Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Chaosreborn_the_Sad    10/04/2007    2 recensioni
L’elfo correva, attraverso il sottobosco. Era l’ultima volta che si lasciava scappare una preda come quella. Il cervo galoppava in ciò che restava dell’Ithilien, fuggendo dal suo cacciatore. L’elfo, che dimostrava venticinque anni ma dai suoi occhi trasparivano almeno un paio di millenni, tese l’arco e tirò. La freccia penetrò la zampa posteriore dell’animale, costringendolo a rallentare la sua folle corsa. Nota: MOLTO AU
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
VII AGE II

 

Cap II Le Due Bionde

Eglerion aprì gli occhi lentamente. Chissà quanto aveva dormito. L’ultima cosa che ricordava erano gli occhi verdi della sentinella e un bruciore alla gola. Probabilmente lei gli aveva versato un qualche liquore nella gola.

Si guardò attorno.

Si trovava in uno dei rifugi usati dagli elfi che presidiavano i confini come luogo di riposo e di ritrovo. Il rifugio si sviluppava su tre talan, collegati da passatoie. Quello dove era disteso lui era adibito a dormitorio, mentre quello centrale e quello più a sinistra erano rispettivamente l’armeria e la cambusa.

Stranamente il luogo era silenzioso. Eglerion guardò verso il Sole. Dovevano essere le sei del mattino o qualcosa di simile. In verità erano passate due ore dal Meriggio, ma egli non poteva saperlo.

Eglerion sbadigliò e si mise seduto. Il silenzio era leggermente scalfito dal rumore dell’acqua. Osservò il terreno circostante e individuò un lago, poco lontano.

Si alzò in piedi, deciso a farsi un bagno. Trovò dei teli vicino al tronco dell’albero, dove stavano anche i suoi vestiti. Infatti, in quel momento, indossava una toga che qualcuno gli aveva messo addosso. Afferrò uno degli asciugamani, se lo mise in spalla e si diresse verso il lago.

Quando arrivò là, il Noldo si lasciò sfuggire un sorrisetto. Un’elfa, probabilmente la stessa che lo aveva ferito, stava nuda al centro del lago, dandogli le spalle.

- Sai, non è carino spiare una fanciulla immersa nelle sue abluzioni- gli disse la ragazza.

- Contavo sul fatto che tu mi sentissi arrivare-. Lei gli sorrise.

- Chiudi gli occhi-. Eglerion eseguì, ridacchiando sommessamente. Stava chiudendo gli occhi di fronte una perfetta sconosciuta, che per di più aveva la sfacciataggine di dargli del tu. Se lo avesse visto Lancaeriel in quel momento, avrebbe detto che era patetico…

***

- Dove diamine è finito, per tutti i Valar!-.

L’elfa bionda, in piedi sulla tolda della nave stava sbraitando contro un suo sottoposto.

- Come sarebbe a dire "non lo abbiamo trovato"! Un elfo di sei piedi non svanisce nel nulla!-.

I suoi occhi, di un colore indefinito tra verde, grigio e azzurro, osservavano i due elfi a cui aveva incaricato di ritrovare il suo capitano.

- Mia signora…- cominciò uno dei due.

- Sedho! Non voglio udire altre scuse per oggi. Piuttosto mandatemi Meldarion… serve che qualcuno abbia successo dove il nostro comandante ha fallito-. I due annuirono e se ne andarono con la coda tra le gambe.

Lancaeriel si appoggiò alla balaustra. Dove poteva essere finito, quell’inetto di Eglerion… Non lo sapeva. Si rassettò la veste blu e argento con aria assente, mentre rifletteva. Se non ci fosse stata lei, gli abitanti di Manwetol avrebbero già rovesciato il governo da un pezzo. Eglerion era un bravo comandante, questo lo riconosceva, un buon condottiero in battaglia… ma per quanto concerneva il governare… L’alta elfa si lasciò sfuggire un sospiro… Quell’elfo era incorreggibile… non aveva preso moglie, si era fatto vedere in veste di Re in due occasioni e, per completare l’opera, soleva ubriacarsi di birra Haradrim una volta a settimana almeno… Ma perché ho accettato il posto di comandante in seconda della flotta… perché ho pensato al profitto e non alle conseguenze… Mai mettere il lavoro di un’elfa nelle mani di un elfo… pensò. Un altro ricordo affiorò nella sua mente: "Shei l’elfa più bbbela che io abia mai vishto…"

Questo le aveva fatto accettare… un complimento che egli le aveva fatto una sera mentre tracannava nella locanda dove lavorava al tempo…

- Mia signora-. Una voce profonda la fece voltare. Un elfo s’inchinò velocemente e punto i suoi occhi scuri su di lei.

- Mi avevate fatto chiamare?-.

- Sì Meldarion… raduna una squadra di cacciatori… Desidererei cenare questa sera…-.

- Come desiderate-. L’elfo moro fece un altro breve inchino e si allontanò. Il classico Noldo… occhi scuri, capelli neri… potrebbe benissimo far parte della linea di Feanor, si disse la giovane bionda. Si girò di nuovo verso il mare e maledì il giorno in cui Eglerion aveva avuto la brillante idea di scendere lungo l’Anduin. Erano partiti con tre navi; ma, mentre la Anor e la Galad erano tranquillamente ormeggiate a Minas Falas, l’ammiraglia della flotta Noldorin, comandata da quella spugna del loro Re, aveva continuato il viaggio verso Sud. La Ithil, quindi, si trovava ancorata al largo di una spiaggia poco più a sud del confine di Rohan con l’Ithilien.

Lancaeriel fissò i flutti che s’infrangevano contro la chiglia di legno della nave. Faceva caldo quel giorno. Troppo caldo. Aveva fatto male ad indossare un abito scuro e lungo. Avrebbe dovuto mettersi una tunica da cacciatore. Sarebbe stata più libera nei movimenti e non avrebbe sofferto per la temperatura. In due mosse scostò le spalline della veste dalle scapole e il vestito scivolò in terra. Prima che qualcuno dell’equipaggio potesse notarla, (Per fortuna, pensò ella), l'elfa salì sul parapetto e si lanciò nel mare sottostante.

***

Eglerion uscì dall’acqua e si asciugò.

Certo che quella sentinella è premurosa, si disse. Infatti aveva trovato i suoi vestiti sulla sponda e nel punto dove il coltello lo aveva colpito vi era una fasciatura. Quella ferita gli doleva da matti, ma egli non voleva darlo a vedere. Mentre si stava rivestendo, ringraziò i Valar e quella neurotossina per averlo fatto dormire un sonno umano, invece di spedirlo in quel coma meditativo che gli elfi hanno mentre riposano. Il Noldo odiava quei trip di visioni elfiche, "degne di un’indigestione di Lembas", come soleva dire. Questo anche perché gli riusciva difficile meditare con un’eccessiva dose d’alcol nel sangue. Il suo secondo, un’elfa con venti centimetri buoni in meno di lui ma che era capacissima di farlo sentire in colpa per le sue sbronze, aveva ragione… doveva moderarsi, altrimenti sarebbe andato incontro a brutte conseguenze.

L’elfo si alzò in piedi e si mise in cammino verso i Talan.

- Eccoti finalmente- disse l’elfa, quando Eglerion si presentò sulla cambusa.

- Grazie- disse egli, riferendosi a ciò che ella aveva fatto per lui.

- Dovere… non posso accoltellare un Re in un bosco e poi non accettarne le conseguenze. A proposito, spero che tu non sia seccato se non mi riferisco a te con titoli come "mio signore" o non ti do del voi… ma se devo essere sincera non ci riesco…-.

- In che senso?- chiese l’elfo, con un sorriso beffardo sulle labbra.

- Sembri così… immaturo! Non hai la faccia da Re…-.

- Sai, mi ricordi una mia amica ora… ma ad ogni modo poco importa. I titoli mi fanno accapponare la pelle…-.

- Anche a me…- sospirò l’elfa.

- Come prego?- chiese Eglerion interessato.

- Niente...- rispose velocemente la guardavia.

- Mmh… sarebbe anche ora che tu mi dicessi il tuo nome…-.

- Ogni cosa a suo tempo- rispose la Sindar.

-Ora si mangia- aggiunse poi.

I due elfi si misero a sedere e cominciarono il loro pasto.

Il cibo era appoggiato su un tavolino, se quello era il nome che gli si poteva dare, alto una decina di centimetri rispetto al pavimento d’assi; mentre i due commensali sedevano su alcuni cuscini.

Gli elfi mangiarono in silenzio, studiandosi a vicenda. Era la prima volta che Eglerion vedeva colei che l’aveva catturato in tutto il suo splendore.

I capelli ondulati erano raccolti, lasciando libere un paio di ciuffi, tra cui la ciocca che simboleggiava il suo rango. Gli occhi verdi lo osservavano attenti, mentre ella mangiava tranquillamente. Indossava una tunica di cuoio, decorata da frange, che terminava sopra le ginocchia. Ai piedi calzava degli stivali da viaggio logori e al suo fianco pendeva una lunga lama elfica, simile a quella di Eglerion.

Mentre Eglerion osservava l’elfa, ella a sua volta studiava i suoi tratti. I capelli gli ricadevano sulle spalle, mentre egli mangiava. Aveva addosso una veste color azzurro e argento tipica dei Noldor, formata da vari strati ma che lasciava i movimenti abbastanza liberi.

I due terminarono il proprio pasto in tranquillità.

- Ora cosa intendi fare? Trattenermi qui o bendarmi e riportarmi dove mi hai incontrato?- domandò il Noldo.

- Resterai qui… chiunque veda l’entrata deve in Gondolin vivere o in Gondolin morire- disse la bionda con voce grave, prima di scoppiare a ridere.

- Scherzavo… intendo fidarmi di te, a patto che tu ti fidi di me-.

- Vediamo quali sono le tue condizioni-.

***

Lancaeriel uscì dall’acqua e iniziò ad asciugarsi. Aveva fatto portare un paio di teli sulla spiaggia da uno dei cuochi di bordo. Si avvolse negli asciugamani come meglio poteva e si diresse dove la aspettavano il capo-cuoco e suo fratello, il timoniere.

I due erano umani, figli di un Rohirrim e di una donna di Nuova Numenor. Vivevano a Pinnath Gelin e vi erano rimasti dopo la conquista da parte degli elfi. Il primo aveva ereditato i tratti della madre, capelli neri e occhi scuri, mentre il secondo, di chiara discendenza del Riddermark, aveva i capelli color del lino e occhi grigi.

- Avete fatto un buon bagno, mia signora?- domandò il timoniere.

- Molto buono Gelirion, grazie per aver chiesto-.

Tuarwaithion, il ragazzo moro, cominciò a remare verso la Ithil. Lancaeriel approfittò del momento per riflettere. Il bagno nel mare le aveva decisamente schiarito le idee. Avrebbe guidato lei stessa la seconda squadra di ricerca. Doveva solo sperare che la notizia non si diffondesse. Sarebbe scoppiato il pandemonio se a Manwetol il popolo fosse venuto a conoscenza della sparizione del Re e della rottura della linea.

Doveva solo attendere che Meldarion tornasse per mangiare qualcosa.

***

- Ancora non capisco- disse Eglerion, incespicando in una radice con la gamba ferita.

- Che cosa c’è di tanto strano?- rispose la giovane.

-Che cosa ti fa pensare che arrivati in quella radura io non tenti di lasciarti là e tornare da solo alla nave?-.

L’elfa sospirò ed emise un fischio. Tre sentinelle apparvero tra le fronde degli alberi, con gli archi tesi verso Eglerion.

- Non ho intenzione di ficcarti quell’antidoto in gola una seconda volta- disse poi.

- Quindi sono nelle tue mani…-.

-Tancave-.

Eglerion imprecò a mezza voce e si fermò.

- Cosa c’è adesso?- disse la guardavia, spazientita.

- Tu non vuoi perdere tempo, io neppure. Ma c’è una cosa che voglio sapere e, a costo di rischiare la sanità mentale, non farò un altro passo prima di conoscerla-.

- E cos’è, di grazia, ciò che il gran signore vuole sapere?!- disse l’elfa sarcastica.

- Il vostro nome, mia signora-.

La ragazza restò interdetta, indecisa se dirglielo o meno.

- Sei disposto a rischiare la follia pur di sapere come mi chiamo?-.

- Sì-.

- Non so se considerarlo un complimento o meno…- disse la bionda in un sussurro. Egli sorrise.

- Nin estar Rhavanwen- asserì ella.

Eglerion sorrise nuovamente.

- Visto? Non era così difficile-. Rhavanwen roteò gli occhi.

- Forza, rimettiamoci in marcia-.

***

- Piano, piano…- sussurrò Meldarion. I due cacciatori alle sue spalle tesero gli archi. Il cinghiale si girò e so preparò a caricare. Meldarion lo fissò negli occhi, pronto a saltare. L’animale cominciò la folle corsa, puntando verso l’inguine dell’elfo. I due arcieri lasciarono le frecce, colpendo le zampe anteriori del cinghiale, che caracollò a terra. Meldarion saltò verso esso, pugnalandolo nel dorso.

- E con questo siamo a tre. Dovrebbero bastare per un paio di giorni-.

- Dovrebbero…- asserì uno dei due dietro di lui. Meldarion si girò, per incrociare gli occhi bruni di Castiel, l’elfa che aveva parlato.

- Desideri andare a cercarne un altro?- disse egli, in tono di sfida.

- Certo che no!- esclamò, - non vorrai mandare una ragazza a cercare un cinghiale da sola!-.

- Beh… è un’idea…- rispose l’elfo. I due si guardarono negli occhi con aria accigliata per qualche secondo, prima di scoppiare a ridere.

- Vieni qua amore!- disse Meldarion, abbracciandola. Si baciarono, finché l’altro cacciatore non si schiarì la voce.

- Ops! Scusaci Stephane-.

- Nessun problema Meldarion. Pensavo che magari sarebbe meglio se portassimo la cena alla nave, così che voi possiate continuare nei vostri quartieri- rispose l’uomo.

I tre risero.

L’uomo e l’elfo si caricarono il cinghiale in spalla e cominciarono a camminare verso la Ithil.

***

- Mia signora?- disse Gelirion, bussando.

- Entrate-. I due fratelli fecero il loro ingresso nella stanza dell’elfa. Tuarwaithion poggiò la teiera che portava su un tavolino e riempì una delle tazze.

- È bizzarro come, dopo tutti questi anni, l’Athelas esista ancora e abbia ancora la proprietà di alleggerire i cuori- disse Lancaeriel, sorseggiando la bevanda.

- Concordo…- disse il cuoco, versandosi una dose di decotto a sua volta.

- Ma non era di questo che volevo parlarvi. Vi ho convocati in mancanza di Eglerion, per alcune decisioni-.

- Diteci- la esortò il Rohirrim.

- Prima di tutto, lasciate perdere i formalismi, almeno in privato. Mi duole aver mandato Meldarion con i cacciatori, ma con lui posso stare sicura che qualcosa ci porterà indietro-.

- Sì… un elfetto nel grembo di Castiel…- borbottò Gelirion, sotto lo sguardo divertito del fratello. Lancaeriel ridacchiò, chiaramente divertita dall’affermazione del timoniere.

- Intendevo qualcosa per cena...- disse la dama, sorridendo.

- Ad ogni modo, - continuò, - stamattina ho deciso di scoprire che cosa il nostro Re avesse in serbo per noi, quindi ho letto il diario di bordo del capitano-. Si interruppe per respirare, mentre i due uomini aspettavano che ella arrivasse al punto.

- Nelle ultime annotazioni fa spesso riferimento a dei trattati e a Nuova Numenor. Per farla breve, egli teme che Nuova Numenor abbia intenzione di attaccare il Mithlond e gli altri reami elfici-. Tuarwaithion la guardò preoccupato.

- Il Mithlond non è mai stato una grande potenza bellica… a meno che non riceva aiuto da qualche altra regione, non può resistere a lungo- disse.

- Da quando Cirdan è partito, il Mithlond e le Falas sono a rischio d’invasione. Sotto Adunakhor, Gondor assoldò più di una volta flotte di corsari per attaccare quella regione. Se non fosse stato per le legioni d’arcieri sulle sponde, i porti sarebbero caduti in pochissimo tempo…- rincarò la dose il fratello.

- Non vi facevo così informati su noi elfi- disse Lancaeriel. I due le sorrisero, aggiungendo che ella non sapeva molte altre cose di loro.

- L’ironia è proprio il vostro forte…- sospirò ella.

- Insomma Eglerion ha intenzione di raggiungere il Mithlond e contattare i Sindar dell’Ithilien, giusto?- disse uno dei due, riportando la discussione sui binari predefiniti.

- Esatto. Intendevo indire un concilio stasera, ma ho preferito dirvelo subito. Informerò Meldarion non appena torna e poi andrò a cercare quello sciagurato…-.

- Come mai hai deciso di dirlo a noi?- domandò Tuarwaithion.

- Semplicemente perché mi fido di voi due e di Meldarion… dopotutto, non è un caso se Eglerion ha messo voi tre al terzo posto nella scala gerarchica-.

Ci fu un’altra pausa, in cui Gelirion si versò un’altra tazza di Athelas.

- Ma è vera la leggenda che Eglerion porta sempre con sé la chiave dell’armadietto dei liquori?- domandò poi, per ravvivare la conversazione.

- Non è una leggenda, è un fatto… è così da quando lo conosco…- rispose la bionda.

- E io che speravo di fregargli un goccio della tequila nanica…- asserì il cuoco, sospirando.

Detto ciò si alzò.

- Vado a vedere se i cacciatori sono di ritorno… il sole tramonterà tra una mezz’ora, quindi è meglio se ordinò di accendere i fuochi per la cena, già che ci sono-.

- Se ti serve una mano chiamami… non ho nulla da fare a pensarci bene…- lo avvisò suo fratello.

Uno ad uno si congedarono dall’elfa, lasciandola sola nella stanza.

Dove sei Eglerion... inizi a farmi preoccupare… Finì la sua tazza di Athelas e si stese sulla branda, per riposare un po’, prima di andare a cercare il proprio Re.

***

- Valar se è lontano!- disse Eglerion.

- Non è tanta strada in linea d’aria, sto solo tentando di fare il giro più sicuro e più vicino alla costa- rispose Rhavanwen.

- Capisco-.

- Tra poco saremo in quella radura, quindi passerò a te la guida- affermò ella. Egli annuì.

Camminarono per un altro tratto, finché Eglerion non riconobbe il posto dove aveva incontrato la Sindar.

- Eccoci- disse.

- Ssh- lo zittì l’elfa. Si fermarono e si misero in ascolto. Udivano chiaramente dei passi. Probabilmente due o tre persone. Di certo uno era un uomo. Un elfo non poteva avere il passo così pesante. L’elfa si tolse l’arco dalla spalla, spinse Eglerion dietro un albero e si avvolse nel mantello. Attese fino a quando i passi non furono più vicini e urlò, come aveva fatto il giorno prima.

- Daro!-.

- Hai sentito?-.

- Era un’elfa-.

- Non lo so, ma non mi piace-. Rhavanwen n’ebbe la conferma. Erano tre. Stava per dire qualcos’altro, ma fu fermata da Eglerion.

- Meldarion!- gridò.

- Eglerion!- fu il grido di risposta. I due sentirono un tonfo provenire da dietro un gruppetto d’alberi e videro un elfo moro uscirne correndo. Eglerion gli andò incontro, abbracciandolo.

- Mae govannen, mellon nìn!- disse Eglerion. Ben incontrato, amico mio.

- Im gelir ceni ad lín- rispose Meldarion. Sono felice di rivederti.

Dalle fronde uscirono altre due persone. Una giovane elfa, dai capelli castani e gli occhi bruni e un uomo, dagli occhi azzurro cielo e i capelli rossi che gli scendevano fin sulle scapole.

- Lady Rhavanwen, permettimi di presentarti Meldarion, figlio di Daeron, Castiel, della stirpe di Idhron e Stephane, discendente di Ciaran di Rohan- disse il Re. I tre s’inchinarono quando Eglerion pronunciò i loro nomi.

- Suilaid- rispose l’elfa. Salute.

Il biondo guardò i tre e sorrise.

- Allora, come va? Lancaeriel ha dato di matto perché sono sparito?- domandò. I tre lo guardarono storto. Meldarion decise di rispondere.

- Mah… abbastanza… Athradien si è beccato una strigliata perché non è riuscito a trovarti, ma nulla di più-.

- Niente di nuovo, insomma… poveraccio… se la prende sempre con lui quando ha i nervi a pezzi…- disse Eglerion pensieroso.

- Voi cosa ci facevate qui, invece?-.

- Citando il comandante in seconda, "serviva qualcuno che avesse successo dove il nostro Re ha fallito". Stavamo rimediando la cena-.

Stephane intervenne: - Io penso sia meglio se ci affrettiamo, altrimenti Lady Lancaeriel se la prenderà con te stavolta, Meldarion-.

Rhavanwen assisté allo scambio di battute senza parole. Le sembrava di vedere il ritrovo di amici in una birreria, non al ritrovamento di un Re da parte di alcuni suoi sudditi. L’uomo la risvegliò dai suoi pensieri.

- Se volete seguirci, dama Rhavanwen-.

Il gruppo si rimise in marcia verso il punto dove la Ithil era ancorata. Si fermarono a riprendere il cinghiale morto e camminarono speditamente attraverso lo stesso sottobosco dove Eglerion aveva inseguito il cervo il giorno prima.

 

 

Ed ecco finalmente il secondo capitolo. Come potete vedere ho introdotto qualche nuovo personaggio ("qualche"?!).

Allora, come vi sembra Lancaeriel?

Ad ogni modo ringrazio Uriko e Valentina per le recensioni.

@Uriko: grazie, contento che ti piaccia come ho descritto gli avvenimenti che scuotono la Terra di Mezzo durante tutti quegli anni. Come puoi vedere da questo capitolo, Eglerion è un elfo elfico quanto gli Dei omerici sono divini...

@Valentina: Grazie, addirittura la "reincarnazione di Tolkien"! Sono felice che ti piacciano storie del genere... la fic è  nata soprattutto perché avevo voglia di scrivere qualcosa di Fantasy, ma partendo da zero avrei comunque scritto qualcosa di troppo somigliante al "Signore degli Anelli" per ambiente e razze, quindi non mi è venuto in mente niente di meglio che ambientarlo anni dopo.

@Silvì: ecco finalmente la fantomatica storia fantasy di cui parlammo tempo fa (Silvia, rimembri quel tempo in cui ti parlai della fantastica storia? =)) felice che ti sia piaciuta. E no, Lancaeriel non sarà una pervertita come tu predicesti

Infine devo menzionare il fatto che l'idea del corpo celeste è ispirata al libro "Atlantis Found", di Clive Cussler e che la fantomatica ciocca di Rhavanwen non è altro che una ciocca rasta, ma non ho idea del nome che un elfo potrebbe darle.

Arrivederci al prossimo capitolo, che non so quando arriverà purtroppo o_O

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Chaosreborn_the_Sad