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Autore: Vex91    18/04/2007    4 recensioni
Ormai anche gli uomini usano le magie, vivono immersi nella tecnologia, forti delle proprie armi. Ma tempo fa...studi, ricerche, sofferenze. Ci furono tempi in cui la caccia alle streghe era il lavoro più importante del mondo. Ed è così che il Fantasma incontrò la Strega. Se ne innamorò. La avviò sulla strada della morte... (AVVERTENZE: come pg non c'è Artemisia, serviva tuttavia un personaggio e ho scelto quello che più si avvicinava alla strega..:P) {l'ambientazione è quella di Final Fantasy VIII, ma ci sono solo piccoli accenni a elementi del gioco. La storia nasce per un concorso, a cui poi non si è presentata; è lineare e abbastanza breve...leggete numerosi!!! ;p }
Genere: Romantico, Malinconico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Artemisia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hyne…

Hyne…

Le lacrime…

Strega, mi chiamano. E’ tutto ciò che non vorrei essere. La protettrice di questo piccolo e sperduto villaggio, qui, tra i monti e le distese perennemente innevate…Buffo. La protettrice…o la distruttrice? Amata, temuta…La regina di un villaggio che mi tiene prigioniera…

Perché? Perché proprio io? La mia magia è un dono, lo so. E’ il dono che permette alla mia gente di sopravvivere. Ma non ce ne sarebbe bisogno, se io non fossi mai nata.

La magia mi rende diversa, unica…speciale.

La odio.

Hyne, perché mi hai maledetta?

 

Dov’è la Suprema Strega?”

“Shh” il guardiano gli intimò di fare silenzio, aggiungendo a bassa voce una spiegazione veloce, prima di tornare impassibile: “Sta meditando.

Il giovane scrutò per un attimo la struttura che fungeva da casa per la strega: era la più elegante e grande del villaggio, a quanto aveva visto. La Strega veniva trattata bene.

“Tsk. Si vede che sei nuovo di qui.” La guardia aveva notato il suo sguardo vigile e attento. Il giovane si affrettò ad addurre una scusa al suo comportamento che poteva risultare anche poco educato, ma l’uomo non gliene diede il tempo.

“Lo fa tutti i giorni. Lei è la Suprema, ha dei doveri nei nostri confronti. Però anche lei ogni tanto deve riposarsi…”

“Doveri?”

La guardia annuì, stringendosi nella pesante pelliccia. Era una giornata troppo fredda, anche per il clima di Trabia. Osservò meglio il ragazzo, o almeno cercò di inquadrarne meglio il viso, per quanto lasciasse intravedere il cappuccio che teneva calato sul volto. Niente. L’unico indizio che aveva era la voce. Gli avrebbe dato un…venti anni.

“Ragazzo, come ti chiami?” chiese la guardia, con un cenno, “so che sei del sud, l’ho sentito alla locanda. Devi essere tu, se non conosci le abitudini della Suprema Strega.

Il ragazzo si prese qualche secondo prima di replicare un secco “si, sono io”, annoiato dalle chiacchiere di cui era già soggetto, per poi tornare a scrutare la misera casupola. La Strega viveva dunque lì?

“Mi chiamo Rek, di Centra” tagliò corto il ragazzo, rispondendo più per educazione che per altro: nel suo lavoro non poteva permettersi tanta confidenza. Inoltre, aveva la vaga impressione che la guardia cercasse solo qualcuno con cui passare il tempo.

“Rek, di Centra” ripetè la guardia, con un sorriso tra il comprensivo e l’ironico, “Rek e basta. Bene, qui non ci servono titoli altisonanti. Siamo gente semplice: io sono Yuni, una delle guardie della Suprema Strega.

Rek pensò che l’uomo doveva essere una tra le figure più importanti al villaggio. Dopotutto, chiunque fosse vicino a lei era importante.
Lei…

“Prima parlavi di doveri della Suprema nei vostri confronti…”

“Si.” La guardia abbassò la voce, temendo che la Suprema potesse sentirlo, “è dotata di un enorme potere, che ha sempre usato per aiutare il villaggio. E’ merito suo se sopravviviamo in questo clima così rigido. Lei ci riscalda con il fuoco, ci aiuta nei lavori pesanti e nella caccia…”

Sembrava avesse finito di parlare, ma appena Rek fece per chiedergli ulteriori spiegazioni, Yuni continuò: “è un obbligo aiutarci, d’altronde. Non per senso di pietà. E’ per colpa sua se Trabia è ridotta così. E’ lei che ha portato la sventura su di noi.

Rek lo guardò confuso:

“Spiegati meglio…perché parli di sventura? Non hai forse appena detto che senza di lei non sareste sopravvissuti?”

Il giovane non ottenne risposta, l’uomo sembrava essersi reso conto di aver trasgredito le regole, ed era tornato impassibile. Yuni mormorò una semplice frase:

“Torna alla locanda, stasera. Lì la curiosità degli stranieri è sempre accontentata. E ora . La Suprema potrebbe uscire da un momento all’altro.

“Io devo incontrarla” spiegò Rek, “è questo il motivo per cui sono venuto qui, mi pare ovvio.”

“Sarà lei a decidere se incontrarti o meno, ma non ora. Se proprio vuoi vederla, stasera fatti trovare alla locanda. Dovrà passare ad accendere il fuoco settimanale, e forse lì potrai vederla. Ma ora via!”

Yuni spinse rudemente il giovane, che la prese male. Tuttavia non era il caso di farsi da subito dei nemici, e rimase in silenzio, allontanandosi nel silenzio del paesaggio imbiancato dalla neve, che fioccava proprio in quel momento…

Insieme alle lacrime della Suprema…

 

La locanda del villaggio era la classica, rozza, affollata e calorosa taverna di campagna, come aveva già notato la sera precedente. Rek aveva preso un tavolo in disparte, per non attirare ulteriori sguardi indiscreti. Era lì da meno di ventiquattro ore e già tutti sapevano della sua presenza, che era diventata oggetto di chiacchiere. Nel giro di qualche ora, egli era un eroe venuto da lontano, esiliato dalla sua bella isola del sud, ed era un principe diseredato che per la vergogna non abbassava mai il cappuccio del suo mantello rosso, e che aveva inoltre perduto l’amore; ed egli per ritrovarlo doveva ritrovare le ossa del grande Hyne, e per farlo aveva bisogno dell’aiuto della Suprema Strega…

Di tutte le chiacchiere, non ce n’era una vera, e quella situazione lo seccava. Aveva semplicemente bisogno di informazioni; perciò si avvicinò al bancone, dove un manipolo di uomini parlavano dell’imminente venuta della Suprema. Tra di essi, riconobbe la guardia.

“Yuni” chiamò, da sotto il cappuccio, “piacere di rivederti.”

“Rek” salutò quello, con aria di superiorità. Era già invidiato da tutti gli altri, visto che era l’unico che fino ad allora aveva parlato con lo straniero.

“Hai seguito il mio consiglio e sei venuto, ragazzo. Bene, non sarai deluso. La Suprema arriverà tra poco. Sapete,” aggiunse, rivolto ai compagni, “è venuto fin qui per vederla…”

E per saperne di più. Io e te abbiamo un discorso in sospeso, Yuni. Devi ancora spiegarmi perché…”

“Sei caparbio” tagliò corto lui, lanciando occhiate preoccupate ai compagni che ascoltavano curiosi. L’argomento sembrava essere delicato; infatti lo afferrò per un braccio e lo allontanò dal gruppo del bancone, che ora aveva qualcosa di nuovo di cui discutere.

“Siediti, non parliamo di fronte agli altri: non è bello raccontare della Suprema, qui. gli intimò, e Rek si accomodò di fronte a lui, le dita incrociate, in attesa, fissandolo da sotto il cappuccio. Yuni ricambiò, altrettanto curioso.

Ma l’educazione a voi di Centra non ve la danno? Quando si parla con qualcuno, lo si guarda in faccia.” disse la guardia in modo rozzo: un chiaro invito ad abbassare il cappuccio, che Rek non accolse, e anzi rispose a tono. Purtroppo era l’unico con cui avesse scambiato almeno qualche parola, quindi doveva tenerselo buono.

E a voi di Trabia? Dov’è il rispetto per gli ospiti stranieri? Dimmi, piuttosto, mi occorre sapere perché reputate la Suprema Strega portatrice di sventura.

Rek, pur sapendo benissimo di essere insistente, cominciava a pensare che Yuni non volesse - o non potesse – parlare della Suprema. Era consapevole del fatto che quel villaggio la considerava come una vera e propria Dea, e che parlarne male doveva incutere un certo timore. Ma le leggi dell’ospitalità non potevano essere infrante, perciò Yuni si fece coraggio. Chi lancia il sasso non ritira la mano.

“Sono la guardia della Suprema da quando è nata, cioè da diciotto anni. Fin dal suo arrivo qui, lei ha portato sventura. Sai…Trabia, per Hyne!, non è sempre stato un posto così maledettamente gelido e desolato!”

Yuni battè un pugno sul tavolo per confermare la sua affermazione, poi continuò “ma nello stesso periodo in cui nacque la Suprema…bè, in quel dannatissimo luglio, Trabia vide la sua prima nevicata…in estate. E da allora non ha più smesso.” Si rese conto di essere osservato dai compaesani, che appena incrociarono il suo sguardo fecero finta di non curarsi del fatto che era l’unico del villaggio che avesse mai discusso con lo straniero. Abbassò la voce.

“Il padre era morto durante una battuta di caccia, e la madre scomparve di punto in bianco. La Suprema rimase orfana. Fu allora che scoprimmo i suoi poteri: lei…per esempio, non aveva mai freddo, e poteva riscaldarci. Sapevamo che era lei la causa della nostra improvvisa glaciazione. Era un demonio mandato per rovinare il nostro umile villaggio. Molti insorsero affinché la uccidessimo, e tutt’ora ha molti nemici. Smettemmo di chiamarla per nome, tanto che nessuno lo ricorda più. Divenne, per tutti, la Strega.”

“Alcuni sono convinti che, uccidendola, Trabia possa tornare a rivedere le verdi vallate di un tempo” continuò Yuni, ormai lanciatosi nel discorso, “per questo ha bisogno di una guardia che la protegga da questi pazzi. D’altronde, se lei morisse e la situazione non cambiasse, non ci sarebbe nessuno a sfamarci e a scaldarci. I fuochi non durano, se non li accende lei, e molti morirebbero di malattia. Esce solo quando è chiamata…per il resto, si aggira da sola per la zona, o medita…”

Rek, ad un certo punto, non prestò più attenzione alle parole di Yuni, concentrato sulle nuove rivelazioni…dunque, la Suprema era una vera strega, e i poteri non le erano stati passati da nessuno…quindi…era una pura discendente del grande Hyne? Oppure la gente non sapeva qualcosa? Doveva assolutamente incontrarla, allora…

“…è pericolosa…si dice che possa uccidere con lo sguardo. Per questo porta sempre un velo che le copre il volto, che pare sia, per contro dei suoi poteri, dolce e angelico…la madre era la donna più bella del villaggio, e anche se nessuno ha mia visto in faccia la Suprema ora che è diventata grande, si aspettano tutti che sia altrettanto bella. Poi parla pochissimo, e…”

Yuni stava ancora parlando, così Rek decise che era più educato starlo a sentire, o almeno fingere. Ma arrivò qualcosa ad interrompere il soliloquio della guardia. La porta della locanda si era aperta, facendo ammutolire la folla.

“Eccola, è lei” sussurrò Yuni allo straniero. Non che non l’avesse capito.

Lei, la Suprema, era arrivata.

Mentre entrava, la folla si spostava al suo passaggio, aprendo un varco che si dirigeva verso l’enorme camino della locanda, dove ardeva un esile fuocherello che minacciava continuamente di spegnersi. Il rispetto e il timore che incuteva aleggiavano nell’aria.

Mentre la Suprema muoveva una mano verso il camino, lanciando un incantesimo, Rek si era alzato dal suo tavolo e si era mescolato alla folla radunatasi intorno a lei, per poterla osservare meglio. Yuni aveva ragione. La Suprema portava un velo dorato che le copriva interamente il volto, ed era più che evidente che non soffriva il freddo. Era l’unica donna che portava una tunica che le lasciava la schiena e le spalle semi - scoperte, e una veste molto leggera di un morbido color pervinca. Rek non potè fare a meno di notare le forme morbide e delicate della Suprema. Aveva diciotto anni, e il corpo leggero che si muoveva in quelle vesti di seta li dimostravano appieno. Inoltre non potè fare a meno di notare i capelli corvini della donna, che ricadevano in morbidi boccoli sulla schiena. Sapeva essere inusuale per la gente di Trabia, che era prevalentemente bionda. Altro elemento insolito da annotare sulla donna…perché alla fine, era una donna anche lei. Il giovane avvertì un vago senso di pietà per la Strega, e per il suo destino.

Mentre Rek si perdeva in questi futili pensieri, la Suprema, veloce e silenziosa come era venuta, se ne stava andando. La folla era ancora muta. Appena la porta della locanda si chiuse, però, la taverna si rianimò, con più gioia e chiasso di prima.

Tanto che nessuno si accorse che insieme alla Suprema si era allontanato anche lo straniero.

 

  
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