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Autore: Tinkerbell92    06/10/2012    6 recensioni
DA REVISIONARE (CONTENUTI E FORMA)
Prima fanfiction su Percy Jackson, raccontata, come nei libri, in prima persona.
La storia di una semidea particolare, figlia di una dea impensabile, a partire dal suo arrivo al Campo Mezzosangue. Leila, la ragazza, affronterà varie situazioni, anche sentimentali, accompagnata da una custode molto particolare, venendo, però, continuamente ostacolata dalla madre, che vuole a tutti i costi decidere del suo futuro.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Castellan, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Nel segno della Luna'
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 La mia vita non è mai stata facile.
Qualunque scuola frequentassi, prima o poi, accadeva sempre qualcosa di terribile.
In un modo o nell’altro, degli strani eventi, che consideravo pienamente paranormali, sconvolgevano la quiete della mia vita in città.
Ovunque andassi, inevitabilmente, mi ritrovavo sempre in situazioni incredibili, tanto che, arrivata all’esasperazione, cominciai ad auto-convincermi di essere perennemente perseguitata dalla sfortuna.
Ma una parte di me sapeva che la sfortuna non c'entrava niente. Il problema non era qualcosa di esterno o astratto. Il problema ero io.
In realtà, infatti, avevo sempre saputo di non essere normale.
Il mio nome è Leila e sono una ragazza problematica, perennemente agitata, dislessica, lunatica e tremendamente asociale.
Prima di sapere chi fossi veramente, non mi capitava quasi mai di fare amicizia con qualcuno e, nei rari casi in cui accadeva il contrario, di solito rovinavo tutto in un modo che risultava incomprensibile alla mente umana.
Solo gli animali sembravano non dispiacersi della mia compagnia, anzi. Molto spesso mi davano l’impressione di venire a cercarmi. Animali di ogni genere mi raggiungevano, anche nei luoghi più impensabili. Frantumai quasi uno specchio con un urlo, quando mi ritrovai un pacifico alligatore nella vasca da bagno, arrivato da chissà dove.
Ma la cosa ancora più strana era che nessun animale mi aveva mai aggredita, nemmeno i più pericolosi. E, sebbene risultasse strano, mi sembrava quasi di capirli e di essere, a mia volta, capita da loro.
Ovviamente era assurdo.                                       
Per quanto riguarda le mie relazioni al di fuori del mondo animale, posso concludere dicendo che solamente due esseri umani mi erano rimasti sempre amici. Uno di questi era mio padre.
Papà è, almeno all’apparenza, una persona normale. Ha i capelli biondi e gli occhi verdi, come me, ed è abbastanza alto e decisamente attraente. Si chiama James ed è un veterinario, ragion per cui non mi sorprendevo, inizialmente, della mia affinità con gli animali.
Io e lui vivevamo ad Atlanta, in Georgia,  praticamente da quando sono nata. Abitavamo in una villetta a due piani ad Ovest della città, circondati da una moltitudine di animali che popolavano ormai da anni il nostro grande giardino. Non avevo mai conosciuto mia madre.
Forse una parte dei miei problemi dipendeva proprio da quello: infatti, un prestante scapolo di trentaquattro anni, messo bene economicamente e con una figlia avuta da una donna ignota, di sicuro non passava inosservato. Ho perso quasi il conto delle volte in cui ho dovuto far scappare tutte le megere che gli si avvicinavano, alcune delle quali, giuro, non sembravano nemmeno umane ed avevano tentato più volte di uccidermi. Una di loro, ricordo, aveva perfino gli artigli!
Per fortuna, papà non è uno di quei padri idioti che si lasciano abbindolare da sgualdrine malefiche, restando completamente ciechi ed ignorando le proteste dei figli fino a quando non ricevono una bella delusione.
No, lui mi ha sempre creduto e non si è mai lasciato ingannare da un paio di belle gambe ed un sorrisetto falso. Avevamo un bel rapporto, anche se, spesso, avevo come l'impressione che mi nascondesse qualcosa, forse proprio sul conto di mia madre.

L’altra persona, con cui avevo rapporti fissi da qualche anno, era una ragazza dell’Arizona di nome Maggie. Viveva, a detta sua, con una misteriosa zia che non stava mai in casa e non avevo mai visto, se non di sfuggita. Dei suoi genitori non mi aveva mai parlato, ma sapevo, per via di una foto che teneva sempre con sé, che aveva una sorellina più piccola di qualche anno che si chiamava Helen.
Maggie è una ragazza decisamente fuori dal comune. Ha la mia età, ma è sempre stata molto più alta dei miei coetanei. Ha i capelli scuri e lisci, che porta quasi sempre sciolti, e profondi occhi color cioccolato fondente, che si abbinano perfettamente alla sua pelle leggermente ambrata.
E’ anche una dark, infatti si veste sempre di nero, con abiti ed accessori rigorosamente pieni di borchie.
Io e Maggie eravamo amiche dalle medie e, stranamente, lei era l’unica persona che non avevo ancora allontanato, come se tra noi ci fosse stata una chimica particolare che ci aiutasse a restare unite. Questo lo consideravo un fattore positivo, perché Maggie ha una forza decisamente fuori dal normale e quando si arrabbia fa davvero paura. Ma, dall’altro lato, spesso mi sembrava che, come mio padre, mi nascondesse qualcosa, ma qualcosa di davvero grosso. Qualcosa che ero destinata a scoprire in un modo quasi traumatizzante.
 
  
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