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Autore: Verdonica    26/09/2012    2 recensioni
Sorridendo impacciata a quei visi che le si paravano davanti, veri proprietari della classe in cui era approdata quasi per sbaglio, raggiunse un banco in seconda fila vicino al muro e vi si stazionò, decisa a non lasciarlo più.
Con un sorriso altrettanto impacciato la raggiunsero dei ragazzi dopo un paio di minuti.
-Sei nuova?- chiese il primo.
“No, ero qui anche l’anno scorso, però non devi avermi visto”.

-
-Io non capisco, davvero fate così?-
-Certo, tutte. Dalla prima all’ultima-
-Ma perché? E’ masochismo! E’ mentire!-
-Certo, ma è meglio così che dover spiegare perché lui non ti ha richiamata o non ti ha chiesto di uscire, ancora peggio perché lui ti ha tradita con una palesemente più bella, più magra e probabilmente anche più simpatica di te, con meno paranoie soprattutto.-
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Auguri! Sei diventata grande finalmente e da ora in avanti sarà solo in salita! Diciotto anni sono un traguardo (detto da uno che ancora non li ha…) e quindi vanno festeggiati degnamente! A questo proposito, qui allegato c’è il mio regalo. Non è voluminoso, ma sono sicuro che lo apprezzerai davvero molto.
Occhio ai caramba che, se questa volta ti fermano, in questura ci finisci te!
Buon compleanno Lia, sei la migliore.
Ti voglio bene,
Tommi
 
P.S.: non ammetto sentire problemi tipo “dove dormo”, per quello c’è il viaggio.
P.P.S.: non è un modo implicito per autoinvitarmi, portaci chi vuoi. L’importante è che ti diverti.


Le aveva regalato due biglietti del treno andata e ritorno per il suo compleanno, per passare un weekend a Roma e, essendo decisamente senza ragazzo, lei aveva avuto la possibilità di scegliersi l’accompagnatore. Aveva ritenuto decisamente sciocco pensarci per più di un minuto, dato che aveva saputo fin da subito chi portare. E lui aveva ovviamente accettato, di buon grado, di farle da accompagnatore. Quello era stato il vero regalo per Amelia. Un weekend a Roma con il suo migliore amico, alias “sbandata colossale”.
Erano iniziati lì i problemi, più o meno, dato che al ritorno da quel viaggio lui si era fidanzato con Sara…
 

***
 

-E’ proprio vero che il destino gioca brutti scherzi- commentò Greta da sopra la spalla di Amelia vedendo cosa aveva appena ritrovato nella sua stanza, in quel pomeriggio di pulizie generali.
-Il destino non esiste, Gre- replicò annoiata l’amica, ripiegando il biglietto e riponendolo dove l’aveva trovato.
-Destino, fato, caso, fortuna, sfiga, provvidenza divina… chiamalo come vuoi- ribattè voltandosi e tornando a piegare dei vestiti di Amelia che erano accatastati da settimane su una sedia. –Ci hai più riparlato?- buttò lì, come se nulla fosse.
-Intendi dall’ultima volta che me l’hai chiesto, ovvero due ore fa? Direi di no- disse acida Amelia, passando velocemente lo sguardo sul cellulare che non segnalava messaggi ricevuti.
-E hai intenzione di continuare così per molto, Lia?-chiese voltandosi e incrociando le braccia sotto il seno. –E non chiedermi “così come?”, signorina- l’anticipò vedendo che stava aprendo la bocca per ribattere. Di fatto la richiuse subito, come zittita.
Greta le sorrise, bonaria. Non la biasimava per quello che stava facendo, ovvero piangersi addosso, perché lei per prima l’avrebbe fatto. Voleva solamente il meglio per la sua amica e, da brava amica, in quelle situazioni doveva ricoprire il ruolo di spronatrice.
-Se ti chiedessi “come stai?” che mi diresti?- continuò, imperterrita.
-Se ti dicessi “bene” mi lasceresti stare?-replicò con lo stesso tono, Amelia.
-Ovviamente no- le sorrise, prendendo un’altra maglietta e piegandola, per poi riporla in un cassetto dell’armadio.
-Ok, allora mi avvalgo della facoltà di non rispondere-.
-Dai, Lia. Sinceramente.- Greta si voltò e si sedette sul letto per guardarla, anche se Amelia al momento le dava le spalle.
-Sinceramente? E’ una merda-.
-Vedrai che passer…-
-Oh, no. Non dirlo neanche per scherzo. Dobbiamo smetterla di raccontarci palle per qualsiasi cosa. La nostra è una categoria malata! Noi donne abbiamo qualche serio problema. Preferiamo non dirci la verità per paura che l’altra stia male e così la riempiamo di palle, quando poi, tacitamente, tutte sappiamo che nessuno pensa ciò che dice- si voltò esasperata guardando l’amica che la osservava dubbiosa, ma in silenzio, assorta. –Dico sul serio, Gre!-
-Sai cosa mi ricorda?-
-Cosa?- chiese Amelia, voltandosi di nuovo e dandole le spalle, ricominciando a pulire la zona bassa dell’armadio che era piena di cianfrusaglie.
-Un film, com’era il titolo?-
-La verità è che non gli piaci abbastanza. Si, mi sono ispirata. Ma sai qual è la cosa più triste?- si voltò per guardarla, quasi angosciata.
-Cosa?- strabuzzò gli occhi, curiosa.
-L’ho visto con lui- e quella frase fu seguita da un silenzio iniziale, che dopo poco, si tramutò in uno scoppio, immotivato di risa. E Greta si alzò per abbracciare l’amica, sedendosi a terra vicino a lei.
 

***

 
-Io non capisco, davvero fate così?- chiese il ragazzo stravaccato su un divano all’amica che aveva vicino, in egual postura, mentre guardava la televisione.
-Certo, tutte. Dalla prima all’ultima- gli sorrise lei, ironica.
-Ma perché? E’ masochismo! E’ mentire!- replicò lui, scandalizzato.
-Certo, ma è meglio così che dover spiegare perché lui non ti ha richiamata o non ti ha chiesto di uscire, ancora peggio perché lui ti ha tradita con una palesemente più bella, più magra e probabilmente anche più simpatica di te, con meno paranoie soprattutto.- La giovane ragazza scrollò le spalle tornando a guardare il film in televisione.
“La verità è che non gli piaci abbastanza”. Il titolo era già tutto un programma.
-E perché no?- chiese ancora lui, innocentemente.
Amelia sbuffò e si mise a sedere guardandolo. –Avanti Tommi, che le diresti? “Mi dispiace cara, probabilmente deve essere stato il tuo sedere troppo grosso, o il naso storto, o magari non gli piacevano i tuoi capelli, o forse è per via dei tuoi denti da cavallo, o magari dovresti cominciare a farti la ceretta, o mettere qualche crema per migliorare la tua pelle…” sarebbe devastante, fidati.-
-Siete un mondo a parte- fece lui, arrendendosi.
-Siamo così, dolcemente complicate, sempre più emozionate, delicate, ma potrai trovarci ancora qui…- canticchiò Amelia, distratta, sorridendo poi a Tommaso quando si girò per guardarla divertito.
 

***
 

-A che pensi?- la riscosse dai suoi pensieri Greta, che la stava ancora coccolando e leggermente cullando.
-A niente- mentì in fretta Amelia, sciogliendosi dall’abbraccio per alzarsi e poi guardandola dall’alto. –Dici che devo fare qualcosa, allora?-
-Direi di si, assolutamente- si alzò Greta, entusiasta, per mettersi al suo fianco ed incitarla. -Prendila come un’occasione!-
-Non ti ci metterai anche tu, vero? Basta mia madre con le sue occasioni riguardo la scuola. Io non ho chiesto occasioni a nessuno.- Scosse la testa sconsolata, poi riprese. -Ok, dobbiamo solo decidere la modalità-.
 

***

 
-Ehm, salve signora! C’è Tommaso in casa?- chiese Amelia dal cancelletto, a voce piuttosto alta, per farsi sentire dalla donna che aveva aperto la porta.
-Oh, ciao Amelia! Si, te lo chiamo subito! È di sopra con Sara!-
-Oh, no no no…- sussurrò a voce bassa la ragazza, maledicendosi. Non voleva vedere Sara, già non era sicura di voler vedere Tommaso. Maledisse in quel momento anche Greta per averla convinta.
Dopo poco la porta si aprì nuovamente e spuntò sulla soglia un Tommaso decisamente sorpreso di trovarsi davanti l’amica.
-Amelia?- chiese come se non credesse ai suoi occhi.
-Si, mi chiamo ancora così- replicò antipaticamente.
-Che ci fai qui?- continuò lui avvicinandosi al cancello, non facendoci caso poiché abituato al veleno che sputava di tanto in tanto.
-Pensavo di parlare con te, ma credo che mi sia passata la voglia. Scusa il disturbo- e fece dietrofront.
-E perché mai?- la fermò lui con l’ennesima domanda.
Amelia sospirò e si voltò di nuovo verso di lui. –Magari passo quando lei non c’è- disse facendo un sorriso, finto, e accentuando, come di consueto, la parola lei.
-Buona idea- rispose stringendosi nelle spalle. Risposta che però Amelia non si aspettava e che la turbava parecchio. Così, per capriccio, replicò –Anzi, sai cosa ti dico? Mi è tornata la voglia. Voglio parlare ora- ammiccò, incrociando le braccia, in segno di attesa.
Sapeva anche lui che per parlare aveva bisogno di camminare, quindi ciò implicava il fatto che lasciasse Sara da sola. Tommaso, indeciso, ci riflettè un attimo, poi, come se stesse mandando al diavolo qualcosa, nei suoi occhi si capì cosa stava per scegliere di fare.
-Due minuti e sono fuori. Aspettami- disse semplicemente prima di rientrare in casa ed Amelia sorrise, vittoriosa.
Uno a zero per lei.
 

Camminavano ormai da qualche minuto, nel silenzio totale, senza sapere dove stessero andando. Da quando Tommaso era uscito nessuno dei due aveva proferito parola, alla fine decise di rompere il silenzio lui per primo.
-Allora?- chiese semplicemente.
-Sessanta minuti- replicò lei, indifferente. Tommaso alzò gli occhi al cielo e la guardò: Amelia camminava a testa bassa con le mani in tasta a circa un metro di distanza da lui.
-Riesci ad essere seria?- chiese tranquillamente.
-Posso provarci- si limitò a dire. La sua spavalderia era scomparsa di colpo quando se l’era trovato davanti.
-Te ne sarei grato- replicò, accennando un sorriso. Litigi o meno, rimanevano gli stessi loro due.
Dopo altri due minuti buoni di silenzio, Amelia si decise a parlare.
-In realtà speravo mi sentissi ispirata una volta uscita di casa con te, però non è successo, purtroppo.- Gingillò con le proprie mani, aspettando una parola da parte del ragazzo, parola che però non arrivò. Era piuttosto preoccupata, non era sicura di voler fare quello che aveva deciso con Greta.
-Vi ho disturbati?-
-No- disse lui, semplicemente.
-Sicuro?-
-Quello che stavamo facendo può aspettare-.
E bum, un colpo al cuore. Era quello il problema, secondo Amelia. Come poteva resistere a un ragazzo che le rispondeva così? Come poteva resistere ad un ragazzo che sistematicamente, o quasi, la metteva prima della sua ragazza? Era un tesoro.
-Vedi, è questo il tuo problema- sputò fuori la ragazza, guardandolo storta. –Sei così maledettamente tenero!- Sospirò e non gli diede il tempo di parlare perché riprese subito lei, lentamente. –Ok, forza e coraggio. Sarò sincera, d’accordo?- Tommaso si limitò ad annuire.
-Chiedimelo- continuò Amelia, guardandolo negli occhi.
-Cosa?- le chiese Tommaso, confuso.
-Quella cosa- rispose accentuando la prima parola, per rendere chiaro di cosa stesse parlando.
-E’ come dice lei?- chiese dopo un attimo di silenzio Tommaso, non certo di voler sapere la risposta.
-Si- disse Amelia, non distogliendo lo sguardo e sentendo il suo battito cardiaco aumentare pericolosamente.
-Ah- si limitò a rispondere Tommaso, senza aggiungere nulla perché troppo sconvolto da una simile rivelazione.
-Non vuoi una spiegazione?- chiese, speranzosa di dire la sua versione.
-No- rispose secco il ragazzo. –Perché dovrei? Più chiaro di così non si può-.
La guardò duramente, arrabbiato. Gli aveva mentito per mesi, ma non avrebbe dovuto. Aveva solo complicato le cose. E poi, perché uscirsene adesso con la verità?
Tommaso non se lo sapeva spiegare.
Si fermò di colpo, guardandola. Lei, zittita da quella sua risposta, continuava a guardarlo, triste, ma a lui poco importava.
La lasciò da sola, in mezzo alla strada, senza dire niente.
Avrebbe dovuto digerire la cosa da solo.

  
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