Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Notperfect    06/10/2012    4 recensioni
Samantha è costretta a trasferirsi a casa del compagno della madre, Ron Stlyles, a Holmes Chapel. Qui conoscerà gli amici di Harry, suo fratellastro. Tra chi nascerà amore questa volta?
***
–Sam, semplicemente mi piaci e sono bastati quei cinque difetti, che hai accennato poco fa, a renderti perfetta ai miei occhi.
***
-Preferiresti respirare o...o stare con me?-.
- In realtà non mi interessa perché quando sto con te, mi togli sempre il fiato-.
Lo guardo stravolta.
-Che c'è? Ti ho tolto il respiro?-. Domanda ironico.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I missed him

Stanotte ho dormito in compagnia di Harry e Niall mentre Zayn, Louis e Liam hanno dormito in camera di mamma e Ron, nel letto matrimoniale.
Se avessi dormito qualche ora in più questa notte, probabilmente non avrei le occhiaie e non farei concorrenza ad uno zombie ad una festa di Halloween.
Ieri sera, quando Zayn mi lasciata sola in camera, non mi sono sentita solo improvvisamente sola perché contemporaneamente, lui mi ha lasciata anche di stucco.
Insomma, ciò che mi ha detto, il suo sguardo, i suoi modi di fare…ero confusa, letteralmente, tanto da accusare un forte mal di testa contribuito dai lamenti e dalle minacce di morte che Harry augurava a Troy.
Ritornando a ciò che è successo con quel lurido verme, non riesco ancora a credere che sia davvero successo; è stato tutto così in fretta, così surreale, così…disgustoso. Ad un certo punto, prima che il suo cellullare squillasse, ho pensato addirittura che avrebbe raggiunto il suo scopo.
Eppure, ciò che riguarda quest’accaduto, non mi allarma e non mi fa stare male quanto le parole di Zayn e ciò che mi ha fatto intendere.
Il motivo è anche dovuto al fatto che Troy è talmente nauseante e repellente che voglio mettere una pietra su quest’ abominevole episodio. Non che dimentichi del tutto ciò che mi ha fatto. La deve prima pagare e poi posso ritornare a vivere felice.
-Buongiorno-. Dico quasi in un sussurro, con la voce ancora impastata dal sonno, ai cinque ragazzi che trovo a fare colazione in cucina.
-Sam, ti sei svegliata!-. Esclama Harry con tono agitato e premuroso, avvicinandosi verso di me per poi abbracciarmi.
Chiudo gli occhi a quel contatto, come se è proprio ciò di cui ho bisogno, ciò che mi fa stare meglio.
-Sam, io…-. Niall tenta di dire qualcosa con aria dispiaciuta, come se voglia farmi una creanza riguardo ciò che è accaduto ieri sera, in quel vicolo.
-Niall, non devi dirmi niente-. Constato sicura, sorridendo lievemente.
-Zayn ci ha detto ciò che è successo e giuro che se qualcuno non mi ferma oggi quel bamboccio ripugnante farà un brutta fine, posso giurarlo sul mio nome-. Annuncia Harry non appena entrambi ci sediamo a tavola sotto lo sguardo un po’ compassionevole di tutti.
Ecco, proprio ciò che volevo evitare: fare tenerezza.
Io non voglio che la gente provi pena nei miei confronti, non voglio passare per una vittima…io non lo sono!
Sono solo una stupida che ha creduto alle parole di un idiota come Troy e mi sono ritrovata inciampata nella trappola che ho costruito io stessa.
-No, Harry…ciò che mi ha fatto di sicuro non è stato bello e non deve permettersi di rifarlo ma è così ottuso e idiota che non merita tutte queste attenzioni e poi, anche se ci facessi qualcosa, non cambierebbe nulla…sarebbe comunque uno stronzo-.
-Con un occhio nero, però-. Aggiunge Louis, stringendo i pugni.
Non sembra stare scherzando, cosa strana, stranissima.
Di solito, in altre circostanze, ad una frase del genere da parte di Louis avrebbe seguito una risata generale.
Ora no, non sta accadendo e questo mi fa pensare che per loro sia davvero una cosa grave, qualcosa su cui non si può posizionare una pietra.
Tutto quest’interesse da parte loro nei miei riguardi e la loro rabbia nei confronti di Troy, mi fanno pensare che forse, almeno un quarto del loro cuore, è occupato da me. Insomma, loro mi vogliono bene.
-Allora, cos’hai in serbo per noi oggi?-. Domanda entusiasta Niall, che sembra voler cambiare argomento per alleggerire l’aria che sicuramente si è fatta troppo tesa, rivolto ad Harry.
Quest’ultimo sembra indugiare un po’, guardando la sua tazza di latte senza però berla, come se voglia assimilare questo cambio di argomento.
-Mmh, non saprei…-. Risponde controvoglia, un po’ assorto nei suoi pensieri.
-Magari potremmo andare a Picadilly e fare shopping! Ci sono tantissimi negozi e potresti portare anche qualcosa alle tue sorel…-. Mi blocco completamente, boccheggiando, accorgendomi che sto parlando totalmente rivolta a Zayn.
 Lo vedo mentre accenna un sorriso incerto e miserevole al tempo stesso, aguzzando la vista verso di me.
Non capisco perché sia sempre così ingenua.
Non ho un bigliettino con su scritto ‘idiota’ per cui Dio debba sempre creare situazioni in cui io debba sempre sembrare un’idiota, appunto.
Stavo consigliando a Zayn di comprare qualcosa alle sue sorelle, quelle che ho conosciuto qualche giorno prima la mia partenza!
-Cioè…-. Riprendo dosando le parole. –Volevo dire…potremmo fare shopping tutti insieme e passare una bella giornata… se vi va, naturalmente-.
-E’ un’idea fantastica-. Commenta Liam che non ha ancora aperto bocca fino ad ora.
-Già…sarà bello-. Aggiunge Niall.
-Per me va bene-. Si limita a dire Louis.
Harry annuisce solamente e mi guarda dubbioso, portandomi a capire che forse ha già capito tutto, che sa già cosa sta succedendo, come al solito.
Lui sa sempre tutto, intuisce sempre tutto; è come se sia telepatico o qualcosa come Edward di Twilight.
Alcune volte mi spaventa, devo ammetterlo. Ma devo ammettere anche che nessuno mi conosce meglio di lui oramai.
Neanche Zayn pronuncia una sillaba, forse un po’ scosso da ciò che stavo per dire nei suoi riguardi e penso anche per il cambiamento d’umore che abbia avuto rispetto alla sera precedente.
 
Mentre mi vesto e mi preparo, sono così emozionata e preoccupata all’idea di passare l’intera giornata con Zayn che per poco non dimentico di indossare l’intimo.
Perché Jawaad mi fa quest’effetto? Perché divento così ebete e maldestra in sua presenza?
Continuo a ripetermelo fin quando scendo al piano di sotto dove noto, con grande sconforto, che Zayn non c’è ed è l’unico che manca all’appello.
Spero che non se ne sia andato solo perché deve passare una giornata in mia compagnia, non sono così sgradevole.
O magari non vuole avere più niente a che fare con me perché, nonostante lui abbia dato voce ai suoi reali sentimenti, io sono stata in silenzio, non gli ho detto che mi manca e che forse lo amo ancora….cioè, che gli voglio bene!
Sì, che gli voglio bene, è così, senza dubbio.
Certo che non sto mentendo!
No, non ho la coda di paglia.
-Dov’è Zayn?-. Mi viene spontaneo chiedere, meritando occhiate confuse e divertite dagli altri ragazzi.
-E’ uscito mezz’ora fa mentre tu ti stavi vestendo con la scusa di voler fare due passi…ma non è ancora tornato. Forse dovremmo chiamarlo-. Mi risponde Liam, con aria insolitamente preoccupata.
Lui non è mai allarmato perché ha sempre tutto sotto controllo e la situazione non gli sfugge mai di mano…eppure è come se abbia un presentimento e posso notarlo dalla sua aria cupa e inquieta che, per la prima volta, gli vedo in viso.
Non dico nulla, nonostante sia dannatamente curiosa di sapere che fine ha fatto il mio Zayn.
Il mio Zayn?
No, aspetta…non posso dire così, non posso definirlo ancora mio, lui non lo è, come io non sono sua.
Giusto?
Beh, a questa domanda io risponderei tranquillamente ‘Si, giusto’; eppure una parte di me, quella irrazionale e istintiva, quella che segue il cuore e devia il cervello, mi spinge ad avere una considerazione soggettiva di Zayn: lui è mio, non c’è nulla da dire, nulla da aggiungere, nulla da dismisurare.
Ma, cosa incredibilmente da deficienti, penso che non avrò mai e poi mai il coraggio e la forza di dirgli ciò che provo per lui realmente.
Brutto segno: la confusione non porta mai sulla buona strada e mi lascia pensare che sia ritornata ad essere completamente dipendente da lui.
-Scusate, mi sono intrattenuto per strada-. Zayn entra di sobbalzo in casa, lasciando tutti meravigliati dalla sua entrata.
Sembra che abbia corso perché ha l’aria sfinita ma anche soddisfatta; è un atteggiamento un po’ ambiguo, ma per non lasciar trasparire il mio interesse mi limito a distogliere lo sguardo dalla sua bellissima e imponente figura statuaria degna di una divinità greca.
-Bene, andiamo-. Incita Niall pimpante.
 
La giornata non può volgersi in modo migliore: sto sorridendo un po’ spontaneamente, Harry sembra aver dimenticato la faccenda di Troy o è solo la mia impressione, Louis e Liam continuano a stuzzicare i passanti con le loro stupide battute che però , stranamente, mi fanno sorridere; Niall mangia come un indemoniato del demone di tutto ciò che è commestibile e Zayn se ne sta in disparte pensieroso, voltandosi qualche volta verso di me con un’espressione indecifrabile.
E’ stato strano tutta la giornata, sempre con quell’aria misteriosa che ha avuto prima a casa, al suo ritorno da chissà dove.
Tuttavia, oltre a sguardi fuggevoli e furtivi non c’è stato nulla tra di noi, nessuna parola, nessun contatto fisico, niente di niente.
In metropolitana sto quasi per addormentarmi dato che dopo una giornata così estenuante e attiva, tredici fermate sono veramente un inno al sonno, quando il cellulare vibra.
Lo cerco esasperata nella borsa e quando lo trovo e leggo il contenuto, spalanco la bocca, rimanendo spiazzata e, inconsciamente, un senso di timore e brutti presagi si insinua nel mio animo.
 
Troy: ‘Sei una troia. Fai i complimenti a quel coglione che mi ha rotto il naso. Digli da parte mia che un osso rotto non mi renderà un santo’.
 
 
 
 
-Harry, ti avevo specificato che non volevo che picchiassi quell’idiota! Mi sembra di avertelo detto varie volte!-. Urlo imbestialita non appena entriamo in casa.
Il viaggio è stato estenuante e di sicuro il senso di rabbia nei confronti di mio fratello per aver fatto qualcosa che non avrei voluto accadesse, ha reso il tragitto ancora più lungo ed insopportabile.
-Di cosa stai parlando?-. Chiede spaesato
Ora mente anche!
Penso che abbia fatto dei corsi intensivi di recitazione perché sembra veramente confuso e che non sappia nulla.
-Guarda tu stesso!-. Gli porgo il cellulare sotto lo sguardo curioso degli altri ragazzi che tentano di dare un’occhiata al display del telefono.
Vedo gli occhi di Harry seguire le parole scritte sullo schermo e posso giurare che abbia letto più di una volta perché lo vedo contemplare e indugiare.
Quando finalmente si decide ad alzare lo sguardo, lo fisso indignata.
-Sam, ti giuro, io non ho fatto niente, non lo vedo da due giorni e...-.
-Harry, per favore, non mentirmi-.
-Non ti sto mentendo, è la verità! Non l’ho toccato, non gli ho tolto neanche un capello….puoi chiederlo anche ai ragazzi, sono sempre stato con loro-.
Lo osservo mentre tenta di difendersi e dai suoi modi decisi e determinati e il suo tono pacato e giustificatorio capisco che forse sta dicendo la verità.
-Sam, credimi, io non centro nulla in questa storia, non stavolta-. Aggiunge, avvicinandosi e appoggiando le sue mani sulle mie spalle, per poi farle scendere a metà braccio.
Mi sta fissando negli occhi, dubito che stia mentendo perché non ci riuscirebbe se mi guardasse in questo modo.
La cosa inconsueta è che non riesco a capire perché io sia così ostinata a non voler fare del male a quel sadico sessuale, se così posso già chiamarlo, perché chiaramente è sulla strada per concorrere i serial killer di Criminal Minds.
Quel bamboccio mi ha umiliata e toccata come se fossi una bambola, un pezzo di stoffa da sfruttare dato che c’era.
Sbuffo impercettibilmente. –Allora chi è stato?-. Non è una domanda normale in quanto la ripongo a me stessa, perché nessuno in questa stanza sarebbe in grado di rispondere.
-Vado in cucina per prendere un po’ d’acqua, qualcuno ne vuole?-. Domando disinvolta, dopo esser trasalita dai miei ragionamenti su chi possa esser stato a rompere il naso a quell’imbecille.
Anche se l’idea di vederlo con una benda sul naso, tutto dolorante che cammina per i corridoi della scuola, impuntato dalle offese e dai pettegolezzi degli altri studenti, non è così sgradevole.
Anzi, se devo esser sincera ringrazierei chiunque l’abbia ridotto in quel modo, gli farei una statua d’oro, davvero e magari lo sposer…
-Sono stato io, Sam-.
Ecco, come non detto.
Mi volto e scorgo che ho capito perfettamente da chi arrivasse questa voce così scura e profonda e così maledettamente familiare.
-Come, scusa?-. Chiedo confusa, quasi frastornata, girata verso Zayn.
-Potete lasciarci soli?-. Domanda a sua volta, rivolto ai suoi amici, soprattutto ad Harry che, con grande sorpresa, si dirige in cucina con gli altri.
Il suo sguardo profondo ed intenso non si posa altrove, è sempre fisso su di me, così come il mio, sempre fisso sul suo corpo e sul suo volto, accusatorio e quasi fulmineo ma al tempo stesso confuso e scombussolato.
-Come sarebbe a dire che…-.
Zayn non mi lascia terminare la frase in quanto lo vedo avvicinarsi e tenta quasi di stabilizzare un contatto fisico facendo sfiorare le nostre mani.
Ma, per paura di una mia reazione improvvisa, le ritrae. –Quando stamattina sono andato a fare due passi mi sono fermato in un bar e mentre aspettavo il mio caffè, ho sentito un idiota sghignazzare con un altro imbecille sul fatto che avesse quasi raggiunto ciò che voleva con una certa Sam Monroe e…beh, se la matematica non è un’opinione e due più due fa sempre quattro…Sam,  lì non c’ho visto più. L’ho aspettato fuori per poi portarlo più in disparte e…il resto lo sai già-. Conclusa la sua spiegazione, mi guarda supplichevole e speranzoso, come se io debba perdonarlo.
Io abbasso solamente lo sguardo, in preda ad una crisi mentale.
E’ strano come io non riesca più a guardarlo negli occhi quando circa un mese e mezzo fa non riuscivamo a toglierci gli occhi di dosso. E’ strano anche stare in silenzio e avere però un miliardo di cose da dire, sentimenti, emozioni.
-So che avevi specificamente detto che non volevi che Harry lo andasse a cercare per dargli una bella lezione, ma, quando me lo sono ritrovato davanti e l’ho visto ridere per ciò che ti ha fatto, io non ho distinto più cosa fosse giusto o sbagliato. Ma, sinceramente, rifarei tutto ciò che ho fatto riguardo stamattina…-. Prende una pausa, scrutandomi accuratamente e con la punta dell’occhio, riesco a notare che fa una smorfia, come se voglia che io lo guardi.
Ma non lo faccio, sono troppo intimidita per alzare lo sguardo.
-…Riguardo altri momenti della mia vita invece, ritornerei indietro e sistemerei determinate cose che mi hanno reso triste e quasi scontroso con chiunque. Il fatto è che c’è stata la perdita di una persona troppo importante per me ed è stato così infliggente e doloroso vederla andare via che mi sono sentito…stupido e maledettamente stronzo-.
Si riferisce a me, lo capisco da come ha cambiato il tono di voce.
Finalmente riesco a guardarlo. Mi perdo nel suo sguardo enfatizzante e magnetico, deglutendo per la sorpresa che ho avuto quando una scarica elettrica mi ha scossa letteralmente mentre il suo sguardo si è incrociato con il mio.
Non deve accadermi, non sono più presa da lui perché è stronzo, come ha detto lui, ed io sono sempre stata alla larga da persone del genere.
-Sam io…insomma…io ti ho lasciata perché ti amavo troppo! In realtà non ne sono felice e…-.
-Dire ‘ti ho lasciato perché ti amavo troppo’ è come dire ‘ti prendo a sprangate in faccia perché hai delineamenti bellissimi-. Constato.
Non sa cosa dire, lo percepisco da come si contorce le mani e come posiziona lo sguardo nel vuoto.
Eppure…non posso fare altro che chiedermi come sia nato un ragazzo così bello sulla faccia della terra. E non è tutto: io sento ancora qualcosa che mi lega a lui, in realtà ne sono sempre stata sicura, sin da quando ho incontrato il suo sguardo ieri mattina. Lo amo, non c’è nulla da fare e penso che nulla in futuro riuscirà a cambiare questa situazione.
-Mi manchi…-. Dico in un sussurro.
Accidenti, l’ho detto.
L’istinto è sempre a parlare, non ho chance in questo gioco insensato d’amore.
Non mi muovo di una virgola, così come il mio sguardo rimane fermo nel suo, pieno d’amore e di rassegnazione.
-Nessuno sa quanto mi manchi-. Prendo una pausa, meritata tra l’altro. –Mi manca come eravamo abituati a parlare e ciò che eravamo abituati a fare insieme. Cerco di convincere me stessa che non mi sento ancora in questo modo...-.
-In quale modo?-. Mi interrompe dolcemente, comprendendo la difficoltà con cui la timidezza e l’imbarazzo nel dire queste cose mi stiano abbandonando.
-Persa-. Dico solamente, spiazzandolo con il mio sguardo.
Già, per la prima volta sono io a disorientarlo con il mio sguardo, infliggente e doloroso, come se, tramite esso, abbia voluto rivelargli tutto il dolore e la sofferenza provata durante la sua assenza. Come se voglia anche farlo sentire in colpa di ciò che ha fatto e penso di esserci riuscita, notando la tristezza nel suo volto ed è come, mentalmente, si stia accusando e bestemmiando da solo.
-Sam, io…mi dispiace così tanto e…-.
-Nessuno sa che continuo a svegliarmi la mattina pensando a te e …mi manchi, davvero. E avrei fatto qualsiasi cosa affinché la situazione cambiasse ma…-. Mi blocco, ritornando a distogliere lo sguardo dal suo.
E’ tutto un gioco di sguardi e occhiate veloci che mi sta letteralmente uccidendo. Sa che i suoi occhi sono il suo punto forte e il mio punto debole, sa che ho una dipendenza dal suo sguardo e che è l’unica cosa a rendermi impotente.
-Ma…?-.
-Ma adesso è troppo tardi. Ciò che è successo, è successo ed io sto imparando ad accettarlo-.
Ma cosa diavolo sto dicendo?
Certo che non lo accetto!
Io sono ancora innamorata di lui, non ho mai smesso di amarlo come ho iniziato ad odiarlo.
L’odio che provo per lui mi costringe ad amarlo perché non c’è odio senza amore. Lo sanno tutti, ed io faccio parte della massa, purtroppo.
-No, Sam, non è tardi!-. Sbotta allarmato, prendendo il mio viso tra le sue mani e stringendolo più che mai.
Qualche lacrima inizia a scendere sul mio viso, lenta e sofferente.
-Non è mai troppo tardi-. Continua asciugandomi il volto da qualche riga d’acqua salata.
-Non cambierebbe nulla, non trovi?-. Gli faccio notare. –Insomma, staremo comunque lontani e tu per DISPERAZIONE mi lasceresti andare, di nuovo-. Constato, marcando la parola ‘disperazione’, come se lo stia accusando di qualcosa così stupido che addirittura è ridicolo ragionarci su.
In questo momento mi accorgo, con grande sorpresa, che in questo mese non ho smesso di pensare a lui neanche nei momenti in cui io e Troy passavamo a stuzzicarci, senza però mai arrivare al sodo, naturalmente, e che, nonostante lo abbia pensato costantemente, non ho mai temuto che mi avesse tradita, che avesse trovato un’altra ragazza.
Certo, io non sono né bellissima né figa né affascinante…continuo a credere che mentre Dio distribuiva l’autostima io ero accovacciata in un angolino a ripetermi ‘Non ce la farò mai, non ce la farò mai’; è abbastanza chiaro?
Ma l’ho amato come ho fatto con nessun altro, gli ho dato tutto, gli ho donato il mio cuore, tutta me stessa e sono convinta che lui ne sia consapevole.
Quindi, secondo me, non avrebbe potuto trovare nessuna ragazza che con cui potesse rimpiazzarmi.
Non ne so esattamente il motivo ma i miei dubbi sono sempre gli stessi: è stupido lui di natura o ha davvero detto la verità.
Non riesco a pensare che mi abbia rimpiazzata, è più forte di me.
-Non questa volta, te lo prometto-. Insiste.
-No, Zayn, non posso…è troppo…doloroso e…-. Non riesco a terminare la frase, che comunque è iniziata con fatica, in quanto qualcosa di umido e morbido si posa sulle mie labbra, portandomi a chiudere completamente gli occhi.
Quanto mi è mancato il suo sapore!
Quanto mi è mancato il suo tatto!
Nessuno può capirlo, nessuno sa cosa provi nei suoi confronti perché è infinito e penso che ancora in pochi abbiano trovato l’amore in se per se.
Alcuni dicono addirittura che l’amore non esiste ma io, nonostante abbia solo diciassette anni, posso giurare di averlo baciato.
Ci stacchiamo dopo circa un minuto, storditi.
Scuoto la testa col fine di ritornare alla realtà.
Non devo farmi mettere nuovamente i piedi in testa. Non voglio che mi consideri un idiota.
-Zayn…tu mia hai…tradita?-. Domando timidamente, ma con indifferenza e freddezza nello sguardo.
-Certo che no!-. Si affretta a rispondere, cingendomi nuovamente il viso con le sue mani grandi e possenti, calde e morbide, premurose e familiari.
Non posso lasciare che le cose vadano in questo modo, non è giusto nei miei confronti.
Sarebbe troppo facile così.
Deve lottare, ovviamente, se vuole ciò che desidera.
-Io e te non siamo niente!-. Esclamo furibonda, spaesandolo per il cambiamento d’umore e di tono. Mi libero dalla sua presa, assumendo uno sguardo quasi malinconico. -…Non più, ormai-. Aggiungo sconsolata.
-Guardami negli occhi e ripetimelo!-.
-Cosa?-.
-Dimmi che non vuoi avere più nulla a che fare con me, guardandomi negli occhi-. Spiega, ed io la vedo più come una sfida.
-No! Non vedo il motivo per cui debba farlo-. E sono una codarda, aggiungo mentalmente. –Quel che provo te l’ho già detto, non voglio ripeterlo…e…non ne vedo il motivo!-. Ripeto.
-Te lo dico io, il motivo: non guardandomi negli occhi ti risulta facile mentirmi-. Prende una pausa per mettermi a fuoco. Mi guarda intensamente, con quello sguardo che mi lascia di stucco ogni volta, quello sguardo con cui mi ha resa sua dal primo giorni in cui ci siamo conosciuti. –Tu nutri ancora qualcosa per me, lo capisco da tuo sguardo! Non mentirmi, Sam, e soprattutto, non mentire a te stessa-.
Non riesco davvero a capire come sia facile leggere i miei occhi, il mio sguardo. Sono diventata davvero così prevedibile o sono io che mi espongo come un libro aperto dinnanzi a Zayn e alle persone che amo?
-Ah, ma falla finita!-. L’orgoglio, questo maledetto orgoglio che parla! –Se fosse affetto o bene ciò che ci lega non staremmo discutendo in questo momento!-.
-Appunto-.
-Appunto…cosa?-. Domando spaesata, guardando il suo sguardo enigmatico e misterioso, quello che mi ipnotizza, quasi mi paralizza.
-Noi non siamo legati da affetto o bene perché ciò che ci lega è amore-.
Nel momento esatto in cui sento questa parola, mi manca quasi il respiro e una vampata di calore mi travolge in pieno come se un camion mi investa ed io non stia camminando sulle strisce pedonali.
Lo guardo confusa ma con la consapevolezza che ha pienamente ragione.
I suoi occhi sono il mio punto debole, ormai anche lui stesso lo sa, e non permetterò che un incidente di percorso mi ostacoli l’intero cammino. Riuscirò a scansarlo, questa volta.
Non posso dirgli la verità, non ora, non così!
-Io e te, insieme, siamo il niente-. Ripeto disprezzante, con l’intento di offenderlo e mettere fine a questa discussione.
Non voglio più avere questo battibecco con lui, con Zayn, il mio Zayn.
No, cancelliamo l’ultimo aggettivo utilizzato.
Ma lui non mi sembra dispiaciuto, nient’affatto.
-Se quel niente per te ha un significato uguale a quello dell’amore-. Constata sicuro ed io mi irrigidisco.
-Lo so, è tutta colpa mia se adesso hai costruito questi muri intorno a te, al tuo cuore-. Inizia, accarezzandomi la guancia giungendo fino al collo scoperto dalla scollatura della maglia. –Ma, per favore, tirali giù e lascia che io ritorni a far parte della tua vita. Con te al mio fianco mi sentirei sicuramente meglio. Sei…tu…io…ti amo-. Dice dolcemente con un soffio di voce, così basso che quasi faccio fatica a distinguerlo da un normale respiro.
Io lo amo, certo che lo amo! Ed è proprio questo il motivo per cui sto tremando così violentemente e il cuore mi batte all’impazzata senza apparente motivo.
O meglio: Zayn è l’apparente motivo.
Ma tralasciamo i dettagli.
-No, dannazione! Io.non.sono.un.burattino-. Sibilo. –Non puoi fare di me ciò che vuoi. Un minuto prima dici di amarmi poi mi lasci e successivamente mi ami ancora! No, non sto alle tue regole e ai tuoi sbalzi d’umore, cazzo. Non più-. Esclamo irritata, voltandogli le spalle e salendo al piano di sopra.
Non riesco a capire come sia così indifferente dinnanzi ad una dichiarazione del genere. Mi ha detto che mi ama, non che ha comprato un gatto e l’ha chiamato Micia, porca miseria.
Mi chiudo in camera e mi getto a peso morto sul letto, non potendo fare altro che ricordare il sapore delle sue labbra, così morbide e calde, così appaganti e gratificanti.
Mi è mancato tutto di lui, proprio come quel suo bacio. 
















Babieeees!
Spero sia stato di vostro gradimento!
Non voglio dire nulla di più, lascio a voi
i commenti! Non perdetevi il prossimo capitolo
perché succederanno cose che….non potete perdere, appunto.
Ho scritto altre OS. Se vi va, date un’occhiata!
Un bacio, notperfect.  

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Notperfect