Film > Il pianeta del tesoro
Segui la storia  |       
Autore: Lirah    28/09/2012    1 recensioni
Sono passati cinque anni dalle avventure che Jim ha vissuto andando alla ricerca del tesoro di Flint e dopo l'accademia il ragazzo si è impegnato anima e corpo nelle missioni che gli venivano affidate.
Una di queste però lo porta a salvare Erin, una strana ragazza che però non sembra ricordare il suo passato e non conosce nessuna lingua.
Dal momento in cui Jim la salva però la sua vita viene sconvolta da un susseguirsi di strani eventi.
Chi è la ragazza e che cosa sta succedendo nell'universo?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 6
 
Erin

 
La mattina seguente mi svegliai con il suono di stoviglie e il chiacchiericcio della gente al piano di sotto. Un tripudio di odori diversi saliva su per le scale e si infilava nella mia stanza facendo brontolare lo stomaco dalla fame. Quando mi  misi a sedere mi sorpresi nel vedermi sul letto, in quella che sarebbe stata la mia camera fino a che fossi rimasta a casa Hawkins.
Con calma mi svegliai, indossando gli abiti del giorno precedente e, messe le scarpe, mi avviai per scendere di sotto. Mi fu inevitabile lanciare uno sguardo veloce alla stanza di Jim e affacciarmi per vedere se lui stesse ancora dormendo oppure no. Vidi il letto sistemato, i libri che erano sulla scrivania erano spariti lasciando posto solamente al libro illustrato olograficamente.  Dovevo ammettere che per qualche istante vedere quel racconto, ascoltare del Pianeta del Tesoro aveva risvegliato in me una strana reazione, come delle mani calde che mi tenevano stretta, un calore rassicurante, ma allo stesso tempo pieno di panico. O forse era più tranquillo? Non ero riuscita a capire bene quello che provavo in quel momento. Tutte quelle emozioni, sensazioni erano così strane e sconosciute che proprio non riuscivo a capire che cosa stesse succedendo al cuore.
-Erin! Dove sei?-
Sentii la voce di Sarah venire dal corridoio, molto probabilmente era venuta a cercarmi. Uscii dalla stanza di Jim nel momento esatto in cui lei uscì dalla mia. Le sorrisi un po’ imbarazzata per essere entrata senza permesso in una stanza che non era la mia.
-Eccoti. Non andartene in giro così , altrimenti non ti trovo più. Stavi cercando Jim?-
Scossi la testa in automatica, come se avessi capito quello che mi stava domandando. Le uniche parole che ero riuscita a capire erano Jim, così e non. Sbuffai per un attimo, scocciata di non riuscire a capire ancora nulla.
La vidi tendermi la mano, la afferrai e la seguii. Man mano che gli scalini diminuivano le voci della gente aumentava. Fu nel momento in cui oltrepassammo una porta che vidi il locale stracolmo di persone. Tutti erano seduti a tavoli diversi, alcuni di gruppi di 4 , altri di 2 o di 3. Vidi B.E.N passarmi davanti correndo come un fulmine con due vassoi stracolmi di piatti in mano. Non potei fare a meno di trattenere  una risata quando lo vidi quasi sbattere addosso al tavolo a cui era diretto , mentre i clienti lo guardavano storto.
-Ben è sempre sbadato-
Guardai Sarah che si era messa una mano sulla guancia e scuoteva la testa. Quando mi voltai di nuovo verso la sala i miei occhi incontrarono involontariamente quelli di Jim. Stava prendendo l’ordinazione con un grembiule legato in vita e sorridendomi, mi fece un cenno di saluto con la mano , per poi tornare ad ascoltare quello che avevano da dirgli gli strani personaggi seduti davanti a lui.
-Vieni- Con un tocco lieve sul mio braccio Sarah riuscì ad avere di nuovo la mia attenzione.
-Sarai affamata, in fondo ieri sera non hai mangiato molto. Ti ho preparato qualcosa.-
La seguii mentre continuava a parlare. Mi fece sedere ad un tavolino, lo stesso della sera prima, e mi mise davanti una tazza con dentro un liquido bianco , caldo e fumante.
-Latte …. Questi invece sono Biscotti-
Pronunciò l’ultima parola più lentamente , come per farmi capire bene che cosa fossero quelle cose a forma di cerchio che aveva messo accanto alla tazza.
Mangiai con calma, gustando ogni singola briciola di quello che mi aveva offerto. Mi sembrava di non aver mangiato nulla per anni, anche se in effetti non ricordavo l’ultima volta in cui avevo assaggiato qualcosa del genere.
Ad un tratto dalla stanza accanto entrò Jim, con una pila di piatti in una mano e un libricino nell’altra. Porse un foglio alla madre e mise i piatti dentro il lavandino.  Mi salutò con un cenno della mano e uscì subito dopo aver preso un profondo respiro.
Rimasi a fissare la porta, non l’avevo mai visto con quell’espressione sul volto; Sembrava stanco. Guardai Sarah che mi si avvicinò
-Jim mi aiuta sempre quando non deve andarsene in giro per lo spazio. Certo non è una cosa che adora fare, ma si lamenta poco. Anni fa non si sarebbe mai sognato di aiutarmi per più di dieci minuti. Si cacciava ogni giorno in un guaio diverso, nessuno avrebbe scommesso che sarebbe riuscito ad essere più di un semplice combina guai. Sono davvero felice per lui-
Negli occhi le si poteva leggere la felicità, l’orgoglio e il sollievo.
Tornò subito dopo vicino ai fornelli e quando finii di mangiare portai la tazza sul lavandino. Rimasi ferma un attimo.
-Sarah-
La chiamai un po’ titubante. Quando si voltò a guardarmi sembrava orgogliosa e felice. Forse il fatto che avessi pronunciato per la prima volta il suo nome poteva essere un passo avanti?
Cercai a gesti di farle capire che volevo aiutarla, rendermi utile in qualche modo, e in poco tempo imparai a lavare i piatti con dei guanti sulle mani.
Non so per quanto tempo continuai a lavare i piatti che portavano Jim e B.E.N dal salone, ma ad un certo  mi accorsi che quei gesti erano diventati meccanici.
Quando finalmente sia Jim che B.E.N rientrarono nella cucina e si sedettero, Sarah mi fermò facendo segno di accomodarmi.
-Finalmente è finita. Quello del cameriere non è un lavoro che fa per me-
-Avanti signorino Jim-
Jim si accasciò sul tavolo mentre io lo fissavo.
-Tesoro devo chiederti di fare un’ultima cosa-
-Come!? Ancora?! Mamma sono venuto a casa per riposarmi-
-Se non te ne sei reso conto Erin non ha nemmeno un abito di ricambio. Avevo pensato di andare a comprare qualcosa con lei-
-E … io che centro?-
-Tu verrai con noi. Lei si fida di te e di sicuro si sentirà più tranquilla-
Lo vidi mettermi le mani fra i capelli mugugnando qualcosa senza che però riuscissi a capire la minima parola. Certo, non comprendevo una parola, ma non era difficile capire che quello era solo un modo per lamentarsi.
-Sei ancora un giovanotto dovresti avere ancora tanta energia da vendere-
-Di energia ne ho ,ma speravo di stare in Vacanza …-
-Non ti sto mica portando a lavorare-
Lo vidi alzare il viso e guardare sua madre con un sopracciglio alzato e un espressione che poteva dire tutto e niente. Forse stavano battibeccando? Però non avevano i toni accesi che avevo avvertito nella cabina della nave.
Alla fine da quello che avevo capito aveva vinto Sarah e a Jim non era rimasto che andare in camera e tornare subito dopo con un abbigliamento diverso. Non aveva più la divisa dai toni scuri di prima, ma una maglia di color sabbia e un cappotto nero e dei pantaloni grigi e degli stivali ai piedi.
Per un attimo lo vidi sorpreso e ridere toccando gli indumenti.
-Ho cambiato scarpe e pantaloni, ma non pensavo che la giacca e la maglia mi stessero ancora bene-
-Ti sei allungato con il tempo, e in fondo ti stavano larghe persino anni fa. Forza andiamo. Oggi in paese c’è il mercato. Potremmo comprare anche altre cose-
Ci avviammo e salimmo sono un mezzo di trasporto molto simile  a quello che mi aveva portato al Bembow il giorno precedente.
Per tutto il tragitto mi guardai intorno, cercando di non perdere nemmeno un centimetri del paesaggio che mi passava davanti: distese interminabili di rocce dai colori che andavano dal rosso intenso al marrone più scuro. Qualche volta quella routine veniva rotta dai colori di qualche casa o taverna, ma era comunque uno spettacolo particolare. Rispetto allo spazioporto, pieno di case e gente, Montressor era un luogo in cui era raro vedere un segno di civiltà.
Arrivammo in una cittadina più o meno mezz’ora dopo la nostra partenza. Quando scesi dalla carrozza e mi guardai intorno, non potevo credere ai miei occhi. C’erano persone di tutti i tipi, negozi, bancarelle, ognuno di questi vendeva cose diverse, offriva qualcosa per gli altri.
Ascoltavo Sarah che mi spiegava tutto con tranquillità, mentre Jim ci seguiva sbuffando e tenendo le mani dentro le tasche.  Con quella postura mi sembrava tanto un bambino, che non aveva niente a che fare con la persona che avevo conosciuto sulla nave e che mi aveva afferrato la mano per portarmi in salvo.
Quando però entrammo in un negozio pieno zeppo di vestiti, raggiunse il culmine della pazienza e con qualche borbotto in più si accasciò su di una poltroncina vicino alla grande finestra che dava sulla piazza.
In quel momento avrei voluto sinceramente chiedergli scusa. Da quello che ero riuscita a capire, sua madre aveva deciso di recarsi in paese per comprarmi qualche nuovo vestito, in modo che non fossi costretta ad indossare sempre i soliti abiti. Cercai di provare tutto quello che mi consegnavano in fretta e furia, in modo da uscire da li il prima possibile. Qualche volta lanciavo un’occhiata a Jim, che però continuava a fissare qualcosa dall’altro lato della strada.
Fu nel momento in cui uscii dal camerino, finalmente libera da quello continuo andirivieni di vestiti, che lo vidi alzarsi, gli occhi semichiusi come se dovessero vedere più in la del possibile e si alzò di scatto.
-Mamma … io devo andare un attimo in un posto-
-Ma abbiamo finito, aspetta solo/-
-Torno presto-
La interruppe bruscamente , scappando fuori dal negozio senza nemmeno chiudere la porta dietro di se. Io rimasi li, ferma, con un gran punto interrogativo stampato sul volto. La mia attenzione fu catturata di nuovo da Sarah  e mi voltai perdendo completamente di vista Jim.
 
Jim
 
Per un attimo, quando avevo visto quel carrello ambulante passarmi davanti agli occhi, non avevo creduto a quello che avevo letto.  Il grande cartello-insegna un po’ sgangherato però riportava un titolo, un nome , che ormai era da tantissimo tempo che non sentivo più: “Il pianeta del tesoro: il tesoro di Flint in vendita”.
Quel titolo era talmente assurdo. Nessuno oltre me e Silver aveva creduto così tanto al fatto che il pianeta del tesoro esistesse davvero, che non fosse solo una favola, ed ora mi ritrovavo a leggere su di una bancarella che il tesoro del Capitano Flint era in vendita.  Ma com’era possibile una cosa del genere? L’intero pianeta era andato distrutto dopo la tremenda esplosione che avevamo innescato involontariamente, ed eravamo riusciti a scappare per un soffio al finale più disastroso.
Sapevo che correre in mezzo a tutta quella gente, scusandomi alla svelta quando urtavo qualcuno, era una cosa assurda. Eppure c’era qualcosa in quelle parole che mi attirava, era sempre stato così fin da bambino. Molto probabilmente se qualcuno dell’accademia mi avesse visto in quel momento mi avrebbe di certo deriso: “Stai inseguendo un sogno infranto”, “Ma dai, lo sai benissimo che ormai è tutto distrutto, l’hai detto tu no?”. Quelle erano le parole che mi  avrebbero ribadito per fermarmi.
Vidi il carrello girare in un vicolo e dopo qualche secondo vi svoltai anche io. Mi ritrovai a correre lungo un corridoio stretto , scuro e con odore  di fogna che saliva dai tombini che comparivano a scadenza regolare.
Ad un tratto una luce fievole e di un verde intenso mi fece rallentare. Quando il suono dei miei passi cessò, sentii in lontananza una voce gracchiante, stridula.
-Questa è solo una parte della mappa-
-Solo una parte? Che me ne faccio allora?-
La seconda voce era più cupa, profonda e tetra. Mi accucciai dietro a degli scatoloni, avvicinandomi ancora di più e arrivando a vedere le ombre dei due riflesse sul muro. L’uomo che aveva trascinato il carrello era nettamente più basso e mingherlino a confronto dell’ombra che raffigurava il suo cliente.
-Si dice che inneschi la mappa che il Capitano Flint aveva creato … nel caso la prima venisse distrutta-
-Una seconda mappa? Per quale pianeta. Non so se hai sentito , stupido umano, che il pianeta è andato distrutto. Silver, quell’idiota, è riuscito ad innescare le trappole-
Silver. Quei due come facevano a conoscerlo? Certo, molto probabilmente un cyborg non passava inosservato, ma da come ne parlavano sembravano conoscere molto sul suo conto. Inoltre sapevano che il pianeta era andato distrutto , e soprattutto come. Che fosse un membro della ciurma che avevano ingaggiato alla partenza anni prima? Impossibile, visto che quelli rimasti vivi erano stati messi in galera.
-Ad ogni modo. Dove si trova questa seconda mappa?-
-Purtroppo nessuno lo sa. Si dice che quando la prima mappa si troverà vicina alla seconda, quel pezzetto inizierà a brillare di luce intensa. Qualcuno dice che sarà la seconda mappa a reagire la prima … Ci sono tante teorie.-
-E di grazie CHI  formula queste teorie-
-Su questo diario. Era del capitano Flint. Vi ha annotato molte cose, ma sembra che abbia nascosto l’informazione sul suo … secondo tesoro … con un piccolo indovinello-
Non potevo credere a quello che stavo sentendo. Allora quello che avevamo scoperto noi era solo una minima parte di tutto quello che il Capitano aveva racimolato in anni e anni di scorribande.  Tentai di avvicinarmi ancora di più a loro , cercando di non fare rumore e di non farmi vedere. Dovevo assolutamente scoprire che cos’era il pezzo che l’uomo aveva in mano e soprattutto anche quel diario che avevano nominato.
Stavo quasi per sporgermi per guardarli in volto  quando sentii una mano tirarmi la giacca.
-Jim-
Tentai di mantenere il sangue freddo, irrigidendomi e voltandomi pian piano. Quando la vidi in faccia non potei fare a meno di rilassarmi. Mi aveva chiamato piano, come se si fosse accorta che di certo non ero li per piacere. Mi voltai, mettendole le mani sulle spalle e spingendola indietro parlando sottovoce.
-Che fai qui! E’ pericoloso. Dovevi restare con Sarah-
Mi guardava e sapevo benissimo che non stava capendo molto di quello che le dicevo.
-Allora quanto vuole per mappa e diario?-
Stavo per dirle qualcos’altro ma la voce dell’ombra più imponente tornò a farsi sentire. Feci segno ad Erin di restare ferma e muta e continua ad ascoltare. Dopo pochi secondi di trattativa accordarono il prezzo e riuscimmo appena in tempo a nasconderci dietro una pila di scatoloni ed evitare di essere visti.
Quando finalmente sembrò essere tutto apposto, uscii dal nascondiglio , aiutando Erin.
-C’è mancato poco. Forza vieni ,torniamo indietro-
Con un gesto le feci capire di seguirmi. La mia mente continuava a ripensare a quelle due figure e alla storia che avevo sentito. Se davvero  nell’universo c’era ancora una parte del tesoro dovevo scoprire dove si trovava. Sicuramente avrei ritrovato Silver sulla mia strada, dovevo solo organizzarmi, trovare una ciurma e partire.
Senza rendermene conto , al solo pensiero di partire di nuovo per lo spazio, sul mio volto comparve un sorriso.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Il pianeta del tesoro / Vai alla pagina dell'autore: Lirah