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Autore: Koa__    02/10/2012    3 recensioni
«Lui era mio fratello, il mio confidente, il mio migliore amico, il mio compagno, il mio capitano, il mio amante… era il mio T’hy’la, era la persona più importante della mia vita, era tutto il mio mondo!»
[Universo 2009]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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C’è qualcosa che non mi dite? 
 

Il capitano James Tiberius Kirk amava esplorare: adorava andare in missione su pianeti sconosciuti e scoprire nuove civiltà aliene, perché gli piacevano l’emozione e il brivido che sentiva ogni qual volta arrivava in un luogo del tutto inesplorato. Era come se si sentisse veramente utile, come se la sua missione avesse uno scopo ancor più profondo.

Stavano esplorando una remota regione di spazio, quando erano entrati nell’orbita di un pianeta disabitato, ricco di vegetazione e di creature non intelligenti. Dopo aver ordinato a Spock d’analizzarne la superficie, il vulcaniano aveva scoperto alcuni minerali interessanti e, dopo attente ricerche, il primo ufficiale era arrivato alla conclusione che per cogliere il massimo da quei cristalli, avrebbero dovuto visitare il pianeta anche durante la notte. Proprio per quel motivo, Kirk aveva formato una squadra di sbarco accampandosi poi nel luogo più adatto.

Alla spedizione si era unito anche Bones; il dottore era spesso presente durante le loro missioni. Non che amasse particolarmente entrare in contatto con esseri potenzialmente virulenti, ma più volte aveva confessato che la sua presenza era essenziale, nel caso avessero dovuto verificarsi emergenze mediche improvvise. Era come se non si fidasse di niente e di nessuno e che sentisse, dentro di sé, la responsabilità della vita della vita di lui e di Spock. Ovviamente a Jim faceva piacere la sua presenza, amava conversare con lui e spesso le sue osservazioni contrastavano tanto con quelle di Spock, da far nascere spassose discussioni.

Assieme a loro, oltre agli uomini della sicurezza, c’era anche il tenente Uhura. Nonostante il loro approccio iniziale fosse stato ben poco cordiale, il loro rapporto era migliorato notevolmente; ora non erano di certo amici, ma Kirk aveva per lei un profondo e sincero rispetto. Si frequentavano di rado al di fuori dell’orario di servizio, perché ‒ per la maggior parte del suo tempo ‒ Kirk era costretto a firmare documenti e richiese d’ogni sorta e quando aveva un po’ di libertà, se ne stava sempre con Spock. Avere il comando di una nave non era cosa da poco e senza il prezioso aiuto del suo primo ufficiale, non se la sarebbe mai cavata. I suoi consigli diventavano, giorno dopo giorno, sempre più preziosi e la sua presenza, insostituibile.
 
 Kirk si sedette accanto al fuoco appena acceso, guardandosi attorno mentre tratteneva a stento uno sbadiglio.
«Capitano, è sicuro di voler venire con me? Mi sembra molto stanco» disse Spock, avvicinandosi a lui senza però accomodarsi al suo fianco. Jim sollevò lo sguardo sul vulcaniano, guardandolo dal basso verso l’alto; gli faceva uno strano effetto guardarlo da quella prospettiva, gli pareva ancor più alto e serioso.
«E che vuol fare, Spock, andare in giro per la giungla inesplorata da solo? Lei faccia quello che deve fare e io…»
«Mi guarderà le spalle?» rispose con un leggero tono ironico che non sfuggì al capitano.

Di rado Spock usava l’umorismo, anzi aveva più volte ammesso di non averne mai compreso il senso. Spesso l’aveva visto sbagliarsi e valutare in maniera errata una battuta di spirito, prendendola per seria. Jim aveva sempre trovato divertente quella sua mancanza, soprattutto perché trovava ironico il fatto che Spock avesse almeno una materia in cui non fosse onnisciente.
«Da dove arriva tutta questa comicità, Spock? Esiste qualcosa di simile nella sua rigorosa logica vulcaniana?» domandò il capitano, con tono divertito.
«Assolutamente no, signore, non vi è nulla di tanto insensato nella mia lingua».
«Eppure...» l’interruppe Kirk. «Si è abbassato al nostro misero livello e ha fatto dell’ironia. Come la mettiamo?» lo stuzzicò, sempre più divertito.
«Non riesco a comprendere il senso delle sue parole, capitano, cosa devo mettere e dove?» Kirk scrollò la testa, abbandonandosi a una sonora risata; Spock era davvero spassoso. Ed era più che sicuro che, se se ne fosse andato, avrebbe sentito terribilmente la sua mancanza.

Quando il capitano intravide la figura del dottor McCoy avvicinarsi a loro, lo richiamò a gran voce. Era certo che la situazione avrebbe divertito molto anche lui.
«Ehi, Bones, vieni qui, non puoi perderti il nostro orecchie a punta che vuole fare il comico!»
 «Ditemi un po’…» esordì il dottore, avvicinandosi ai due con aria minacciosa. «Quando contavate di dirmelo?» domandò, irato.

Leonard non poteva credere che l’avessero taciuto proprio a lui; Jim non si era sempre dichiarato suo amico? Certo che, se il capitano riteneva d’avergli sempre detto il vero, aveva uno strano modo di concepire l’amicizia.

«Dirti cosa?» chiese il capitano in risposta, drizzandosi poi in piedi e ripulendosi i pantaloni della divisa sporchi di terra.
«Che vi siete messi insieme o chiamatelo come vi pare. Non pretendevo d’essere il primo a saperlo, però mi aspettavo più considerazione da parte del mio migliore amico, Jim. Cosa credevi, che vi avrei giudicati male?»
«Bones, di che diavolo parli?» domandò Kirk, sempre più confuso.
«Del fatto che tu e orecchie a punta vi siete fidanzati» rispose il dottore, abbassando il volume della voce di modo da non farsi sentire. 

Per McCoy era ovviamente una bella notizia e, dopo lo stordimento iniziale, aveva compreso quanto i due stessero bene insieme. Non sapeva però se Kirk e Spock volessero tenerlo segreto o meno. Aveva quindi posto la sua domanda con impeto e passione, sentimenti che lo contraddistinguevano in ogni situazione e che a fatica, riusciva a tenersi dentro. Ora però un certo stupore per le strane espressioni dei suoi due amici, aveva preso il sopravvento. Aveva forse detto qualcosa di sbagliato?
«Che vi succede? Cosa sono quelle facce?» chiese.
«Chi le ha detto una cosa del genere, dottore?» domandò Spock con voce composta. Leonard guardò il primo ufficiale con fare stranito.
«U-Uhura», balbettò, «dice che siete una coppia. Io non le volevo credere perché pensavo che la sua fantasia fosse diventata eccessivamente fervida. Poi però vi ho osservati: avete una strana maniera di interagire l’uno con l’altro o, quantomeno, strana per due amici o per due colleghi, ma per una coppia di fidanzati è del tutto normale. Per non parlare poi del modo in cui vi guardate o, per usare la giusta espressione, contemplate. Da quanto tempo non vedo tanto amore negli occhi di qualcuno? Quasi quasi vi invidio…» concluse, sospirando.

Un imbarazzante silenzio cadde nel piccolo accampamento, mentre uno stranito dottor McCoy osservava con curiosità mista a stupore i suoi due amici, che evitavano accuratamente di guardarsi l’un l’altro. Bones non riusciva a capire come mai le guance di Spock fossero di un delicato verde smeraldo e, soprattutto, perché Jim Kirk fosse tanto rosso in viso. Da che lo conosceva, Leonard non l’aveva mai visto a disagio; credeva che niente né sulla terra, né altrove fosse capace di farlo vergognare. Non pensava fosse un sentimento che avesse a che fare con lui, eppure ‒ a quanto pareva ‒ c’era sempre una prima volta.
 
Fu la voce seria e composta del vulcaniano Spock a interrompere il rapido corso suoi pensieri:
«Dottore, gradirei se desse al capitano qualcosa che l’aiuti dormire. Ritengo sia molto stanco ed affaticato e sarebbe meglio che questa notte riposasse; vorrei che lei insistesse per farlo restare qui all’accampamento. Io svolgerò il mio lavoro in breve tempo e non necessito di alcun aiuto».
«Va bene» annuì il medico decisamente confuso, poco prima d’allontanarsi. E, mentre s’avviava a passo incerto verso la propria tenda, Leonard non riusciva proprio a capire dove avesse sbagliato.
 
Il capitano Kirk non riusciva a credere a quel che Bones aveva appena detto, lui e Spock che si comportavano come fossero una coppia? E che si guardavano con occhi innamorati? La cosa era del tutto insensata! Certo andavano molto d’accordo e Jim amava strare in sua compagnia, ma non avrebbe mai immaginato che alcuni membri dell’equipaggio pensassero che tra di loro ci fosse qualcosa di più che una semplice amicizia.
 
Jim sollevò lo sguardo, indeciso sul da farsi. Sentiva le proprie guance in fiamme e provava un gran caldo. Quando i suoi occhi caddero sul viso del primo ufficiale, lo scoprì serio e compito come al solito, solo le orecchie erano leggermente tinte di verde. Ad una prima impressione, sembrava non importargli nulla di ciò che aveva appena udito.
«Spock, io…» esordì Jim. Forse era il caso di chiarire subito.
«Ritengo opportuno che lei vada a riposare, capitano, penserò io ai minerali. Non si deve in alcun modo preoccupare per la mia sicurezza» disse Spock prima di voltarsi, allontanandosi poi verso il limitare della foresta.
«Spock» urlò Kirk a gran voce raggiungendolo in pochi passi.
«Sì?» domandò il risposta il vulcaniano.
«Dovremo parlarne prima o poi, lo sai, vero?»
«Lo so» annuì Spock.
«Alla fine di questa missione» specificò Kirk.
«Alla fine di questa missione» ripeté il vulcaniano, prima d’inoltrandosi nel fitto della foresta, in compagnia del suo tricorder.
 

Nel buio della piccola tenda che l’ospitava, Jim Kirk se ne stava steso sul proprio materassino, senza riuscire a chiudere occhio. Nonostante il dottore l’avesse imbottito di sonnifero, era ancora perfettamente sveglio. Mille pensieri gli affollavano la mente e una miriade d’immagini differenti non gli davano tregua. Gli bastava chiudere gli occhi per vedere lui e Spock e, cosa peggiore, sentiva nascere dentro di sé un qualcosa. Possibile che le impressioni di Uhura e Bones avessero un fondamento di verità? E che loro avessero notato qualcosa che a lui era sfuggito? Oppure si stava solo lasciando suggestionare?

Il capitano inspirò lentamente provando a calmare il corso dei propri pensieri, lui e Spock… Kirk non riusciva a pensare a nient’altro. Ed ora che il dottore gli aveva detto quelle cose, cercava con tutte le proprie forze di ricordare un evento che lo aiutasse a capire. Ma più pensava, più non riusciva a ricordare nulla di tanto strano o, quantomeno, nulla che facesse pensare a loro come una coppia.

Cosa avevano visto Uhura e McCoy che lui non riusciva a cogliere?

Puntellandosi sui gomiti, Jim si issò leggermente guardandosi attorno, mentre lo strano pensiero di domandarlo ai diretti interessati si faceva strada nei suoi pensieri. Voleva sapere e lo voleva a tal punto, dal non farsi scrupoli nel svegliare due dei suoi ufficiali nel cuore della notte. Afferrò la casacca della divisa, ma un rumore proveniente dall’esterno lo distolse dai propri intenti. Spock stava rientrando! E la cosa peggiore era che avevano programmato che dormissero nella stessa tenda; per uno strano scherzo della sua mente, Jim se n’era ricordato soltanto in quel momento. Era stato infatti talmente rapito dai propri pensieri, che aveva scordato quel macroscopico dettaglio.

Non fece a tempo a pensare a nient’altro che si ritrovò il volto del primo ufficiale a pochi centimetri dal proprio.
«Non volevo svegliarla» disse Spock con voce atona e indifferente; sembrava quasi che per lui non fosse accaduto nulla di straordinario.
«Non si preoccupi, non dormivo» rispose il capitano con voce altrettanto atona o perlomeno provandoci a sembrare indifferente. «Piuttosto, ha trovato quel che cercava?» domandò provando ad alleggerire la tensione, mentre Spock entrava nella tenda e si preparava per la notte.
«Sì, ho tutto» annuì il vulcaniano, appoggiando poi a terra il proprio tricorder.
«Perfetto, allora sarà meglio dormire».
«Concordo», annuì il primo ufficiale levandosi la casacca azzurra della divisa e riponendola ordinatamente ai piedi del proprio materassino.
 
Kirk si distese nuovamente, chiudendo gli occhi e provando a rilassarsi. Stranamente era come se la sua presenza lo rassicurasse; che fosse realmente in ansia per l’uscita notturna di Spock? Forse era meglio chiudere gli occhi e addormentarsi, di certo dovevano parlare perché la tensione che c’era fra di loro era quasi palpabile. Era altrettanto vero però, che aveva bisogno di tempo per riflettere sui suoi sentimenti, sentiva di doversi mettere a nudo e di dover capire quanto realmente fosse importante Spock per lui.

Di certo quando era in sua compagnia, Jim si sentiva bene; era così naturale e semplice stare insieme, che gli pareva di conoscerlo da tutta una vita. Spock era così limpido… Era così facile leggere nei suoi pensieri e interpretare le sue mille espressioni facciali. A volte bastava una semplice smorfia per fargli comprendere quel che voleva dire; e si stupiva di come facesse Bones a non capire e a litigare di continuo con lui. Quel che McCoy diceva sempre, era che gli era impossibile sapere quel che passava per quella brillante mente vulcaniana. Jim non ci aveva mai realmente riflettuto e, ora che ci pensava, si rendeva conto di quanto strana e particolare fosse la loro amicizia.

 E quella notte, in quella piccola tenda buia mentre il respiro di Spock diventava via via sempre più regolare, il capitano Kirk non fece che pensarci.
 

Continua…


Così come per il capitolo precedente, l'idea del campeggio notturno l'ho presa dall'episodio di Enterprise "Rogue Planet".
   
 
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