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Autore: Friedrike    04/10/2012    2 recensioni
Ludwig Beilschmidt e Feliciano Vargas in un contesto 'normale'.
Non sono più Nazioni, non hanno più il peso delle Guerre alle spalle, non le hanno combattute.
Sono due universitari poco più che ventenni, vivono a Berlino, il tedesco perché vi è nato, l'altro perché vi studia arte, essendo la Capitale Tedesca uno dei centri migliori al mondo per la cultura giovanile europea.
All'inizio non si parlano nemmeno, solo ogni tanto s'incontrano grazie all'associazione a cui entrambi prendono parte, l'AIESEC (realmente esistente), che comprende giovani iscritti alle università di tutto il mondo.
Col passare del tempo, tra loro nasce qualcosa ed oggi sono innamorati.
Ne hanno passate tante, entrambi, ed hanno capito che solo insieme stanno bene.
Ma non tutti accettano la loro unione..
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dovunque sarai, ti amerò per sempre.'
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All'associazione, era un po' che non si faceva vedere.
Nessuno sapeva dove fosse finito, né come contattarlo, perciò lo hanno semplicemente atteso.
Quando è arrivato, nessuno pensava che fosse davvero lui.
Insomma: Ludwig Beilschmidt coinvolto in una .. rissa?
Perché è entrato nella grande hall con u paio di punti sulla fonte, un grosso cerotto bianco all'altezza del gomito, un graffio sulla guancia, una cicatrice sulla mano destra, sul dorso, di un quattro di centimetri circa, per non parlare di tutti quei lividi.
Qualcuno ha spalancato gli occhi, lui ha fatto finta di non accorgersene, ha salutato come sempre, in inglese, ed adesso si dirige verso una piccola stanza piena di documenti.
C'è da spiegare, che la suddetta 'associazione', sarebbe un'organizzazione a livello mondiale. 
L' AIESEC, permette ai ragazzi di essere cittadini del mondo, è un'esperienza nuova che è aperta a tutti gli studenti universitari ed ai neolaureati.
Ed il tedesco ne fa parte, insieme ad italiani, giapponesi, francesi, cinesi, russi, americani, inglesi eccetera.
Ha un paio d'amici lì, che si riferiscono alle prime due nazionalità.
I loro nomi sono: Feliciano Vargas e Kiku Honda.
Comunque, nella stanza, prende un paio di fogli, poi esce, andando verso il giardino.
Lì incontra il primo, lo guarda, gli sorride solare. 
Però quando nota il suo stato, il sorriso si spegne.
Cosa può essere successo al suo amico? Gli corre incontro e lo guarda.
-Ludwig! Ludwig! Che cosa ti è successo?-
-Niente.-
Non lo fa per cattiveria, ma non vuole parlare liberamente della sua vita privata, anche se quello è un amico.
-Ma come niente? Sei pieno di graffi! Sei sicuro di stare bene?-
-Ja..-
Ma lui, non sa mentire.
E finisce per raccontargli tutta la storia.
Si ritrova mezz'ora dopo, seduto su una delle panchine della strutture, sotto l'ombra di un albero, con una bottiglietta d'acqua minerale in mano, con lo sguardo da tutt'altra parte rispetto la figura dell'italiano. 
Gli spiega tutto. Perché poi, non lo sa neppure lui.
Ma Felìciano è convincente, insomma, durante il racconto ha parlato poco, ma quelle poche parole lo hanno incentivato a continuare e, alla fine, ha spiegato cosa gli ha fatto suo padre e la motivazione. 
Suo padre. Perché, poi? Accidenti, Berlino adesso è così aperta!!
- M-mi dispiace, Luddy.. insomma, se posso aiutarti..- commenta in tono vago, chissà, forse leggermente imbarazzato? Forse perché sa quanto sia difficile per il tedesco sfogarsi e dev'essersi sentito 'onorato' che sia stato proprio lui a poterlo ascoltare. 
Gli sorride in modo estremamente dolce, tanto che gli strappa un sorriso.
- Hai dove stare per adesso? - 
- Ja, non preoccuparti. Comunque.. ehm, dankeschoen.. - mormkora sincero, guardandolo lievemente, le gote vagamente rossastre, poi si volta, distogliendo lo sguardo.
- Non devi ringraziarmi! Siamo amici, no? - chiede ridacchiando. Ride sempre, lui. 
- Amici.. mh, sì... amici - annuisce. 
Toglie il tappo blu alla bottiglietta e la porta alle labbra. 
Il moro dondola un po' le gambe con fare infantile guardando davanti a sé.
- Comunque, ti capisco, sai. -
- Mh? -
- Anch'io sono gay. - 
- Was?! - dice d'istinto. Che istinto idiota che ha, delle volte. - Ehm.. cioè, non l'avrei mai detto. Insomma, ogni volta che passa una bella ragazza, tu.. -
L'italiano fa spallucce e si alza in piedi, battendo le mani due volte sul sedere, rivolgendogli le spalle. 
Non vuole fargli vedere che s'è incupito un po'. Sorride, lievemente, adesso. 
- Ci vediamo, Lud - detto ciò, va via. 
- Sì.. ciao. - 
Ludwig non può fare a meno di notare quanto sia strano quell'atteggiamento, ma ci fa poco caso al momento, avrà tempo di pensarci.
Anche l'altro ci pensa.
Quando è nel suo letto, anzi, non è proprio suo.
Gli manca casa sua, in Italia, a Venezia, con i suoi genitori e suo fratello.
Quella notte non dorme. Nel buio della stanza, le lacrime gli rigano il viso, i singhiozzi lo percuotono e le coperte vengono strette dalle sue dita. 
Affonda il viso nel cuscino, a riparo dalle coperte.
Quelle parole gli fanno tornare alla mente brutti ricordi. 
Ad un certo punto, sente il cellulare squillare, così si tira su e con il dorso della mano si asciuga le lacrime, mettendosi seduto sul letto. Guarda nello schermo del cellulare (uno di quelli che si apre e chiude, grigio, vecchio modello) il nome del biondo: ' Luddi (: '
Il messaggio è il seguente (in inglese): 
" Hei, Fè, spero di non averti disturbato.
Volevo solo ringraziarti per oggi. Avevo bisogno di parlane. :) "
E Dio solo sa quante volte abbia riscritto il testo! 
Il ragazzo leggendolo sorride lievemente e per un attimo dimentica quei brutti ricordi. Si affretta a rispondergli: 
" Lud, ti andrebbe di venire qui da me? Non voglio stare da solo stasera.. "
Lui invece invia direttamente, facendosi pochi problemi.
Si tratta di ricambiare il favore, per il biod--- no, non è quello.
Ha capito, quel pomeriggio, che aveva qualcosa di strano, si è chiesto tutto il giorno di che si trattasse.
Forse neppure la sua famiglia ha apprezzato il suo "modo di essere" ? Comunque, molto probabilmente, l'avrebbe presto scoperto. 
" Dammi il tempo di vestirmi. "
S'infila dei jeans, una maglietta bianca, una felpa blu, di quelle con zip e cappuccio, con i laccetti bianchi, scarpe da tennis nere e cintura marrone, perché non trova quella nera e va da lui, a piedi, perché non abitano poi così lontano.
In un venti minuti, è davanti la sua porta. Si sistema i capelli con la mano -per 'ennesima volta- chiedendosi perché ci stia mettendo tutta quella attenzione. Infondo è solo un amico, no? Certo.
L'italiano intanto si è vestito (dorme nudo, lui), con pantaloni scuri ed una maglia larga e comoda bianca. 
Si è sistemato i capelli anche lui con una mano, prima di aprire la porta e concedergli un piccolo sorriso.
- Ciao.. - dice, in italiano, poi si corregge: - hello..-
- Hallo.. wie geht's dir? Qualcosa non va? - chiede rimanere sulla porta, finché l'altro annuisce e lo invita con un cenno ad entrare. 
In quella casa non c'è mai stato, ma sapeva dove abitava, lo ha visto andare lì un paio di volte e poi ognuno di loro ha una scheda e lui stesso le ha ordinate, una volta, soffermandosi sulla sua. Ma comunque.
- Mi dici cos'hai? - domanda, riportando l'attenzione su di lui. 
Feliciano apre la bocca, poi sente gli occhi pungergli, di nuovo, gli si avvicina e lo abbraccia forte, affondando il viso al suo petto, in lacrime. 
Il tedesco si trova spiazzato, non è abituato a certi gesti d'affetto. Dopo un attimo di esitazione, lo stringe e istintivamente gli accarezza un po' i capelli, prima di rendersene conto ed arrossire. 
- Cosa.. cosa succede? - 
- Io.. c'è una cosa che non ho mai detto a nessuno. 
Quand'ero piccolo.. -
- Quand'eri piccolo..? - ripete, per incitarlo a continuare. Poi adocchia il letto, perciò gli prende la mano e va a sedersi lì, trascinandolo con sé, l'altro non si lamenta di ciò, anzi. Si siede curvando la schiena e tenendosi strette le gambe al petto ed il cuscino colorato.
- E' successo quando ero un bambino. -
Stringe forte il tessuto del copriletto, con lo sguardo basso, i capelli castani a coprirlo, le lacrime che crollano fino alle ginocchia, bagnandole. 
- Andavo.. ad una scuola vicino casa mia. Andavo alle elementari a quei tempi.. c'erano due maestri. Loro... loro.. - porta le mani sul viso, coprendolo e scoppiando a piangere. 
Ludwig non sa che fare, gli si avvicina ed appoggia una mano sul suo ginocchio, dopo cerca con lo sguardo dei fazzoletti, ne trova un pacchetto, ne prende uno e glielo porge. 
- Che ti fecero? - domanda in poco più che un sussurro, anche se una mezza idea l'ha già, purtroppo. 
Vorrebbe accarezzargli i capelli, asciugargli le lacrime, rassicurarlo. Ma non ci riesce, non lo fa, qualcosa lo blocca. E così, si limita ad attenderlo, paziente, e guardarlo. 
Il suo interlocutore si asciuga le lacrime, dopo inizia a torturare il fazzolettino con le mani, mentre guarda alla sua sinistra, non riesce a sostenere il suo sguardo.
- .. Abusarono di me - dice in tono appena udibile. 
Ecco. Lo ha detto. 
Lud, adesso, non sa che dire. Spalanca gli occhi, poi distoglie lo sguardo, come se guardare altrove potesse aiutarlo a capire. 
- Ich.. mi dispiace tanto.. non immaginavo.. -
- Come avresti potuto? Non l'avevo mai detto a nessuno.. a parte la mia famiglia.. rimasi zitto per un po', poi lo dissi a mio fratello. Lui informò i miei genitori. Romano.. mi ha sempre difeso.. - torna ad chinare il capo guardandosi le mani, con un piccolo sorriso. 
Passa poi un dito sotto l'occhio destro, l'indice, per asciugare le lacrime. 
- Non lo dirò a nessuno, non preoccuparti. -
- Ti ringrazio.. - lo guarda, senza alzare la nuca, ma soltanto lo sguardo. E dopo, senza pensarci, lo abbraccia, facendolo arrossire di nuovo. 
- Ecco perché continuo a dire di essere vergine quando si parla di sesso con gli altri. Che stupido, eh? - mormora ridacchiando.
- Nein, non lo sai.. - accenna un sorriso anche lui. 
- Grazie per avermi ascoltato. -
- Tu lo hai fatto questo pomeriggio. -
- Non l'ho fatto perché ti sentissi in debito.. - si affretta a dire, guardandolo leggermente preoccupato, non vuole che capisca male. 
- Lo so, sta' tranquillo. -
Il suo sorriso diventa dolce -quando mai è stato dolce, lui?
Perché cambia tanto quando è con lui?
-Ah, comunque nero e marrone non si mette, sai?-
-Eh?-
-Sei proprio tedesco!- ridacchia l'italiano. 
Rimangono insieme fino a tarda notte, scherzando e ridacchiando, decisamente più rilassati, entrambi.


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 Note. 
 
Dunque. 
Prima cosa da spiegare: l'AIESEC.
L'AIESEC è un'associazione che esiste davvero e racchiude ragazzi di tutto il mondo. 
Mi sembrava giusto che potesse aver a che fare con gli altri e qualcosa dovevo inventarmela. Questa mi sembrava una buona idea -in un certo senso, riprende il Gakuen, dato che è in ambito universitario e, dunque, scolastico. 
Seconda spiegazione: gli abusi di Feliciano.
Ruolando la GerIta, ha capito di lui un bel po' di cose. Non so se è davvero così, forse non lo è, ma è probabile che le altre nazioni abbiano abusato di ChibiItalia e questo era l'unico modo per riportarlo.
Ho scritto che sono state due persone, perché non credo sia stata una sola nazione. Dopotutto, è stato /dominato/ da diversi paesi, no? 
Non credo che in questo caso debba fare altre appunti.
 
Grazie! 
  
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