo umile, il diretto interessato.
 
Ormai è mezzanotte, la serata è giunta a termine. Sonia, Jonathan e Damiano sono già andati via, noi invece stiamo salutando proprio in questo momento i padroni di casa e Filippo, l’ultimo rimasto. Sappiamo già che con Simon ci vedremo presto, forse anche domani, ed è simile anche per Samuele visto che adesso abitano nello stesso appartamento.
Appena usciamo e ci ritroviamo davanti all’ascensore, io scuoto la testa e inizio a scendere le scale, sperando che la mia caviglia non mi chieda pietà subito dopo la prima rampa.
“Elle, capisco che tu adesso abbia paura dell’ascensore, però..” inizia Marco, ma è Manuela a concludere per lui “Devi anche ammettere che non è stato poi così brutto rimanere bloccata lì dentro. C’era un baldo giovane a proteggerti. Adesso ci siamo io, Marco, Gin e Bobby!” e sorride angelicamente.
“Ci potrebbe essere pure Brad Pitt lì dentro, per stasera faccio le scale.” Dico decisa.
Discutiamo ancora per un po’, ma alla fine vinco io. Ci facciamo gli otto piani a piedi, accordandoci per il passaggio a casa. Lasciamo i due fidanzatini da soli in macchina, io e Manuela verremo portate a casa da riccioli d’oro. Ci dividiamo quindi ulteriormente e entriamo in macchina. Io davanti, Manu dietro, che compare tra i due sedili.
“Insomma anche il nostro Simon diventa indipendente.” Dice, sospirando, mentre parte il motore della macchina.
“..Chi altro?” chiedo io, aggrottando la fronte.
“Nessuno. Mi piaceva dirla in questo modo. Però, pensateci.. Se lui è indipendente, lo siamo di più anche noi, no? Faccio un esempio.. Le serate cinema vengono fatte solo quando abbiamo casa libera, no? Tipo due settimane fa da lui.” Indica Marco “Casa di Simon è sempre libera, adesso!”
“C’è pure Samuele, eh.” le fa notare il biondo “Non è che possiamo fare il nostro porcaccio comodo. Per quanto ne sappiamo potremmo dargli fastidio.”
“Non è il tipo..” borbotta l’altra, incrociando le braccia.
“Su questo siamo d’accordo.” Rientro nel discorso “Ma non possiamo approfittarci della sua gentilezza!”
“Certo che no, mica ho detto questo!” si anima Manuela “Per quanto mi riguarda potrebbe benissimo far parte del gruppo. In fondo, noi tre soprattutto, lo conosciamo da un bel po’. Ah.. Ricordo ancora quando venivo a casa tua sperando di incrociarlo per strada!” sospira sognante, scuotendo persino la testa. Io e Marco ridiamo, poi mi fingo offesa “Ah, quindi tu venivi da me solo per lui! Grazie per avermelo detto!”
“In realtà, fino a qualche giorno fa, continuavo a farlo.”
“Ma piace a te o ai tuoi occhi?” chiede, giustamente e stupidamente, il guidatore.
Faccio una risatina ironica, poi rispondo per lei “I suoi occhi sono innamorati di lui dall’alba dei tempi.”
“Si spiegano molte cose..” annuisce il ragazzo, con un che di consapevolezza.
“Oh, scusate, ma anche loro vogliono la loro parte.” Si difende la castana. Le do ragione, poi le faccio una domanda “Sì, ma la tua parte dov’è?”
“Ma sentila! Come se lei andasse dietro a qualcuno! O forse ci nascondi qualcosa..”
“Non cambiare argomento, Manu.” Sghignazzo, trionfante “Sai benissimo che non mi piace nessuno da mesi. Sei tu quella preoccupante, qui. Non mi dici chi ti interessa dalla terza.”
“Vero.” Concorda Marco, che fulmino immediatamente.
“Anche tu, non parlare troppo.”
“Ti ricordo che sono stato lasciato il giorno prima di San Valentino dopo una relazione pessima.”
“Oh, cavolo. Scusa, è vero.”
“Toh, sono arrivata a casa!” urla Manuela, facendoci sussultare “Grazie del passaggio, ci sentiamo per uscire, ok?” apre lo sportello, esce “Ciao belli!” e sbatte. A malapena ci siamo accorti di tutto. Marco sospira, scuote la testa rassegnato e riparte, diretto verso casa mia. Vedendolo pensieroso, attiro la sua attenzione toccandogli il braccio e parlandogli.
“A che pensi?”
“A Filippo.” Risponde subito, lasciandomi perplessa.
“Perché pensi a Filippo, di grazia?”
“Siete rimasti bloccati nell’ascensore e siete entrati nell’appartamento come se non fosse successo niente. Poi, dopo cena, mangiate i pasticcini chiacchierando normalmente.” Ragiona con se stesso, più che con me “Questa cosa non mi torna.”
“Potresti essere più chiaro?”
“E’ indubbiamente bello, ed è un ragazzo. E tu sei timida, tanto. Ti faccio solo una domanda: hai balbettato? Perché di solito ti inceppi un sacco quando parli con persone come Filippo.”
Boccheggio per qualche istante, poi mi accorgo che, effettivamente, non ho balbettato se non all’inizio, quando manco sapevo fosse amico di Samuele. Aggrotto la fronte, dubbiosa “Hai ragione.”
“Niente di nuovo.” Commenta “Comunque non mi torna davvero, questa cosa. Non ti piace, perché altrimenti avresti balbettato, ma rimane il fatto che l’hai conosciuto questa sera. Avresti balbettato ugualmente. C’è una sola possibilità: è talmente socievole da farti sciogliere. Però mi fa strano pensare che sia lui a sciogliere te. Non lo chiamano statua, i suoi amici?” non sapendo cosa dire, alzo le spalle.
“Boh.”
“E con Damiano, invece? Non è lo stesso Damiano che ti piaceva qualche anno fa? Dalle occhiate che ti ho visto lanciargli pare ti stia sui coglioni!”
“Infatti è così.”
“E perché? Non mi sembra male.”
“No, senti, non c’è un motivo in particolare. Mi snerva, qualsiasi cosa dica. Mi viene da ridere solo a pensare che un tempo pendevo dalle sue labbra. Vabè, io ero in seconda, lui in quinta.. Era più grande, mi affascinava.”
“Anche adesso è più grande.”
“Ma non è più in quinta e non è più rappresentante di istituto. Ed io non sono più in seconda!”
“Jonathan?”
“Jonathan mi sta troppo simpatico.” Ridacchio, poi sono io a chiedergli “Sonia?”
“Carina..” mormora, sorridendo “Non ha parlato poi molto, ma sembra una persona.. piacevole. Però mi chiedo come mai abbia iniziato ad avere a che fare con quei quattro. Ci sarà un collegamento, un qualche amico in comune.. Per me la trattano come io tratto il mio computer.”
“La idolatrano?”
“Esatto.”
“E nel complesso?”
“Nel complesso sono tutti dei bravissimi ragazzi. E’ stata una bella serata.” conclude soddisfatto, fermandosi davanti casa mia. Sorrido, poi mi sporgo per baciargli una guancia “Grazie per il passaggio.”
“Nessun problema.”
“Ci sentiamo!” così dicendo, esco dall’auto e rientro in casa, sospirando stanca.

 


 
Appunti sul capitolo:
Il titolo “Gluttony”, che in italiano sarebbe “Gola”, inteso come peccato capitale. Viva i pasticcini.
Poi, questo è più importante: vengono nominati due ragazzi, ovvero Francesco e Gianmarco. Ebbene, sono due personaggi di un’altra mia originale (Amore al primo tweet), che personalmente adoro (non la storia, parlavo di Gi-emme e Fra’). Grazie ad una ragazza, ho deciso di fare questa specie di cross-over. Non che diventeranno personaggi principali o secondari, saranno semplicemente comparse, ma sia loro che altri potrebbero comparire di tanto in tanto nella storia. :)
 
Insomma, insomma.. Il secondo ed ultimo capitolo sulla serata per inaugurare l’appartamento di Simon e Samuele.
Ah, quante ne succederanno, qui..
Anyway, che ve ne pare?
Non voglio dilungarmi troppo, solo che mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate delle new-entry (alcune saranno anche personaggi piuttosto frequenti) e di chi, magari, tanto new non è (tipo tutto il team, Elle stessa..)
 
Grazie a chi segue, preferisce, ricorda, legge e recensisce, soprattutto a chi arriva in ritardo e commenta ugualmente ogni capitolo. *-* Voi, vi adoro. Avete una grande forza di volontà! Ahaha
Grazie inoltre a Emma, la ragazza che mi ha ispirato per il Cross-over tra “La monotonia non esiste” e “Amore al primo tweet” e che non riesce mai a leggere questa storia per cause di forze maggiori. (FU) Lol.
Grazie a mio fratello, che oggi è il suo compleanno, quindi auguri. (?)
 
Il prossimo appuntamento al primo Ottobre! :D
Capitolo di passaggio, ma anticiperà tanto.
 
Grazie ancora a tutti, alla prossima!
 
Maricuz
   
 
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