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Autore: CHOU    06/10/2012    2 recensioni
Il quinto anno sta per iniziare e nel cuore di Harry il rimorso per la morte di Cedric Diggory, continua a tormentarlo. Ma sono soprattutto due occhi freddi e grigi come il metallo a rendergli le cose insopportabili.
Tra litigi e magia il tempo sembra scorrere normale fino a che una parola di troppo e una maledizione scagliata quasi per caso non cambiano le cose.
Sarà arrivato il tempo di porre fine a quell'antica rivalità?
( 4 capitoli, conclusa)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Il trio protagonista, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry, Remus/Sirius
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Erano quasi passati tre mesi dall’inizio della scuola e Harry Potter aveva già fatto visita all’infermeria ventiquattro volte ma, se qualcuno, glielo faceva notare, con un sorriso tronfio rispondeva che:

“Malfoy ce n’ è finito trentadue ”

Hermione non si capacitava di come era così facile per loro due arrivare alle mani. Bastava uno sguardo e finivano per lanciarsi addosso tutti i tipi di incantesimi che conoscevano e , quando anche quelli finivano, arrivavano calci e pugni. E puntualmente le punizioni.

Oramai aveva perso il conto delle volte che il suo amico aveva dovuto pulire da cima a fondo tutti i trofei, mettere in ordine le pozioni e aiutare Hagrid con il suo lavoro.

Ed era ancora più incomprensibile come Ron riuscisse a fomentare il suo – stupido – amico.

“Harry, per piacere! Lascia perdere. Non vale nemmeno di perdere tempo con gente del genere”

La voce un po’ seccata di Hermione cercava di far ragionare il suo amico che, digrignando i denti e stringendo i pugni, stava litigando – per la nona volta durante la giornata –  con Draco Malfoy.

Fortunatamente Ron era stato trattenuto dalla McGranitt, così la ragazza doveva tenerne a bada solo uno.

“Faresti meglio a dare retta alla Mezzosangue, sfigato.”

“Cos’è? Hai paura di perdere, come sempre, Malfoy?” spuntò fuori Harry avanzando di un passo.

Ora erano a pochi centimetri di distanza, i volti talmente vicini che i respiri si mescolavano.

Fu solo per una frazione di secondo, ma qualcosa nello sguardo del Serpeverde cambiò. Potter non fece a tempo a realizzare cosa fosse succeso, che si ritrovò a provare un caldo intenso vicino all’occhio seguito da un bruciore fortissimo.

“Harry!”

Hermione si precipitò sull’amico che nel frattempo era indietreggiato di qualche passo per il contraccolpo.

Draco aveva ancora il braccio alzato e la mano chiusa in pugno.

Per qualche secondo nessuno disse nulla poi – come in un film a rallentatore – la ragazza vide il suo amico alzarsi, incespicare e buttarsi contro il biondo.

Malfoy evitò il pugno proteso di Potter e fece per caricarne uno a sua volta ma, quando vide chi aveva colpito sgranò gli occhi grigi.

Hermione si era messa in mezzo, cercando di aiutare Harry ma, non aveva fatto abbastanza attenzione e si era ritrovata a prendere il pugno al posto del Grifondoro.

Gemendo si portò una mano al viso, piegandosi su se stessa. Malfoy le si avvicinò e d’ istinto fece per tendere una mano verso di lei ma, prima di riuscire a raggiungerla un lampo giallo lo colpì in pieno.

Con un grido Malfoy volò a parecchi metri di distanza.

Sia Harry che Hermione si voltarono di scatto verso chi aveva scagliato l’incantesimo.

Ron era a una cinquantina di metri da loro, con la bacchetta sguainata, il viso rosso e ansimante. Aveva il volto sfigurato da un’ espressione di pura rabbia.

“Hermione!!”

Di corsa raggiunse la sua ragazza e le prese il viso per controllare l’entità del danno. Il naso della ragazza perdeva sangue copiosamente e anche il labbro era leggermente spaccato, mentre intorno allo zigomo si iniziava a intravedere l’ombra di un livido.

Harry era rimasto pietrificato a guardare la scena senza sapere cosa fare.

“Cazzo, Harry, muoviti! Dobbiamo portarla in infermeria!”

Il moro si voltò verso l’amico annuendo.

“Calmati Ron – biascicò la ragazza alzandosi – non è nulla di grave”

“Quello stronzo di un Malfoy! Guarda com’è ridotto il tuo viso!” continuò il rosso senza curarsi delle parole della compagna.

“Ron…”

Ma il ragazzo non le dava retta e la stava trascinando a tutta fretta da Madama Chips.

Harry stava per seguirli quando lo sguardo gli cadde sul corpo senza sensi di Malfoy.

“Ron! Ron!”

Il rosso – già lontano di qualche metro – si girò appena.

“Cosa c’è?”

“Che incantesimo hai usato?”

A quelle parole Weasley si fermò perplesso.

“Ehm… non lo so. Ho semplicemente estratto la bacchetta e l’incantesimo è partito da solo.”

Con un’alzata di spalle continuò a camminare.

Harry rimase tentennante in piedi facendo girare lo sguardo dalla schiena del rosso che si allontanava al corpo immobile di Malfoy.

Poi, con uno scatto, si affrettò verso Draco e lo sollevò per poi dirigersi anche lui alla volta dell’infermeria.

 

“Si può sapere perché l’hai aiutato?” sibilò Ron.

“E’ stato un errore, non voleva colpirla”

“Ma l’ha fatto! Quel bastardo!”

“Adesso basta Ron, ti ringrazio per avermi difeso ma, come vedi adesso sto benissimo. E Harry ha ragione, non voleva colpire me. Piuttosto, davvero non sai che incantesimo hai usato?”

“Te l’ho già detto, non lo so!” rispose ancora innervosito.

Per un po’ i tre stettero in silenzio ad ascoltare il fuoco del camino della sala di grifondoro scoppiettare placido.

“Però… non avevo mai sentito di un incantesimo scaturito senza nemmeno averlo pronunciato!” fece Harry ammirato.

Hermione gli lanciò un’occhiataccia.

“Potrebbe essere pericoloso.”

“Tanto è solo Malfoy…”bofocchiò Ron.

In quel momento entrarono George e Fred e , appena intercettarono loro fratello, gli si buttarono addosso esaltati.

“Wow! Come diamine hai fatto??” iniziò George.

“Abbiamo sentito che Malfoy è in infermeria e Madama Chips non sa come curarlo perché…” continuò Fred.

“…non sa che tipo di maledizione l’abbia colpito!”

“Sei stato grande!”
“Però adesso il preside vuole vederti” conclusero insieme ghignando.

Ron che, durante tutto il discorso dei gemelli aveva avuto una espressione soddisfatta sul viso, sembrò afflosciarsi sotto l’effetto dell’ultima frase.

Hermione lo guardò con un’espressione da ‘lo-sapevo-che-saresti-finito-nei-guai’, mentre Harry si sentì un po’ colpevole perché, se per una volta avesse ascoltato l’amica, tutto quel casino non sarebbe mai successo.

 

 

Quando Ron tornò dall’incontro con Silente aveva il viso tirato in un’espressione preoccupata.

“Allora com’è andata?”

Weasley guardò l’amico e, senza rispondere, si butto sul letto sospirando.

“Mi sa che ho fatto un casino..”

Harry stette in silenzio aspettando che continuasse.

“Se lo scopre mia madre mi uccide!” piagnucolò.

“Ti hanno sospeso?” Potter sgranò gli occhi preoccupato.

“No, no. Silente ha detto che inconsciamente la mia rabbia e i miei pensieri si sono trasformati in una maledizione… quindi non sanno come curarlo. Merlino, Harry! E se l’ho ucciso?”

“Ma non avevi detto che era ‘solo Malfoy’?

“Si ma quando pensavo che fosse vivo, ammaccato ma vivo!”

Potter sospirò. Non che gli importasse tanto di Malfoy ma l’idea che poteva essere stato ucciso, davanti ai suoi occhi e che un po’ era colpa sua, bhe…non gli faceva particolare piacere.

“Forse dovremmo andare a trovarlo..”

“Ma ti sei rimbambito Harry?! Se Lucius mi vede sarebbe capace di avada kevrizzarmi!”

La faccia terrorizzata di Ron fece ridere Harry che si alzò e andò alla porta del dormitorio.

“Almeno accompagnami fino all’ingresso dell’infermeria”

“Ehm… non posso” sbiascicò Weasley.

“Perché?”
“Pure Hermione non l’ha presa molto bene…”

Alzando gli occhi al cielo Harry uscì dal dormitorio.

 

Quando raggiunse l’infermeria era già quasi ora di cena però decise comunque di entrare per vedere se Malfoy avesse avuto qualche miglioramento.

Quando varcò la soglia, però, non vide nessun letto occupato. Perplesso fece per andarsene quando la voce di Madame Chips lo trattenne.

“Qualche problema Potter?”
Il moro si girò, preso alla sprovvista.
“No nulla… volevo sapere solo se Malfoy stesse meglio”
“Si, in effetti sta meglio…anche se per lui, credo, questo non è esattamente quello che intenda per stare meglio”

Potter aggrottò le sopracciglia non capendo le parole dell’infermiera.

“Il tuo amico gli ha giocato un brutto scherzo… ma potrai constatarlo da te a cena. Ora vai Potter, non è orario di visite questo”

Ancora confuso dalla parole della donna, Harry uscì e si diresse alla Sala grande dove Ron ed Hermione avevano già preso posto.

“Allora, come sta? E’ vivo?” chiese Ron.

“Si ma-“ le parole gli morirono in gola quando vide la porta della sala grande spalancarsi e una ragazza bionda fare il suo ingresso.

A scortarla c’erano Goyle  e Tiger.

L’attenzione di tutti si focalizzò sullo strano terzetto e anche Ron, Hermione ed Harry li stavano guardando a bocca aperta.

La ragazza aveva una fisionomia sottile e aggraziata. Il viso era affilato ed etereo, gli occhi di un grigio intenso e le labbra arricciate in una smorfia di disprezzo. I capelli erano biondi chiarissimi, quasi bianchi.

“Malfoy…” mormorò Harry paralizzato.

Tutta la sala iniziò a mormorare. C’era chi ridacchiava, chi guardava interessato e ammaliato e chi era semplicemente incredulo.

I gemelli Weasley lanciarono un fischio e andarono a battere il cinque al loro sconvolto fratello.

“E bravo fratellino! Un incantesimo con i contro fiocchi!”

“Ronald…” il mormorio arrabbiato e allibito di Hermione non preannunciava nulla di buono ma Ron era troppo preso a cercare di capire come razza aveva fatto a trasformare Draco Malfoy in una ragazza per farci caso.

Tutti gli altri Grifondoro si affollarono intorno a Ron tempestandolo di domande e complimenti.

Anche le altre case erano troppo prese a contenere le risate per domandarsi come possa essere successo e Serpeverde tentava di mostrarsi oltraggiata ma, anche la casa argento-verde, faceva fatica a rimanere seria.

Blaise non aveva neppure tentato di frenarsi e rideva sguaiatamente.

“Cari studenti! – silente aveva preso la parola e la scolaresca si acquietò come d’incanto – come potete vedere al signor – qualcuno rise, compreso il preside – Malfoy ha subito uno spiacevole incidente. Vi prego di aiutarlo e spero che il professor Piton possa trovare al più presto una soluzione” silente fece una pausa per guardare Piton che sembrava più scuro in volto del solito.

Poi, sorprendendo tutti, il preside continuò:

“Ah 5 punti a Grifondoro per l’esempio di potente magia che il signor Weasley ha dato.”

Piton sgranò gli occhi.

Harry non aveva mosso un muscolo continuando a fissarlo. Non c’erano dubbi che quella ragazza fosse Draco Malfoy ma lui non riusciva ancora a concepirlo.

Osservò i lineamenti della ragazza. Gli occhi erano leggermente più grandi ma l’espressione fredda e superiore non era cambiata. Anche la bocca era rimasta quasi identica se non che aveva preso una forma più smussata e anche se era piegata in una smorfia non era tagliente come la bocca pù sottile e definita del vero Malfoy.

I capelli erano rimasti uguali ma erano tenuti sciolti sulle spalle e non legati nel solito codino basso.

Anche il modo di muoversi sembrava rimasto quello di prima.

 

Il giorno dopo avevano due ore di pozione.

Quando il terzetto arrivò in aula Malfoy era già seduto al suo posto.

Aveva cambiato la divisa con quella femminile e aveva acconciato i capelli in una coda alta.

Quando Seamus entrò e lo vide gli si parò davanti:

“Allora Malfoy, stai fresco con la gonna?” gli fece sornione.

Draco alzò gli occhi e piegò le labbra piene in un leggero sorriso.

“Mai stata meglio” replicò con voce morbida.

Seamus rimase pietrificato ad osservarlo…aveva sentito male o Malfoy aveva usato il femminile?! Fece scorrere lo sguardo sul viso nuovo di Malfoy e quando lo sguardo si posò sulle labbra arricciate, arrossì violentemente.

“Tu invece mi sembri un po’ accaldato” ribattè Draco.

Gli altri Grifondoro osservavano la scena come paralizzati mentre Seamus batté in ritirata mortificato.

Quando Piton entrò in classe gli studenti presero posto ma nessuno riusciva a concentrarsi sulla propria pozione, troppo presi ad osservare Malfoy.

Draco sembrava non farci caso, continuando a mescolare il suo intruglio, sistemandosi di tanto in tanto una ciocca di capelli dietro le orecchie.

Quando la campanella segnò la fine della lezione solo Hermione e Draco avevano concluso la loro pozione.

“Dio santo ma l’avete vista?” esclamò Seamus quando Malfoy ebbe lasciato l’aula.

“Sembra proprio una ragazza!” continuò Ron

“E anche una bellissima ragazza!” si lasciò scappare Paciok.

Tutti lo guardarono e il ragazzo arrossì.

“Neville ha ragione, non ho mai visto una ragazza così! È quasi più bella di Fleur Delacroix!” disse ammirato Ron per poi mordersi la lingua quando vide il sopracciglio alzato di Hermione

“La cosa strana è che non sembra farci tanto caso, come se veramente fosse una ragazza.” Fece notare Hermione senza degnare più di uno sguardo Ron.

“E’ vero!” concordò Seamus.

“Quando le ho parlato mi ha guardato come se avessi detto un’ovvietà!” continuò.

“A proposito di quello…si può sapere perché sei arrossito in quel modo’” chiese malefico Dean.

“Saresti arrossito pure tu, idiota! Piuttosto, Harry, tu cosa ne pensi?”

Potter sbattè le palpebre non sapendo davvero cosa rispondere.

“La coda era sbagliata” disse semplicemente.

Aveva osservato anche lui Malfoy per tutto il tempo ma l’unica cosa che aveva pensato era a quanto fosse sbagliato il modo in cui erano tenuti i capelli. Malfoy li portava sempre legati in una coda bassa, tenuti mollemente legati con un nastro nero alla base del collo, senza preoccuparsi dei ciuffi che ne rimaneva fuori.

Seamus alzò un sopracciglio alla risposta dell’amico.

“Cioè, amico, malfoy diventa una donna e l’unica cosa che ti stranisce è come si è legato i capelli?” chiese schoccato Ron, mentre gli altri annuivano convinti.

“Ma adesso come lo dobbiamo chiamare? Dobbiamo parlare come se fosse una ragazza?” chiese ansante Paciock come se il problema di come desinare i verbi lo preoccupasse realmente tanto.

Hermione alzò gli occhi al cielo

“Invece di parlare di Malfoy, non è forse il caso di muoverci da qui e andare alla prossima lezione?” disse esasperata e senza aspettare risposta iniziò a incamminarsi.

 

Era oramai una settimana che nessuno nella Sala Grande riusciva a mangiare. Gli studenti erano troppo intenti ad osservare Draco Malfoy  per potersi concentrare sui loro piatti. Draco che entrava nella sala, Draco che si sedeva, Draco che mangiava, Draco che parlava. Malfoy non era mai stato così tanto al centro dell’attenzione da quando si era trasformato in una ragazza.

La cosa che più di tutte continuava a stupire la nuova generazione di maghi era come il Draco donna fosse così dannatamente ipnotizzante e bella. Quello che aveva più choccato Harry Potter era come la bionda serpe non avesse avuto un crollo di nervi. Nemmeno una piccola scena madre!

Era da una settimana che Harry scrutava il viso del rivale alla ricerca di un minimo segno di cedimento ma con rammarico aveva constatato che Malfoy non si curava affatto del suo nuovo aspetto. Si comportava come la donna che era diventato. Ricordava ancora bene come pochi giorni dopo la ‘trasformazione’, era andato spavaldo alle spalle della serpe per prenderlo in giro.

“Allora, Malfoy, ti piace questo nuovo corpo?”

Draco aveva inclinato graziosamente la testa, sbattendo un po’ perplessa le ciglia lunghe e aveva replicato con un candido:

“Perché non dovrebbe?”

Sembrava realmente perplesso dalla domanda del moro.

Harry scosse la testa, riportando l’attenzione sul presente.

“E’ proprio incredibile! – stava dicendo Ginny Weasley – E pensa che parla pure al femminile!”

“E’ vero! Però è abbastanza rozza” replicò acre Lavanda Brown.

“Gallina invidiosa!” sbottò sotto voce Hermione, seduta a debita distanza dalla ragazza bionda.

“Già, non…non ho mai visto una ragazza così bella” squittì concitato Neville, lanciando occhiate furtive al tavolo verde argento.

“Si ma è sempre quel presuntuoso di Malfoy!”

“Oh Ron, se solo ti fossi dato la pena di porre un po’ di attenzione, avresti certamente notato quanto la personalità di Malfoy sia migliorata” lo riprese la riccia.

“In effetti miss Malfoy è gentile, sempre altezzosa ma di meno” si intromise George.

“Fratellino, hai fatto proprio un bel lavoro! Al posto di un arrogante principino, ci hai dato una sventola di ragazza con un caratterino niente male” rise Fred, guadagnandosi una gomitata nelle costole da parte del gemello.

“Ma non vi da i brividi?” chiese Harry con un’espressione orripilata negli occhi verdi.

“Cosa?”

“Il fatto che dentro quella ragazza ci sia Malfoy!”

“Harry, quella ragazza è Malfoy” replicò semplicemente Hermione.

“Di Malfoy ha solo i colori”

“Sarà, ma, sapete che vi dico? Non mi dispiace affatto questa nuova versione della serpe!” pose fine alla conversazione Dean.

 

Era in ritardo, in mostruoso ritardo. Harry si stava scapicollando giù dalle scale della torre di Gridondoro per cercare di raggiungere l’aula del professor Vitious.

Quella mattina era troppo stanco per riuscire ad alzarsi in tempo e nemmeno i vari tentativi di Ron di svegliarlo erano andati a buon fine. Aveva sbiascicato un “Vi raggiungo subito” per poi chiudere le tende del suo letto a baldacchino e insonorizzare il tutto.

Si era ritrovato, quaranta minuti dopo, a essere tirato giù dal letto da Dobby che l’avvertiva concitatamente che la colazione era finita e che lui era in ritardo.

Harry aveva ringraziato l’elfo e si era precipitato i bagno a lavarsi. Dieci minuti dopo era già schizzato fuori dal ritratto della signora grassa.

Quando finalmente riuscì a mettere piede nell’aula fu accolto dall’occhiataccia del basso professore che, senza proferire parola, gli indicò l’unico posto ancora libero in prima fila.

Con passo rassegnato Potter si andò a sedere, constatando che come vicino – o meglio vicina – di banco gli era toccato Malfoy.

Si lasciò sedere sulla sedia pesantemente senza rivolgere il saluto alla ragazza che, invece, lo guardò apertamente e lo salutò con un sorriso dolcissimo.

A Harry per poco non venne un colpo al cuore quando vide Malfoy sorridergli, e poco importava se era un Malfoy femmina, per definizione un Malfoy non sorrideva – dolcemente! – a un Potter. Era una cosa naturale!

“Ah…ehm…ciao” biascicò senza impedirsi di arrossire un pochino. Dannazione, Neville aveva pienamente ragione, era la ragazza più carina che avessero mai visto!

“Brutto risveglio, eh?” continuò Draco.

“Ah?”

“I capelli, sono più spettinati del solito” chiarì la ragazza in tono leggero.

“Ah, si” Harry fece un mezzo sorriso per poi riportare velocemente l’attenzione sulle parole del professore.

“Tieni, non c’eri a colazione, avrai fame”

Con discrezione la ragazza fece scivolare un’enorme muffin al cioccolato nella borsa del moro per poi tornare a dedicarsi completamente alla lezione.

Harry, invece, non fu in grado di prendere un solo appunto.

 

“Un muffin!” fece stridulo Harry, prendendo sotto braccio i suoi due migliori amici, trascinandoli fuori dall’aula.

Appena il professor Vitious aveva decretato la fine della lezione, era scattato in piedi a una velocità tale che sembrava l’avesse punto uno schioppochiodo*, aveva sbiascicato un ciao frettoloso a Draco e si era precipitato dai suoi amici sospingendoli nel corridoio.

“Eh?” fece Ron non capendo come un muffin potesse sconvolgere tanto il suo amico.

“Se è perché hai fame, possiamo chiedere a …” continuò il rosso per essere interrotto bruscamente da Harry.

“Malfoy! Malfoy e il muffin!”

“Harry, o ti spieghi meglio o me ne vado. Sono già in ritardo per rune antiche!” lo rimbeccò Hermione.

“Volevo dire, Malfoy mi ha dato un muffin pensando che potessi avere fame dato che ho saltato la colazione” spiegò aprendo la borsa e tirando fuori il dolce.

“Non sarà avvelenato vero?” chiese Ron guardandolo sospettoso.

“Non lo so…”

“Io non lo mangerei”

“Ragazzi, possiamo andare, siamo quasi in ritardo” li supplicò Hermione ignorando il problema ‘muffin’.

“Ok, andiamo, non sia mai che arriviamo in ritardo!” rise Ron.

Harry rimase leggermente indietro, continuando a guardare il muffin sospettoso.

“Non è velenoso” sussurrò una voce delicata alle sue spalle.

Il ragazzo si girò di scatto. Draco Malfoy stava camminando a pochi passi di distanza da lui nella direzione opposta alla sua, come se avesse percepito lo sguardo di Potter, si girò e arricciò le labbra in una specie di ghigno di sfida.

Per qualche istante nella mente di Harry vi si sovrappose il viso del vero Malfoy.

Era evidente che la ragazza aveva sentito la conversazione di prima con i suoi amici.

Riportò lo sguardo sul muffin che reggeva ancora in mano. Doveva fidarsi? Ripensò al ghigno…quel ghigno che tante volte aveva visto sul volto maschile di Draco.

Era una sfida dunque?

Harry si portò alla bocca il dolce dandogli un morso.

 

Il tempo era migliorato, la pioggia aveva smesso di cadere e il sole faceva timidamente capolino tra le nuvole ancora di un grigio minaccioso.

Novembre era alle porte e con lui l’inizio del campionato annuale di Quidditch. Harry non stava più nella pelle dall’emozione che quell’avvenimento gli suscitava. Volare su una scopa era una delle cose del mondo magico che più amava.

Oliver camminava a passo spedito fuori dagli spogliatoi rosso-oro ripassando mentalmente il nuovo schema di gioco.

“Rilassati, vinceremo come al solito” lo incoraggio angelina.

Il ragazzo la guardò sorridendo.

“Logico che vinceremo!”

Pochi minuti dopo le due squadre erano schierate l’una davanti all’altra.

“Ma dov’è Malfoy?” chiese Katie cercando di individuare la testa biondo chiaro tra le file verde-argento.

“Ha ragione, non avete più un cercatore?”

Marcus Flitt assunse un’ espressione disgustata.

“Malfoy…sarà anche diventato una sventola – un coro di risate trattenute si elevò dai Serpeverde – però adesso non sa più cos’è una scopa! Lo sostituirà lui”  con un gesto grezzo della mano indicò un ragazzotto dai capelli scuri e un espressione poco amichevole.

“Terace Higgs” si presentò il nuovo cercatore.

Harry l’osservò per un attimo poi, con un’alzata di spalle si issò sulla scopa.

Madama Bumb fischiò decretando l’inizio della partita.

I giocatori presero il volo disponendosi secondo i vari schemi.

Harry cercò di concentrarsi per vedere dove fosse il boccino d’oro. La gente sugli spalti urlava il nome della squadra e faceva il tifo.

I cacciatori di ogni squadra cercavano di non perdere la pluffa nella speranza di segnare il più possibile, George e fred erano impegnati a tenere a bada i bolidi e, benché non fosse proprio etico,  a indirizzarli verso i Serpeverde.

Harry sfrecciava sulla scopa tentando di afferrare il boccio con le calcagna Higgs.

La cronaca entusiasta di Lee Jordan risuonava nelle orecchie dei giocatori, spronandogli.

Con un giro largo del campo il cercatore rosso-oro riuscì a scorgere i suoi amici sugli spalti e l’imponente figura di Hagrid che si sbracciava sulle tribune riservate ai professori. Era a pochi metri dal boccino, gli sarebbe bastato veramente poco per prenderlo, con un colpo di reni corresse la direzione della scopa aumentandone la velocità.

Pochi secondi dopo un boato entusiasta animò l’intera casa Grifondoro: harry aveva preso il boccino, avevano vinto.

Potter sorrise soddisfatto, facendosi abbracciare da tutti i compagni ed acclamare dai compagni di casa. Gettò un occhiata vittoriosa ai Serpeverde per poi fare una rapida panoramica di tutti gli studenti sugli spalti.

Malfoy non c’era. Lui…lei, non era venuta.

Riportò lo sguardo sulla squadra avversaria notando che Flitt stava sgridando amaramente Higgs.

Quando c’era Malfoy non accadeva mai, nessuno aveva il coraggio di sgridare Draco Malfoy.

E, Harry dovette ammetterlo, quando giocava Draco Malfoy la partita era molto più divertente.

 

Quando, il giorno dopo, a pozioni Harry vide Draco andò a chiederle come mai avesse preferito stare nel castello che guardare la partita.

“Cos’è, ti seccava vedere la tua squadra perdere amaramente?” la sbeffeggiò Potter.

La ragazza lo guardò sbarrando gli occhi grigi.

“Oh no – iniziò con voce gentile – è solo che non mi piace il Quidditch.”

“Non ti piace? E da quando?”

“Da sempre! È un gioco così… così da ragazzo!” disse con un’espressione quasi disgustata.

Fu il turno di Harry di sbarrare gli occhi.

“A tu sei un ragazzo!” non riuscì a impedirsi di replicare.

Malfoy lo guardava come di solito il vero Malfoy guardava Tiger e Goyle.

“Ma io sono una ragazza” rise.

Il moro dovette fare un grande sforzo per non mettersi le mani nei capelli ed urlare. Continuava a dimenticarsi che Malfoy era davvero convinto di essere una ragazza.

“ Per-”

“Potter! La smetta di importunare il sig- la signorina – Piton fece una smorfia – Malfoy e torni al suo posto. Dieci punti in meno a Grif-”

“Oh no! Non mi stava per nulla importunando, è colpa anche mia” fece Draco animandosi.

I lineamenti del professore si arricciarono in un espressione di puro stupore. Il colorito sembrò ancora più cereo e la sorpresa fu troppa che non riuscì a trovare nulla da ribattere.

Harry, arrossito per la situazione e le risate degli altri alunni, corse al suo calderone.

Quando un Piton ancora piuttosto pallido decretò la fine delle lezioni Harry non riuscì più a trattenersi.

“Ron vedi di trovare un modo per togliere questa maledizione perché questa versione di Malfoy è raccapricciante” sibilò a denti stretti.

Il rosso alzò le spalle come a dire che non era colpa sua.

 

La sala del dormitorio di Grifondoro era tranquilla. Hermione era seduta al tavolo circolare intenta a finire il tema per rune antiche, Ron era preso a giocare a scacchi magici con un Neville particolarmente concentrato ed Harry era  alle prese con una lunga lettera a Sirius.

Da quando, verso la fine del terzo anno, Harry era venuto a conoscenza dell’esistenza di Sirius Black la sua vita era cambiata. Aveva di nuovo una famiglia e una casa dove si respirava amore e magia. Il suo padrino era vivo e si era rivelato una persona particolarmente acuta e capace.

Giusto all’inizio dell’anno aveva preso di nuovo possesso della sua casa a Grimmuld Place e – Harry era convinto che la magia centrasse qualcosa – anche il suo aspetto era completamente cambiato da quando l’aveva visto la prima volta. Benchè non fosse più giovane, il fisico provato dagli stenti della prigionia era rinvigorito, le costole non si vedevano più e l’addome si era andato a delineare. La barba era sparita e i capelli erano nuovamente lucidi e gli occhi brillavano più vivi che mai in quel volto che sempre di più rassomigliava quello del Sirius Black di molti anni addietro.

Ogni volta che ne aveva possibilità, il salvatore del mondo magico andava a trovare il suo padrino e Lupin che si era anch’egli trasferito con Sirius poiché, a detta dell’ex professore, la testa calda di felpato l’avrebbe di certo fatto scoprire e messo nei guai se lui non avesse provveduto ad occuparsene.

“Ragazzi, vado a portare la lettera in Guferia”

Hermione alzò appena la gli occhi dalla pergamena facendo un veloce cenno d’assenso con il capo e ron grugnì qualcosa troppo occupato a battere Neville.

Il moro uscì dal dormitorio munito del mantello di invisibilità. Aveva fretta di far recapitare quella lettera perché le vacanze di Natale si avvicinavano e lui voleva essere ben sicuro di poterlo passare a casa del suo padrino.

Con passo svelto arrivò alla Guferia.

Era tutto buio e i gufi stavano sui trespoli come in attesa. C’erano enormi e rustiche finestre senza vetri che garantivano un panorama mozza fiato anche di notte.

Harry chiamo Edvige che arrivò subito posandosi con eleganza sul braccio proteso del padrone. Dopo che si fu fatta legare il messaggi alla zampa si librò in volo alla volta di casa Black.

Stava per rimettersi il mantello quando lo sguardò gli cadde su una delle finestre che davano sul lago nero, il luogo più riparato dell’immenso giardino.

Si avvicinò all’apertura nella roccia e si riempì la vista con le acque calme e nere del lago. Benché fossero anni che veniva ad Hogwarts rimaneva ancora colpito dalla bellezza del paesaggio. Ma non era solo la natura, c’era un sentimento di pura felicità che lo animava ogni volta che varcava i portoni del castello. Una sensazione di pace e di familiarità.

Harry sospirò a quei pensieri e sarebbe rimasto ancora ad ammirare lo spettacolo del cielo di novembre se una figurina non attrasse la sua attenzione.

Uno studente stava camminando avanti e indietro per le sponde del Lago Nero e dalla sua bacchetta arrivavano raggi di luce. Uno di questi permise ad Harry di scorgere, a dispetto del buio e della miopia, il volto femminile di Draco Malfoy.

Incuriosito e spinto più da sete di conoscenza che da vero buon senso, lesto si rimise il mantello per raggiungere il Serpeverde.

Aveva corso talmente tanto che ci aveva impiegato poco più di dieci minuti. Ora era a una distanza ragionevole dalla ragazza per cui, approfittando del fatto che fosse girata di spalle si fece scivolare via il mantello mostrandosi.

“Una ragazza non dovrebbe avventurarsi in posti del genere” fece senza volontà di essere offensivo. Era la prima cosa che gli era venuta in mente.

Malfoy si voltò di scatto.

“Fanculo Potter!” lo freddò.

Il moro sbattè le palpebre più volte completamente choccato. Dov’era finita quella ragazza così somigliante a Malfoy ma con un carattere completamente diverso? Soprattutto con lui la versione femminile di Malfoy era gentile.

“Co-cosa?”

“Ho detto fanculo! Oltre che cieco sei pure sordo?” continuò la bionda con astio.

Harry la fisso. Benché il viso fosse sempre lo stesso notò che gli occhi avevano un’espressione più dura e anche le labbra. Fece scorrere gli occhi sui capelli, erano tenuti in una coda bassa…

“Malfoy?” chiese titubante.

“E chi dovrei essere, Sfigato?” sbuffo esasperato.

“No, intendo il vero Malfoy?”

In realtà il moro si sentiva un po’ ridicolo. Però…era come se la personalità di Draco Malfoy, il Draco Malfoy maschio, fosse ritornata.

La ragazza lo guardò per un attimo e il suo sguardo mostrava chiaramente che era combattuta per qualcosa.

Alla fine fece un sorriso stanco.

“Sei stranamente perspicace, Potter”

“Ma come…”

“Non lo so nemmeno, dovrei forse ringraziare quella mezza sega di Weasley, chissà quante risate scommetto.” Concluse amaro.

“In realtà tutti adorano la tua contro parte femminile. – iniziò a dire Harry e, sapeva che non doveva continuare ma la tentazione di punzecchiarlo era troppo forte – forse dovresti rimanere così. Sei molto più grazioso…o meglio graziosa” concluse pungente.

Malfoy si produsse in un urletto isterico.

“Ti ucciderò stupido cretino con gli occhiali – per dare maggior rilievo alle parole, Draco si buttò sul Grifondoro e iniziò a tempestargli il petto di pugni.

“Brutto – pugno – sfregiato – pugno – di uno sfigato!”

Harry guardava stralunato quell’esile ragazza che lo colpiva, senza nemmeno fargli troppo male, e continuava a sbraitare.

Si sarebbe offeso se la voce di Malfoy da donna e il suo aspetto scarmigliato non la facessero apparire più a uno starnazzare, offeso paperotto giallo.

Rise di quel suo paragone ma fu costretto a camuffare la risata quando Malfoy, piuttosto risentito sbottò:

“E adesso cos’hai da ridere? Aspetta che torno uomo e vedi come ti conc-”

Draco si bloccò di colpo mentre il viso, da rosso acceso, non si fece cereo.

Fu in una frazione di secondo che Malfoy cadde a terra svenuto.

Stavolta Harry non contenne il riso e si lasciò andare a una risata forte e piena.

Quando si riprese portò lo sguardo smeraldino su Draco.

“Si consumano molte energia ad arrabbiarsi. Ora sei una ragazza, dovresti avere più riguardo” disse senza smettere di sorridere sardonico.

Poi con uno sbuffo si accinse a prendere in braccio la ragazza per portarla nel castello.

“Sei più leggero in questa versione sai?”

prima di incamminarsi guardò il volto disteso di Malfoy e si ritrovò ad arrossire.

Avevano ragione i suoi compagni di casa, quella ragazza era la più bella che avesse visto.

  
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