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Autore: _zia cla_    27/09/2012    2 recensioni
Anni '30. Broadway.
dal testo:
14 Gennaio 1947 Westerville, Tenuta Smythe
Carissimo,
è stato un piacere ricevere la tua lettera.
Devo dire che il tuo desiderio di conoscere la mia storia mi stupisce e, in un certo senso, mi onora. Hai ragione, la mia vita è stata …interessante.
Ho sempre amato immaginarla come un musical! Sicuramente c’è stata molta musica…
E come tutti i migliori musical, questa storia parla d’amore.
Hai mai conosciuto l’amore, quello vero?
Io l’ho fatto. E non parlo dell’amore da romanzo rosa, dove tutto finisce bene, dove tutto è fin troppo facile.
No, nulla è mai stato semplice…per noi.

AU nata durante l'ascolto della discografia di Cole Porter e dalla mia immagine mentale di Sebastian Smythe in doppiopetto.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
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 Capitolo III
 
 
 
 
La notizia delle loro nozze inizialmente aveva scioccato un po’ tutti. Non si parlava d’altro in città. Ma la cosa durò poco, ben presto se ne erano tutti disinteressati, convenendo che se due tipi del genere non si fossero sposati tra loro, probabilmente non li avrebbe sposati nessun altro.
 
Erano i coniugi Smythe da quattro anni, ormai. Il loro rapporto aveva resistito per tutto quel tempo, anche grazie ad una serie di regole che entrambi avevano stabilito.
Evelyne avrebbe accettato la natura del marito e la sua tendenza a - come dire-  non accontentarsi mai, a patto che lui osservasse la massima discrezione e fosse del tutto sincero con lei. Inoltre aveva rinunciato alla possibilità di avere un amante, a patto che Sebastian assecondasse i suoi bisogni fisici almeno due volte al mese.
Per Sebastian fu un sollievo scoprire che, in fondo, la cosa non gli riuscisse neanche tanto difficile.
Evelyne era una bella donna, affascinante. Aveva un corpo longilineo ed elegante, morbido e forte allo stesso tempo. A Sebastian piaceva immaginare che, probabilmente in un’altra vita, Evelyne fosse stata la modella di qualche famoso artista.
La vedeva a questo modo: fare sesso con lei era un modo alternativo di venerare un’opera d’arte.
Inoltre provava per lei una affezione immensa; così l’affetto unito ad un paio di bicchieri di gin, gli permettevano di onorare puntualmente i suoi doveri di sposo.
C’erano altre regole che si erano imposti, leggi non scritte che dovevano rispettare entrambi.
Direttive più o meno importanti come ad esempio festività, persone da frequentare, luoghi…
 
 
 
 
 
‘’Evelyne!’’
La voce che aveva pronunciato il suo nome apparteneva all’altro uomo: un uomo dai capelli biondi, il corpo di un dio e labbra carnose. Un uomo e una voce che lei conosceva bene.
‘’Signor Evans, la pregherei di rivestirsi e uscire fuori da casa mia.’’ Aveva pronunciato quelle parole con tono glaciale, senza distogliere il suo sguardo duro dal viso di Sebastian.
La cosa incredibile era che anche Sebastian la guardava fisso negli occhi. Non aveva battuto ciglio, come se la cosa non lo riguardasse affatto.
Era una continua sfida con lui. Qualunque cosa facesse, qualunque cosa accadesse, doveva essere lui quello che vinceva, sempre.
Con la coda nell’occhio, Evelyne vide che il biondo non si era ancora mosso.
‘’Fuori di qui, Sam. Ora!’’ gli lanciò uno sguardo piuttosto eloquente, che avrebbe potuto incenerirlo.
L’uomo raccolse convulsamente i suoi abiti dal pavimento e si diresse frettolosamente verso la porta, ma la donna lo fermò.
‘’Vuole uscire di qui nudo? Di là, in camera mia. Si rivesta e poi vada al diavolo!’’
Sam allora prese la porta di mezzo ed entrò nell’altra stanza, lasciando i due coniugi da soli.
 
‘’Era necessaria questa scenata?!’’ chiese quasi annoiato Sebastian, mentre si allungava verso la mensola dove era poggiato il suo portasigarette.
‘’Non ti scomponi mai, vero? Avevamo un patto noi due!’’ gli disse puntandogli un dito contro.
‘’Già, ci eravamo accordati che sarei potuto andare a letto con chi volessi.’’ Alzò un sopracciglio, strafottente. Mentre dalle sue labbra soffiava via una voluta di fumo.
‘’Non qui! In casa mia, sotto il mio tetto… Non con lui!’’ Evelyne avrebbe voluto tanto non urlare in quel modo, ma la collera aveva preso il sopravvento.
Sebastian rimase immobile nella sua posizione, seduto sul letto. Il lenzuolo lo copriva solo parzialmente e la mano che teneva la sigaretta era poggiata sul ginocchio piegato. Se non fosse stata così arrabbiata Evelyne avrebbe potuto contemplarlo per ore. Ma la sua tranquillità la stava facendo uscire di senno. Inoltre i suoi occhi erano concentrati, come se stesse meditando su qualcosa.
Quando aprì bocca per parlare, Evelyne avrebbe preferito fosse rimasto in silenzio.
‘’E’ questo il problema allora… Stai montando tutto questo melodramma, non perché io abbia portato qualcuno qui, ma perché quel qualcuno era il tuo amato Sam Evans.’’
Evelyne sospirò incredula, trattenne a stento una risata di sdegno –‘’Sei completamente fuori strada, Bas.’’
‘’Ah, sì?!’’ disse alzandosi dal letto e avvicinandosi a lei, senza prendersi neanche il disturbo di indossare la vestaglia.
‘’Illuminami! Perché non trovo altra spiegazione logica se non la tua gelosia verso di lui: l’uomo che hai desiderato fin da quando siamo arrivati qui. Ti da’ fastidio che preferisca me?!’’
Evelyne avrebbe voluto tanto prenderlo a schiaffi in quel momento, ma si trattenne. Fece un passo in avanti, mantenendo comunque una certa distanza tra loro.
‘’Non è lui il mio problema, sei tu. Mi hai mancato di rispetto. Hai mancato di rispetto a questa casa e a quel letto. Questo posto è solo nostro. Tutto quello che fai fuori di qui non mi interessa, puoi scoparti chi vuoi. Ma quando metti piede qui dentro devi lasciare tutto e tutti fuori da quella porta.’’
Il suo viso era a pochi centimetri da quello di Sebastian, non si era neanche resa conto di aver azzerato la distanza tra loro.
Si allontanò dal marito con un movimento rapido, si avvicinò alla chaise longue e prese la vestaglia poggiata sopra. Le scappò un ghigno.
‘’Per quello che vale… Non so che farmene di Sam Evans. Non svendo me stessa con chi è solito offrirsi al miglior offerente.’’
Detto questo, lanciò la vestaglia addosso al marito e si avviò verso la porta.
‘’Vestiti e non fare tardi a cena.’’
Si chiuse l’uscio alle spalle, lasciando Sebastian in una camera dove aleggiavano rancore, delusione e senso di colpa.
Doveva farsi un bagno; si diresse verso la stanza da toeletta, sperando di lavar via quell’ultimo sentimento con una passata di sapone.
 
 
 
*
 
 
 
Cenarono in silenzio. Nella lussuosa sala da pranzo non si sentiva altro che il tintinnio delle posate e i passi affrettati dei camerieri, che ogni tanto rivolgevano degli sguardi fugaci ai loro padroni per accertarsi fossero vivi. Sì, perché i due coniugi erano talmente tesi che sembrava non respirassero.
Evelyne non aveva rivolto un solo sibilo al marito da quando era sceso da camera sua; l’aveva trovata già seduta a tavola. Comportamento strano, dato che normalmente lo attendeva in salotto per poi presentarsi a cena insieme.
Non aveva alzato lo sguardo dalle portate neanche una volta e Sebastian cominciava a perdere la pazienza. Aveva sbagliato ma non c’era da farne questa tragedia.
Aveva fatto sesso con uno dei suoi uomini in casa sua… loro. E allora?! Aveva fatto sesso con uno dei suoi uomini in casa loro, in camera sua, nello stesso letto dove aveva più volte fatto sesso con sua moglie.
Quel particolare non l’avrebbe disturbato, se solo sua moglie non fosse stata Evelyne: l’unica persona per la quale provasse qualcosa di molto simile all’amore,  una donna che lo sopportava in tutto e per tutto (non solo la sua omosessualità) . La persona che l’aveva risollevato dalla depressione in cui era caduto quando il suo ultimo spettacolo si era rivelato un fiasco.
Gli era stato accanto (a differenza di tutti i suoi falsi amici), aveva fatto sparire tutta la sua scorta di whiskey, subendosi anche qualche insulto. Evelyne aveva incassato e l’aveva forzato a comporre di nuovo. Aveva usato la musica come terapia; le prime volte Evelyne dovette trascinarlo quasi a forza verso il pianoforte, si sedeva affianco a lui e cominciava a suonare lei qualche nota. I primi giorni erano passati così, lei che suonava e lui seduto accanto a lei, impassibile.
Un giorno però, mentre Evelyne stava per poggiare le mani sui tasti, sentì improvvisamente delle note allegre, irresistibili, tipiche del repertorio del suo Sebastian.
Si voltò sul lato della tastiera e notò con una certa commozione che quelle note erano prodotte proprio dalle mani dell’uomo al suo fianco.
‘’Non ce la facevo più a sentirti premere tasti a caso.’’ Disse Sebastian in tono saccente, quando ebbe concluso di suonare.
Evelyne sorrise e poggiò la fronte sulla sua, sospirando:
 ‘’Mi sei mancato.’’
 
Ricordando quegli avvenimenti tutto l’orgoglio di Sebastian venne meno, le sue stupide scuse crollarono come castelli di sabbia. Quella volta, lui non avrebbe vinto.
‘’Sent-‘’
‘’Taci, Bas!’’ la voce sprezzante di Evelyne lo zittì all’istante.
La donna alzò lo sguardo verso il marito per la prima volta in tutta la serata e Sebastian non fu affatto contento dello sguardo rivoltogli, anzi, gli diede una fitta allo stomaco.
‘’L’ultima cosa che voglio ascoltare adesso è il suono della tua voce.’’
‘’Devi ascoltarmi invece,’’-prese coraggio Sebastian- ‘’e fossi in te farei anche mente locale di questo avvenimento, non si ripeterà molto spesso. Ti…ti chiedo scusa, ho fatto una cosa stupida: ti ho mancata di rispetto. Non si ripeterà più.’’
Non aggiunse altro, lo disse guardandola negli occhi, con tutta la sincerità che riuscì a donargli.
Con gioia notò che, nonostante continuasse ad essere severo, lo sguardo di Evelyne si addolcì a quelle parole.  
‘’Avrei preferito che non fosse accaduto affatto.’’ Disse la donna con tono affranto.
‘’Perchè l’hai portato qui?’’
‘’E’ venuto lui. Al teatro gli avevano detto che oggi ero tornato prima perché volevo lavorare a casa, me lo sono ritrovato fuori dall’uscio.’’
‘’Cosa voleva?’’ Evelyne lo incalzava.
‘’Il ruolo da protagonista. Ha cominciato a dirmi che sarebbe stato perfetto in quel ruolo, che sembrava l’avessi scritto appositamente per lui. Io gli ho detto che cercavo qualcosa di diverso, di più. Così mi ha risposto che mi avrebbe convinto, in un modo o nell’altro.’’
‘’Seducendoti?’’ sollevò un sopracciglio pronunciando quella domanda.
A Sebastian scappò un mezzo sorriso, quella donna aveva capito già tutto.
‘’Sembra che questa volta sia stato tu la preda…’’ continuò Evelyne, sorridendo amara.
‘’Non direi. La parte non sarà sua.’’ E un ghigno si aprì sul suo volto.
Dopo qualche secondo di silenzio, Evelyne scoppiò a ridere, ne era sollevata. Sebastian le aveva rivelato che c’era molto di lei in quel personaggio, non avrebbe mai accettato che fosse un tipo come Sam Evans ad interpretarlo.
 
 
 
*
 
 
‘’Ehm, mi scusi?’’
‘’Che c’è?’’
Quando Puckerman si voltò per squadrare la persona che gli si era rivolto, non si aspettava di dover abbassare la testa per incontrare il suo volto.
‘’Sei basso!’’
‘’Come scusi?’’ disse l’altro chiaramente confuso.
‘’Avevo richiesto un manovale che somigliasse ad un armadio, capace di sollevarmi due quinte alla volta. Tu sei piccoletto, anche se hai due bicipiti sviluppati. Beh, meglio di niente! Ma gliele suonerò belle a quelli della produzione!’’
Noah Puckerman era il tuttofare del teatro, il cosiddetto servo di scena. Un uomo giovane e ben messo, con un corpo solido.
Lavorava in quel teatro da ormai cinque anni. Conosceva ogni incrinatura delle assi di legno, ogni foro nel tessuto delle quinte.
Non era intelligente, ma metteva nel suo lavoro grande passione. Per quello l’avevano tenuto, nonostante il suo carattere irrequieto che l’aveva spinto più volte a fargli fare a pugni (nel vero senso della parola) con i membri della produzione.
‘’No, guardi c’è un malinteso.’’ Lo bloccò l’uomo basso.
‘’Cos’ho?! E’ un qualche insetto o qualcosa del genere?’’ Noah cercava di guardarsi dietro la schiena mentre si portava un braccio sulle spalle.
L’altro lo guardava con gli occhi sbarrati, seriamente perplesso. Decise di mettere fine all’agitazione del tecnico.
‘’No! C’è stato un equivoco. Non sono un manovale, sono un attore! Sono qui per i provini da protagonista. Volevo sapere dove dovevo presentarmi, mi sono perso.’’ Disse quella frase tutta d’un fiato, per paura che il servo di scena lo interrompesse di nuovo.
‘’Eccone un altro! Lascia perdere ragazzo, non hai chance! Quello Smythe è un fottuto bastardo.
Ha mandato via con un calcio in culo tutti gli altri ieri!’’
‘’Io non sono gli altri. Quel ruolo è  mio.’’
‘’Ha! Sai piccoletto, sei cazzuto! Beh, pregherò per te. Devi andare a registrarti nel foyer, poi i provini si terranno in palcoscenico. Ma ti diranno meglio loro.’’ Indicò verso l’entrata dell’atrio.
‘’Grazie…’’ il basso si stava avviando verso quella direzione quando la voce di Puckerman lo costrinse a voltarsi:
‘’Ehi, come ti chiami piccoletto? Se devo disturbare il grande capo lassù per te, devo sapere il tuo nome!’’
L’altro sorrise.
‘’Blaine. Blaine Anderson.’’
 
 
 
 *
 
 
 
‘’Basta! Non ne posso più!’’ Sebastian si poggio sullo schienale della poltrona, tirando indietro la testa e portandosi le mani sul volto.
‘’Abbiamo appena cominciato, Bas…’’ sbuffò Arthur Abrams, il regista. Un ometto con degli occhiali con vetri spessi, un moncherino al posto della gamba destra e un’innata pazienza: aveva diretto tutti i lavori di Sebastian.
‘’Non mi interessa, Artie!’’ –l’uomo balzò in piedi, frustrato. –‘’Qui non si va da nessuna parte. Sono degli incapaci, tutti quanti! Chi diavolo insegna nelle accademie al giorno d’oggi?!’’
‘’Gli stessi che insegnavano l’anno scorso, immagino. Il problema sei tu: stai cercando un attore che non esiste.’’ Disse con calma il regista, guardando il collega con biasimo.
‘’Esiste.’’ Disse in un sospiro, come se volesse convincere più se stesso.
‘’Allora lo troveremo. Ma per farlo dovremo ascoltare ancora decine di incompetenti, come li chiami tu. Ora siediti, prima che decida di colpirti in testa con il bastone.’’
Sebastian scoppiò a ridere e si sedette affianco ad Arthur.
‘’Colpiresti l’autore?! Quanto ardire!’’
‘’Tanto ci hai già rilasciato l’intero libretto e gli spartiti. In fin dei conti non ci servi.’’ Disse andando a colpire scherzosamente la fronte di Sebastian.
Sebastian lo scansò con fare fintamente infastidito, poi ritornò alla serietà.
‘’Allora, a chi tocca adesso?’’
Artie Abrams scorse velocemente la lista dei provinanti; per metà mattinata ne avevano ascoltati  solo cinque, erano ancora alla lettera A.
‘’Anderson Blaine’’ 
Sebastian prese il curricula di tale Anderson che il regista gli stava porgendo. Lesse velocemente i punti salienti, corrucciando la fronte qua e là.
‘’Non ha nessuna esperienza significativa, si è diplomato un anno e mezzo fa all’accademia e ha avuto esperienze di poco conto: parti secondarie, comparsate… Che ci fa’ qui?!’’ quest’ultima domanda la rivolse direttamente al regista. ‘’Ero stato chiaro: niente dilettanti!’’
‘’Lo so, ma ha insistito. L’ho sentito una volta, non è affatto male. Anzi.’’ Artie rivolse uno sguardo a Sebastian, che sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.
‘’Se non vuoi neanche ascoltarlo però lo faccio mandar via…’’
‘’No. Ormai è fatta! Facciamolo entrare.’’ Sebastian pronunciò quella frase con poca convinzione, abbassò la testa sui fogli che aveva davanti, per niente intenzionato a prestare la minima attenzione all’attoruncolo che si sarebbe presentato da lì a breve.
Blaine attraversò il palcoscenico con un andamento un po’ buffo, salutò i due uomini con un gesto della mano:
‘’Salve!’’
Artie gli rispose con un sorriso e un gesto del capo, Sebastian ovviamente non lo guardava.
‘’Cosa ci canta signor Anderson?’’ domandò il regista, mentre fulminava con uno sguardo l’uomo al suo fianco.
‘’Let’s do it’’ rispose allegro Blaine.
Sebastian sbuffò stizzito.
Tzk, un fan della concorrenza!
Abrams fece un gesto con la mano, invitandolo a cominciare.
 
Blaine respirò profondamente, abbassò appena il capo, creando un’ombra molto teatrale sul suo volto e cominciò a molleggiare lievemente sulle gambe.
Quando cominciò a cantare tutto il suo corpo si arrestò. Alzò lentamente la testa e il suo volto rivelò un’espressione scanzonata e maliziosa.
Quella canzone normalmente aveva un ritmo tipicamente jazz, Blaine l’aveva trasformato in un pezzo swing: sensuale e cadenzato.
Il suo corpo, man mano che andava avanti la canzone, seguiva l’andamento della musica, accompagnando ogni strofa con dei movimenti accennati ma eleganti, senza mai risultare esagerato.
 
Alla prima nota, Sebastian aveva alzato lo sguardo dalle sue scartoffie, come ipnotizzato, come se avesse ricevuto una scarica di corrente elettrica.
Aveva inquadrato l’attore nella sua visuale e aveva sgranato gli occhi. Il piccolo uomo sul palco doveva avere più o meno la sua età: ventisei, massimo ventisette anni. I capelli neri tirati indietro dalla brillantina davano la possibilità di godere appieno dei suoi brillanti occhi color miele. Affascinante.
Era un po’ basso, ma riempiva completamente la scena con la sua presenza.
Ascoltò con piacere la personale interpretazione che diede alla canzone. Era una gioia per gli occhi e per le orecchie.
Si stupì non poco quando ci fu la svolta: i due uomini lo videro avvicinarsi velocemente al pianoforte, scansare il pianista e cominciare a suonarlo. Le dita di Blaine saltellavano allegre sulla tastiera, era ritornato alla versione originale.
La voce e le dita del ragazzo erano un tutt’uno, come se stesse allegramente conversando con i tasti del piano. Gli stava dando un’anima complessa, con mille sfaccettature.
Sebastian era sempre più affascinato, non riusciva a staccare lo sguardo dalla figura di Blaine.
La sua voce poi… Oh, la sua voce! Profonda, sensuale, vellutata e… rassicurante. Ascoltare quel suono era come ricevere un caldo abbraccio, era una voce che annullava ogni preoccupazione.
Si era sentito così solo con un’altra persona.  
 
Il pezzo si concluse con un ultimo acuto e poi nel teatro calò il silenzio assoluto.
Nessuno disse una parola, entrambi gli uomini continuavano a fissare il giovane uomo che riprendeva fiato.
‘’M-molto bene. Grazie signor Anderson. Lei ha chiaramente un gran talento, ma noi cercavamo qualcuno con più esperienza… Le faremo sapere.’’ Disse Artie, spezzando il silenzio.
Le faremo sapere. Quelle parole rimbombarono nella testa di Blaine Anderson come il suono della sconfitta.
‘’D’accordo.’’ –disse con delusione mal celata- ‘’Grazie.’’ Si premurò di aggiungere.
Stava per uscire dalle quinte laterali quando una voce lo chiamò, e quel suono gli fece mancare un battito.
‘’Blaine!’’
Sebastian aveva parlato per la prima volta da quando era lì e aveva pronunciato il suo nome.
Il ragazzo si voltò lentamente, indeciso su cosa l’aspettasse. Guardò nel buio della sala e, dopo un po’, incontrò il giovane viso dell’autore, soprattutto incontrò i suoi occhi.
‘’S-sì, signore?!’’ la voce gli morì in gola, sentiva che da un momento all’altro sarebbe collassato lì, su quelle assi.
Sebastian sorrise sornione, percepì completamente lo stato d’animo dell’attore.
‘’Dimmi, perché dovremmo darti questo ruolo?’’
‘’Perchè sono l’unico che può interpretarlo.’’ Rispose Blaine senza indugi, sicuro.
‘’E’ una cosa che dicono tutti, perché con te sarebbe diverso?’’ continuava a incalzarlo Sebastian.
‘’Perché sono l’unico che può donargli un’anima credibile. A parte la persona che l’ha ispirata, naturalmente.’’
Sebastian si irrigidì a quella frase, ma sorrise. Infine si alzò, raccolse le sue carte e si diresse verso l’uscita, sotto lo sguardo confuso degli altri due presenti.
Prima che il compositore abbandonasse completamente la sala, Blaine riuscì a percepire solo poche parole.
Parole che gli fecero balzare il cuore nel petto.
‘’Ci vediamo domani mattina, Anderson. Puntuale.’’

 
 
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Angolo della _zia_

Beh, spero vi sia piaciuto... E' arrivato Blaine e, come era prevedibile, è la nuova stella! Fan di Sam Evans unitevi e linciatemi! Bocca da trota pagherà per quello che ha fatto (cosa ha fatto? lo so io).
Ringrazio tutti voi che avete letto fin qui e tutti quelli che seguono e preferiscono la FF... Vi adoro.
Ma soprattutto il mio più grande grazie e la mia adorazione massima vanno alla mia carissima beta e lettrice in anteprima Black_eyes e alle nostre sclerate notturne sui rispettivi progetti e non solo...! xD
Chi volesse, può seguirmi sulla mia pagina autore su FB...
Un abbraccio a tutti!
P.S. Recensioni e commenti sono sempre graditi, anche per dirmi soltanto cosa ne pensate... Se volete lanciarmi parolacce, liberissimi di farlo. Mi raccomando però, con tatto x)


 
 
 
 
 

 
  
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