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Autore: Mocaccino_    11/10/2012    0 recensioni
A Londra non si era mai soli ed Harry aveva dannatamente paura della solitudine. Aveva iniziato ad averne quando suo padre lo aveva abbandonato, all'età di soli 6 anni.
Ai suoi amici e, adesso che aveva raggiunto la fama, ai giornalisti e ai suoi fans, aveva raccontato di come i suoi genitori avessero divorziato, ma lui fosse contento del suo nuovo patrigno e avesse ben accettato la separazione.
La realtà, purtroppo, era un’altra.
Harry e Gemma la conoscevano e sopravvivevano ad essa da più di dieci anni.
”Abbracciami Lou, tienimi con te e abbracciamo finchè il cielo non sarà completamente pulito e il temporale sarà andato via.” Chiese, quasi pregò, Harry.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I never doubted you at all
The stars collide,
will you stand by and watch them fall?
So hold me 'til the sky is clear
And whisper words of love right into my ear.


Per tutta la giornata Harry non aveva desiderato altro se non potersi coricare sul suo letto affianco a Louis e chiudere gli occhi, ma adesso che ne aveva la possibilità, quel che continuava a fare da circa due ore era cambiare posizione ogni cinque minuti, girarsi e rigirarsi tra le lenzuola, incapace di addormentarsi.
Era stata una giornata stancante. La tensione sul palco li aveva attanagliati tutti, rendendoli incapaci di concentrarsi: Liam aveva sbagliato l’attacco di una canzone, Harry aveva respirato male durante il suo assolo, Niall si era dimenticato di iniziare a cantare durante la loro cover e Louis e Zayn, pur non avendo commesso alcun errore, non avevano contribuito alla buona riuscita delle prove: avevano continuato a stuzzicarsi l’un l’altro, rincorrersi, distrarsi. Harry non comprendeva come facessero a restare così tranquilli sapendo che ad attenderli c’era un’esibizione molto importante per la loro carriera. Sembrava non li importasse nulla, avevano solo infastidito maggiormente gli altri tre e si erano procurati svariati rimproveri da managers e vocal coach.
Quel primo test si era rivelato un vero fallimento, alla fine non erano riusciti a concludere niente e tutti, compresi i membri della loro troupe, erano tornati a casa irritati e sfiniti.
Quando Harry e Louis avevano avvertito i manager del fatto che si sarebbero recati in pizzeria insieme prima di tornare a casa e avevano richiesto che uno dei bodygard li accompagnasse, questi li si era completamente rivoltato contro, rimproverandoli come dei bambini scoperti a rubare i biscotti al cioccolato dalla dispensa.
Harry era esausto a causa della giornata trascorsa, infastidito dai divieti riguardanti la sua vita personale che era costretto a rispettare, covava rabbia nei confronti del management e del resto del mondo che gli stava impedendo di amare: aveva voglia di lasciarsi cadere al suolo e chiudere gli occhi, per porre fine a quel supplizio, urlare fino a perdere l’uso della voce contro quel manager autoritario che lo trattava come un neonato incapace di capire, piangere istericamente, perché consapevole che non avrebbe mai potuto vivere la sua esistenza con Louis sotto i raggi del sole o le gocce di pioggia, ma solo tra le pareti del loro appartamento. Si limitò ad affiancare il maggiore durante la discussione, stringendogli la mano tanto forte da potergliela fratturare e cercando quasi di nascondersi dietro la sua schiena quando i rimproveri dell’uomo al quale dovevano sottostare divenivano troppo spaventosi e chiassosi.
Louis era annoiato da quella paternale che tante volte aveva già ascoltato, irritato dalle catene ai polsi che quella carriera e la fama gli avevano posto, afflitto dalle lacrime del suo ragazzo, che gli stava torturando la mano e tremava cercando di trattenere i singhiozzi. Avrebbe voluto prenderlo in braccio e trascinarlo fuori da quella stanza che straripava di odio ed incomprensione, evitare che sentisse tutte le lamentele e talvolta gli insulti che il manager stava rivolgendo loro, proteggerlo, come si era ripromesso di fare fin dal primo momento in cui lo aveva incontrato, e invece restò fermo lì, al centro della stanza, a cercare di avere la meglio su quell’uomo che dalla sua parte aveva sempre le loro firme su un contratto. Urlava, chiedeva per favore, minacciava, poi tornava nuovamente calmo ricordandosi del ragazzino fin troppo fragile che aveva trascinato al suo fianco in quella situazione.
Aveva le nocche delle mani bianche e la voce secca, non per quanto avesse cantato, ma per la discussione che stava affrontando da più di mezz’ora inutilmente, perché ogni parola, ogni lacrima, ogni urlo, ogni “per favore” e ogni compromesso erano vani. Stavano cercando di farsi strada in una pozza di petrolio, bramavano risalire a galla per tornare ad ammirare la luce e dimenticarsi del buio, ma gli arti iniziavano ad essere spossati e l’ascesa diveniva sempre più ardua. La società avrebbe cercato di farli affondare fin quando non sarebbero scomparsi e si sarebbero omologati a quell’enorme macchia nera che essa rappresentava, perché finchè fossero stati diversi, finchè avessero voluto emergere, nessuno li avrebbe accettati.
Desideravano poter mangiare una pizza insieme in un luogo diverso dal loro appartamento, semplicemente cenare in un ristorante come anche due amici avrebbero normalmente fatto, ma a loro questo non era permesso, perché loro non erano amici, perché farsi vedere insieme avrebbe creato nuovi rumors e fraintendimenti. Ad Harry e Louis non importava che la gente potesse equivocare, l’avevano data vinta ai manager e non avevano ammesso pubblicamente l’esistenza della loro relazione; gli altri potevano pensare e fraintendere quanto volevano, fosse stato per loro avrebbero anche potuto capire.
Era una battaglia persa in partenza, la discussione e le urla non erano servite a niente, perché dopo qualche ora erano di nuovo a casa loro ad attendere la pizza che avevano ordinato a domicilio, mentre Louis rallegrava Harry dicendogli che era stato meglio così, perché adesso si sarebbero potuti coccolare come più preferivano e se lo desiderava avrebbero potuto mangiare la pizza abbracciati sul letto.

Alla fine avevano consumato la loro cena proprio sul letto, così come Louis aveva proposto, poi si erano stesi l’uno affianco all’altro, anzi Harry si era praticamente appiccicato al petto dell’altro, che lo aveva avvolto tra le sue braccia. Avevano chiacchierato un po’ prima di addormentarsi, com’erano soliti fare sin dalla prima volta nella quale avevano dormito insieme. Louis aveva cercato in tutti i modi di rassicurare il più piccolo, perché ormai sapeva quanto soffrisse. Harry si mostrava stronzo e menefreghista ai suoi fans, in realtà prima di addormentarsi le sue paure gli facevano visita e durante la notte, molto spesso, Louis aveva scoperto le sue gote solcate da lacrime.
Alla fine Louis, sopraffatto dalla stanchezza, si era abbandonato tra le braccia di Morfeo, sicuro che anche il suo ragazzo stesse ormai dormendo.
In realtà Harry aveva solo tentato di tenere gli occhi chiusi, ma il suo sforzo era fallito e adesso si ritrovava a fissare il soffitto completamente nero della stanza.
Il buio lo avvolgeva ed in un certo senso gli trasmetteva sicurezza: aveva sempre amato la notte, perché con l’oscurità si può essere se stessi senza essere notati e giudicati. Quella notte, però, mentre l’interno della casa era totalmente immerso nelle tenebre, fuori imperversava il temporale.
Quand’era più piccolo non aveva propriamente paura del temporale, quelle che più lo terrorizzavano erano le liti tra i suoi genitori seguite da pioggia, tuoni e fulmini.
Si coricava nel suo letto con l’animo ancora agitato dalle urla di sua madre e suo padre, spaventato dal fatto che potesse rischiare di perdere uno di loro e tremava ogni volta qual sentiva un tuono o la sua stanza veniva illuminata da un fulmine.
Quella notte, nelle orecchie e nel cuore, aveva ancora l’eco della discussione che Louis aveva affrontato qualche ora prima con i managers, non poteva far a meno che pensare che prima o poi quello che c’era tra Louis e lui sarebbe finito così come la relazione dei suoi genitori, infondo non era uno che credeva nell’amore o nell’anima gemella. Aveva una costante paura che le persone a cui voleva bene lo lasciassero e si lasciassero.
Stava riprovando le stesse sensazioni che qualche anno prima provava a causa di quelle terribili liti in famiglia: ricordava ancora con amarezza alcune delle scene peggiori verificatesi tra i suoi, gli insulti che nessuno oltre lui e sua sorella avrebbe mai pensato di poter udire in un discorso tra sua madre e suo padre. Ricordava quando temeva che dalle parole si passasse alla violenza fisica, seppur alla fine nessuno fosse mai arrivato a quel punto, ricordava Gemma che restava inerme ad osservare quelle scene o fuggiva nella sua stanza, ricordava anche quelle volte in cui lui, invece, aveva cercato di rasserenare i suoi e quelle nelle quali, al contrario, era semplicemente scoppiato a piangere, poiché era ancora un bambino. Sperava che vedendo le sue lacrime avrebbero smesso, invece otteneva solo una tregua. Sua madre lo portava in camera con se e quando credeva si fosse addormentato, tornava a discutere con suo padre, sicura che i figli non fossero a conoscenza delle discussioni notturne che in realtà li facevano tremare e piangere nei loro letti.
Le notti in cui i suoi genitori avevano litigato e fuori c’era il temporale, Harry credeva che tutto il mondo stesse provando il suo stesso dolore e per questo anche il cielo stesse piangendo. E’ come quando ti accade qualcosa di brutto e soffri: ti convinci del fatto che tutti stiano provando il tuo stesso dolore, poi esci, incontri altra gente, osservi gli sconosciuti e ti rendi conto che la vita degli altri sta proseguendo senza alcun intoppo o ferita, ti accorgi che ci sono altri miliardi di persone che nemmeno ti conoscono e non sanno nemmeno ciò che ti accadendo, ma nel contempo pensi a quanti altri, dalla parte opposta del globo o proprio sul marciapiede di fronte al tuo, stanno soffrendo per il tuo stesso motivo e ti senti meno solo. Al tempo stesso, comunque, realizzi che non saprai mai se esiste qualcuno in grado di comprenderti o consolarti, perché per strada tutti indossano una maschera e fingono di non avere problemi.
Quando aveva sei anni e paura delle liti e del temporale, correva da Gemma, si infilava nel suo letto e trascorreva il resto della notte con lei.
Adesso gli sembrava di trovarsi in una situazione analoga, ma senza Gemma.
Non sapeva che fare, da chi scappare, in quale letto cercare protezione: sua sorella non c’era, lui era cresciuto e se la sarebbe dovuta cavare da solo.
Quando realizzò tutto questo, quando si rese conto di quanto impotente fosse rispetto alla tempesta che imperversava fuori dalla loro casa, si sentì improvvisamente perduto e le lacrime che dinanzi al loro manager aveva trattenuto, comparirono presto sulle suo volto.
Iniziò a singhiozzare e per quanto mentalmente si ripetesse di smetterla, non ci riusciva, infondo come si poteva controllare il pianto?
Si ricordò di Louis e del fatto che avrebbe potuto disturbarlo con i suoi singhiozzi, così si alzò e fece per andare in bagno o al piano di sotto, ma comunque lontano da lui, nonostante questo pensiero lo facesse stare peggio, perché in quel momento aveva solo bisogno di Gemma…
Si era alzato dal loro letto e stava per infilarsi le pantofole, quando una mano afferrò il suo polso. Si girò e trovò Louis che, completamente sveglio, lo fissava curioso e preoccupato.
Si sentì immediatamente in colpa.
”Lou!” esclamò “Scusami, torna a dormire..vado…vado un attimo in bagno”.
Cercò di controllare la voce, in modo da non fargli capire che stava piangendo perché altrimenti Louis non sarebbe più tornato a dormire.
”Harry” sussurrò l’altro.
Harry non rispose e restò seduto sul bordo del letto.
”Harry torna qui” gli suggerì Louis.
Questi, però, non era più in grado di nascondere le lacrime, perciò non desiderava incontrare lo sguardo del suo fidanzato, così Louis si avvicinò lentamente a lui, lo abbracciò da dietro ed iniziò ad accarezzargli la fronte ed i ricci come una mamma premurosa.
”Ei” bisbigliò cercando di calmarlo “Ei, vieni qui” disse stringendolo tra le sue braccia e tornando assieme a lui sotto le coperte.
”Che succede?” domandò sempre restando abbracciato a lui.
”Ho paura Louis” rispose con un po’ di timidezza Harry. “Ho paura del temporale, di quello che c’è fuori da questa casa. Ho paura” ripeté infine.
Louis comprese che non era solo del temporale ad essere spaventato e chi più di lui avrebbe potuto comprendere le sue fobie? Lui che si trovava nella sua stessa situazione.
Così come Gemma era l’unica a poter capire cosa Harry provasse durante le liti tra i loro genitori e a poterlo di conseguenza rassicurare, perlomeno dividendo il suo dolore, Louis era l’unico a poter comprendere i sentimenti di Harry in quella situazione, costretto a nascondere un amore così genuino, puro, bello.
”Louis, resteremo sempre in piedi insieme vero? Non importa se il cielo ci cadrà sulla testa, noi resteremo in piedi insieme.” Affermò Harry, che in realtà non avrebbe mai potuto dubitare del ragazzo che amava e al quale sembrava sul serio che il cielo potesse crollare da un momento all’altro quella notte, per quanto la tempesta che si stava abbattendo su di loro fosse grave e distruttiva.
”Certo Harry. Insieme, anche dopo che il cielo sarà crollato, anche dopo la fine del mondo” rispose sicuro di sé e quasi sorridendo Louis.
”Abbracciami Lou, tienimi con te e abbracciamo finchè il cielo non sarà completamente pulito e il temporale andato via.” Chiese, quasi pregò, Harry.
Louis si limitò a stringerlo ancor più contro di sé, intrecciando le loro gambe, le loro braccia, i loro occhi ed infine le loro labbra, affinchè diventassero un unico corpo, un’unica anima e condividessero in due un unico dolore, perché “se sulla mia ala innesto la mia, l’afflizione darà maggior slancio al mio volo”.
”Ti amo” si dissero l’un l’altro.
Allora Harry comprese che non avrebbe più avuto bisogno di Gemma, perché adesso aveva Louis a renderlo più forte e proteggerlo raccontandogli con il “ti amo” la storia del loro amore, quando le notti sarebbero sembrate troppo lunghe e difficili da superare da soli.

'Cause I've got you to make me feel stronger
When the days are rough
and an hour seems much longer
Yeah when I got you
Oh to make me feel better
When the nights are long they'll be easier together
(I've got you, McFly)


Alex's corner


Hello! Eccomi qui, come promesso, con la seconda OS di questa raccolta.
Ringrazio coloro che hanno letto la precedente, mando un forte abbraccio a tutti voi ed uno extra e chi ha recensito, sappiate che Alex vi vuole bene.
Forse in questa abbiamo un po' più di angst rispetto alla prima, sul finale, invece, ritorno a grande richiesta (ma di chi?LOL) il fluff.
La parte che preferisco sono le promesse finali. Amo immaginare Harry e Lou in situazioni del genere ed amo pensare che riescano ad affrontarle proprio perchè sono insieme e si amano....e bhè si è capito il filo conduttore della raccolta?
Perdonate gli eventuali errori, volevo rispetta la promessa e pubblicare, quindi mi sono affrettata e ho riletto velocemente perchè tra poco efp chiuderà per un po. Domani rileggerò.
Questo minuscolo progetto potrebbe concludersi qui o chissà, magari, se l'ispirazione mi accompagnerà, potrei tornare con una terza OS e completare il testo della canzone. Ora come ora I don't know...
Uh ovviamente un enorme grazie ai Mc Fly ;)
Recensite, offro biscotti al cioccolato e nuove fan fiction.
Buona serata/nottata/giornata a tutti, al prossimo angolo autrice.

Qui di seguito i link delle altre mie storie, se avete un po' di tempo date un'occhiata magari.
"How to save a life" - Long - Slash - Larry - Raiting arancione http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1230732&i=1
"I'll be standing right next to you" One Shot - Larry - Raiting verde http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1194741&i=1
"Happy Beard Day" One Shot - Larry - Raiting verdehttp://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1163753&i=1 One Shot - Larry - Raiting verde
"I’m sorry, it’s all that i can say" One Shot - Larry - Raiting verde http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1140248&i=1
"Quando mi sono guardato in te mi hanno ucciso i sospiri dal fondo verdedell’animo" One Shot - Larry - Raiting verde http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1067285&i=1
  
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