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Autore: composetomejustin    26/09/2012    7 recensioni
So esattamente di non essere brava con le parole. Di non trasmettere niente quando scrivo ma sappi che il solo fatto che tu abbia letto tutto ciò o che magari tu abbia intenzione di farlo mi rende felicissima. Grazie infinite.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Undici di sera. I clacson continuano ad imprecare. Il frastuono è udibile da qualsiasi punto ed io vorrei tapparmi le orecchie ma sono consapevole che sarebbe inutile. La pioggia continua a cadere e credo proprio che non abbia intenzione di cessare. Ogni goccia si tuffa dalle nuvole più alte fino a schiantarsi sull'asfalto gelido. Tutti i rumori si uniscono, si mischiano, si legano fra di loro. Per un attimo cessano, come per garantirmi un minuto di tranquillità, per poi riprendere il loro corso. Un velo di nebbia ricopre tutti i finestrini impedendoci di guardare al di fuori. Una scia bianca squarcia il cielo illuminando l'interno dell'auto. Un tuono. Sobbalzo. Un urlo strozzato mi resta bloccato tra le labbra. Un sibilio riesce stranamente a calmarmi. Un paio di braccia robuste sono allacciate ai miei fianchi e mi tengono stretta, come per non lasciarmi fuggire, per tenermi per sempre legata qui. Vorrei andarmene, sfondare questa portiera e correre in strada, raggiungere i miei genitori, dir loro che mi dispiace, che non sono la figlia perfetta ma che non mi sarei mai presa la briga di sminuire una serata in programma da così tanto tempo. Vorrei vedere mamma e chiederle perché stava singhiozzando. Ho bisogno di sapere il significato di quelle parole spezzate dal pianto. Vorrei andarmene da qui. E invece sono raggomitolata in un cappotto nella speranza di non patire esageratamente il freddo. 
Sento qualcosa in gola. Un nodo forse. Mi schiarisco la voce. Il nodo è ancora qui. E' solo l'ansia. Una leggera brezza mi fa rabbrividire. E' uno spiffero di aria gelida che fuoriesce dal finestrino semichiuso. Intreccio le mani sfregandole fra di loro. Il corpo accanto al mio si sta muovendo. Alzo lo sguardo. I miei occhi incrociano un sorriso enorme, luminoso. Un sorriso caldo, familiare. Justin si sporge tendendo il braccio in direzione della portiera. Si piega ancora un po'. Ora il suo petto è contro il mio viso. E' caldo. Sento il suo cuore. Batte costante. Tu-tum - Tu-tum - Tu-tum. Afferra la leva e la fa ruotare. Uno, due, tre volte. Il finestrino è chiuso ermeticamente. Si muove di nuovo. Il battito adesso si sta facendo lontano. Justin si è messo seduto. Le sue braccia sono nuovamente allacciate ai miei fianchi. Quale sarà il suo colore preferito? avrà una sorella? possiede già un auto? e se la possiede perché viaggia in taxy? quanti anni ha? è già maggiorenne? è nativo di qui o si è trasferito tempo fa, come ho fatto io? perché si sta prendendo cura di una perfetta sconosciuta? Non so nulla di lui. E di certo non ho intenzione di mettermi a fare domande. O almeno non adesso. 
«Va meglio?» La sua voce spezza ogni mio pensiero. 
«Oh, si ti ringrazio.» Ho detto grazie tante volte nella mia vita. Molto spesso per dovere, altre perché sentivo di doverlo fare. Questo grazie, pero', viene dal cuore. 
«Hai ancora freddo?» Ha un tono premuroso. Come quello che di solito assume nonna quando mi domanda se necessito di un'altra coperta prima di mettermi a dormire. 
«Giusto un pochino.» Sorrido.
Il suo corpo si sta muovendo ancora. Le sue braccia adesso sono in vita, esattamente sulle mie. Le sue mani ne stanno stringendo altre due. Grigie e gelide come il ghiaccio. Stringono forte. Sempre più forte. Sento il calore guizzarmi dentro. La sensazione migliore che io abbia provato da quando sono entrata in questa scatoletta di metallo. Il suo capo si poggia sul mio. Rieccolo, quel respiro caldo. Mi abbandono a questa sensazione. I suoi abbracci sanno tanto di casa. Di sicurezza. Si,sicurezza. Ecco come mi sento, al sicuro. Al sicuro fra le braccia di un perfetto sconosciuto. Eppure quegli abbracci non mi sembrano sconosciuti. Calore, sicurezza. Sicurezza, calore. Protezione. Justin mi sta proteggendo. Non dal freddo. Non dagli spifferi gelidi. Dall'angoscia. 
Un tuono sta facendo tremare le pareti dell'auto. Eccone un altro. E' più forte di quello precedente. Mi piacciono i temporali ma quando sono così violenti mi viene voglia di rifugiarmi laddove questi suoni assordanti non siano così evidenti. La mano calda di Justin è sul mio viso adesso. Sta percorrendo con delicatezza la guancia. E' sul mio collo. Continua il suo percorso bloccandosi sulle spalle. Le sta massaggiando. Ha il tocco delicato. 
«Neppure a me piacciono i temporali, soprattutto se sono violenti» Sta sussurrando. «Pero' devi stare tranquilla,mh? Ci sono io qui.» 
La sua aria da duro ha decisamente preso il sopravvento. Un biondino dal fare strano e cupo che ha paura dei temporali. Conoscenze così non si fanno tutti i giorni. 
"Ci sono io qui" - "Ci sono io qui" questa frase mi riusuona in testa. E' strano come solo un paio di mani calde lungo i fianchi possano garantirti protezione.
«Ragazzi, siete così silenziosi, va tutto bene lì dietro?» Il tassista si volta. Ha l'aria preoccupata. Adesso ci sta fissando. Fissa due figure a stretto contatto l'una con l'altra. Sto provando vergogna. Sento la guance scaldarsi. Saranno così rosse adesso. 
«Si, è tutto okay, non si preoccupi. Piuttosto com'è la situazione lì fuori?» Adesso è Justin ad avere un'aria preoccupata. 
L'uomo esita un secondo. Come se stesse cercando di formulare una risposta abbastanza eloquente. 
«Dovremmo poter muoverci fra una quindicina di minuti.» Dice con aria quasi allegra. «C'è stato un incidente. Proprio sull'entrata in autostrada, così mi hanno riferito.» L'aria allegra è svanita.
«Un incidente?» La mia voce è rauca. Fastidiosa. Maledetto nodo. Emetto un colpo di tosse nella speranza che mi lasci in pace. 
«Si, una ragazza in scooter ed un uomo in auto sono gli artefici di tutto questo scompiglio.» Risponde il tassista.
«E stanno bene?» Continua Justin. 
«Non si sa nulla in merito. Ma lo scontro non dev'essere stato molto violento.» Tiriamo entrambi un sospiro di sollievo. L'uomo in divisa ancora ci fissa. Mi domando a cosa stia pensando. Ad un tratto ho voglia di staccarmi da Justin. Quella sensazione è scomparsa. Senza di lui, probabilmente gelerei. 
«Ragazzi, stavo pensando che abbiamo esattamente un quarto d'ora, potremmo fare qualcosa. Certo non mi riferisco ad una bella passeggiatina in strada, visto e considerato che qui fuori c'è il temporale. Pero' proprio all'angolo c'è una caffetteria. Potete tranquillamente fare una sosta.» 
Non è una brutta idea. Mi andrebbe qualcosa di caldo. Inoltre uscire da questa gabbia mi farebbe bene. 
«Che ne dici,Faith?» Justin sta cercando un mio sguardo. 
«Per me va bene.» Gliene lancio uno di approvazione. 
La nostra stretta che fino a qualche secondo fa sembrava indivisible ora si è sciolta lasciando una lieve scia di calore ed un enorme vuoto che molto presto verrà colmato da quest'aria gelida. Justin tira su la zip della giacca ed io abbottono per bene il cappotto. Scuoto i capelli, che ormai sono tornati ricci, e mi passo le mani sul viso, come per cancellare le preoccupazioni. Justin è scivolato verso l'altro sedile ed ha già aperto la portiera. Afferro la borsa e scivolo anche io nella sua direzione. Mi lancia un occhiata, come per avvertirmi di stare attenta perché piove a catinelle. Annuisco in segno di assenso. 
«Io vi aspetto qui, non posso lasciare l'auto incustodita. Avete un quarto d'ora. A dopo.» Ci raccomanda il tassista.
Sento di nuovo quello strano calore. Justin mi ha preso la mano e si sta muovendo in direzione della caffetteria. I nostri passi sono coordinati. All'avanzare del mio piede destro avanza anche il suo, così come con il sinistro. La caffetteria è molto luminosa. Luce. Finalmente luce, dentro quell'auto non c'è n'era granchè. Mi sento sollevata. 
«Perché non vai a sederti a quel tavolo mentre io ti porto qualcosa di caldo?» Offerta allettante, come rifiutare?
«Grazie Justin.» Gli lascio la mano con delicatezza, nel modo meno brusco possibile come per fargli capire che apprezzo quello che fa. Mi allontano. Lì in fondo c'è un tavolo libero. Prendo posto su una delle poltroncine color corallo sbiadito e mi metto ad aspettare. Sto guardando Justin. Sto osservando il modo in cui si atteggia. Il mondo in cui sorride. E' strano come riesca a sembrare sempre sereno. Vorrei riuscirci anche io. 
«Due cioccolate calde,per favore.» Sta giocherellando con le scarpe dondolandosi avanti e indietro. Si è voltato. Mi sta guardando. Sorrido e abbasso la sguardo. Maledetto cellulare. Avrei dovuto metterlo in carica stanotte. Maledetta io. Non ne combino una giusta. Forse i miei hanno ragione nel dire che.. Oh, ecco Justin. Sta avanzando verso di me con due tazze in mano. Ha una strana espressione. Ho capito, le tazze scottano. Com'è buffo con quell'espressione in viso. Mi faccio scappare una risatina.
«Quindi io mi scotto le mani e tu ridi di me?» Poggia due grandi tazze calde sul tavolo. Ed io ne tiro una verso di me. E' troppo calda per berla ma almeno mi ci posso scaldare le mani. 
«Avresti dovuto vederti, eri buffissimo.» Il nodo in gola non c'è più. L'ansia è svanita. Strano. 
«Lo prendo come un complimento.» Sta sorridendo ancora. Dannazione, come ci riesce? 
«Lo è infatti.» Justin mi sta guardando. Sembra pensieroso. Chissà a cosa starà pensando.
«Allora...Faith» Ho l'impressione di stare per scoprirlo. «Da quello che ho capito, conta molto l'opinione dei tuoi genitori per te. A tal punto di voler far di tutto per non deluderli.» Abbasso il capo. Sto fissando la tazza fumante di quel dolciastro preparato. Dei biscottini ci stanno annegando dentro, insieme ad un sottile velo di panna montata. 
«E' esattamente così. Tutto quello che ho fatto nel corso della mia vita, l'ho fatto per compiacerli, per renderli fieri di me e invece? Sto mandando a monte una serata importantissima.» Non distolgo lo sguardo dalla tazza. 
«Beh, pero' tutto questo non è colpa tua. Non potevi sapere che ci sarebbe stato un incidente, che ti saresti bagnata fradicia, che avresti incontrato un idiota come me.» Sta sorridendo. Non è il suo solito sorriso. E' uno di quei sorrisi un po' falsi. Lo so cosa si aspetta. Si aspetta un complimento da parte mia. Vuole che gli dica che in realtà non è affatto un idiota. 
«Si, hai pienamente ragione su tutto.» Beh, perché dagli questa soddisfazione? 
«Mi trovo di fronte ad una ragazza piuttosto difficile,mh. Ben venga.» Alzo gli occhi dalla tazza. Fisso i suoi. Sguardo di sfida. Scoppio a ridere di cuore. Adesso mi stanno fissando tutti. 
«Posso sapere perchè ti sei comportata in quel modo dopo la chiamata?» Adesso è lui ad evitare il mio sguardo. 
«Era mamma e stava singhiozzando. E' successo sicuramente qualcosa.» La mia voce è flebile, spezzata. «Io...Ho paura.» Justin allunga il braccio e mi prende la mano. 
«Stai tranquilla. Sono sicura che era solo preoccupata per te. Quando tornerai a casa e si renderà conto che stai bene, la situazione si ristabilizzerà.» Il suo tono è così calmo, rilassato. La sua voce è dolce. Quando parla è come se cantasse. Se intonasse tenere melodie che mi accarezzano l'udito. Mi piace sentir Justin parlare. 
«Grazie,davvero.» Comincio a mandar giù la cioccalata. Sorso dopo sorso. Il liquido mi scorre dentro. Mi sto scaldando. Lancio un occhiata all'orologio. Justin fa lo stesso. Entro due minuti dobbiamo essere in auto. Mandiamo giù tutto e poggiamo le tazze ormai vuote sul tavolo. Ci teniamo di nuovo per mano e stiamo correndo verso il taxy. Le auto che prima sembravano immobili cominciano a muoverci. Il tassista aveva ragione. La fila si è sbloccata. Justin apre la portiera e lascia entrare me per prima poi scivola sul sedile anche lui. Ci stiamo muovendo. La caffetteria si è fatta lontana, non la vedo più. Mi avvicino ancora un po' al finestrino. C'è un po' di scompiglio qui. Non capisco. Un auto accartocciata è irroconoscibile accanto a quel muro. Per terra ci sono pezzi di vetro sparsi ovunque. Proprio accanto all'auto giace uno scooter. E' italiano. Riesco a riconoscerli quelli. C'è ne sono pochi qui. E' azzurro. C'è ne sono pochi anche di quelli. E quella forma indistinta è decisamente un casco. C'è una scritta sopra. Una scritta in nero. E' molto chiara. Sconforto. Paura. Terrore.
«Hailey!» Apro con forza la portiera. Sono in ginocchio. Sto urlando. La pioggia continua a cadere. Molto meglio. Le mie lacrime possono confondersi almeno. Lacrime che si dilagano come fiumi in piena. Lacrime fredde come il gelo e amare come il sapore della paura.  
  
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