Serie TV > I Cesaroni
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Autore: ChiaraMad    10/10/2012    3 recensioni
"Ciao Marco.."
E' stata via mesi. Mesi che ha trascorso a Parigi, con mia figlia. Nostra figlia.
E' tornata proprio poche ore fa. Non sapevo dovessero venire. Ero solo, su in camera mia, con la chitarra tra le braccia a provare qualche nuovo accordo. Accordo che, gira e rigira, non aveva proprio intenzione di uscire. Maya non c'èra. Era fuori, con sua nonna.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Eva Cudicini, Marco Cesaroni
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le persone applaudono, e la mia mente pulsa. Il mio cuore batte, batte forte. Le corde della chitarra ancora vibrano, e gli sguardi soddisfatti e felici di tutte queste persone, mi fanno capire che la canzone è piaciuta. Lei, che è stata la prima ad ascoltarla, nascosta, in silenzio, dietro lo stipite della porta d'ingresso. "Non volevo interromperti", questo mi ha detto. Lei, che mi ha dato il via libera, la forza per poter cantare al mondo questa nuova canzone che mi tenevo dentro da tempo. Sorride e applaude da lontano, affiancata da Alice e Francesco che continuano ad urlare a squarciagola il mio nome. Rido divertito, guardando verso la direzione del bancone. E' strano quanto un solo e semplice momento, possa farti capire così tante cose che non sei riuscito ad intendere in mesi passati a torturare la tua mente, per farle uscire. Guardo il suo sorriso, e non posso fare a meno di perdermi in esso. Quelle labbra carnose, che sfiorai per l'ultima volta un lontano giorno dell'anno scorso. Quelle gote, e quei capelli così dannatamente perfetti. E poi ancora, quella ribelle ciocca di capelli, che spesso ricade sul suo viso. Sorrido, sorrido guardandola da lontano. Appoggio la chitarra sul palco, per poi scendere ed esser sommerso da gente vuole il mio autografo. Ancora non ci credo, e mi fa strano pensare che a qualcuno, possa interessare così tanto una mia firma, su un foglio di carta. Firmo autografi, e mi lascio scattare qualche foto. Lo so, ormai dovrei esser abituato. Ma non ci riesco, è più forte di me. A volte, mi sento ancora in terribile imbarazzo. Come quando appena uscì il mio primo disco, Ovunque andrai.
Cerco di allontanarmi dalla folla, per arrivare di fronte al bancone dove sono seduti tutti. Alice mi precede, e mi corre in contro abbracciandomi. Apro le braccia e la accolgo, felice che lei sia qui. Felice che lei, mi abbia dato un'altra volta la spinta che tanto cercavo e aspettavo. Felice che lei assomigli così tanto caratterialmente a sua sorella. 
"Fratellone! Sei stato bravissimo! E la canzone poi, è meravigliosa!"
Mi abbraccia, stringendomi forte. Si sposta leggermente verso il mio orecchio, a lato, sussurrandomi qualcosa.
"Sei stato fantastico! Eva, non t'ha tolto gli occhi di dosso nemmeno per un attimo!"
"E' bello avere una sorella come te."
Sorrido guardandola negli occhi. La vedo contenta, felice per me. 
"Cesaroni! Mazza oh, sta canzone ha fatto boom! Bravo!"
Alice si stacca, lasciando spazio a Francesco per abbracciarmi. Lo abbraccio forte, ridendo come un matto. 
"Ho sempre saputo che sei bravo, ma non sapevo che le canzoni che ti riescono meglio sono quelle strappalacrime!"
"Amore, non per niente lo chiamano tutti: "Il poeta malinconico"." 
Alice, e la sua mania di ricordarmi quel soprannome. Francesco torna dietro al bancone, e mi porge una birra che prendo sorridendo.
Eva è rimasta al suo posto, non si è alzata. Ha sorriso guardandomi, ridendo poi divertita guardando Alice e Francesco. 
Sorrido guardandola, cercando di scrutare meglio il suo sguardo. Gli stessi occhi di sempre, a specchiarsi nei miei. 
Apro la bocca per parlare e dirle qualcosa, ma vengo distratto da qualcosa che vibra nella tasca dei miei jeans. 
Infilo la mano istintivamente nella tasca, leggendo il display del telefono. Maya. 
E' da quando sono arrivato al locale, che il pensiero di lei non mi vaga per la mente. E' come se in queste poche ore passate qui in compagnia di Francesco, Alice ed Eva, lei non ci fosse. Lo so, sono uno stronzo. Ma io Maya, pensavo di amarla per davvero. Pensavo che lei fosse riuscita a farmi dimenticare della sofferenza, del dolore che in questi mesi mi ha fatto compagnia, non lasciandomi tregua nemmeno per un attimo. 
Mi fa stare bene. E stare con lei, è semplice. Ma.. Non è abbastanza. Lei, non è abbastanza. E' una ragazza bellissima, meravigliosa, solare, sensibile. E' la ragazza che tutti, vorrebbero avere. Ma per quanto io mi sforzi di amarla.. Lei, non è l'altra Lei. Lei, non è Eva. 
"Domani mattina la nonna mi ha bloccata, non possiamo vederci.. Lo so, sono imperdonabile, ma prometto che mi farò perdonare amore. Ti amo.."
Leggo il messaggio, tirando un leggero sospiro di sollievo. Quelle due parole infondo al messaggio, che mi fanno sentire ancora più male di quanto io già stia. 
"Non ti preoccupare, non fa niente, divertiti. Noi, possiamo vederci anche un'altra volta. Buonanotte, un bacio."
Invio il messaggio, cercando di inviare con esso anche tutte le mie paure, le mie insicurezze. 
"Va tutto bene?"
"E' successo qualcosa?"
Alice e Francesco mi distolgono dai miei pensieri. Mi guardano preoccupati, avvicinandosi. 
"No no, va tutto bene. Era Mimmo, che mi ha chiesto dov'èro finito.."
Cerco di essere convincente, bevendo un paio di sorsi di birra. 
"Ah ok, ho capito. Ma Giulio e Mamma?"
Alice mi guarda, indagatrice. Lei, sa. Lei ha capito che il mittente del messaggio, non era Mimmo.
"Eh? Non lo so, penso siano usciti con Ezio e Stefania.." 
"Si, può darsi. Va beh, io vi lascio, i clienti aspettano!"
Prende la piccola parannanza posta sul bancone, legandosela attorno alla vita. Da un bacio a Francesco, e uno ad Eva.
"Sorellina, scusa ma.."
"Non ti preoccupare, io finisco di bere il drink e poi vado a casa. Il viaggio è stato lungo e stancante."
"Ma no dai! Resta un altro po'! E poi scusa, non vuoi sentire il secondo in'edito del cantante qui presente?"
Alice mi punta un dito contro, guardandomi dall'alto verso il basso. Eva ride divertita, e io non posso fare a meno di ridere assieme a loro. 
"E va bene, mi hai convinta.. Non pensavo di esserti mancata così tanto!"
Guarda Alice, prendendola in giro.
"Praticamente non ha fatto altro che parlarmi di te!"
Francesco si intromette, provocando un'altra risata di Eva. 
"Si si, ridete! Scusate, ma il lavoro aspetta!"
Si allontana con un vassoio in mano, seguita da Francesco che va a salutare dei tipi appena entrati. Ed è così che rimaniamo soli, io e lei, un'altra volta.
La guardo, non potendo farne a meno. 
"Allora? Che mi dici della canzone? Non hai ancora risposto!"
"E io ti rispondo dicendoti esattamente quello che ti ho detto oggi: E' bellissima, davvero.."
"Grazie.. E' importante per me l'opinione di un'importante giornalista!"
Ride divertita.
"Beh, importante.. Diciamo solo che me ne intendo un po', tutto qui."
"Sei sempre la solita modesta."
La vedo guardarmi, sorride. 
"E tu sei sempre il solito romantico.."
Sorrido leggermente, realizzando le parole che sono appena uscite dalla sua bocca.
"E se lo dici tu, ci credo.."
Ridiamo assieme, di tutto e di niente. Come non facevamo da tempo, come non è più successo. La sua risata cristallina, mi travolge completamente. Rimaniamo a ridere, e a guardarci per secondi interminabili. Attimi in cui i nostri sguardi, sono rigorosamente a contatto. 
"Ma.. Quest'altra canzone?"
Beve un sorso del suo drink. E non posso fare a meno di soffermarmi a guardare le sue labbra, leggermente appoggiate al bicchiere. Mi risveglio, vedendola girarsi verso di me, in attesa di una risposta.
"E' un po' diversa da quella di prima. Ma il significato, è più o meno lo stesso. Ci sono tante cose, che tante persone differenti ti possono dare a loro volta in modo diverso. E poi invece, c'è solo una cosa, un'unica cosa che ti ricollega a quella persona che è per davvero l'unica in grado di darti quello che hai bisogno."
La vedo interessata, ascoltare le mie parole. Cerco di essere il più vago possibile. Cerco di non farle capire troppo. Evito il suo sguardo, che al contrario cerca il mio. Guardo verso il palco, e decido di salire, per liberarmi un'altra volta. Sfogare le mie emozioni sulla chitarra, suonando. 
"Scusa, ma devo.."
"Si, non ti preoccupare.. Vai.."
Sorride dicendomi di salire sul palco. La guardo un'ultima volta sorridendo, prima di allontanarmi da lei e avviarmi verso il palco. 
Canterò la mia nuova canzone. Canterò e la guarderò negli occhi. Canterò, e mi lascerò finalmente andare. 
Salgo sul palco, prendendo la chitarra tra le mani. Mi siedo sullo sgabbello. 
"Eccomi di nuovo! Allora, prima vi ho promesso che vi avrei fatto ascoltare un'altra canzone. Quella nuova, che ho scritto qualche settimana fa. Si chiama "One thing". E.. Spero che vi piaccia, come l'altra."
Inizio a pizzicare le corde della chitarra, accompagnato dal gruppo sul palco.
 
 
Ho provato a fare il figo
Ma quando ti guardo
Non riesco mai ad essere coraggioso
Perchè tu fai impazzire il mio cuore
 
Ti guardo, ti scruto da lontano. Suono, canto, e finalmente non provo più a nascondermi. 
Ascolti la canzone. E non sai quante volte io ci abbia provato. Quante volte abbia provato a fare il figo. A giocarmela, quante volte ho provato ad ignorarti.
Ma non ci riesco. Mi basta guardarti, perdermi nel tuo sguardo, e ogni difesa, ogni scudo che uso contro di te cede. Il coraggio mi manca, e la forza di parlarti sembra quasi in'esistente. Perchè il mio cuore batte. Risponde solo a te, che ora sei seduta su quello sbabello, poco più lontano da me. 
 
Sparami fuori dal cielo
Sei la mia criptonite
Continui a rendermi debole
Ghiacciato e non riesco a respirare
 
Lanciami, gettami via lontano. Perchè mi fa dannatamente male guardarti, e non poter toccarti. Non poter intrecciare dolcemente la mia mano alla tua. Non poter sfiorare le tue labbra, per pochi attimi. Mi rendi debole, quasi indifeso. Ghiacciato, immobilizzato dal tuo sguardo.
 
 Qualcosa ti darà ora
Perchè sto morendo solo per farti vedere
Che ora ho bisogno di te al mio fianco
Perchè tu hai quella cosa
 
Quel qualcosa che arriverà. Perchè sono qui, sul palco a cantare, per te, un'altra volta. Tu che mi guardi da lontano, e scendi dallo sgabello. Ti avvicini al palco, lentamente. La folla in mezzo, non te lo permette poi così bene. 
Ho bisogno di te, ora, al mio fianco, di nuovo. Perchè solo tu, puoi darmi quello che cerco. Maya c'ha provato. Ma non è riuscita. Solo tu, riesci ad entrarmi dentro. Perchè solo tu, hai quella cosa. Mi alzo dall sgabello, alzandomi in piedi. Mi lascio trasportare dal ritmo, muovendomi leggermente. Saltello sul posto, continuando a saltare. 
Ti vedo avvicinarti, e ridere guardandomi. 
 
Allora esci, esci, esci dalla mia testa
E piuttosto vieni tra le mie braccia
Non so, non so, non so che cos'è
Ma ho bisogno di quella cosa, quella che hai
Quella cosa
 
Te lo sto chiedendo, ti sto implorando di uscire dalla mia testa, di lasciare i miei pensieri in pace. E ti sto supplicando, chiedendoti piuttosto di cadere tra le mie braccia. E non so cosa sia a darmi la forza di chiedertelo. So solo che ho bisogno di quella cosa, quello che riesci a darmi solo tu. 
Tutti ballano a ritmo della musica, divertendosi. Ti avvicini al palco, sempre sorridendo. Ti guardo, e non posso farne a meno. Continuo a cantare, guardandoti. 
 
Ora sto scalando le montagne
Ma tu non lo noti per niente
Che sto andando fuori di testa
Tutto il giorno e tutta la notte
 
Corro, grido, e scalo montagne su montagne. E tu non lo vedi, non puoi vederlo, sono bravo a nascondermi. Sono bravo a nascondere il fatto che sto andando fuori di testa, che sto letteralmente impazzendo. Di giorno, di notte, in ogni momento della mia vita. 
 
Qualcosa ti darà ora
Perchè sto morendo solo per farti vedere
Che ora ho bisogno di te al mio fianco
Perchè tu hai quella cosa
 
Qualcosa te lo dirà. Ti dirà quello che io non riesco a dirti a parole. Perchè morirei per saper chi sei. Se sei ancora tu. Se sei ancora la ragazza che un tempo, era innamorata di me. Quell'amore che solo tu, sapevi darmi.
 
Allora esci, esci, esci dalla mia testa
E piuttosto vieni tra le mie braccia
Non so, non so, non so che cos'è
Ma ho bisogno di quella cosa, quella che hai
Quella cosa
Allora esci, esci, esci dalla mia testa
E piuttosto vieni tra le mie braccia
Non so, non so, non so che cos'è
Ma ho bisogno di quella cosa, quella che hai
Quella cosa
 
Sorridi, continui a sorridere ascoltandomi cantare. E per un attimo, la sensazione che tu abbia capito qualcosa mi invade la mente. La sensazione che tu abbia afferrato un'altra volta il mio messaggio. La sensazione che niente, sia cambiato. La sensazione che anche tu, provi lo stesso. 
 
 
Tu hai quella cosa
 
 
Esci, esci, esci dalla mia testa
E piuttosto vieni tra le mie braccia
 
 
Allora esci, esci, esci dalla mia testa
E piuttosto vieni tra le mie braccia
Non so, non so, non so che cos'è
Ma ho bisogno di quella cosa, quella che hai
Ma ho bisogno di quella cosa
Allora esci, esci, esci dalla mia testa
E piuttosto vieni tra le mie braccia
Non so, non so, non so che cos'è
Ma ho bisogno di quella cosa, quella che hai
Quella cosa
 
Finisco di cantare, non smettendo di guardarla negli occhi. La chitarra, vibra ancora. Sorrido, sorrido contento guardando tutti sorridenti, felici, applaudire, fischiare, urlare. La vedo dal palco, sempre più vicina. Mi avvicino, ancora con la chitarra al collo. E le sorrido. Il batterista mi da il cinque, e tutto il pubblico continua ad applaudire.
"Grazie, grazie a tutti!"
Ringrazio, scendendo dal palco. Appoggio la chitarra atterra, ed è li. E' li che sorride. E' li ad aspettarmi scendere. 
"Allora? Che ne dici?"
"Dico.. Dico che è molto bella.. Bravo.."
"Grazie.. Mi fa piacere che ti piaccia.."
Sento qualcuno abbracciarmi da dietro, saltandomi praticamente a dosso. Sorrido, riconoscendo il tintinnio metallico dei braccialetti che indossa.
"Grande! E' bellissima!"
Alice mi abbraccia da dietro, facendomi sorridere. Eva, ride divertita, coprendosi leggermente la bocca con la mano.
"Mi fa piacere ti sia piaciuta sorellina!"
"Bravissimo, è davvero stupenda! Wow, due canzoni in inglese! E' un record per te! Scusa, ma ora devo tornare a lavorare! Eva, se volete voi andate pure. Io finisco tra un po', poi c'è Francesco che mi accompagna a casa.. Però quando torno, non scappi più! Abbiamo un sacco di tempo da recuperare.."
Eva sorride, avvicinandosi a lei. 
"Va bene, appena torni sono tutta tua. Sempre se non dormo.."
"Marco, allora me la devi tener sveglia! Capito?"
Sorrido guardandola.
"Non ti prometto niente, ma farò il possibile per tenerla sveglia.."
Sorride, allontanandosi, soddisfatta della mia risposta. 
Eva mi guarda, sorpresa.
"Tenermi sveglia? Allora preparati, perchè non sarà facile. Sto praticamente crollando.."
La guardo negli occhi, e la vedo stanca. 
"Dai, allora andiamo?"
Le sorrido, invitandola a seguirmi.
"Andiamo.."
Si sistema la borsa sulla spalla. Ed è un attimo, un istante. Non me ne accorgo nemmeno, il mio braccio prende vita propria. Le appoggio una mano sulla spalla, avvicinandomi all'uscita con lei. 
Fuori fa caldo. Il leggero vento di inizio estate, soffia leggermente rinfrescando l'aria calda e afosa. 
Camminiamo vicini, la mia mano è sempre appoggiata sulla sua spalla. La stacco.
"La macchina è di la, vado a prenderla.. Aspetti qui?"
Annuisce guardandomi. Mi volto, avviandomi verso la macchina parcheggiata qualche metro più distante. Mi guardo l'orologio al polso. E' mezzanotte. 
Infilo la mano nella tasca dei pantaloni, per prendere le chiavi. Apro lo sportello, sedendomi al posto di guida. Accendo il motore, per poi guidare fino all'entrata del locale. La guardo avvicinarsi alla macchina. Si porta i capelli indietro, con una mano. La guardo, rapito, quasi estasiato. Apre lo sportello della macchina, sedendosi davanti. 
Chiude lo sportello, e inizia a frugare nella borsa. Prende il telefono, chiamando qualcuno.
"Ciao nonna! Si, stiamo tornando a casa. Marta? Come sta? Si scusa, pensavo che magari avessi bisogno di qualcosa.. Si, domani pomeriggio va benissimo. Passi tu? Grazie nonna, davvero.. Si, si, ho mangiato.. Va bene, buonanotte allora, a domani.. Si, anche io ti voglio bene.. Ciao, ciao.."
Sorrido distogliendo per un attimo lo sguardo dalla strada. 
"Marta?"
"Si è appena addormentata.. Ha detto che viene domani a portarla, pomeriggio. Ha detto che vuole passare la giornata con lei, visto che è da un bel po' che non la vede.."
"Beh, c'è da capirla.. E' sempre sua bisnonna!"
"Marta è davvero fortunata ad avere una bisnonna come lei.."
"E' più fortunata ad avere una madre come te.."
Sorride, guardandomi. Abbassa lo sguardo.
"E un padre come te.. Posso solo immaginare quanto ti sia mancata in questi mesi.."
"Si, mi è mancata davvero molto. Sai, appena vi ho viste davanti alla porta all'ingresso, ho pensato di sognare ad occhi aperti.. Ti giuro, stavo per svenire.."
Ride divertita, guardando fuori dal finestrino.
"E' che volevamo fare una sorpresa, e così non abbiamo detto niente a nessuno.."
"Credimi, ci siete riuscite benissimo.. Un altro po', e mi prendeva un colpo!"
Ridiamo assieme, svolto a destra. Siamo arrivati. Scendo dalla macchina per primo, e mi avvicino alla sua portiera. Ride divertita, scendendo. 
"Guarda che so farlo benissimo anche da sola.."
"Lo so, ma fa parte di un uomo che si rispetti aprire la portiera ad una donna.."
"Va bene, va bene, come vuoi.."
Ci avviciniamo al portone, e tiro fuori le chiavi. La macchina di papà non c'è ancora, segno che sono ancora fuori.
Apro il cancelletto, facendola passare. Lo richiudo alle mie spalle, cercando di fare il meno rumore possibile.
"Ma almeno a tua madre l'hai detto?"
"Cosa?"
"Come cosa? Che sareste venute, no?"
Ridiamo, salendo il piccolo vialetto. 
"No, nemmeno a lei. Volevo fosse una sorpresa per tutti.. Alice, l'ha capito."
"Alice capisce sempre tante cose.."
"In che senso?"
"Nel senso che.. E' cresciuta. E' ormai una donna. Sai, in questi mesi quando avevo bisogno di parlare con qualcuno.. Lei, rimaneva li ad ascoltarmi, in silenzio.. E non chiedeva niente in cambio. Siete sorelle, ma.. E' solo da poco che ho visto quanto vi assomigliate.."
"E' una ragazza speciale.."
Apro la porta, infilando le chiavi. 
Entriamo in casa, e notiamo che non c'è nessuno. Nemmeno Mimmo.
Appoggio le chiavi sul mobiletto, e noto un biglietto.
"Stasera dormo da Matilde, torno domani. Un bacio, Mimmo."
Come immaginavo, anche il mio fratellino è fuori. Ormai ha sedici anni. E' cresciuto. E mi sembra solo ieri che mi dava una mano a nascondere il mazzo di rose andato in pezzi, sotto al divano.
Rido, scacciando questo nostalgico ricordo. 
Mi volto verso di lei, che appoggia la borsa sul tavolo in salotto. 
"Tu puoi pure dormire in mansarda.. Io, dormo sul divano.."
".. Si, va bene. Vado a cambiarmi.. Devo rimanere sveglia, l'ho promesso ad Alice."
Ride, avviandosi verso le scale. 
"Va bene, io ti aspetto giù.. Anzi, vengo su un attimo a prendermi qualcosa da mettere.."
Saliamo insieme le scale. Lei davanti, e io dietro. E non posso fare a meno di fermarmi a guardare il suo corpo perfetto, che mi cammina davanti. E per un attimo la voglia irrefrenabile di toccarlo, mi travolge. Scaccio questo pensiero, abbassando lo sguardo.
Entriamo in mansarda. La vedo guardarsi attorno.
"Papà l'ha cambiata un po'.. Anche io appena sono tornato da Parigi, l'ho vista, e sono rimasto di sasso.."
"E' carina.. Molto diversa da prima.."
Mi avvicino all'armadio, tirando fuori una maglietta e un paio di pantaloncini.
"Allora ti aspetto di sotto.. A dopo.."
Esco dalla mansarda, lasciandola sola a cambiarsi. 
Entro in bagno, e chiudo la porta alle mie spalle. Mi spoglio, lasciando cadere i vestiti atterra. Infilo la maglietta e i pantaloncini. Mi lavo la faccia e i denti, e poi vado di sotto, sul divano. Mi siedo, mettendo le gambe sul tavolo. Sento dei passi provenire dalle scale. Mi alzo per andare verso la cucina, e prendere un bicchiere d'acqua. 
Mi avvicino al frigo, aprendolo. E per un attimo, un improvviso flash-back inizia a scorrere davanti ai miei occhi. Circa quattro anni fa, una fredda sera di Gennaio. Le donne radunate al tavolo a giocare a carte. Lucia, Stefania, Alice, Gabriella. Tutte al tavolo a ridere, scherzare, passare una serata diversa e divertente. Papà, fuori con Ezio e Cesare, come sempre. E io, rimasto a casa, in camera mia, a suonare la chitarra, cercando di trovare un giro che potesse minimamente piacermi. Ricordo che quella sera, tutte erano riunite al tavolo. Ma l'unica che mancava, era lei. Eva, che non era in loro compagnia. 
Scesi di sotto, dopo aver scritto qualcosa che mi piaceva. Entrai in cucina, salutando tutte. 
"E meno male che stasera gli uomini non ci sono!"
"Scusate se rappresento la categoria, ma prendo un succo e me ne vado."
Sorrisi leggermente a tutte, prima di avvicinarmi al frigo e prendere un succo. E la trovai li. Appoggiata alla cucina, con il ventre leggermente scoperto dalla corta maglietta che indossava. Rimasi fermo pochi attimi, realizzando di essermela trovata davanti, così, con un bicchiere in mano, ad ignorarmi di proposito. Mi risvegliai dopo pochi attimi, passati a trovare la forza per avvicinarmi a quel frigo, così dannatamente vicino a lei, davanti ai miei occhi, distante un niente dal mio corpo. Aprii il frigo, affondandoci dentro la testa. Niente succo. E poi, pochi attimi dopo, sentii qualcosa scuotersi alle mie spalle. Il cartone del succo, in mano a lei. Mi girai di scatto, guardandola. Sorrise leggermente, ancora col bicchiere in mano, e mi porse il cartone del succo. 
"Grazie.."
Riuscii a dire solo questo, dopo aver sfiorato la sua mano calda, col succo in mano. Uscii dalla cucina, e corsi in camera mia. Ora le parole le avevo. La musica pure. Tutto quello che avevo dentro, era uscito. E una nuova canzone, parole nuove, scritta di getto, d'un fiato, in una notte fredda, ma così dannatamente calda nel solo pensare che l'unica cosa che mi dividesse da lei quella notte, fosse solo un misero pianerottolo che, tante di quelle volte, avrei voluto attraversare per dimostrare a me stesso, oltre che a lei, di amarla ancora. Non'ostante tutto. 
Il flash-back si dissolve, riportandomi alla realtà. Sorrido leggermente, divertito, ricordando quella sera. Lontana, ormai vissuta. Prendo una bottiglietta d'acqua, aprendola. E bevendo qualche sorso, spero, prego di riuscire a calmare me stesso. Un sorso, un altro ancora, e un altro ancora. E di nuovo l'immagine di quel laghetto di montagna, dall'acqua azzura, limpida, trasparente, cristallina. Fresca. Un laghetto nella quale, il mio amatissimo iceberg, si è dissolto, sciolto. Quell'iceberg che mi separava da lei, non esiste più. Quella sicurezza che tanto mi caratterizzava fino a qualche ora fa, è sparita. Annegata nel laghetto, circondato da rocce, scogli. Che simboleggiano ancora un po' le mie paure. E' come se lei, fosse su una zattera al centro del lago. E io, dovessi un'altra volta tuffarmi in quest'acqua gelata e profonda per poter raggiungerla. E questi scogli, mi impediscano di nuotare tranquillo. Un lago pieno di insidie. Come lo è sempre stato il nostro amore, tormentato, travagliato. Gli scogli. Maya, uno di questi. Lei, che ora fa parte della mia vita. Fa parte, in un certo senso, della mia famiglia. Lei mi ha dato davvero tanto. In pochi mesi, è riuscita a scavarmi dentro. E' riuscita a farmi ridere, sorridere. E per un lasso di brevissimo tempo, forse, è riuscita a farmi ritrovare il significato della parola amore che, in quei mesi, avevo letteralmente perso per strada, per darmi a -come diceva Francesco- alla pazza gioia, ogni giorno, con una ragazza diversa. 
Un altro scoglio, è il tempo. Tanto di quel tempo, passato rispettivamente lontani. Avrà trovato qualcuno, nel tempo passato a Parigi?
Non lo so. E non saperlo, è una tortura. Non so se lei, si sia innamorata di qualcun altro. Non so se lei, abbia dormito tra le braccia di qualcun altro. Non so se lei, in tutto questo tempo passato lontani, abbia dispensato i suoi dolci sorrisi a qualcun altro. "Ragazzo fortunato" mi verrebbe da pensare. 
Sento dei passi sulle scale. Mi risveglio, e mi avvicino all'ingresso, con la bottiglia d'acqua tra le mani. 
"Ehi.. Scusa, ma mi sono fatta anche una doccia."
La guardo, la scruto da lontano. Mi avvicino piano, stando ben attento a non sfiorarla. I capelli sciolti, ancora leggermente bagnati, lunghi. La maglietta bianca, leggermente aderente, a risaltare il suo corpo, esile ma perfetto. E un paio di pantaloni, sicuramente del pigiama. 
"S s stai tranquilla.. Non è da molto che aspetto."
Sorride, per poi voltarsi e avviarsi verso il soggiorno. E rimango fermo, così, a guardarla muoversi lentamente, verso il soggiorno. Fermo, immobile, ad ascoltare il ritmico battere del mio cuore impazzito. Fermo, ad ascoltare, sentire i colibrì danzarmi nello stomaco, nella pancia. Fermo, a godermi questo dolce e quasi interminabile momento. E penso, in un attimo, al destino. "Destino crudele". La citazione di un filosofo, inglese. Destino, sempre lui, a giocare con la mia vita. Cambia tutto in un attimo, senza nemmeno darti il tempo di rendertene conto. Un attimo prima sei li, tranquillo, sicuro delle tue scelte. Della vita che ti sei costruito. Felice, di non dover più incrociare nessuna incognita sul tuo cammino. Di aver capito tutto. E poi, invece, basta un attimo. Un attimo, un istante, e tutto cambia. Per me oggi, è cambiato tutto. Pomeriggio, che avrei dovuto passare in camera mia, a suonare la chitarra, e a scrivere su quel moleskine quello che mi frullava in testa da un po' ormai. E invece, il destino si è divertito a giocare. Oggi, mi sono invece ritrovato davanti la donna che amo, con mia figlia tra le braccia. Nostra figlia. E invece di scrivere, oggi, ho stretto tra le mie braccia mia figlia. Mia figlia, che mi mancava così tanto. Mia figlia, così importante per me. Il mio mondo, il mio tutto. Quel mondo che, mi ha dato Eva. Lei, noi assieme, in quella lontana notte di mezz'Estate. Quella calda notte, passata ad amarci, lontano dagli sguardi indagatori di tutti. Lontano dal mondo, in un universo parallelo. 
E la guardo ancora, seduta sul divano, che rovista nella sua borsa. 
Mi avvicino, continuando a guardarla. 
"Che cerchi?"
"Ah, il telefono. Dopo essere atterrate all'aeroporto, non l'ho più guardato."
Sorrido divertito, vedendola svuotare la borsa sul divano. Mi avvicino, appoggiando le braccia allo schienale. 
"E ti credo che non riesci a trovarlo! Guarda che c'hai nella borsa!"
Rido divertito, non potendo più trattenermi. La vedo girarsi verso di me, divertita. 
"Si, ridi ridi. Ma scusa, non lo sai che la borsa di una donna, racchiude un universo?"
"E certo che lo so! Ma tu le batti tutte!"
Continuo a ridere, prendendola un po' in giro. 
Ed è un attimo. Smetto di ridere. Lei, china la testa leggermente verso destra, continuando a guardarmi. Sorride, invitandomi dolcemente e smettere.
"Hai finito?"
Sorrido, tornando leggermente più serio. 
"Direi di si.."
"Beh, che fai li in piedi? Siediti, dai.."
E non me lo faccio ripetere due volte. Mi muovo lentamente, sedendomi sul divano, più o meno accanto a lei. 
"Allora.."
"Allora.."
Feci eco, passandomi le mani sulle gambe, leggermente nervoso. 
"Sai.. Passeggiando per Parigi, qualche giorno fa.. Beh, ho visto il tuo disco, in un negozio in centro."
"E' uscito pure li?"
"A quanto pare si!"
Ridiamo insieme, realizzando le nostre parole.
"E.. L'ho comprato."
Tornò a rovistare nella sua borsa, lasciandomi un attimo ammutolito. Sorride, estraendone una scatoletta sottile, di plastica. La gira più volte su se stessa, lasciandomi sorpreso.
"Eccolo qui.."
"No, non ci credo. Tu hai.."
"Si. L'ho comprato. L'ho visto, e ho subito pensato che se non l'avessi fatto.. Non avrei tenuto alla promessa che ti ho fatto tempo fa."
"Davvero.. Te lo ricordi ancora?"
Spiazzato, immobile. Fermo, su questo divano ad ascoltare le sue parole. Sorride, parlando.
"Si, me lo ricordo. Infondo.. Una promessa, è sempre una promessa. E va mantenuta, sempre."
Sorride, rimettendo il cd nella borsa. E una domanda, azzardata, che prima non è per niente passata nell'anticamera del cervello.
"E quale pezzo ti è piaciuto di più?"
Torna seria in un attimo, scrutando un punto invisibile sul pavimento. Ed è li che mi pento subito della domada fatta.
"Le canzoni, sono tutte molto belle.. Ma.. Quella che mi ha colpito di più.. Direi che.. Non sento più niente.."
Ed è un attimo. Mi sento morire, per aver scritto quella canzone. Come sono riuscito a scriverla?
"Questi nuovi occhi sorridenti che definisci nella canzone.. Beh, immagino siano quelli di.. Maya. Giusto?"
A metà tra il serio, e a metà tra il sorridente. Mi guarda di sottocchi, mentre dentro me sento un'incredibile senso di sbagliato. 
"Eva.. Ci sono tante cose che non sai. Che vorrei trovare il coraggio di dirti. Che vorrei dirti dopo mesi di silenzio assordante."
"Marco, no.."
"Ti prego, ascolta quello che ho da dirti.."
Ed è così, che lascio cadere ogni velo. Ogni muro, ogni insicurezza. Smetto di fingere. Smetto di nascondermi dietro ad un sorriso. 
"Eva.. Non è facile. Non dopo mesi passati lontani. Non dopo la rabbia reciproca che abbiamo provato. Il silenzio. Queste continue pause che ci sono state tra noi. Parigi, Roma. Da quanto tempo è che non ci vediamo? Nove mesi. Nove lunghissimi mesi, che ho passato qui a Roma, provando ad andare avanti e a dimenticarti. Dimenticare noi. Provare a seppellire l'amore che ci ha legato per tutti questi anni. Cinque, per essere precisi. Quest'amore folle, che non'ostante tutto mi lega ancora a te."
Mi fermo pochi attimi, per riprendere fiato, aria. E non smetto di guardarla. Non smetto di trasmetterle quello che provo. Alza lo sguardo, guardandomi, con la bocca leggermente socchiusa. E' seria.
"Appena sono tornato a Roma, all'aeroporto, ho fatto una promessa a me stesso. Che mai più, mai, mi sarei innamorato di nuovo. Che mai più avrei consegnato il mio cuore nelle mani di qualcuno. Che mai più, avrei sofferto così tanto per qualcuno. Ed è così che, stupidamente, avevo deciso di prendere la vita al.. Carpe diem. Cogliere l'attimo fuggente. Ed è così, che mi sono andato ad imbattere a posta, in storie a breve termine. Quale teoria migliore del "Chiodo scaccia chiodo" per iniziare ad andare avanti? Non ti nascondo che all'inizio, la cosa andava anche bene. Mi sentivo bene, leggermente sollevato. Poi però, più andavo avanti, e più capivo che.. Tutte quelle donne.. Non bastavano. Perchè nemmeno cento donne, riuscirebbero a sostituirti. Nemmeno per pochi attimi. Però.. E' stato qualcuno, a farmelo capire. Qualcuno che è entrato nella mia vita, dopo che tu avevi deciso di uscirne. Stavo affondando, annegando. E questa persona, mi ha lanciato un'ancora di salvezza. Un salvagente. E.. Devo molto a questa persona. Un'amicizia, che poi piano piano, è diventata qualcosa di più. Ma.. Qualcosa che assomiglia all'amore. Ma che.. Amore, fino infondo, non è."
"Maya.."
"Si, lei. Mi faceva stare bene. Mi faceva distrarre. E.. Per qualche mese, è riuscita a farti rimpicciolire così tanto nella mia mente. Ma.. Non ti ha cancellata. Non ti ha rimossa. Lei, non ha mai preso il tuo posto. Un rapporto semplice.. Appena agli inizi. E poi, pochi mesi dopo.. Di nuovo tu, nella mia mente e nel mio cuore, un'altra volta. Dopo la telefonata di Alice, quando mi hai fatto parlare con Marta. Ed è li, che spinto da non so quale forza.. Ho scritto "Non sento più niente". L'ho scritta, mentendo. Provando a convincermi che, quegli occhi sorridenti che ho incontrato, valessero quanto i tuoi, e anche di più. Perchè infondo, ho sempre sperato che.. Quegli occhi, fossero sempre i tuoi. Sai.. Lei ha detto di amarmi. Ma io.. Non le ho risposto. Non ne ho avuto la forza. Non ho avuto la forza di pronunciare quelle due parole tanto importanti. Quelle due parole, che ho detto ad un'unica persona nella mia vita. Per la prima volta, con dei cartelli, in una macchinetta delle foto sul lungo Tevere."
Riprendo aria un'altra volta, continuando a guardarla negli occhi. E stavolta, li vedo leggermente lucidi. Coperti di un sottile velo di lacrime. 
Abbassa lo sguardo, tentando di nascondersi. Non le permetto di farlo. Le alzo il mento con le dita, costringendola a guardarmi negli occhi.
"Non ho avuto la forza di dirle perchè.. Non è quello che sento. A Maya, voglio bene, certo. Ma non la amo. L'amore, quello vero.. Quello che ti fa battere il cuore. Che ti fa impazzire. Sorridere, rattristare, gioire, vivere.. L'amore, si prova una volta sola nella vita. Nella vita, esiste un solo ed unico grande amore. E per me.. Quell'amore.. Sei tu."
Ed eccola. Una ribelle lacrima, che trova spazio per uscire dai suoi occhi. La asciugo velocemente, col dito. Non deve piangere. Ogni sua lacrima, è per me una pugnalata.
"Tutto, mi ricordava te. Noi. Una canzone che passa per sbaglio alla radio. La nostra famiglia. Una tua maglietta, ancora infondo all'armadio. Le foto.. Il mio moleskine. Roma, così tanto piena di te. Di noi. E poi ancora, le mie canzoni. Perchè.. Sei sempre stata solo tu, ad ispirarmi ogni parola, ogni nota, ogni arpeggio. Il tuo sguardo mi scavava dentro, lasciando nel più profondo angolo di me stesso, una parola. Un'emozione, che mi desse la forza di prendere quel maledetto moleskine, e iniziare a scrivere qualcosa. Tu, pur essendo lontana. Eppure, così vicina a me, qui, a Roma. Nei miei pensieri, in tutti i miei ricordi."
Mi guarda ancora, un attimo. Prima di allontanarsi dal mio sguardo, e alzarsi in piedi, allontanandosi dal divano. La seguo con lo sguardo, con il respiro affannato, gli occhi leggermente lucidi, e le mani che ancora tremano, dopo averla sentita così vicina. 
Voltata di spalle, in silenzio. Stavolta, è lei a parlare.
"Marco.."
Si volta verso di me. Gli occhi lucidi. Le lacrime che hanno iniziato a solcare il suo viso. Mi alzo dal divano, raggiungendola, tenendo comunque un minimo di distanza tra noi.
"Tu.. Non puoi. Non puoi parlare così. Non puoi dirmi queste cose, dopo mesi di silenzio tra noi. Non.. Puoi spiattellarmi così quello che ancora provi per me, pur sapendo che ad aspettarti c'è qualcun altro. Che non sei più solo, che nella tua vita, c'è qualcuno che per te, è importante. Non puoi, riaprire una ferita che si era rimarginata col tempo Marco. Tanto tempo. Hai idea di come mi sia sentita io, dopo la nostra discussione? Hai idea dei mesi, d'inferno, che sono stata costretta a passare sola, a Parigi, con nostra figlia da crescere, senza nessuno? Sai, quanto sia stato per me doloroso lasciarti andare, pur sapendo di amarti ancora?"
La vedo piangere, e non posso fare niente. Non posso avvicinarmi, non posso abbracciarla, ne stringerla. Non posso. Rimango fermo, in'erme a guardare quelle lacrime scendere sul suo viso, fino ad arrivare alle labbra. 
"Eva.. Io.. Non lo so cosa tu abbia passato. Non lo so cosa hai provato. Ma credimi.. Posso immaginare che per te, non debba esser stato facile. Ma sei tu che.."
Mi interrompe, visibilmente arrabbiata. 
"Ho fatto tutto? Si, è vero! Sono stata io. Io, che per mesi, ho vissuto accanto a te, cercando di.. Dimenticare, cancellare, rimuovere.. Sofia, dalla nostra vita. Dalle nostre giornate. Hai idea di quanto sia stato doloroso, guardarti negli occhi ogni giorno, e rivedere continuamente quella dannata notte ai miei occhi? No, non lo sai. Perchè altrimenti, appena arrivati a Parigi, avresti cercato di capirlo Marco. Capire che io, si, ti amavo. Ma che.. Non riuscivo a dimenticare. Era più forte di me. Io.."
Piange, piange ancora. Gli occhi gonfi, le lacrime che continuano a scendere. E io, che cerco in'erme di trattenere le mie, che stanno cercando spazio per poter scendere. Non ce la faccio a vederla così. Fa male, vedere le sue lacrime, di nuovo per colpa mia. 
"Io, ci ho provato. Ci ho provato con tutte le mie forze. Ho cercato di essere più forte. Ma.. In quel periodo, non ce l'ho fatta. Non sono riuscita a sopportare un dolore tanto grande. Poi però, col tempo, dopo che te ne sei andato.. La mia vita era cambiata. Io, ero cambiata. Più matura, più grande. Forse, più donna di quanto io fossi stata prima. E ho capito. Capito che tutto era successo per un motivo. L'allontanamento.. La radio. Il tuo periodo di crisi. La colpa, non è stata solo tua. Ma anche mia. Io per te.. Non ero abbastanza. E hai trovato in qualcun altro quello che ti mancava, e che io non ti ho dato."
Abbassa lo sguardo, continuando a piangere. Le sue parole mi colpiscono, una ad una, come non accadeva da tempo. Lame affilate, che trafiggono il mio corpo, la mia mente, e il mio cuore. E invece no, non è così. L'unico ad aver sbagliato, sono stato io. 
"No, Eva, ferma, ti prego. L'unico che ha sbagliato, che ha fatto tutto da solo.. Sono io. Sono io che ho sbagliato. Io che non ho avuto il coraggio di parlarti. Io, che non ho avuto il coraggio di guardarti negli occhi e dirti di quel momento della mia vita. Io, che non ho avuto la forza di deluderti. Di spezzare le convinzioni che ti eri costruita su di me. Almeno per te, ero perfetto. E non ho voluto deluderti."
Mi avvicino a lei, lentamente. 
"Pensavo sarebbe passato. E invece.. E' andato avanti, trascinandomi completamente al suo interno. Dentro, senza via d'uscita. Tu, non hai fatto niente. Sono io che.."
"No Marco, non hai fatto tutto da solo. Anche perchè, non avresti potuto. Ci siamo allontanati. Trascurati a vicenda.. E io, ero troppo presa dal mio lavoro, per capire quello che ci stava succedendo. In una coppia, si è in due. Non è mai uno solo a sbagliare."
"Eva.. Io.. Se potessi tornare indietro, cancellerei tutto. E non rifarei gli stessi errori. Ma.. Non posso. Posso solo andare avanti, con la speranza che le le mie parole, possano trovare riparo dentro la tua mente. Posso solo sperare, che l'amore che hai provato per me.."
Alza la testa, guardandomi. E' seria. Le lacrime, hanno smesso di scendere. Gli occhi, ancora lucidi.
"E.. Che ti dice che io.."
Abbassa lo sguardo. Sembra quasi pentita di quello che ha detto. Scuote la testa più volte, smettendo di guardarmi.
"Niente, scusa."
La guardo. Mi avvicino a passi decisi a lei, appoggiata con le mani al tavolo del soggiorno.
"Eva.. Che tu..?"
"Marco.. Non possiamo vivere col ricordo del passato. Si può solo andare avanti, sperando in un futuro migliore. E tu.. Questo futuro, l'hai trovato. E' tra le tue mani. Non lasciartelo scappare."
Spiazzato. Immobile, in silenzio. Non riesco a credere a quello che sto sentendo. Vorrei fermare questo momento, per ascoltare e riascoltare le sue parole. Si gira, mi da le spalle. Appoggiata al tavolo. 
"Non è così. Sai, che non è così. Sai, che non il futuro che io voglio."
"Mi hai dimostrato più volte di non sapere quello che vuoi, in passato."
"Eva, il passato è passato. L'hai detto anche tu."
Si volta. Mi guarda ferma. Mi avvicino, ancora, e ancora. A pochi centimetri da lei.
"Marco.. E' giusto così. Tra noi, è finita mesi fa. E ricominciare adesso, non avrebbe senso. Non dopo che le nostre vite sono cambiate. E non dopo che altre persone, sono diventate per noi importanti."
Mi avvicino ancora. Incrocia le braccia, sulla difensiva. La conosco, lo fa sempre per tenermi a distanza.
"Non è quello che vuoi, però."
Mi avvicino al suo viso. Il suo respiro caldo, sul mio volto. Si allontana, di scatto.
"Non puoi esser così sicuro di saper quel che voglio io."
Ed è un attimo. 
"Forse tu no.. Ma le tue lacrime, prima, me l'hanno urlato."
"Smettila. Quelle erano lacrime di rabbia. Tanta rabbia provata in questi mesi, nel non poterti urlare in faccia tutto quello che avevo dentro."
Si allontana ancora, con le braccia ancora incrociate, sulla difensiva. E' nervosa. Lo vedo, lo sento.
"E allora.. Mi bastano solo tre tue parole. E.. Di me, non saprai più niente. Se è questo, quello che davvero vuoi. Di di non amarmi. Di non provare più niente per me. Di che non mi vuoi, quanto ti voglio io. Di che prima al locale, non hai provato nessuna emozione nel sentire quelle due canzoni. Guardami negli occhi, e dimmi che a Parigi, non mi hai pensato nemmeno per un istante. Guardami, e dimmi che per te, è tutto davvero finito. Guardami e dimmi che quando hai visto Maya sulla porta, non hai provato una forte gelosia nei suoi confronti. Guardami, guardami e dimmi tutto questo. E io, andrò avanti. Col tuo dolce ricordo, cercando di dimenticarlo."
Avanzo verso di lei, alzandole il mento con due dita. La guardo negli occhi. Lei, evita il mio sguardo.
Si allontana, nervosa.
"Io, non ti devo dimostrare niente!"
"Non è quello che ti ho chiesto."
"L'hai già detto tu! Perchè dovrei ripeterlo?"
"Perchè voglio sentirlo da te."
"Io non ti devo dimostrare niente!"
"E io invece si!"
Un attimo. Un secondo. Un istante. E il cuore, prevale un'altra volta sulla mente. E' sempre così. Con lei, è sempre così. Riesce a farmi tirare fuori tutto quello che ho dentro, con una semplice parola. Uno sguardo. Allungo una mano, afferrandola per la vita. 
"Marco, io.."
E non la lascio finire. Abbasso la testa, appoggiando le mie labbra sulle sue. Sento le sue mani sul mio petto, che cercano di allontanarmi. La stringo più forte, impedendole di allontanarsi. La stringo, e il mio cuore batte. La stringo, e la mia mente si annebbia. La stringo. 
 
  
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