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Autore: ornylumi    29/09/2012    3 recensioni
Una notte stellata, un matrimonio appena svoltosi e lo sfarzo di una ricchissima villa sono l'occasione migliore per chiedere la mano a una donna. Almeno, questo è ciò che crede Lucius Malfoy, che proprio quella notte decide di fare la sua proposta a Narcissa. Quello che non sa è quanto gli ultimi eventi stiano cambiando a fondo la sua fidanzata, al punto da far emergere pensieri e paure mai espresse. Prima del grande passo, diventa necessario mettere sulla bilancia aspettative e promesse, sentimenti e desideri di rivalsa. Fino a rispondere a un'unica domanda cruciale: l'amore basta?
--Seconda classificata al contest "Raccontami il tuo OTP", giudicata da Shallo, e al contest "Ti sposerò perché..." di Violet Acquarius --
Prima classificata al contest "Edite e inedite - Non i soliti personaggi!" di REAwhereverIgo
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Quella notte, Lucius Malfoy tornò a casa deluso e infuriato come non si sentiva da molto tempo. I suoi genitori si accorsero dello stato in cui era, ma durante il tragitto evitarono qualsiasi domanda. Lo sguardo nervoso e sfuggente, unito a quello strano tintinnio che risuonava nella sua tasca, facevano ben intendere che non aveva alcuna voglia di parlare.

Era un affronto, pensava, un vero e indignitoso affronto. Quella donna, la piccola e dolce Narcissa, si era permessa di rifiutarlo. E per quali ragioni, poi! Scuse, una scusa dopo l’altra che mal nascondevano i suoi reali intenti, che fino alla fine si era rifiutata di svelare. Le parole che gli aveva rivolto, sempre più ingiuste e crudeli, risuonavano nel suo cervello senza più dargli pace. Era incredibile, essere accusato di ferirla e di non tenere in conto i suoi desideri, quando dal primo momento si era impegnato a fondo per renderla felice. Merlino solo sapeva cosa aveva fatto per conquistarla, seguendola per i corridoi di Hogwarts, riempendola di regali e offrendole ripetizioni solo per stare più tempo con lei. Si era reso ridicolo agli occhi degli amici, che vedevano una piccola e altezzosa ragazzina rifiutare continuamente i suoi approcci, quando sarebbe bastato uno schiocco di dita per avere ai suoi piedi una qualsiasi coetanea. Ma Lucius non voleva un’altra, voleva lei. La piccola Black, pura come il suo stato di sangue, che gli aveva rapito gli occhi e l’anima. E quando finalmente era riuscito ad averla, non c’erano stati più dubbi: nessuno sforzo era stato vano, se era servito a regalargli Narcissa.

Ma adesso, dopo anni di fidanzamento e di promesse, proprio Narcissa aveva mandato all’aria tutto per uno sciocco capriccio. Che cosa pretendeva, che abbandonasse il suo lavoro e i suoi ideali solo per farla stare tranquilla? Se avesse avuto davvero fiducia in lui, non avrebbe avuto paura. Se l’avesse amato come diceva, non gliel’avrebbe mai chiesto.

Ma si sbagliava di grosso, se pensava di averla vinta. Dopo averlo accusato e rifiutato, mai l’avrebbe visto tornare con la coda tra le gambe, pronto a fare qualunque cosa per amor suo. No, non le avrebbe dato la soddisfazione di vederlo debole… Piuttosto avrebbe sposato un’altra, una di quelle che gli facevano gli occhi dolci quando passava e speravano malignamente di vederlo tornare libero. A quel punto, a Narcissa non sarebbe rimasto che guardare e soffrire, pentendosi amaramente di ciò che aveva fatto. E pazienza se la fortunata sarebbe stata meno bella, meno pura di lei… Perché sicuramente lo sarebbe stata.

Era ancora chiuso nel suo mutismo quando rientrarono a casa. Sua madre disse che era stanca, e dopo aver lanciato un’occhiata colma di significati al marito si ritirò nelle proprie stanze. Abraxas Malfoy, al contrario, non mostrava alcuna voglia di coricarsi; sedette accanto al tavolo da pranzo e intrecciò le dita sul petto, in attesa di un segnale da parte di suo figlio.

Lucius sapeva che prima o poi avrebbe dovuto spiegare l’accaduto, ma per il momento non ne aveva intenzione. Tirò fuori dalla tasca quell’anello che aveva rigirato per ore tra le dita e lo abbandonò sul tavolo, limitandosi a dire che non gli serviva più e che sua madre poteva riprenderselo. Prima che potesse allontanarsi, però, fu immediatamente richiamato dal padre: “Siediti”, fu tutto ciò che Abraxas gli disse.

Era un uomo brillante e astuto, il vecchio Malfoy. La sua veste antica e riccamente decorata, il bastone ricurvo che portava sempre con sé e la barba dal taglio perfetto facevano immediatamente intuire che tipo di mago fosse: un vero Purosangue, un nobile d’altri tempi che suscitava stima e rispetto nelle persone. E quella stessa disciplina che l’accompagnava da sempre l’aveva insegnata a suo figlio, nella speranza che crescesse amato quanto lui. Lucius nutriva una profonda stima nei suoi confronti, per questo, e solo per questo, evitava il più possibile di contrariarlo o di dargli un qualsiasi dispiacere. Quella volta non fece eccezione: se suo padre desiderava parlargli, così sarebbe stato. Si sedette di fronte a lui e pensò, con un certo rammarico, che mai un uomo come Abraxas Malfoy avrebbe permesso a una donna di mancargli di rispetto.

“Che cosa è successo, dunque? Narcissa Black ha rifiutato la proposta?”

Non era difficile da capire, ora che l’anello giaceva abbandonato sul tavolo, e in effetti era andata proprio così; ma sentirlo dalla voce del padre rendeva tutto più reale e definitivo, il che fu per Lucius motivo di rabbia ulteriore.

“Sì, padre” ammise, cercando di mantenersi calmo e di non svelare troppo la sua sofferenza. “Ero sicuro che avrebbe accettato, invece ha tirato fuori mille dubbi e scuse che non c’erano mai stati. Non so cosa le passi per la testa, forse è matta. Meglio così, vorrà dire che troverò una ragazza migliore”.

Abraxas lo fissò dubbioso, cercando di leggere nei suoi occhi la verità che celavano. Purtroppo per Lucius, il suo stato d’animo parlava più chiaro delle parole.

“Capisco. Ma dimmi, quali dubbi esattamente ha sollevato Narcissa? Forse, parlandone insieme possiamo capire meglio” propose l’uomo.

Così, suo malgrado, Lucius si preparò a rivivere tutte le parole che erano state scambiate quella sera, dalle preoccupazioni riguardanti Bellatrix al no definitivo di Narcissa. Se c’era una cosa che detestava era apparire debole agli occhi di suo padre, che gli aveva insegnato a non abbassare mai la testa, per questo cercò di raccontare tutto come se gli fosse poco più che indifferente. Eppure, sorprendentemente, man mano che parlava si accorse di stare meglio per davvero; quel discorso lo aiutava a riflettere e a guardare le cose con maggior distacco.

“Mi sembra di capire, insomma, che la ragazza sia preoccupata per il tuo lavoro. Non è che non voglia sposarti, cerca solo rassicurazioni”.

“Non sai quante volte ho provato a rassicurarla! Le ho detto tutto di quello che faccio, dei rischi che non posso correre, ma è stato come parlare al vento. No, io penso ci sia dell’altro… Una volta non mi avrebbe risposto così. È cambiata, c’è qualcosa di diverso in lei”.

Abraxas annuì comprensivo, come se si aspettasse un discorso di quel genere. “Eh, le donne!” esclamò, con un sospiro. “Se esistesse una pozione in grado di farcele comprendere, il suo inventore sarebbe il mago più ricco del mondo. Chissà, forse la prospettiva del matrimonio ha trasformato di colpo la ragazza che credevi di conoscere, ma non è così strano come pensi. Ho accanto una donna da più di vent’anni e ancora oggi faccio fatica a capirla”.

“Sì, ma mia madre non ha rifiutato la tua proposta. Avete avuto molto tempo per conoscervi e trovare un punto d’incontro, l’avrei fatto anche con Narcissa se solo me l’avesse permesso… Invece niente, finisce tutto qui. È lei che l’ha voluto, e non posso farci nulla”.

Più Lucius lo diceva, più si convinceva davvero di non avere alcuna alternativa. La prospettiva di rinunciare a lei era dolorosa, ma l’idea di venir meno ai suoi principi era intollerabile. Sembrò che il discorso fosse finito lì, anche Abraxas si alzò dalla sedia come a volersi congedare; ma poi, sorprendentemente, non raggiunse la porta. Restò in piedi, a poca distanza dal figlio, più serio di quanto fosse stato fino a quel momento.

“Dimmi una cosa, Lucius” gli chiese, perentorio. “Perché vuoi sposarla?”

Lucius alzò il capo e fissò suo padre perplesso, come se non credesse alle proprie orecchie. “Pensavo fosse chiaro” replicò.

“Non così tanto. Rispondi sinceramente”.

“La conosco da molto tempo” rispose, dopo una breve pausa riflessiva. “Credo… Credevo che fosse la donna adatta a me. Bella, Purosangue, dai modi gentili… La volevo al mio fianco, tutto qui. Pensavo fosse il momento giusto per ufficializzare la nostra unione”.

“Forse non sono stato chiaro”. Abraxas avvicinò una sedia e si sedette di nuovo, questa volta a pochi centimetri dal figlio, fissandolo con i suoi occhi di ghiaccio. “Ti ho chiesto di essere sincero. Non serve mentire a me, e soprattutto mentire a te stesso”.

“Non ho mentito!” esclamò Lucius, ora leggermente risentito. “Cos’è delle mie parole che non ti convince?”

“Oh, niente. Tranne il fatto che potevano essere riassunte in un’unica frase”.

Il ragazzo si sentì a disagio sotto quello sguardo, soprattutto adesso che capiva dove suo padre volesse andare a parare. Perché chiederglielo, e metterlo così in imbarazzo, se lo sapeva già? “Perché me ne sono innamorato. Era questo che volevi sentire?”

“Sì, Lucius, grazie. Questa mi sembra la verità”. Abraxas continuò a fissarlo, ma tacque. Lucius aspettava un seguito che non arrivava.

“E allora?” si decise a chiedergli, dopo qualche istante.

“Allora niente. Mi chiedevo perché sei qui con me, e non da Narcissa a dirle la stessa cosa”.

“E a cosa servirebbe? Anche se la amo, non farò tutto quello che mi chiede. Non rinuncerò a me stesso e a quello che desidero solo per farla contenta”.

“Magari non è questo che vuole, ci hai pensato? Forse vuole soltanto sapere che è importante per te, che la proteggerai quando sarà necessario. Vedi, i discorsi pratici e pieni di significato non servono in tutte le circostanze… Spesso si trasmette molto di più con un gesto, o con un’ammissione dei propri sentimenti”.

Una volta di più, Lucius era confuso e sconvolto da ciò che sentiva. Era sicuro che suo padre l’avrebbe appoggiato, consigliandogli di lasciar perdere una donna che non lo meritava… Invece, si mostrava dalla parte di Narcissa e addirittura gli suggeriva di fare il primo passo, di confessare i suoi sentimenti come un ragazzino. Era impazzito, forse? O qualcun altro aveva usato una Pozione Polisucco per sostituirsi a suo padre?

“Non capisco. Davvero mi stai dicendo di tornare da lei, e magari di chiederle perdono? Io non sono un debole, padre! Questo non è ciò che mi hai insegnato!” gridò, senza neppure rendersi conto di aver alzato la voce.

“Oh, Lucius, deduco di aver fallito con i miei insegnamenti! Ti ho sempre detto di non abbassare la testa con i tuoi pari, di non mostrare i tuoi punti deboli a chi potrebbe approfittarsene, ma non parlavo delle donne! Narcissa non ti amerà di meno, né ti stimerà di meno, se ammetterai quello che provi per lei. Al contrario, questo le basterà per riuscire a fidarsi di te”.

A quanto sembrava era davvero Abraxas a parlare, e non un indegno impostore. Eppure, stava rivelando un lato di sé che suo figlio non avrebbe mai immaginato, né credeva che potesse esistere. Forse anch’egli aveva delle debolezze, dunque… Forse, l’immagine che mostrava al mondo non era la stessa che rivelava a sua moglie, nell’intimità degli affetti.

“Non posso” decretò infine, dopo aver soppesato quella possibilità per alcuni istanti. “Calpesterei il mio orgoglio, mi sentirei un inetto. Forse Narcissa mi stimerebbe ugualmente, ma io mi odierei”.

Abbassò di nuovo il capo, prendendoselo tra le mani e sentendosi più disperato di quanto non fosse un attimo prima. Ora che metteva in conto questa nuova possibilità, rinunciarvi sembrava maledettamente difficile. Per tutta la vita aveva cercato di essere forte, e adesso si sentiva come una barca rotta in balia del vento; qualunque direzione gli sarebbe costata sofferenza e rinunce.

Abraxas si accorse dello stato in cui era, e fece qualcosa che non era nelle sue abitudini: gli appoggiò una mano sulla spalla, per fargli sentire che c’era e gli sarebbe stato accanto, qualunque fosse stata la sua scelta.

“Sei un uomo orgoglioso, lo so. Sta a te decidere quale rinuncia ti costerà di meno, e nessun altro può farlo al tuo posto. Ma chiediti se davvero è più importante il tuo lavoro o la gioia negli occhi di quella donna, sapendo che nessuno ti giudicherà per questo. Se vuoi un esempio pratico, guarda me: tutti mi credono un uomo d’acciaio, mi temono e mi rispettano come pochi altri del mio rango. Ma che cosa sarei, senza mia moglie? Un vecchio solo e inutile, che passa le giornate in compagnia del suo whisky e di un bastone ricurvo. Perciò, se nel tuo futuro vedi chiaramente Narcissa Black, va’ a riprenderla e metti da parte il resto. Sarà lei la tua vera forza, l’appiglio a cui aggrapparti quando starai affondando”.

Non l’aveva mai sentito parlare così, come a un suo pari a cui confidava cose tanto intime, per questo quelle parole ebbero più effetto di tante altre che si erano scambiati. Quando rialzò gli occhi, Lucius non vide più il padre severo e inflessibile che l’aveva accompagnato durante l’infanzia: vide un amico, qualcuno che lo considerava ormai un uomo e gli regalava uno dei suoi rari sorrisi.

“Grazie” gli disse, senza trovare parole più adatte. “Ci penserò”.

“D’accordo. Allora, se non ti dispiace ti lascio solo e raggiungo tua madre di là. Sono sicuro che sia ancora sveglia ad aspettarmi, per sapere quale disgrazia ha colpito il suo unico figlio”.

Sorrideva ancora quando si allontanò, prima di dargli la buonanotte e chiudersi la porta alle spalle. Quella notte, per Lucius, sarebbe stata ancora lunga, e di sicuro non sarebbe bastata a dargli la risposta che cercava. Ma riflettendo sulle parole del padre, chiuse gli occhi e rivide chiaramente una scena che non poteva dimenticare: la voce gelida di Lord Voldemort, mentre gli tatuava un marchio bruciante sull’avambraccio e gli chiedeva fedeltà assoluta, a costo di qualsiasi rinuncia; e Lucius che, pur promettendola, aveva negli occhi il sorriso della sua Cissy, consapevole che niente al mondo poteva essere tanto importante da rinunciare a lei.

 

Note:

Ecco la seconda parte, dove il caro Lucius trova chi lo fa ragionare :) Abraxas l'ho immaginato così, un padre autorevole ma con il giusto senso degli affetti che trasmetterà anche a suo figlio. Come sempre, grazie a chi legge e soprattutto a chi recensisce!

   
 
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