Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: griphook    27/09/2012    2 recensioni
Questa fanfiction si può descrivere in cinque semplici parole: La storia di Minerva McGranitt.
é il racconto della sua vita dalle origini fino alla sconfitta di Voldemort, passando per i suoi anni a Hogwarts, l'Ordine della Fenice e la Prima e la Seconda Guerra Magica.
Genere: Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minerva McGranitt, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Isobel fece un profondo respiro e iniziò a raccontare alla figlia la sua lunga storia: “Sono nata in una famiglia all'apparenza normale; vivevo con i miei genitori e miei due fratelli in una bellissima villa nelle Highland. Eravamo persone molto benestanti tanto che la nostra casa sembrava un piccolo castello. Tutto il paese ci credeva ricchi ereditieri. La realtà è che non avrebbero mai immaginato quale fosse il nostro segreto: la magia. Sì, proprio così, nella mia famiglia siamo tutti maghi o streghe...”

“Mamma ma cosa stai dicendo?” la interruppe Minerva esterrefatta.

“Ascoltami, ti prego, poi risponderò a tutte le domande. Stavo dicendo che la mia famiglia era quella che nel mio, o come dovrei dire adesso, nostro mondo si chiama purosangue: tutti maghi senza nessuna eccezione da sempre. Per questo io ho sempre saputo di essere una strega, mi è stato detto fin da quando ero piccola. Ho passato i miei primi undici anni in maniera molto spensierata, anche se quando i miei fratelli andavano già a scuola io ero costretta a stare a casa solo con mia mamma e mio papà. Non mi veniva concesso di giocare con i bambini del paese per un semplice motivo: i miei genitori li consideravano indegni, non maghi...”

Minerva non resistette più e interruppe nuovamente la madre: “É per questo che non mi hai mai fatto uscire a giocare con gli altri?” chiese alterata.

“No, non è per quello. Io ho sofferto molto a causa dei miei genitori, non volevo che lo facessi anche tu. Però adesso capisco di più le loro scelte.” Sospirò. “ Ma procediamo con ordine... La mia infanzia passò velocemente e ricevetti un'educazione molto rigida. Poi arrivò quello splendido giorno, il giorno in cui mi arrivò a casa una lettera uguale alla tua. Quanto l’avevo desiderata! Sai, ho visto i miei fratelli prima di me riceverla e andare ad Hogwarts. Mi dicevano sempre che era un posto magnifico e io non potevo fare a meno di credergli.” Isobel si fermò un attimo sorridendo, la mente che vagava ai suoi famigliari e alla sua infanzia.

“Passai sette anni meravigliosi ad Hogwarts. Ero Corvonero, la casa della saggezza…”

Allo sguardo stralunato della figlia spiegò: “Ad Hogwarts ci sono quattro case in cui si viene smistati; rimarrai tutti e sette gli anni in quella per cui verrai scelta. Le case sono: Corvonero, Tassorosso, Serpeverde e Grifondoro. In ogni casa viene premiata una diversa qualità e nel tempo libero dovrai stare con i tuoi compagni” Sorrise e bloccò la figlia prima che facesse la domanda. Riprese: “Un cappello che ti verrà fatto indossare deciderà la tua casa: se sei coraggiosa, audace e forte verrai assegnata a Grifondoro, Corvonero premia l'intelligenza e la saggezza, Serpeverde l'astuzia mentre a Tassorosso regnano lealtà e pazienza.

“Quel castello è fantastico ed è lì che ho passato gli anni migliori della mia vita, quelli più sereni. Ero una buona studentessa, raramente infrangevo le regole. Il mio problema iniziò a diventare l'estate, quando dovevo tornare per due mesi a casa dai miei genitori. Uscivo spesso per non annoiarmi, nonostante soprattutto mio padre non fosse troppo d’accordo, e fu così che conobbi Robert. Fu un amore a prima vista, per tutte le estati dai miei quattordici anni in poi stavamo insieme il più possibile durante le vacanze. I miei genitori però non volevano, dicevano che non andava bene perché era un babbano, uno senza poteri magici”, Isobel continuò, senza interrompere il flusso di parole, cercando di far capire più cose possibili a Minerva, “e cercarono tutti i modi per dividerci, mi misero spesso in punizione, ma la nostra storia sopravvisse. Speravano anche che trovassi qualcuno ad Hogwarts, magari purosangue, ma io, nonostante conobbi molti ragazzi, pensavo sempre e solo al mio Robert!

Uscì da scuola con dei buoni M.A.G.O., si chiamano così gli ultimi esami; quando tornai a casa Robert chiese la mia mano ma i miei genitori non approvarono e mi vietarono categoricamente di sposarlo. Così io e lui scappammo; dovetti perdere tutto ciò avevo per tuo padre, ma anche se fu triste sapevo che non avevo altro modo per stare con lui. L’unico errore di cui mi pento davvero è non avergli detto subito che sono una strega. Ci trasferimmo qui e ci sposammo nella chiesa del paese. Dopo poco Robert sostituì l’anziano padre Edmund, che ormai non stava più bene e iniziammo a cercare di inserirci nella comunità. Tua padre con la sua discrezione e i suoi modi calmi e rassicuranti si assicurò la benevolenza della gente e coprì le mie stranezze. Ho vissuto molto felicemente gli anni trascorsi qui, anche se ho dovuto incatenare la mia bacchetta e abituarmi alle usanze babbane, senza la magia. Solo dopo la tua nascita confessai a Robert il mio segreto; lui mi è rimasto accanto e mi ha accettata nonostante tutto, nonostante gli avessi mentito per anni sulla mia natura. Gli devo molto.

Comunque sentivo che mi mancava qualcosa: non si può decidere di smettere di fare magie, è dentro di te la magia, è parte di te. E tu, Minerva, sei come me. Dovrai andare ad Hogwarts e sono certa che ti troverai benissimo, così come l’ho fatto io.

Sai, mentre crescevi io mi rivedevo un po’ in te e per il tuo bene non volevo fare gli stessi errori dei miei genitori; ma sono stata quasi costretta. Ora li comprendo meglio. Devi scusarci, me e tuo padre, se in questi anni sei dovuta stare così sola, ma avevamo paura che facessi delle magie davanti ai bambini babbani. E loro non devono sapere dell'esistenza del nostro mondo, quindi era pericoloso, capisci?”

a questo punto dopo aver sentito tutta la storia di sua madre minerva cominciò a tempestarla di domande : “Perché non mi hai mai detto niente? Come fai a dire che mi troverò bene a Hogwarts senza te e papà? Perché i nonni non volevano che tu sposassi papà? Sono vivi? Perché non li ho mai conosciuti? E i tuoi fratelli dove sono?”

Isobel prese un fece un lungo sospiro e cominciò a rispondere: “Dunque, non ti ho detto niente fino ad oggi perché volevo esserne sicura che tu fossi una strega e papà non era d'accordo. Alla seconda domanda rispondo dicendoti che al castello ci sono molti studenti e pochi si conoscono prima di arrivare a scuola e troverai di sicuro molti amici. Poi... i miei genitori erano molto rigidi. Devi sapere che, come nel mondo babbano, anche in quello dei maghi c'è chi si crede superiore solo perché appartiene a una dinastia antica. Per loro il fatto di sposare una persona senza nobili origini è una colpa e i miei fratelli la pensano come i miei genitori. ” Prese lentamente fiato e ricominciò: “Sia i miei genitori che i miei fratelli sono vivi ma non sono in contatto con loro da quando scappai di casa”, da queste ultime parole traspariva la convinzione della sua scelta ma anche la tristezza che la attanagliava da quel giorno, non è facile dire addio a qualcosa che ti appartiene anche se ti ha fatto soffrire.
Minerva annuì.

“Comunque per domani c’è una sorpresa! Ti porterò in un posto magico...” detto questo Isobel lasciò la stanza prima che Minerva potesse chiederle altro. Doveva essere una sorpresa.

La porta della camera da letto dei coniugi si aprì di scatto e si richiuse dietro ad Isobel, doveva fare una cosa importante. La chiave girò nella toppa. Un grosso baule dall'aria antica emerse da sotto il letto, il suo contenuto venne accatastato alla rinfusa sul letto; su ogni indumento e sul baule c'era lo stesso simbolo: una “H” circondata da un serpente, un grifone, un tasso e un corvo.
Sotto tutto, in una teca c'era uno strano bastoncino di legno, ancorato al fondo da una sottile catena e un lucchetto dorati: la sua bacchetta.

Erano quindici anni che non la usava, aveva resistito tante volte alla tentazione di tirarla fuori ma, adesso che la stava per toccare, si rendeva conto di quanto le mancasse l'uso della magia, non era completa senza.

Estrasse dalla scollatura del vestito la lunga catenella che aveva appesa al collo. La piccola chiave che pendeva brillò alla luce della lanterna, riflettendo l’occhio di Isobel. La prese con mani tremanti e la sfilò delicatamente dalla collanina. La chiave s’inserì perfettamente nel piccolo lucchetto che sigillava la bacchetta e la catena dorata toccò il fondo del baule con un basso tintinnio. Una nuova e potente energia invase la camera: Isobel aveva ritrovato completamente se stessa.

 

***

 

Isobel e Minerva partirono per Londra che non albeggiava ancora.

Nella piccola valigia Isobel mise qualcosa da mangiare durante il viaggio e i loro abiti più belli: se doveva rientrare nel mondo della magia, intendeva farlo nel modo migliore.

Robert rimase sulla porta di casa guardando le moglie e la figlia allontanarsi nella nebbia. Minerva aveva dormito pochissimo a causa dell’agitazione ed era così curiosa che stava soffocando la madre di domande: “Mamma, quando mi dici dove andiamo? E quando arriviamo? E cosa c’è in questo posto? Ma è davvero magico, mamma?”

“Arriveremo tra un po’, solo allora ti spiegherò che cos’è. E sì, è magico davvero.” Disse Isobel per l’ennesima volta “Adesso basta, Minerva, che dobbiamo salire sulla carrozza”.

Nel tardo pomeriggio arrivarono a Londra stremate, ma la bambina non volle saperne di fermarsi a dormire in una locanda e visitare il posto il giorno dopo, ormai aveva deciso: avrebbero fatto un giro subito e anche l’indomani. E quando Minerva decideva qualcosa, nulla riusciva a smuoverla, nemmeno la stanchezza. Così entrarono al “Paiolo Magico” e dopo aver prenotato una stanza ed essersi cambiate gli abiti da viaggio, si diressero sul retro del locale. Qui Isobel estrasse la bacchetta dall’interno del lungo soprabito e toccò delicatamente con la punta sul terzo mattone a sinistra sopra al bidone della spazzatura, era la prima magia che faceva da quindici anni. Si sentiva come quando aveva undici anni e doveva scegliere la sua bacchetta. Subito nel muro apparve un elegante arco da cui si intravedeva una strada abbastanza affollata. Dopo pochi secondi di stupore Minerva guardò un attimo la madre sorridendo e poi si tuffò nella via.

Isobel si fece trascinare dalla figlia di vetrina in vetrina; c’era un commento entusiastico per tutto, anche per le viscide lumache della farmacia e per i banali calderoni in peltro (misura standard 2).

Quando arrivarono alla grandiosa banca dei maghi, la Gringott, un lungo “Oooohh” uscì dalle labbra di Minerva. Entrate, si diressero subito alla cassa, dove un folletto cambiò i loro soldi babbani in zellini, falci e galeoni sotto lo sguardo estasiato, ma anche un po' spaventato della ragazzina. Insomma, era pronta ed entusiasta per tutto, però quei folletti facevano davvero paura, sembravano quelli cattivi delle fiabe che leggeva. Una volta tornate al Paiolo magico fecero una cena leggera e prima di abbandonarsi al sonno.

La mattina, dopo un’abbondante colazione, iniziarono le compere: il “Ghirigoro” fu la prima tappa, comprarono tutti i libri per la scuola e rimasero ancora parecchi minuti a osservare tutte le copertine dei volumi presenti sugli scaffali, dalle più cupe alle più sgargianti, era inutile la passione di Minerva per i libri era un qualcosa di straordinario. Mentre stavano per uscire sentirono le grida di una signora che sgridava il figlio, un ragazzino più o meno dell’età di Minerva di nome Bilius (come credettero di aver udito dalle urla della madre, che si estendevano per tutta Diagon Alley): si era soffiato il naso nelle pagine di un libro per poi rimetterlo a posto come niente fosse provocando il disgusto di tutti i presenti, oltre che l’ira del commesso. Dopo che Isobel riuscì a trascinare finalmente fuori Minerva dal Ghirigoro, procedettero insieme verso una nuova tappa: Madama McClan. Una volta dentro una gentilissima strega fece provare a Minerva gli abiti per Hogwarts con tanto di cappello e mantello invernale. Dopo aver comprato in rapida sequenza (se cosi si può definire visto che Minerva voleva fermarsi ogni passo per ammirare anche il più futile dettaglio): il calderone, le provette, i guanti, la bilancia e il telescopio. Per ultima cosa, dopo un lauto pranzo e un gelato fantastico da Fortebraccio, andarono da Olivander, il miglior artigiano di bacchette, si diceva.

Quando entrarono nel negozio c’era già un’altra ragazzina che cercava la bacchetta, così si sedettero in un angolo su due sedie un po’ traballanti e osservarono i suoi tentativi. Un piccolo signore canuto, con due brillanti occhi azzurri dietro le lenti degli occhiali, le porgeva le diverse bacchette enunciandone di volta in volta le caratteristiche: “Legno di faggio e crine di unicorno, dodici pollici e un quarto, flessibile”, si sentì uno scoppio, la faccia della bambina si dipinse di delusione dopo l’ennesimo tentativo fallito; doveva essere lì a provare già da un po’ di tempo e Minerva sperò che si sbrigasse, anche perché quelle sedie erano davvero scomode! “Frassino e crine di unicorno, dieci pollici e tre quarti, leggermente elastica”, scintille verde brillante uscirono dalla punta dell’ultima bacchetta (Minerva fece un sospiro di sollievo). “Sì! L’ho travata mamma, hai visto che è la mia?!” esclamò felicissima la piccola strega. “Ma certo Augusta, adesso abbiamo preso proprio tutto, possiamo andare.”

Ma ad Augusta l’idea di uscire dal negozio non piaceva proprio: guardava Minerva con un misto di curiosità e simpatia. “Io sono Augusta Fawley! E tu come ti chiami?” esordì porgendole la mano.

“Minerva McGranitt” rispose la ragazzina stringendole vigorosamente la mano, “Andrai anche tu ad Hogwarts?” chiese poi con trepidazione.

“Certo!”, “Augusta? Dai muoviti, papà ci sta aspettando!” disse leggermente irritata la madre della ragazzina, la quale, sbuffando, disse ancora a Minerva: “Devo andare. Ci vediamo sul treno!” e uscì correndo al seguito della madre.

Intanto Minerva, chiamata da Isobel e dal signor Olivander, si diresse agitata verso il suo futuro. Dopo aver trovato la sua bacchetta, sarebbe stata davvero una strega, il cuore ricominciò a batterle precipitosamente.

“Allora, vediamo un po’ cosa posso darti…” disse l’artigiano, mentre un metro le misurava la circonferenza del ginocchio. S’inoltrò tra gli alti scaffali e ne riemerse poco dopo con molte scatole lunghe e sottili di un grigio polveroso. “Mmm…Proviamo questa: frassino, nucleo di piuma di fenice, dieci pollici, flessibile” disse il signor Olivander porgendole la prima di una lunga serie di bacchette (e di una lunga serie di delusioni). Minerva si accorse che il metro, prima di afflosciarsi a terra, le stava misurando lo spessore dell'unghia del mignolo. Una dopo l’altra il commesso accatastò alla rinfusa sulla scrivania del negozio un esagerato numero di scatole aperte: la bacchetta giusta non si era ancora vista. “Sicomoro, nucleo di piuma di fenice, undici pollici e tre quarti, sibilante”, “Ontano e crini di unicorno tredici pollici, abbastanza flessibile”, “Cedro e corde di cuore di drago, tredici pollici e tre quarti, indeformabile”, il signor Olivander sembrava veramente felice, “Che strano” pensò Minerva….

“Abete e corde del cuore di drago, nove pollici e mezzo, rigida particolarmente adatta alle trasfigurazioni” uno sbuffo di polvere dorata uscì elegantemente dalla punta della bacchetta.

“Complimenti! Alla fine l’hai trovata visto? Da Olivander tutti trovano la propria bacchetta, sempre! E devo dire che il suo insegnate di trasfigurazioni si troverà una grande alunna” esclamò il commesso.

Minerva rivolse entusiasta un sorriso alla madre, che ricambiò stampandole commossa un bacio sulla fronte. Pagarono la bacchetta e si godettero un’ultima passeggiata nella via, ormai inondata da un tramonto che sapeva di speranza, futuro e un di un pizzico di malinconia.

spazio autrici:
il capitolo è abbastanza corto ma volevamo pubblicare qualcosa in fretta e l'inizio della scuola non ha per niente aiutato...
speriamo che il capitolo vi piaccia :)
recensite please...
a presto
Chiara e Cris


spaù
 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: griphook